giovedì 29 giugno 2017

Italia ridotta a discarica di umanità indifferenziata


Non posso affermare con cognizione di causa che l’Umanità ha del sapere una percezione quasi strabica, ma a naso temo proprio di si. Solo quando il sapere senza il capire ha generato danni irreparabili, ci rendiamo conto della differenza che c'è fra la scuola che produce tasselli di sapere, e la stampa che con lavoro certosino li compone in mosaico per aiutare persino chi sa poco o non sa niente, a capire, o almeno a percepire i contorni della realtà oggettiva e non vivere e morire come l'asino nel frastuono.
L’Europa e l’Italia in primis stanno affrontando il problema immigrati e relativo salvataggio in mare, con l’intelligenza di chi non sa cogliere la differenza fra sapere e capire. I più si ammirano la scartoffia incorniciata del proprio titolo di studio, con l’aria soddisfatta di chi si crede arrivato al traguardo del capire, ma gira in tondo come l'ubriaco che ha perduto la via di casa, e quando tutto gli andrà da dio, in punto di morte capirà che è stato un pozzo di scienza, un industriale del sapere, ma della realtà non ha colto nemmeno i contorni.
Il grande Henri Poincaré, forse doveva viaggiare verso il traguardo del capire, se un giorno ebbe ragione di affermare, che “La scienza è fatta di dati, come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa.”
La scuola forma intagliatori di pietre, produttori e distributori di sapere, ma solo ad alcuni speciali muratori del giornalismo riesce il miracolo di trasformare le pietre in casa, di impiegare il sapere per capire e aiutare a capire.
E per la carestia di muratori, è una immane fatica d'Ercole zigzagare nella babele dei media italiani per tentare di capire quanto c’è di saggio o di folle aver convogliato sulle coste libiche un numero spropositato di navi per salvare immigrati a rischio annegamento. E quanto sia da ospedale psichiatrico aver stabilito a livello UE che debbano essere solo italiani i porti su cui scaricare questa umanità indifferenziata (santi mischiati a briganti, vittime mischiate a carnefici) che si muovono ininterrottamente da l’Africa a l’Europa.
Ma per capire perché l’altruismo pur sacrosanto del salvataggio degli immigrati potrebbe trasformarsi in autolesionismo e persino in genocidio, dovremmo stabilire se come popolo, e quindi dal punto di vista socio-politico-economico, siamo potenzialmente più bagnanti alla ricerca di un salvagente o bagnini attrezzati al salvataggio.
E se guardiamo i fatti italiani ed europei  da questa diversa e più ampia angolazione, non ci vuole mica Einstein per capire che siamo poveri bagnanti, a cui i bagnini UE lanciano ciambelle di salvataggio in cemento armato, per tenersi a galla.
Siamo un popolo indebitato da fare schifo, abbiamo poveri italiani che se avessero un paio di scarpe senza buchi fuggirebbero in Africa a piedi, abbiamo suicidi a grappoli di ex lavoratori o piccoli imprenditori rimasti senza salario o profitto, con famiglia da mantenere e mutui da sanare, abbiamo famiglie che si sfasciano per le difficoltà economiche, donne assassinate, figli abbandonati o uccisi per mancanza di fiducia nelle istituzioni esistenti, anziani non autosufficienti e con pensioni da fame che non si sa bene dove scaricare. E abbiamo una classe dirigente insaziabile, che pesa come un macigno su troppi italiani a rischio annegamento sulla terra ferma, nell'oceano dei debiti e delle tasse.
Insomma, a livello di popolo, siamo come un pescatore con famiglia affamata al seguito, che ha guadagnato il largo alla ricerca di pesce. A un certo punto intercetta un barcone che sta affondando ed è carico di viaggiatori, si precipita a soccorrerli, ma non butta in mare i suoi familiari, per riempirsi la barca di campioni di nuoto. Fa salire a bordo chi è davvero a rischio annegamento, distribuisce i salvagente che avanzano, lascia in mare chi non può soccorrere senza rischio per sé, e corre a portare in salvo il carico di veri disperati che ha soccorso.
Questo sarebbe un esempio di salvataggio intelligente di cui nella UE non c’è traccia. Noi invece istighiamo pure i morti a montare sui mezzi di soccorso quasi senza bagnarsi i piedi, avendo disseminato le coste libiche di bagnini e di ciambelle. Ci mancava da esca lo "Ius soli", ma provvederemo.
Azzerando il rischio annegamento, ch'è umano azzerare, invogliamo l’Africa a farsi una crociera in Italia, e con la possibilità di disperdersi clandestinamente in Europa a caccia di euri. E giacché siamo sulla via della genialità politica, chiamiamo anche le donne a l'ottavo mese di gravidanza a correre qua a partorirsi un italiano, a sanarci la carestia demografica, e pazienza se per quella intellettiva non basterebbero nemmeno sessanta milioni di prof. Basaglia.
Ma davvero l’Italia può reggere ancora per molto a questa ondata inarrestabile di umanità indifferenziata, che ci si ferma sul groppone se non sa usare l’Italia da trampolino per disperdersi illegalmente nella UE, che di immigrati non vuole nemmeno sentir parlare? Io la domanda ve l'ho abbozzata, voi datevi la risposta.

