lunedì 22 giugno 2015

L'Italia è un bluff

L’Italia è un bluff
Per domande così complesse io non sono attrezzato; ma prima di dare la croce addosso al Premier di turno, chi attrezzato lo è, farebbe bene a chiedersi se la politica dispone ancora degli ingredienti necessari a cuocere quel famoso menù del "Buon Governo" che ci indurrebbe a sperare nel futuro, garantendo: istruzione, informazione, casa, famiglia, salute, salario o profitto, pensione e sicurezza per tutti.
Io, sulla disponibilità degli ingredienti necessari a fare de l'Italia un Paese normale, ho qualche dubbio; posto che noi italiani, dal mare, stiamo recuperando solo cadaveri, malati da curare, partorienti da assistere, neonati da salvare, e validissimi lavoratori a decine di migliaia, ma che ancora non abbiamo manco una vaga idea di come impiegare.
Tanto è che di nostro abbiamo solo pensionati da mantenere, disoccupati da cassintegrare, esodati da sistemare, invalidi e falsi invalidi da foraggiare, imprenditori da dichiarare falliti, evasori, truffatori, corruttori, e corrotti e ladri da ingrassare, nonché un debito pubblico sempre crescente, da ripianare con un PIL sempre calante.
E non basta; in tutta la UE, i banchieri e i finanzieri che dovrebbero evitare i collassi economici finanziando insieme Stati e imprese, sono essi stessi bisognosi di salvataggio, ovviamente a spese di chi non ha più nemmeno gli occhi per piangere, come va di moda da un ventennio e oltre.
Perciò alla classe politica le sarà rimasta, come ricchezza spendibile, al massimo un mini specchio su cui arrampicarsi; mentre i popoli a rischio default, ubriachi da disinformazione e propaganda elettorale, chiedono ancora pranzi di gala, a politici che dopo spartita la torta fra loro, non hanno da distribuire manco panini ammuffiti.
Perciò, anche se questa analisi non descrive fedelmente la realtà; si capisce bene che al governo dei popoli occidentali ormai ci vorrebbe il Padreterno; perché consegnare il potere ai migliori professionisti della politica, ma non avere gli “ingredienti” con cui rifornirli, serve solo a farli sentire impotenti, falliti e stupidi, quando si rendono conto che senza "risorse", non va oltre il buco nell'acqua persino il super governo Monti-Fornero; oppure, se sono stupidi, è come istigarli a delinquere, sentendosi “padreterni”.
Va da se, che se proprio ci preme il futuro, non possiamo più affidare il potere a nani e ballerine; sarebbero facili prede di caste burocratiche e lobby economico finanziarie che se li farebbero da antipasto a spese di quello squattrinato di Pantalone. Il futuro dell’Occidente e dell’Italia in primis, passa da una accuratissima selezione della classe politica e burocratica, da sostenere con "consenso plebiscitario", nella speranza che ci levi dal caos della "anarchia sfascista" in cui ci hanno cacciati in sette decenni di finta democrazia.

So bene che la mancanza di dissenso trasforma anche le migliori democrazie in dittature. Ma ormai non possiamo ignorare i danni prodotti da l'intero popolo italiano: elettori ed eletti, che in assenza di leggi degne di questo nome, vera giustizia e vera informazione, hanno scambiato il libertinaggio per libertà. E per arricchire dove era impossibile arricchire, si sono prostituita pure la madre, e hanno sfasciato a 360 gradi anche ciò che era impossibile sfasciare. Vorrei proprio sbagliarmi; ma con questa finta democrazia, che ha convertito il popolo da sovrano di diritto "a somaro di fatto", per l’Italia, per la UE, e forse per l’intero Occidente non c’è futuro.

