lunedì 25 luglio 2016

Pensiero intelligente



Pensiero intelligente

Come capire se un pensatore sta truffando la collettività con quello che dice e fa, o sta assolvendo saggiamente alla sua funzione? 
Questa domanda si direbbe da miliardi di dollari, ma in realtà è semplice capire se un intellettuale vale e si rende utile alla collettività oppure la sta truffando e sfruttando. 
Se è un soggetto capace non si perde in chiacchiere cercare, denunciare o correggere i comportamenti stupidi dei suoi contemporanei, ma trova e corregge gli errori del sistema che lasciano agli stupidi la libertà e persino il diritto e ancor peggio il potere di danneggiare la collettività. 
Invece se è un incapace, punta a trarre in errore e screditare uno più ignorante di lui, per evidenziare a chi lo guarda e ascolta, l’abissale differenza fra lui e gli altri. 
Ma uno realmente attrezzato non dimostra a parole che sa vincere sugli altri: parte deciso a combattere con le giuste soluzioni i veri nemici dell’umanità che non sono gli uominima i problemi. 
Chi, dall'alto dei suoi titoli cartacei, scende a livello di stupidi e ignoranti, e si fa grande offendendoli, vale anche meno dei suoi poveri interlocutori ignoranti o stupidi. 
Perché chi vale veramente cerca di misurarsi con i saggiAffronta i problemi, non si piange addosso e non li addebita agli altri. Invece chi si dedica anima e corpo alla rissa televisiva giornalistica o politica, con la volgarità di uno scaricatore di porto, crede di spacciarsi per genio, ma illude solo la categoria deglacefali come lui. 
In altre parole, il vero intelligente dialoga e argomenta con quelli più intelligenti di lui per imparare o per elogiarli, pur rischiando di passare per asinoMentre il finto intelligente, quello che ha abbondanza di titoli (in carta da pesce) ma carenza di neuroni, va a caccia di rincoglioniti come lui da malmenare, per dare prova del suo alto spessore culturale, ma nel migliore dei casi ha un cervello da gallina.  

Insomma, quelli che oggi hanno una spiccata vocazione alla rissa, sono da considerare saggi pensatori autonomicome i ‘’pupazzi con la mano del  ventriloquo piantata nel deretano’’. 

Dittature politiche e culturali



Dittature politiche e culturali

L'umanità è sempre stata afflitta da due forme di tragico totalitarismo: quello politico posto in essere dai politici; e quello culturale addebitato alla politica, ma posto in essere dal mondo della cultura. 
Giusto per capirci, il politico è come il netturbino, si muove nella sporcizia già prodotta da altri. Quindi il governo non è sporcaccione perché sporca lui, ma perché non ce la fa a ripulire il sistema sociale e ambientale di tutta la monnezza fisica, giuridica e morale prodotta dalle classi sociali potenti, agiate e privilegiate, per conservarsi o migliorarsi tali. 
Oggi il grosso del letame lo produce il mondo della cultura, facendoci credere che i depositari delle soluzioni mancate sono i Premier ciarlatani, invece è il mondo accademico e derivati straripante di cerebrolesi che sporcano invece di pulire, che creano i problemi che sono preposti a risolvere, e poi ci speculano su barche di miliardi, conservandoseli. 
I sistemi sociali moderni non sono più governabili da un solo individuo per poter dire quando non funzionano il Premier è responsabile. Ci sono decine di migliaia di soggetti teoricamente super qualificati che mandano avanti un governo, ed è stupido oltre che disonesto scaricare la responsabilità sul Premier invece di prendersi il fastidio di cercare, nella chilometrica catena di comando, gli anelli arrugginiti responsabili del diluvio universale di disastri umani, ambientali, giuridici ed economici, che da mezzo secolo sospingono l'Italia verso l'Africa. 
Voi mi direte, allora gli strozzini della finanza non hanno colpe? No che non l’hanno. Se i professori, i giornalisti e i professionisti la smettessero di mettersi al servizio dei mille potentati sindacali, politici, economici e mafiosi che schiavizzano, sfruttano e uccidono i popoli; i politici corrotti e ladripersino i banchieri miliardari andrebbero in giro col cappello in mano da accattoni. 
Ma oggi i migliori accademici sono manager strapagati di politici e banchieri per mettere a loro servizio le armi culturali più sofisticate, moderne ed efficaci, che li mantengano potenti e intoccabili, magari spacciandoli pure per filantropi.

mercoledì 20 luglio 2016

Autonomi sono soltanto i perdenti.



Autonomi sono soltanto i perdenti.