martedì 27 giugno 2017

La guerra tra ricchi è scatenata solo dai ricchi?

Credo si possa accettare per vero che le guerre fra poveri sono scatenate dai ricchi avidi o criminali. E nei rari casi in cui i ricchi arrivano a farsi la guerra, vuol dire che sono diventati stupidi? 
Stupidi come quei coniugi che viziano i figli ben oltre le loro disponibilità economiche, poi non reggono più alle loro insensate o folli pretese, iniziano a litigare fra loro, e alla fine si separano per non accoltellarsi.
Oggi i ricchi italiani sono messi proprio così. Per decenni hanno fatto fronte a qualunque folle rivendicazione sindacale e rapina tributaria, e si sono persino rassegnati a considerare la corruzione, la concussione, la truffa, il falso in bilancio, l'evasione, l'elusione o il finto fallimento, come regole non scritte ma immutabili del finto libero mercato italiano.
Questo ha portato pace e benessere fra i lavoratori sindacalizzati, e guerra fra gli imprenditori stupidi, per una ragione semplice semplice: è verissimo che aumentando i salari lievitano i consumi e i profitti per le imprese; ma in un Paese come l’Italia, piegato e piagato da sette decenni di sindacalismo, burocrazia e politica da ospedale psichiatrico, ormai, tra fallimenti di banche e imprese, svendite, chiusure o delocalizzazioni, si fatica persino a trovare le impronte digitali delle imprese italiane oneste e capaci di attrarre consumatori, fare profitti e pagare tasse. Invece si sprecano quelle che levano il disturbo, a qualsiasi costo e con qualunque mezzo.
Quindi, l'aumento salariale, genera si aumento di consumi e profitti, ma per due tipi di imprese: quelle nazionali studiate per truffare, evadere e fallire (e perciò criminalmente competitive); e le grandi multinazionali dei paesi a basso costo salariale e a basso o inesistente carico tributario, che si fiondano in Italia, almeno da un paio di decenni, con prezzi e qualità irresistibili per la massa dei lavoratori e pensionati che avendo sempre meno risorse da spendere, comprano dalle imprese estere e fanno fallire le nazionali.
Era lapalissiano, che i lavoratori e i pensionati, in quanto unici detentori del potere numerico e politico per fare leggi e governare il Paese,  abusando da tiranni del loro potere sindacale, legislativo, burocratico, giudiziario e mediatico, alla lunga avrebbero impiccato popolo e Stato, mettendo in crisi il mondo dell’imprenditoria, del lavoro e della finanza.
Ma ad onor del vero, servivano banchieri e imprenditori acefali, per farsi coinvolgere, in una guerra tra ricchi scatenata da sindacalisti e politici comunisti, fino al punto da farli scappare da l’Italia (vedi Agnelli & C.).
Se prendiamo per buona questa citazione di Sartre, “quando i ricchi si fanno la guerra sono i poveri a morire”, siamo indotti a pensare che i poveri siano solo vittime predestinate. Muoiono nelle guerre fra poveri sfruttati dai ricchi, e muoiono nelle guerre fra ricchi, quasi usati da scudi umani per salvare la vita dei ricchi salvandogli la borsa.
Ma la questione potrebbe essere più complicata del solito, perché è vero che i ricchi conoscono a meraviglia il mestiere di sfruttatori di poveri, ma in democrazia i lavoratori e i pensionati (in quanto schiacciante maggioranza) sono la classe sociale governante non governata. Sono talmente numerosi da poter impedire da tiranni l’alternanza al potere dei ricchi, anche se non avessero mai inventato sindacalismo e comunismo.
Sono il potere politico, burocratico, mediatico e giudiziario, ma non basta, sono anche il potere economico, posto che il grosso delle tasse lo pagano lavoratori e pensionati. Allora è tutto da studiare se i ricchi si fanno la guerra e uccidono poveri da sfruttatori e strozzini per arricchire, o se ormai lo fanno per salvarsi la vita da ricchi, salvandosi almeno la borsa, il potere economico, posto che in democrazia tutti gli altri poteri sono monopolizzati dalla classe povera e media.
Per millenni i ricchi sono stati sempre e solo carnefici. Ma ora le democrazie stanno scombinando i ruoli. C’è forse il rischio che i ricchi stiano finendo anche loro da vittime negli ingranaggi della competizione selvaggia, di cui i lavoratori e pensionati, potrebbero non essere solo vittime, ma magari inconsapevoli carnefici, se grazie al loro intoccabile potere politico, sindacale, burocratico, giudiziario e mediatico possono arrogarsi il diritto di consumare più ricchezza di quanta ne producono, e sottrarla ai ricchi di diritto o di fatto, costringendo i piccoli imprenditori al suicidio e i grossi alla fuga? Meditiamo gente, prima che l'acqua ci arrivi alla gola.