martedì 16 giugno 2015

Dai sogni culturali agli incubi politici


Dai sogni culturali agli incubi politici
Le stagioni politiche non cambiano quattro volte l’anno come quelle climatiche, ma seguono a rimorchio i  rari cambiamenti delle stagioni filosofiche, se e quando hanno la bontà di manifestarsi.
In Italia aspettiamo una stagione che induca politica alternativa alla comunista da sette decenni, ma a destra non c’è una vera filosofia liberale da cui ci si possa aspettare qualcosa di salvifico.
Come dire che in Italia abbiamo tanto comunismo e tanto finto anticomunismo, ma del liberismo ancora non c’è traccia. I comunisti accentrano il potere nello Stato e nella burocrazia e poi ne fanno uso e abuso senza risparmio. (Vedi mafia capitale). Ma i liberisti sono alternativi ai comunisti a parole e complementari di fatto, perché quando governano loro si guardano bene dallo spostare il potere dallo “Stato burocratico, corrotto e tiranno”, al popolo che sovrano non è mai diventato, e usano e abusano di quel potere, magari non quanto, ma come i comunisti. E peggio, con l’alibi di ferro che la tirannia comunista l'hanno solo ereditata.
Insomma, i sessanta milioni di italiani si ritrovano fra l’incudine del comunismo parassita e il martello del liberismo fallito. Ecco perché l’invasione di immigrati, che è sempre una benedizione negli Stati liberali, (l’America è diventata Prima Potenza Mondiale impiegando milioni di braccia e cervelli d’importazione); da noi potrebbe accelerare e completare la “fine” del sistema. 
Perché le imprese italiane non hanno il potere di estrarre ricchezza a prezzi competitivi da quella forza lavoro e pagare tasse, perché ai comunisti fa comodo mantenere gli immigrati disoccupati, scaricare il costo sullo Stato, e scorticare vivi di tasse i piccoli contribuenti per mantenere nella bestiale condizione di invalidi da soccorrere, tante degnissime persone, che invece potrebbero salvare e arricchire l’Italia e l’intera Europa, se il liberismo fosse capace di rendere culturalmente prima che politicamente inoffensivo il comunismo.
Ma a questa idea miraggio non possiamo affezionarci, perché sette decenni di comunismo hanno disseminato nel Paese una quantità di trappole culturali, giuridiche ed economiche (per topi), da mettere in difficoltà non solo i miseri venditori di bruscolini e caldarroste, ma anche i colossi della finanza, che senza le mammelle dello Stato comunista da succhiare a spese di "Pantalone", con la voracità di una idrovora, sarebbero falliti da un pezzo.
Ma su una cosa possiamo essere certi. In Italia, la distinzione politica di destra e sinistra non esiste più. A sinistra abbiamo Renzi, che essendo amico dei banchieri, non può che essere vero comunista e finto liberale; e a destra abbiamo ancora Berlusconi e berlusconiani che sono tanto liberali da essere sostenitori di Renzi.
E non basta; in Italia il comunismo politico non tira le cuoia, perché ad ancorarlo alla cultura comunista ci pensano decine di migliaia di intellettuali, professori, giornalisti, professionisti e burocrati a tutti i livelli sociali e istituzionali; mentre dei "cacasenno liberali", ahi noi, la nascita è ipotizzabile non prima di fine millennio.
Certo la verità è decisamente più complessa di come possa percepirla un qualunquissimo signor nessuno come me. Magari il comunismo ha solo la colpa, se tale si può dire, di aver colmato un “sottovuotospinto” chiamato liberismo. Una finta filosofia, come tutte le filosofie che spingono i più alla competizione, divisione, sfruttamento e sopraffazione economica, e mai alla cooperazione solidale, in funzione del "BENE COMUNE", che non passerà mai da l’impoverimento di milioni di poveri per l’arricchimento di decine di ricchi sfondati.
La finalità idiota del comunismo era rendere potente lo Stato, per servire il popolo; quella del comunismo finto liberista, è dissanguare e rendere impotente lo Stato, sfruttare e impoverire l’intero popolo per arricchire dieci paperoni. Quanto tutto ciò possa dirsi filosofia politica, ve lo lascio immaginare.

