giovedì 8 ottobre 2015

Saldi di fine democrazia: due tiranni al prezzo di uno

Saldi di fine democrazia: due tiranni al prezzo di uno

Vorrei sbagliarmi, ma sembra proprio che si debba aspettare la lenta maturazione millenaria degli umani per vedere i problemi risolti: forse !!!. 
Prima che quel tale inventasse la ruota, i pesi se li portavano sul groppone gli umani cavernicoli, in misura delle capacità individuali. Ora il peso insopportabile dello sfascio del sistema sociale e del sistema Stato ce lo portiamo tutti noi cavernicoli di ultima generazione, perché gli addetti ai lavori non hanno ancora inventato la ruota politica che ci affranchi dalla fatica dell’autogoverno intelligente, dai più definito rozzamente democrazia, senza nemmeno sapere cosa è.
Purtroppo, non disponiamo ancora di “intellettuali con l’intelletto”, illuminati di luce propria alla Socrate maniera, produttori di cultura. Abbiamo solo “intellettuali con l’interruttore”, che si alimentano grazie al servizio culturale nazionale o mondiale, come fosse l’Enel, o rimangono al buio pesto. Insomma ruminano cultura altrui vecchia di millenni, ottima per il passato, ma pericolosa per il presente e letale per il futuro.
Perciò sprechiamo il tempo a volerci affrancare dal peso dei problemi, se i moderni Socrate non hanno ancora inventato la ruota culturale che ci alleggerisca il lavoro.
In Europa abbiamo imprenditori e banchieri ricchi sfondati che sembrano tiranni per come sottopongono a sfruttamento intensivo interi popoli e interi continenti. Ma abbiamo anche popoli super specializzati a sabotare qualunque forma di produttività onesta con prestazioni lavorative e rivendicazioni sindacali terroristiche, da bancarotta garantita.
Insomma, per non farla lunga, abbiamo il potere economico dei padroni sfruttatori, in guerra con quello sindacal-politico di lavoratori e pensionati che non si lasciano sfruttare, anzi specializzati a distruggere o sfruttare più di quanto producono.
E questi due mostruosi tiranni sono così ferocemente antagonisti, e così perfettamente bilanciati come potere, che in sette decenni non si è ancora riusciti a fare dell’Italia quel famoso Paese “normale” di dalemiana memoria, anzi il sistema sta colando a picco come un Titanic, con orchestra strombazzante a bordo, con i carnefici e le vittime inconsapevolmente uniti dallo stesso infame destino.
Perché è sacrosanto liberare gli sfruttati dagli sfruttatori. Ma liberare i lavoratori dal dovere di lavorare e produrre, e gli imprenditori da quello di assumere, produrre e pagare, è genocidio, posto che l’Umanità sopravvive di lavoro o si estingue.
Il sindacato e la politica che ostacolano o impediscono alle imprese e banche di rendere produttiva la forza lavoro, istigando i lavoratori a sabotare le imprese e odiare gli imprenditori come fossero negrieri e assassini, alla lunga si rendono responsabili non solo di omicidio, ma di genocidio, perché la disoccupazione, o induce gli onesti disperati al suicidio o li trasforma in criminali. E immaginare un futuro roseo per gli europei, stretti fra due tiranni che hanno già sciupato sette decenni per combattersi, è stupidità.
franco luceri

sabato 26 settembre 2015

Qua un "Premier Dio" non basta


Qua un "Premier Dio" non basta

Scorticando vivo Pantalone al limite del genocidio, cultura, politica e finanza italiana hanno ammalato lo Stato di gigantismo burocratico e il popolo di nanismo economico. E avendo reso cronicamente improduttivo il nano, ora il gigante sopravvive collezionando debito pubblico e senza una classe politica col potere reale di invertire la rotta.
Stabilire se lo sfascio è imputabile al nano o al gigante è lavoro da padreterno. Sta di fatto che in Italia la politica di sinistra non ha difficoltà a crearsi consenso assumendo dipendenti pubblici, distribuendo appalti truccati alle multinazionali (oneste fino alla lira, non oltre) e scaricando il costo sui piccoli imprenditori (unici che siano realmente tar-tassabili) fino ad istigarli al furto, al suicidio o omicidio come quel contadino che ha ammazzato un uomo per il furto di un melone.
Mentre la politica di destra che vuole meno Stato e più mercato, fa buchi ne l’acqua, perché il “più mercato” si ottiene solo col “meno Stato”ma siccome da quello orecchio  burocrati e professionisti italiani non ci sentono, il più mercato della destra liberale resta e resterà a l’infinito tragica utopia per gli illusi che ancora si sentono capaci di vivere onestamente di lavoro autonomo: poveracci !!!!
Questa è la ragione per cui l’elettorato italiano vota sinistra, perché la sinistra qualche assaggino di occupazione pubblica lo promette e lo da, (vedi Renzi) anche con lo Stato in punto di morte. Mentre la destra, con il suo fantascientifico “meno Stato e più mercato”, (vedi Berlusconi), promette milioni di posti di lavoro privati, ma poi riesce solo a garantire milioni di fallimenti, licenziamenti e delocalizzazioni, con lo Stato che non smette mai di mangiarsi i piccoli imprenditori (vivi e morti) e mettere in fuga le multinazionali che si rifiutano di pagare tangenti, e il tutto, “a norma di legge”, (suicidio di centinaia di piccoli imprenditori onesti compreso).
Allora chiediamoci: magari la politica sarà stata indotta ad inventarsi più posti di lavoro pubblici per sopperire alla carenza dei privati. Ma poi, se lo Stato continua a falcidiare le piccole imprese e mettere in fuga le grosse, non genera più disoccupazione privata di quanta ne risolve con l’occupazione pubblica?
Quindi è urgente stabilire se va messo a dieta lo Stato e a l’ingrasso l’economia con politica di destra (per ora mai vista, solo sognata); o è meglio continuare con quella statalista di sempre, che porta consenso garantito a sinistra, ma evaporazione dei partiti di destra, e suicida trasmutazione antidemocratica.
Posto che in Italia gli “intellettuali cane da guardia”, disposti ad addentare le chiappe politico-burocratiche in difesa del popolo sovrano, sono ancora tutti da inventare. E non si capisce se dottori, professori, giornalisti, professionisti e sindacalisti, siano stati tutti castrati a forza, o si siano venduti a caro prezzo al potere politico per spacciare come legale, questo grandioso livello di “in-giustizia sociale”, con una massa di poveri incalcolabile, e oltre il 50% di giovani disoccupati, tutti rapinati della borsa e della vita, per garantire potere e irresponsabilità a l’intellighenzia italiana.
Un programma astronomico esteso dalle sale parto ai posti tomba, che impegna centinaia di migliaia di dirigenti, direttori e presidenti, con guadagni doppi e tripli del Presidente Obama, per portare l’Italia ad un passo dalla guerra civile.
E meno male che tanti bei “cervelli” hanno solo finto di salvare popolo e Stato; altrimenti, come primo piatto avrebbero preteso di mangiarsi viva l’Italia, e per secondo si sarebbero cannibalizzati a crudo pure gli italiani.
Nemmeno la dittatura si lascia governare da un solo feroce dittatore, senza un esercito di sottotiranni che lo puntellano come una casa in costruzione. 
Quindi, una democrazia, che sia realmente il governo del popolo, posta al servizio del popolo (non a l’asservimento) e quindi si adegui ai bisogni del popolo onesto, (non a quello corrotto o mafioso italiano), un “Premier Dio” non basta a governarla, servono intellettuali con attributi "da cani da guardia" che puntino dritti alle chiappe degli assassini dei poveri, dei deboli, degli indifesi; perché con quelli "da sottotiranni", che agguantano gli onesti alla giugulare, siamo almeno da mezzo secolo imbattibili esportatori mondiali.