Nella storia giuridica dell’uomo, il perdente ha la funzione di collezionista di sconfitte e fallimenti solo se è idiota. Perché l’obbligo di qualificarsi perdente sul campo, per la gioia del vincente, non glielo ha imposto mica il padreterno o ordinato il dottore.
Nello sport, cento o centomila perdenti si offrono da avversari in competizione, per portare alla vittoria un solo campione. Mentre nella politica e nel mercato si sa a priori chi è nato vincente. E la massa dei perdenti si offre in pasto a quel solo vincente, per certificare che lui è il primo attore e gli altri stupide comparse.
Quindi in democrazia, il concetto di vincente è rovesciato. Poiché la quantità vince sulla qualità, la maggioranza su l’opposizione, gli stupidi sugli intelligenti; questi devono prendere atto, che essendo minoranza, sono giuridicamente privi di potere reale, (in quanto privi di potere politico). E non gli serve un accidente imboscarsi nel potere economico da imprenditori onesti e capaci, perché finiscono peggio delle vecchiette scippate in uscita da l’ufficio postale: facili prede di sindacalisti, burocrati, ispettori corrotti, giudici rassegnati, fiscalisti, strozzini e mafiosi.
Allora diciamocela chiara chiara. I veri autonomi a questo mondo sono i perdenti, (reali o legali), che sono e restano tali dalla nascita alla morte. I vincenti invece hanno bisogno che i perdenti certifichino la loro vittoria finta legale e finta democratica, subendo sconfitte, umiliazioni e rapine a tutto campo e per tutta la vita.
Allora a guastare le democrazie non sono le maggioranze idiote e strapotenti, ma le minoranze intelligenti e rassegnate,  ahinoi sconfitte per legge in quanto minoranze. 
Sono gli imprenditori e i liberi professionisti che si mettono in competizione nel democratico libero mercato pur sapendo che se onesti e intelligenti gli toccherà annegare ne l’odio classista sindacalmente benedetto, sancito e tutelato, nello strozzinaggio bancario, nella concorrenza sleale, nella corruzione politica, nella demenza burocratica e nella puntuale rapina tributaria e mafiosa.
Allora, cari piccoli padroni e professionisti onesti, per voi è davvero una gioia competere dove è certo che ne uscirete sconfitti: cornuti e mazziati; se sprovvisti di una solida vocazione alla disonestà, alla truffa, alla rapina, alla corruzione, evasione, elusione, fallimenti pilotati ecc.?
Il liberismo serve solo a certificare la vittoria inarrestabile del comunismo in quanto maggioritario. Dopo sette decenni di democrazia ammazza padroni italiani, il rapporto numerico fra dipendenti e autonomi è tanto sbilanciato: 93  a  7 (in tempi di vacche grasse), che solo gli stupidi, (e fra questi io ci sono stato dentro con tutte le scarpe) possono pensare di esistere pienamente come cittadini liberi di produrre e contribuire, dove il potere legale di comandare lo hanno per l’eternità i 93, pure se tutti idioti o matti da legare, e il dovere di ubbidire, pagare, fallire o suicidarsi lo hanno i 7 pure se in fila indiana tutti einstein. (E la fuga della Fiat da l’Italia e il fallimento delle banche ne sono la ciliegina sulla torta).
Allora sono i 7 padroni vincenti in quanto intelligenti, ma perdenti in quanto minoranza, a mettere in crisi i sistemi sociali, perché sono incapaci di spiegare ai 93 lavoratori e pensionati sindacalizzati e politicizzati comunisti, che loro non hanno alcuna necessità (di scendere in campo) di assumerli e pagare stipendi e pensioni, per guadagnarsi l’inestimabile piacere di fallire: possono anche limitarsi a produrre ricchezza onesta per sé e la loro famiglia e lasciare che tutto vada in malora, visto che sono condannati per legge a iniziare da ricchi padroni e finire da miserabili accattoni, se non si affrettano a rubare, sfruttare, avvelenare, corrompere, evadere, eludere.
Se per mantenere i dipendenti, i pensionati e la classe dirigente idiota e ladra, l’imprenditore e il professionista onesto (quasi fossero panda a rischio estinzione) devono riciclarsi da ladri e truffatori odiati, corruttori incriminati, evasori perseguitati, e alla meglio, morire da poveri falliti, tanto vale che prendano atto a l’origine, che se i piccoli padroni, politicamente perdenti in quanto minoranza, chiudessero in massa: i lavoratori e i pensionati, vincenti in quanto schiacciante maggioranza, ubriachi di potere sindacale e legale, ma privi di potere reale, (cioè lavoro e pensione) non avrebbero di che vivere, né loro, né i loro geniali protettori comunisti.
Invece si è lasciato ai sindacalisti e politici mancini la piena libertà di convincere chi trae la propria sopravvivenza dal salario o pensione da fame, che i lavoratori vincono solo se i padroni perdono, chiudono, falliscono, delocalizzano e ancora meglio se levano il disturbo con la canna del gas.
E dove questa “verità evangelica da manicomio” è stata ed è universalmente accettata; del fallimento dei padroni onesti europei e italiani in primis, gli unici esseri viventi che non sentiranno alcuna mancanza, saranno: mosche, zanzare, blatte, zecche e pidocchi. 

sabato 16 luglio 2016

Chi dovrebbe risanare le democrazie?