giovedì 4 giugno 2015

Vittorie elettorali di carta


 Vittorie elettorali di carta

Se ce la fate ad immaginare il livello di potere finto di un miliardario fallito, che per non deprimersi si trastulla con una collezione di figurine in mancanza di contanti; siete già attrezzati per ridere a crepapelle dei candidati politici, che vedendo il loro mucchio di voti crescere più di quello degli avversari, festeggiano sentendosi già potenti e vincenti.
Si, la vittoria cartacea. Sta proprio là la democratica truffa italiana a vantaggio degli eletti e a danno degli elettori. Basta superare gli avversari nella corsa a l’accaparramento della poltrona e relativo lauto compenso; e quella è l’unica occasione di tutta la legislatura per dirsi potenti e vincenti, in un Paese che sprofonda ininterrottamente da sette decenni, nelle sabbie mobili dell’ingiustizia sociale, dell’anarchia e ora pure della povertà.
Se nello sfoglio delle schede elettorali un politico non trovasse il giusto malloppo di consensi per dirsi vincente; dovrebbe aspettare le successive elezioni per tentare il colpaccio di una vittoria cartacea truffa, che lo illuda per l’intera legislatura di essere lui il vero potente, anche se gli toccherà uscire ogni giorno come un cane bastonato nella vera guerra ai veri nemici immortali di qualunque popolo: istruzione, informazione, lavoro, salute, sicurezza, povertà e futuro improbabile.
Perché contro quei nemici, possono marciare compatti tutti gli eserciti e i generali della cultura, politica e mercato del pianeta, e alla fine fregiarsi in massa, dell’unica, gigantesca, comune vittoria: “il buco ne l’acqua“.
In Italia, i nobili culi che abbiamo alternato sulle poltrone del potere politico, li abbiamo arruolati da tutte le direzioni possibili, con tutte le competenze e il prestigio mondiale immaginabile: persino uno che dovevamo lavarci e sciacquarci la bocca prima di osare nominarlo: il dott, prof, sen. Premier, Mario Monti, (in sostituzione di Berlusconi) e pure la sua vincente politica, ci ha lasciato una tale ricchezza di cerchi concentrici del suo accademico buco ne l’acqua, che a colmarlo di tasse non ci basterà l’intero popolo dei contribuenti italiani fino a fine secolo.
Quindi, per darci un taglio alla truffa politico culturale italiana fatta da sette decenni di vittorie cartacee nel chiuso delle cabine elettorali, dovremmo impedire a politici e giornalisti, di usare le parole “vincitori e sconfitti“, mentre stanno ancora giocando con le “figurine elettorali”, e sul fronte di guerra dei problemi sociali reali da combattere, non ci sono ancora arrivati manco con la fantasia.
Altrimenti saprebbero che la politica impatta regolarmente come un ubriaco a l’uscita da l’osteria contro un palo della luce, se continua a scimmiottare la giustizia combattendo gli uomini, anziché i problemi apocalittici: l’istruzione che ormai serve solo a garantire disoccupazione o emigrazione, il lavoro che evapora come alcool in una bottiglia aperta, la malattia che vince sulla salute, il rischio sulla sicurezza, l’emergenza sul futuro, la perdita su l’onesto guadagno, la fame sul benessere. Insomma, il PIL calante, il debito pubblico crescente e l’immigrazione inarrestabile sono il vero nemico, contro cui le schede elettorali sono armi giocattolo.
Altro che “vincitori”. Contare voti, ormai si è ridotto a gioco innocuo per bambini scemi, perché solo a quel livello di tragica immaturità intellettuale, politica, giudica e finanziaria si può pensare di debellare un problema vero, spacciando per nemico, un avversario finto, per evitare di uscire con le ossa rotte, contro i nemici invincibili dell’Occidente.
Contro il Berlusconi nemico italiano per eccellenza, hanno marciato e sparato compatti, di rincalzo ai PM, tutti gli eserciti giornalistici, burocratici, sindacali, finanziari e politici disponibili; “ma è come avessero combattuto un virus con gli antibiotici: hanno dato fondo a tutte le scorte di farmaci giudiziari disponibili, ma il “virus Berlusconi è diventato antibiotico resistente”.
Perché non c’è niente di più idiota al mondo di un politico che si illude di far politica scimmiottando il giudice; ma truffa l’intero popolo che lo ha eletto e lo paga per essere liberato dai problemi con le vere soluzioni, non per moltiplicare gli illeciti moltiplicando le catastrofi socio-economiche che in Italia già affliggono venti milioni di poveri, e la povertà sta sconfinando pure nella classe media.
Tre millenni di filosofia, guerre di religione, due guerre mondiali contro tre assassini nemici dell’Umanità, Stalin, Mussolini e Hitler, e qual è il risultato: il manicomio mondiale è senza recinzioni. I politici non hanno ancora capito, che a differenza dei giudici, non hanno nemici in carne ed ossa da combattere, ma problemi assassini da rendere inoffensivi a colpi di soluzioni, se sono capaci.
Perché nessun popolo può rinunciare alle leggi e alla magistratura per combattere singoli crimini. Ma se scimmiottando i giudici, i giornalisti e i politici pensano di fare politica combattendo gli uomini, anziché i complessi problemi nazionali o mondiali spacca cervello che sono la conseguenza di milioni o miliardi di errori e di crimini, colposi e dolosi di intere classi sociali, quel popolo ha un tragico presente e un improbabile futuro.
E’ sempre cosa buona e giusta che un politico denunci alla magistratura un crimine di cui è a conoscenza. Ma se si intesta come proprie vittorie contro i problemi nazionali, le vittorie del PM contro singoli criminali, è un poveraccio, che terrorizzato dai problemi reali del Paese, combatte la guerra delle parole contro gli avversari finti, per non mostrarsi disarmato di soluzioni contro i problemi veri.