mercoledì 26 agosto 2015

Scienza uguale politica

Scienza uguale Politica

lunedì 6 luglio 2015

Contrordine: detassa ma spendi


Contrordine: detassa, ma spendi

Mi sa che in Italia il buon governo è condannato a restare utopia ancora per qualche millennio. Dopo i governi Berlusconi perseguiti per illeciti di tutte le razze (abigeato escluso); anche i tre successivi Premier di sinistra, sono stati bocciati dalla Consulta per non aver scongelato gli stipendi degli statali (forse congelati da Berlusconi nel 2009?), per aver congelato l’adeguamento delle pensioni al costo della vita; e in ultimo dalla Corte dei Conti, per non aver ridotto l’intollerabile pressione fiscale, “per restituire capacità di spesa a famiglie e imprese”.
Ora stabilire quanto è costata realmente agli italiani l’operazione congelamento, lunga sei anni è un lavoraccio. Ma se è facile capire che una politica sbagliata produce danno ai danneggiati, serve un esercito di strizza cervelli per capire perché la stessa politica di risparmio della spesa ha istigato al suicidio centinaia di piccoli imprenditori e ora qualcuno anche grosso.
La politica che ha sottratto una barca di miliardi a pensionati e dipendenti pubblici, avrà fatto risparmiare tante tasse agli imprenditori, o no? Come ha fatto ad istigarli al suicidio, se da contribuenti hanno versato meno tasse allo Stato? Oppure le piccole imprese hanno subito la riduzione dei profitti, per la ridotta capacità di spesa delle famiglie, e una imposizione tributaria crescente: e i miliardi incassati e risparmiati, se li sono pappati gli angioletti candidi candidi della classe dirigente?
Insommadopo il congelamento delle pensioni dichiarato fuorilegge dalla Consulta, a cui la politica "dolorante" sta cercando di mettere riparo (così dicono); ora altra tegola, la stessa Corte Costituzionale ha imposto ai politici di rivedere contratti e stipendi della P.A. bloccati da sei anni. La sentenza non varrà per il passato, ma dal 2016 potrebbe costare fino a 13 miliardi all'anno.
E terza tegola; la Corte dei Conti ha dichiarato “intollerabile” qualunque aumento della pressione fiscale. A lanciare l’allarme è la Presidente delle sezioni riunite della Corte dei Conti in sede di controllo, Enrica Laterza, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2014. "Va restituita capacità di spesa a famiglie e imprese”.
 E se così stanno le cose, una domanda sorge spontanea: se la politica ha fatto solo danni, per sei anni consecutivi, domani cosa può fare di utile? Non può più congelare le pensioni, non può più congelare gli stipendi degli statali, non può tassare oltre, manco lo scemo del paese: e allora la montagna di miliardi per tappare questi due bucherelli, e risanare il debito pubblico da dove la pesca? Forse dilatando la voragine del debito e accelerando il default?
Temo che “fuori di melone”, in Italia non è finita solo la politica, ma proprio come temeva Camus, l’intero popolo. Chiedere al governo di abbassare le tasse e aumentare stipendi e pensioni: è come imporre al fornaio di comprare meno farina ma consegnare più pane. 
Spero con tutto il cuore di sbagliarmi; ma il contrordine di "detassare e spendere", quando il calo dei profitti e la crescita dei tributi ha già sterminato la piccola imprenditoria italiana e dovrebbe passare alla grossa; è un segnale di pericolo come il teschio stampato sui pali dell'alta tensione, per suggerire agli addetti ai lavori tributari, di tenersi a distanza di sicurezza dalla classe dirigente: professionisti, burocrati, industriali, banchieri.