Temo che l’Occidente sia vittima di una convinzione tanto sbagliata da mandare in liquefazione il cervello persino agli intellettuali. Crediamo che tutte le rivoluzioni debbano partire dalla ribellione della maggioranza del popolo, come fu per la rivoluzione Francese. Invece non è così. A correggere monarchie, oligarchie e dittature è giusto che ci pensi la maggioranza dei cittadini che ne è vittima.
Ma in democrazia, la maggioranza è carnefice, si autogoverna da sovrana, e dovrebbe pure ribellarsi a sé stessa? Quindi è stupido pensare che al risanamento di uno Stato democratico provveda la maggioranza che lo sta  governando.
A quel lavoro devono dedicarsi i danneggiati: chi è tagliato fuori dal potere di governo ma della maggioranza ne subisce i danni, cioè la minoranza: gli intelligenti, onesti e capaci, che sono fuori dal potere politico, non avendo i numeri per governare.
Ma chi ha intelligenza nelle democrazie non si muove, per la stupida convinzione che solo la massa ha la forza per fare cambiamenti rivoluzionari, o perché ha più convenienza a vendersi al potere, che rischiare in proprio combattendolo. Ed è così che le democrazie mal governate si autodistruggono dopo una lenta agonia, dopo aver portato devastazione e morte al popolo e allo Stato.
Secondo Robert Maynard Hutchins  ‘‘ è improbabile che la morte della democrazia sia un assassinio perpetrato mediante un’imboscata. Sarà piuttosto una lenta estinzione per apatia, indifferenza e sottonutrizione.’’ E l’Italia è ridotta così. La minoranza colta che dovrebbe liberare il Paese dalla maggioranza idiota e ladra, compete con essa a chi ruba e distrugge di più.

venerdì 8 luglio 2016

Dal Comunismo al Liberismo


Dal Comunismo al Liberismo:
Dall'abolizione della proprietà, a l'omicidio dei proprietari

L’umanità si arrampica sugli specchi da svariati millenni alla ricerca della civiltà e della pace, illudendosi di usare correttamente cultura, politica, giustizia ed economia, ma ci vuole poco per capire che dalle caverne non è ancora uscita, perché non ha nemmeno abbozzato una risposta a queste domande preliminari: la responsabilità dei fallimenti socio economici è più spostata verso la politica o verso la cultura, posto che in democrazia i professori e i professionisti hanno il potere di progettare il sistema sociale a misura delle risorse materiali disponibili, formando e informando quotidianamente le risorse umane appropriate?
E se il mondo della cultura formasse cittadini intelligenti e onesti, come si potrebbe ritrasformarli in idioti e matti nelle cabine elettorali, quel tanto che basta per indurli a dotarsi di rappresentanti politici di infimo ordine morale e culturale, come quelli italiani e direi pure europei a giudicare dalle condizioni della UE e BCE?
Ma le teste d’uovo della cultura ci fanno credere che la colpa dello sfascio è ascrivibile alla sola politica e questa ha fatto in modo di liberarsene inventandosi la UE e BCE e scaricando su di loro la responsabilità dello sfascio delle singole nazioni. Così gli italiani e gli europei (inglesi in primis) sono indotti a linciare la burocrazia idiota UE che si occupa ossessivamente della forma e misura delle banane, mentre loro continuano a confermare al potere i propri arruffapopoli inconcludenti, o ladroni.
Ma non si va da nessuna parte se non affermando con forza che il popolo non ha la politica che merita, ma quella che si è progettata il mondo della cultura formando cervelli e informando cittadini e quindi l’intera classe dirigente fatta di politici, giudici, burocrati, sindacalisti, giornalisti, imprenditori e banchieri compresi.
Allora nella Repubblica delle banane chiamata Italia chi sono i tiranni: i ladri della politica o gli idioti della cultura che con i loro indottrinamenti fasulli li hanno promossi tutti a classe dirigente?
La cultura Occidentale ha sempre perseguito la grandiosa finalità di indurre vero regresso sociale, spacciandolo per progresso economico, che finge di liberare gli schiavi, sfruttando, perseguitando e uccidendo chi, autonomamente tenta di  liberarsi.
Dalla filosofia, alla teologia e passando per le scienze giuridiche e finanziarie, tutto contribuisce a impedire la liberazione reale dei singoli che ne hanno volontà, capacita e risorse.
Ecco perché gli inglesi si sono defilati dal progetto UE, perché da li arriva finta vita libera agli schiavi, passando per la schiavizazione dei liberi.
La politica può solo garantire libertà produttiva ai soggetti autonomi; ma se il mondo della cultura sforna solo soggetti dipendenti, che con una o più lauree chiedono lavoro, invece di inventarlo e offrirlo, non c’è politica che possa miracolarci. Caricando il costo faraonico dello Stato sugli autonomi, uccide i pochi autonomi, senza riuscire a salvare dipendenti e pensionati che ormai sono una inarrestabile valanga umana improduttiva.