lunedì 22 giugno 2015

L'Italia è un bluff

L’Italia è un bluff
Per domande così complesse io non sono attrezzato; ma prima di dare la croce addosso al Premier di turno, chi attrezzato lo è, farebbe bene a chiedersi se la politica dispone ancora degli ingredienti necessari a cuocere quel famoso menù del "Buon Governo" che ci indurrebbe a sperare nel futuro, garantendo: istruzione, informazione, casa, famiglia, salute, salario o profitto, pensione e sicurezza per tutti.
Io, sulla disponibilità degli ingredienti necessari a fare de l'Italia un Paese normale, ho qualche dubbio; posto che noi italiani, dal mare, stiamo recuperando solo cadaveri, malati da curare, partorienti da assistere, neonati da salvare, e validissimi lavoratori a decine di migliaia, ma che ancora non abbiamo manco una vaga idea di come impiegare.
Tanto è che di nostro abbiamo solo pensionati da mantenere, disoccupati da cassintegrare, esodati da sistemare, invalidi e falsi invalidi da foraggiare, imprenditori da dichiarare falliti, evasori, truffatori, corruttori, e corrotti e ladri da ingrassare, nonché un debito pubblico sempre crescente, da ripianare con un PIL sempre calante.
E non basta; in tutta la UE, i banchieri e i finanzieri che dovrebbero evitare i collassi economici finanziando insieme Stati e imprese, sono essi stessi bisognosi di salvataggio, ovviamente a spese di chi non ha più nemmeno gli occhi per piangere, come va di moda da un ventennio e oltre.
Perciò alla classe politica le sarà rimasta, come ricchezza spendibile, al massimo un mini specchio su cui arrampicarsi; mentre i popoli a rischio default, ubriachi da disinformazione e propaganda elettorale, chiedono ancora pranzi di gala, a politici che dopo spartita la torta fra loro, non hanno da distribuire manco panini ammuffiti.
Perciò, anche se questa analisi non descrive fedelmente la realtà; si capisce bene che al governo dei popoli occidentali ormai ci vorrebbe il Padreterno; perché consegnare il potere ai migliori professionisti della politica, ma non avere gli “ingredienti” con cui rifornirli, serve solo a farli sentire impotenti, falliti e stupidi, quando si rendono conto che senza "risorse", non va oltre il buco nell'acqua persino il super governo Monti-Fornero; oppure, se sono stupidi, è come istigarli a delinquere, sentendosi “padreterni”.
Va da se, che se proprio ci preme il futuro, non possiamo più affidare il potere a nani e ballerine; sarebbero facili prede di caste burocratiche e lobby economico finanziarie che se li farebbero da antipasto a spese di quello squattrinato di Pantalone. Il futuro dell’Occidente e dell’Italia in primis, passa da una accuratissima selezione della classe politica e burocratica, da sostenere con "consenso plebiscitario", nella speranza che ci levi dal caos della "anarchia sfascista" in cui ci hanno cacciati in sette decenni di finta democrazia.

So bene che la mancanza di dissenso trasforma anche le migliori democrazie in dittature. Ma ormai non possiamo ignorare i danni prodotti da l'intero popolo italiano: elettori ed eletti, che in assenza di leggi degne di questo nome, vera giustizia e vera informazione, hanno scambiato il libertinaggio per libertà. E per arricchire dove era impossibile arricchire, si sono prostituita pure la madre, e hanno sfasciato a 360 gradi anche ciò che era impossibile sfasciare. Vorrei proprio sbagliarmi; ma con questa finta democrazia, che ha convertito il popolo da sovrano di diritto "a somaro di fatto", per l’Italia, per la UE, e forse per l’intero Occidente non c’è futuro.

martedì 16 giugno 2015

Dai sogni culturali agli incubi politici


Dai sogni culturali agli incubi politici
Le stagioni politiche non cambiano quattro volte l’anno come quelle climatiche, ma seguono a rimorchio i  rari cambiamenti delle stagioni filosofiche, se e quando hanno la bontà di manifestarsi.
In Italia aspettiamo una stagione che induca politica alternativa alla comunista da sette decenni, ma a destra non c’è una vera filosofia liberale da cui ci si possa aspettare qualcosa di salvifico.
Come dire che in Italia abbiamo tanto comunismo e tanto finto anticomunismo, ma del liberismo ancora non c’è traccia. I comunisti accentrano il potere nello Stato e nella burocrazia e poi ne fanno uso e abuso senza risparmio. (Vedi mafia capitale). Ma i liberisti sono alternativi ai comunisti a parole e complementari di fatto, perché quando governano loro si guardano bene dallo spostare il potere dallo “Stato burocratico, corrotto e tiranno”, al popolo che sovrano non è mai diventato, e usano e abusano di quel potere, magari non quanto, ma come i comunisti. E peggio, con l’alibi di ferro che la tirannia comunista l'hanno solo ereditata.
Insomma, i sessanta milioni di italiani si ritrovano fra l’incudine del comunismo parassita e il martello del liberismo fallito. Ecco perché l’invasione di immigrati, che è sempre una benedizione negli Stati liberali, (l’America è diventata Prima Potenza Mondiale impiegando milioni di braccia e cervelli d’importazione); da noi potrebbe accelerare e completare la “fine” del sistema. 
Perché le imprese italiane non hanno il potere di estrarre ricchezza a prezzi competitivi da quella forza lavoro e pagare tasse, perché ai comunisti fa comodo mantenere gli immigrati disoccupati, scaricare il costo sullo Stato, e scorticare vivi di tasse i piccoli contribuenti per mantenere nella bestiale condizione di invalidi da soccorrere, tante degnissime persone, che invece potrebbero salvare e arricchire l’Italia e l’intera Europa, se il liberismo fosse capace di rendere culturalmente prima che politicamente inoffensivo il comunismo.
Ma a questa idea miraggio non possiamo affezionarci, perché sette decenni di comunismo hanno disseminato nel Paese una quantità di trappole culturali, giuridiche ed economiche (per topi), da mettere in difficoltà non solo i miseri venditori di bruscolini e caldarroste, ma anche i colossi della finanza, che senza le mammelle dello Stato comunista da succhiare a spese di "Pantalone", con la voracità di una idrovora, sarebbero falliti da un pezzo.
Ma su una cosa possiamo essere certi. In Italia, la distinzione politica di destra e sinistra non esiste più. A sinistra abbiamo Renzi, che essendo amico dei banchieri, non può che essere vero comunista e finto liberale; e a destra abbiamo ancora Berlusconi e berlusconiani che sono tanto liberali da essere sostenitori di Renzi.
E non basta; in Italia il comunismo politico non tira le cuoia, perché ad ancorarlo alla cultura comunista ci pensano decine di migliaia di intellettuali, professori, giornalisti, professionisti e burocrati a tutti i livelli sociali e istituzionali; mentre dei "cacasenno liberali", ahi noi, la nascita è ipotizzabile non prima di fine millennio.
Certo la verità è decisamente più complessa di come possa percepirla un qualunquissimo signor nessuno come me. Magari il comunismo ha solo la colpa, se tale si può dire, di aver colmato un “sottovuotospinto” chiamato liberismo. Una finta filosofia, come tutte le filosofie che spingono i più alla competizione, divisione, sfruttamento e sopraffazione economica, e mai alla cooperazione solidale, in funzione del "BENE COMUNE", che non passerà mai da l’impoverimento di milioni di poveri per l’arricchimento di decine di ricchi sfondati.
La finalità idiota del comunismo era rendere potente lo Stato, per servire il popolo; quella del comunismo finto liberista, è dissanguare e rendere impotente lo Stato, sfruttare e impoverire l’intero popolo per arricchire dieci paperoni. Quanto tutto ciò possa dirsi filosofia politica, ve lo lascio immaginare.

giovedì 4 giugno 2015

Vittorie elettorali di carta


 Vittorie elettorali di carta

Se ce la fate ad immaginare il livello di potere finto di un miliardario fallito, che per non deprimersi si trastulla con una collezione di figurine in mancanza di contanti; siete già attrezzati per ridere a crepapelle dei candidati politici, che vedendo il loro mucchio di voti crescere più di quello degli avversari, festeggiano sentendosi già potenti e vincenti.
Si, la vittoria cartacea. Sta proprio là la democratica truffa italiana a vantaggio degli eletti e a danno degli elettori. Basta superare gli avversari nella corsa a l’accaparramento della poltrona e relativo lauto compenso; e quella è l’unica occasione di tutta la legislatura per dirsi potenti e vincenti, in un Paese che sprofonda ininterrottamente da sette decenni, nelle sabbie mobili dell’ingiustizia sociale, dell’anarchia e ora pure della povertà.
Se nello sfoglio delle schede elettorali un politico non trovasse il giusto malloppo di consensi per dirsi vincente; dovrebbe aspettare le successive elezioni per tentare il colpaccio di una vittoria cartacea truffa, che lo illuda per l’intera legislatura di essere lui il vero potente, anche se gli toccherà uscire ogni giorno come un cane bastonato nella vera guerra ai veri nemici immortali di qualunque popolo: istruzione, informazione, lavoro, salute, sicurezza, povertà e futuro improbabile.
Perché contro quei nemici, possono marciare compatti tutti gli eserciti e i generali della cultura, politica e mercato del pianeta, e alla fine fregiarsi in massa, dell’unica, gigantesca, comune vittoria: “il buco ne l’acqua“.
In Italia, i nobili culi che abbiamo alternato sulle poltrone del potere politico, li abbiamo arruolati da tutte le direzioni possibili, con tutte le competenze e il prestigio mondiale immaginabile: persino uno che dovevamo lavarci e sciacquarci la bocca prima di osare nominarlo: il dott, prof, sen. Premier, Mario Monti, (in sostituzione di Berlusconi) e pure la sua vincente politica, ci ha lasciato una tale ricchezza di cerchi concentrici del suo accademico buco ne l’acqua, che a colmarlo di tasse non ci basterà l’intero popolo dei contribuenti italiani fino a fine secolo.
Quindi, per darci un taglio alla truffa politico culturale italiana fatta da sette decenni di vittorie cartacee nel chiuso delle cabine elettorali, dovremmo impedire a politici e giornalisti, di usare le parole “vincitori e sconfitti“, mentre stanno ancora giocando con le “figurine elettorali”, e sul fronte di guerra dei problemi sociali reali da combattere, non ci sono ancora arrivati manco con la fantasia.
Altrimenti saprebbero che la politica impatta regolarmente come un ubriaco a l’uscita da l’osteria contro un palo della luce, se continua a scimmiottare la giustizia combattendo gli uomini, anziché i problemi apocalittici: l’istruzione che ormai serve solo a garantire disoccupazione o emigrazione, il lavoro che evapora come alcool in una bottiglia aperta, la malattia che vince sulla salute, il rischio sulla sicurezza, l’emergenza sul futuro, la perdita su l’onesto guadagno, la fame sul benessere. Insomma, il PIL calante, il debito pubblico crescente e l’immigrazione inarrestabile sono il vero nemico, contro cui le schede elettorali sono armi giocattolo.
Altro che “vincitori”. Contare voti, ormai si è ridotto a gioco innocuo per bambini scemi, perché solo a quel livello di tragica immaturità intellettuale, politica, giudica e finanziaria si può pensare di debellare un problema vero, spacciando per nemico, un avversario finto, per evitare di uscire con le ossa rotte, contro i nemici invincibili dell’Occidente.
Contro il Berlusconi nemico italiano per eccellenza, hanno marciato e sparato compatti, di rincalzo ai PM, tutti gli eserciti giornalistici, burocratici, sindacali, finanziari e politici disponibili; “ma è come avessero combattuto un virus con gli antibiotici: hanno dato fondo a tutte le scorte di farmaci giudiziari disponibili, ma il “virus Berlusconi è diventato antibiotico resistente”.
Perché non c’è niente di più idiota al mondo di un politico che si illude di far politica scimmiottando il giudice; ma truffa l’intero popolo che lo ha eletto e lo paga per essere liberato dai problemi con le vere soluzioni, non per moltiplicare gli illeciti moltiplicando le catastrofi socio-economiche che in Italia già affliggono venti milioni di poveri, e la povertà sta sconfinando pure nella classe media.
Tre millenni di filosofia, guerre di religione, due guerre mondiali contro tre assassini nemici dell’Umanità, Stalin, Mussolini e Hitler, e qual è il risultato: il manicomio mondiale è senza recinzioni. I politici non hanno ancora capito, che a differenza dei giudici, non hanno nemici in carne ed ossa da combattere, ma problemi assassini da rendere inoffensivi a colpi di soluzioni, se sono capaci.
Perché nessun popolo può rinunciare alle leggi e alla magistratura per combattere singoli crimini. Ma se scimmiottando i giudici, i giornalisti e i politici pensano di fare politica combattendo gli uomini, anziché i complessi problemi nazionali o mondiali spacca cervello che sono la conseguenza di milioni o miliardi di errori e di crimini, colposi e dolosi di intere classi sociali, quel popolo ha un tragico presente e un improbabile futuro.
E’ sempre cosa buona e giusta che un politico denunci alla magistratura un crimine di cui è a conoscenza. Ma se si intesta come proprie vittorie contro i problemi nazionali, le vittorie del PM contro singoli criminali, è un poveraccio, che terrorizzato dai problemi reali del Paese, combatte la guerra delle parole contro gli avversari finti, per non mostrarsi disarmato di soluzioni contro i problemi veri.


sabato 30 maggio 2015

Che Dio ci salvi dai "salvatori mondiali"


Che Dio ci salvi dai “salvatori mondiali

La buona politica è così maledettamente semplice che se non fosse mischiata alla cattiva, per rendere contorto e astruso qualunque sistema sociale, i popoli si addormenterebbero in piedi per mancanza di stimoli. Invece così in piedi ci rimangono e con gli occhi sbarrati pure la notte, cercando disperatamente la salvezza nella lotta o nella fuga.
Un tale diceva (non ricordo se Gobetti o Gramsci) che “la storia insegna ma non ha scolari”. E quindi, chi non avesse la vocazione del guerriero suicida o del coniglio gambalesta, dovrebbe improvvisarsi discente e lasciarsi istruire dalla storia.
Che se un popolo, nel risanare il suo sistema sociale dopo una guerra o una rivoluzione, si da, anche solo per un decennio, una classe politica “debole con i forti”; dopo si ritrova con un sistema socio-economico in disfacimento crescente, ingovernabile, e quindi governabile con la solita politica “forte con i deboli”, efficace come il pediluvio nella cura del tumore al cervello, allunga l’agonia del sistema anche di un secolo, ma senza riuscire ad impedirne il decesso.
Gli insegnamenti della storia nazifascista e poi comunista basterebbero a lavare qualunque dubbio anche allo scemo del paese se fosse lui a governare. Se inizialmente la politica si appoggia a saggi e ricchi, poi quel bastone non può più rifiutarlo, e il diritto di rimanere al potere non può che conquistarselo con la solita politica demenziale, terrorizzando e sfruttando la massa dei piccoli produttori di ricchezza, e condannando il sistema al solito tragico epilogo fatto di recessioni, stagnazioni, default, o peggio, rivoluzione o peggio guerra.
Nemmeno un miliardo di geni riesce a salvare un popolo di quattro gatti, se la politica ha spostato troppo potere da chi produce a chi consuma: “dagli imprenditori ai prenditori”. Perché in piedi ci resta solo il Vaticano, per un miracolo personale del Padreterno; se la politica, con una burocrazia e finanza ossessiva impedisce agli adulti di lavorare, produrre ricchezza onesta, mantenere famiglie oneste, pagare tasse oneste e conservare popolo e Stato.
Di soluzioni politiche alternative ve ne sono miliardi, ma sono tutte toppe peggiori del buco. Si può anche invertire la funzione fra popolo e Stato: lo Stato pensiona tutti dal neonato al nonno, il popolo incassa, l’economia sembra uscire dal coma, ma poi si accascia, perché è come portare l’asino sul campanile della chiesa a mangiarsi l’unico zangone disponibile, dicevano i saggi veri di una volta.
Se non c’è una mano magica che stringe il rubinetto dei privilegi a ricchi e potenti, per i piccoli produttori di ricchezza e quindi per la grande massa dei lavoratori dipendenti, c’è solo navigazione tappa falle col ....

Un futuro a tempo indeterminato c’è solo per chi scappa da l’Italia e dalla UE. Basta contare quanti “salvatori mondiali” si stanno alternando al capezzale della povera Grecia a rischio default, per succhiare risorse, fingendo di pomparle. E alla fine ci diranno: “l’operazione è perfettamente riuscita ma la paziente è schiattata”. Passiamo a salvare l’Italia? No grazie, voi no.

giovedì 21 maggio 2015

La democrazia divora se stessa?

La democrazia divora se stessa?

La democrazia, che è il meglio, del meglio, del meglio di tutta la scienza politica umana, ha più di 26 secoli di onorato servizio, (essendo antecedente a Platone di un secolo e mezzo, così dicono gli esperti). E pure in Italia siamo ancora così ossessionati dal mal funzionamento della democrazia, da mettere in discussione non solo la capacità di governo di qualunque Premier, ma persino la democraticità della democrazia, la costituzionalità della legge elettorale e per buona misura, pure la legalità della Costituzione.
Che è come criticare chi guida male su strada un’automobile, ma l’automobile non è stata ancora progettata, tornita, stampata, montata, collaudata su strada a regola d’arte. Insomma, imputiamo ai Premier l’incapacità di governare i sistemi democratici, che dopo più di 26 secoli non sono ancora dei prodotti finiti e affidabili, ma dei rozzi semilavorati, posto che filosofi, giuristi ed economisti ancora mettono in discussione la loro scientificità. Sono fantascienza comunista o liberale, mai diventata scienza.
In Italia, negli ultimi sette decenni, la politica ha ridotto lo Stato ad un cumulo di macerie, perché la lotta fra ideologie contrapposte si è sviluppata nel potere esecutivo, ma originata, affiancata e sostenuta da quello culturale, partendo dai filosofi, costituzionalisti, economisti e forse pure maestri d’asilo, impegnati a difendere la Costituzione e la legge elettorale, o a pretendere di stravolgere tutto. Ma il "porcellum" ce lo siamo goduto.
Per mezzo secolo, nella Prima Repubblica, gli intellettuali italiani “dal naso sopraffino” non hanno mai avvertito nella politica manco un leggero tanfo di totalitarismo, né i giudici, di crimine; mentre hanno iniziato ad avvertire una puzza insopportabile di antidemocraticità e illegalità diffusa, solo con l’arrivo di Berlusconi, (poi con Monti e Fornero tutto è tornato igienico, profumato e funzionante come un orologio svizzero), e ora con Renzi sentono quasi un tanfo di putrefazione, perché la politica sta tentando timidamente di curare i problemi che potrebbero anche essere incurabili, mentre gli intellettuali si accapigliano ancora per stabilire se i guasti italiani sono di natura economica, giuridica o addirittura filosofica.
E su l’Opinione del 14/5/2015, il prof. Massimo Negrotti, osservando lo stato della politica italiana, ha titolato un articolo a dir poco allucinante: “Se la democrazia divora se stessa”. Come dire, che quando la politica è alla sua massima produttività di corruzione e sfascio (vedi Prima Repubblica DC-PS consociata PCI) la sua democraticità è inossidabile e incontestabile. Invece diventa sfacciatamente antidemocratica (vedi Seconda Repubblica) con Renzi che tenta timidamente di mettere ordine a sette decenni di caos, ma non può che fallire alla grande.
E con queste inequivocabili parole il prof Negrotti giustifica il titolo così impegnativo: “A contrastare o controllare l’azione della maggioranza parlamentare, e del Governo, sono rimasti solo pezzi di opposizione ma non “una” opposizione. Il Pd assomiglia, dunque, a una grossa gallina con tanti pulcini attorno, alcuni buoni e consenzienti e altri permalosi e punzecchianti, ma nulla di più.”  Come dire: ci siamo fumati il governo del popolo, che esiste solo se maggioranza e opposizione coesistono, si bilanciano, si alternano, e pazienza se si impediscono reciprocamente qualunque forma di governo onesto e intelligente come hanno fatto nella Prima Repubblica e proseguono nella Seconda.
Allora forse dovremmo iniziare a temere la democrazia come una specie di barcone scassato ammazza immigrati; posto che non lascia agli elettori la libertà di muoversi in massa a destra o a sinistra generando il consenso necessario per buttare a mare gli scafisti della politica cattiva.
Per non rischiare il capovolgimento della barca, in “democrazia che divora se stessa”, devono rimanere immobili, devono turarsi il naso, votare e morire DC come si diceva una volta, devono rassegnarsi a convivere con tracce di benefattori e valanghe di malfattori, a destra e a sinistra come nella Prima Repubblica.
E augurandosi che i Di Pietro della magistratura, non facciano danni privandoli dei malfattori, per non scatenare quel finimondo che dura ormai da un ventennio, e culminato nella forma patologica di “democrazia che divora se stessa”.

Perché se il meglio, del meglio, del meglio, della scienza politica democratica è tutto qua; io, a naso, temo che prima della politica di Renzi, andrebbe messa in discussione l’intera ingegneria filosofica (da cui ha origine qualunque politica fasulla), da Solone a Bobbio, e passando per Platone, Marx, Rousseau e compagni, e sempre che non sia già tardi anche per le parole, come da decenni, lo è per i fatti.

giovedì 7 maggio 2015

Chi ha staccato i vagoni dalla locomotiva


Chi ha staccato i vagoni dalla locomotiva
Cosa è cambiato realmente da l’uomo delle caverne a quello delle conquiste spaziali e comunicazioni globali, non è facile stabilirlo. Ma su una cosa possiamo scommettere: la cultura occidentale ha avuto il merito di sterminare la pubblicizzata razza dei “cimabue”, quelli che facevano una cosa ma ne sbagliavano due, e l’ha sostituita con quella dei tecnici, “progettisti e piloti di sistemi complessi”, così mostruosamente intelligenti, da indurre il grande Luigi Einaudi a questa rassegnata conclusione: “il mondo non è mosso, come da molti si crede, dagli interessi, ma dalle idee; e quelle che muovono e fanno agire gli uomini, non è certo siano sempre feconde, anzi non è piccola la probabilità che le idee generatrici di moto siano più facilmente quelle infantili e distruttive ma popolari che non quelle fornite di spirito di verità”.
Come dire che la cultura ha soppresso la rarissima razza naturale degli ignoranti, e l’ha sostituita con una di “tecnici”, tanto falsamente esperti in riforme della scuola, sanità, trasporti, lavoro, finanza, previdenza, ecc., da scatenare autentiche catastrofi socio-economiche, salvo poi scandalizzarsi perché la politica, continua a ricucire gli strappi, con toppe peggiori del buco.
E fra le “migliori idee dei geni della cultura”, c’è quella politico sindacale che ha sganciato il lavoro dal capitale, considerando il salario una “variabile indipendente dal mercato”, con la nobile intenzione di mettere al riparo i poveri lavoratori, da sfruttatori, affaristi, corruttori e strozzini.
E per oltre mezzo secolo questa idea ha funzionato “da dio” in tutte le democrazie occidentali che così si sono guadagnate il titolo di potenze mondiali, solidali, ricche, progredite, pacifiche, garantiste, ecc. ecc.
Poi s’è capito che rendere il lavoro e il relativo salario, indipendente dalla reale quantità di ricchezza che riesce a restituire al capitale, è una benedizione per i banchieri e una iattura per il lavoratori.
Perché staccare i vagoni (degli affamati di salario), dalla locomotiva (dei ladri di profitti) è come fermare i vagoni e accelerare la locomotiva. Ma ora che le sofferenze finanziarie e le recessioni e stagnazioni ammazza popoli e Stati si estendono per interi continenti, ci converrà sospettare che Einaudi possa aver centrato il problema dei problemi con largo anticipo, quando nessuno si sognava ancora di riconoscere al mondo del lavoro il sacrosanto diritto di fare danni miliardari, producendo meno di quanto incassa, e alla impresa, finanza e politica, il dovere di tappare le falle in maniera delinquenziale, con la corruzione, o col fondoschiena, come i marinai su una nave in affondamento.
L’idea infantile e distruttiva del salario come variabile indipendente, dopo mezzo secolo sembra aver esaurito la sua mostruosa forza d’inerzia. Il treno del lavoro carente, e della produttività calante, sembra un asino che ormai non si lascia smuovere nemmeno a bastonate.
Senza il peso dei vagoni salariali e imprenditoriali ormai in prefallimento o falliti; il locomotore finanziario viaggia che è una bellezza in giro per il mondo comprando debiti sovrani o interi Stati, (vedi Grecia), e macinando profitti usurai a spese dei contribuenti sempre più squattrinati.
Ad onor del vero va detto che senza sindacalismo il mondo del lavoro sarebbe ancora arretrato di un secolo o un millennio. I vantaggi acquisiti sono evidenti, ma c’è un piccolo inghippo. I banchieri arricchiscono sempre e comunque a spese dei lavoratori, dei disoccupati e persino dei barboni. E non c’è sindacato capace di infilare per un attimo le mani nelle tasche dei banchieri, che invece le tengono fisse nelle tasche dei lavoratori e dei falliti fino allo  sfondamento.
Se lavorando, un popolo produce ricchezza, non può che destinare una parte dei profitti alle banche che hanno finanziato. Ma se una grossa fetta di lavoratori resta improduttiva, i banchieri filantropi disposti a pagarne il mantenimento non li hanno ancora inventati.
Come dire, che il capitale è libero e indipendente dal lavoro, da sempre. Ma fare del lavoro una variabile altrettanto indipendente, è stata l’idea politico-sindacale che ha fatto muovere di più il mondo, ma verso l’abisso, come ogni idea infantile e distruttiva” che si rispetti.
Perciò, chi, con funzione di classe dirigente, in questo settantennio di presunta democrazia, ha contribuito a fare l’Italia e quegli italiani che il Primo Maggio scorso hanno devastato Milano, provi a rivolgersi questa domanda: se la democrazia ha la funzione di garantire prosperità, giustizia e pace a tutti i cittadini senza discriminazioni ed esclusioni; io, da politico, giudice, burocrate, sindacalista, giornalista, industriale, banchiere, ho contribuito a rendere cattivo chi oggi combatte l’Italia come una brutta matrigna, oppure o reso buono, chi con l’EXPO tenta di venderla come madre degna di contribuire alla soluzione della fame mondiale?
Certo, quale che sia la risposta che vi darete, ci vorrà almeno un secolo prima che la storia ci racconti il vero, su ragioni e torti di chi ha sporcato Milano, e di chi tenta ancora di venderla come Milano “da bere”.
Ma una cosa è chiara da subito: non vive con i piedi per terra chi ha pensato di far coincidere l’inaugurazione dell’Expo, con la festa del Primo Maggio, ormai ridotta a funerale dell’occupazione e della giustizia sociale italiana, per il numero incalcolabile di vittime del lavoro inesistente e della povertà galoppante (oltre il 50% di giovani disoccupati), per la generale negazione dei diritti essenziali, della giustizia a babbo morto, della rapacità fiscale e povertà fuori controllo.
No, non sapremo mai quanti italiani hanno gioito per il successo dei buoni e bravi all’Expo, e quanti hanno tifato per gli sporchi, brutti e cattivi che hanno rovinato l’immagine del Belpaese passando per Milano. Ma se mamma Italia continua a discriminare due diversissime razze di figli: “i potenti con licenza di stuprare economicamente il prossimo a norma di legge”, e “gli impotenti di pagarne gli effetti”, vuol dire che qua la giustizia e la pace sociale sono sicuramente al settimo decennio di gestazione, ma ipotizzarne il parto anche solo per fine millennio, è pura utopia.
Chi, sindacalista, economista, politico o giudice, ha pensato giusto e nobile proteggere le masse dei lavoratori fino a costringerli per legge ad essere sempre più irresponsabili, costosi e improduttivi per imprenditori e banchieri, si è sopravvalutato parecchio.
Perché ora che ha guastato il giocattolo dell’economia occidentale, zavorrando gli Stati di debiti per mantenere ladri e fannulloni, pubblici e privati, non è più in grado di governare, né la fame degli incolpevoli lavoratori, disoccupati, sottoccupati, "esodati" e pensionati, né la conseguente ferocia degli industriali e banchieri, che, (a differenza dei piccoli imprenditori suicidi, che levano il disturbo senza un lamento) non avendo voglia di annegare in una crisi economica mondiale, miliardi di volte più devastante di quella del 29, venderanno cara la pelle.

domenica 29 marzo 2015

La messa in moto dei "Media" in mano agli idioti

La messa in moto dei "Media" in mano agli idioti
Se da millenni, tutto ciò che è “umano”, non è più opera “naturale” del Creato, ma è culturalmente indotto e modellato, prima dalla formazione e poi dalla informazione, non pensate che sia più onesto che la cultura si assuma (al pari della politica e della giustizia) le sue responsabilità? 
Perché chiamare le variabili impazzite, “componente umana”, (vedi co-pilota dell'Airbus che ha fatto una strage per suicidarsi, e sempre che sia lui il vero responsabile), è un tentativo puerile di scaricare sul Padreterno la responsabilità dei cervelli bacati in produzione intensiva nel mondo della cultura, e talmente cresciuti di numero, che in Italia si è ormai costretti a riclassificare gli incidenti stradali mortali, come omicidi colposi o dolosi. 
Che io sappia il Padreterno non ha mai fatto nascere automobilisti muniti di licenza d’uccidere sotto forma di patente, né piloti di airbus stragisti. Allora, vogliamo smetterla di incriminare ossessivamente solo politici, giudici e burocrati per il mal funzionamento dei sistemi sociali? 
Perché chiedere politica e giustizia intelligente a chi governa, va benissimo se il mondo della cultura sta formando cervelli degni di questo nome, popoli intelligenti e onesti (governabili solo con politica intelligente e onesta), ma se ha una ricca e crescente produzione di “variabili impazzite”, di imponderabili “componenti umane”, che sfuggono a “regole, protocolli, abilitazioni e tecnologie”, come dice il bravo dott. Sallusti direttore de il Giornale, allora gli intellettuali provino a chiamare il tutto AVARIE CULTURALI e incomincino a fare autocritica che non guasta mai, perché di quelle AVARIE, la politica, la giustizia e la burocrazia sono vittime, pure quando sono carnefici.
Le uniche risorse umane imputabili al Padreterno sono quelle che alla laurea hanno preferito l’analfabetismo: la cultura e l’intelligenza naturale; e non mi risulta che oggi i peggiori guasti siano imputabili agli ignoranti, ma agli istruiti, ai laureati, ai dottori, ai professori, ai presidenti, ai cacasenno a casaccio.
Un "ignoto cretino" co-pilota di airbus (sempre che sia lui il responsabile) ha sterminato 149 persone per diventare "cretino noto". Voleva che il mondo dell’informazione mondiale si occupasse solo di lui (così dicono i media). Voleva fare carriera come pilota e magari entrare nei libri di storia come genio, ma potendo entrarci solo come matto assassino, in otto minuti, portando a termine una strage, ha programmato e messo in moto la stupida macchina dell’informazione mondiale, (sempre a caccia di mentecatti), che sta parlando e parlerà gratuitamente dell’idiota in questione, per mesi, anni e decenni, classificandolo matto, variabile impazzita, "componente umana" imponderabile.
Ma in quel soggetto, (magari avariato all'origine) il delirio di onnipotenza che lo ha spinto a suicidarsi in maniera così plateale, sterminando altri 149 innocenti, per attirare su di sé l'attenzione mondiale, non è naturale, è culturalmente indotto. Chi gli ha dato l'istruzione, il titolo di pilota e messo in mano quel "arma airbus", almeno in parte, sulla sua coscienza, il peso di quelle povere vittime dovrebbe incominciare a sentirselo.
A questo mondo gli idioti sono un danno costante perché molto ignoranti e poco produttivi; ma istruirgli l'unico neurone rincoglionito che posseggono, fino a farne delle bombe culturali rapaci, devastanti o assassine, a naso mi sembra poco intelligente. Ma fate voi!!!

lunedì 9 febbraio 2015

Attenti alle bombe "lemmiche"


Attenti alle “bombe lemmiche

Se le “bombe d’acqua” hanno una loro potenzialità devastativa che nessuno sottovaluta; i “nubifragi di parole senza senso” che via media si abbattono h24 sui poveri cervelli degli italiani non sono meno devastanti, perché impediscono a tutti noi, governanti e governati di vedere dove siamo e dove sarebbe giusto che andassimo; posto che la bellissima via del comunismo, crollata un quarto di secolo fa, ha abbandonato nella disperazione, senza lavoro e soldi  mezza umanità.
Ma la nebbia creata dalle "parole che piacciono", diceva un tale, ancora induce i popoli a credere nella bellissima utopia del comunismo, invece di cercare scampo nello Stato liberale, che è certamente pieno di malanni, ma sono tutti curabili. E ha la ruota di scorta essendo composto da due sistemi economici e due datori di lavoro: quello pubblico e quello privato.
Allora, ciò che rimane oscuro nei sistemi liberisti, è capire se la politica è capace di curare il sistema economico aiutando la competitività e produttività degli imprenditori, o solo tenendo in buona salute e funzionanti le istituzioni.
A sentire le teste d'uovo, “l’economia va tanto meglio, quanto meno i politici ci mettono le mani”. Significa che gli imprenditori hanno capacità terapeutiche autonome; e la politica può occuparsi del mercato solo indirettamente, liberando il datore di lavoro pubblico, cioè la pubblica amministrazione, lo Stato, da sprechi e furti, ladri e parassiti, corrotti e mafiosi che vi sguazzano dentro da secoli e per secoli a spese degli imprenditori e lavoratori privati onesti.
Che per essere competitivi, produttivi e contributivi, non hanno bisogno di denaro pubblico elargito dalla politica; posto che la politica promette alle imprese bisognose aiuti futuri per 10, ma parte a l’attacco tassando subito quelle stesse imprese in difficoltà per 100, fino a farle fallire.
E quando le imprese chiudono o falliscono a grappoli come adesso, migliaia ogni giorno, ingrassando l’esercito dei disoccupati, la politica si sente legittimata ad intervenire fingendo aiuti miracolosi e cucendo toppe peggiori del buco che sé stessa ha generato.
Invece la vera politica liberale, non è quella che mette a l’ingrasso l’economia privata quando (come ora) sembra anoressica; ma quella che mette a dieta lo Stato elefantiaco, spendaccione e ladrone, che la schiaccia, che succhia il sangue ai piccoli imprenditori rassegnandoli al suicidio.
Quindi, senza "le bombe lemmiche" sganciate dai media, che ci avvolgono in una nebbia di chiacchiere e ci impediscono di vedere, non avremmo difficoltà a capire che l'unica politica che aiuta l’economia privata in difficoltà, è quella che rende meno obeso lo Stato. Perché quella che tassa i piccoli imprenditori, per ingrassare le multinazionali e indurle a non fuggire, è politica idiota, posto che quelle incassano e scappano (vedi Fiat).
La ricchezza privata, che via tasse transita per lo Stato, ha l’effetto della medicina scaduta: più che a passare, aiuta i popoli a trapassare. Perciò, solo quella produttiva di valore aggiunto è degna di dirsi POLITICA. Ma quella con la "spending review" abortita al concepimento, la spesa, gli sprechi e i furti fuori controllo, sarà pure politica di nome, ma è rapina di fatto.