sabato 17 giugno 2017

E di libertà vogliamo parlare?



domenica 11 giugno 2017

Menù Soluzioni


Solo i fatti caricano di senso i vuoti paroloni delle democrazie, confermando o smentendo che cultura, politica, giustizia e mercato, siano serviti realmente per salvare poveri e ricchi; o ahinoi, hanno fatto schiattare di sfruttamento e persecuzione criminale i poveri, per accrescere e concentrare l’arricchimento legale dei ricchi.
Se il Padreterno creando l'Universo ha fatto cose ben più grandi dello sfamare a pani e pesci un limitato numero di persone affamate; perché non ha voluto impedire almeno una delle due cause di sfascio garantito dei sistemi sociali di qualunque razza; cioè il disumano impoverimento dei poveri, o l’insensato e crescente arricchimento dei ricchi?
Ferocemente promosso e tutelato dagli utili idioti delle “legatissime” istituzioni democratiche, che usano il potere politico maggioritario dei nostri poveri italiani in costante lievitazione, per concentrare ricchezza in mano ad un numero sempre più esiguo di ricchi, che corrono in mare ad importare poveri davvero, ma poi li salvano per finta, sfruttandoli quanto e più dei poveri italiani.
Avesse impedito almeno questo; il Padreterno non avrebbe lasciato a noi la patata bollente delle bellissime ma finte democrazie, così inadatte a garantire a tutti un minimo vitale di giustizia sociale, da convertirsi, (vedi Italia) in schifose, incorreggibili, disumane dittature del caos, scusate volevo dire del bordello burocratico.
Con una classe amministrativa e dirigente di oltre cinque milioni di addetti, (ma qualcuno parla pure di sei) che si è ritagliata per sé, tali e tanti privilegi, irresponsabilità, furti e impunità, vivendo ben oltre le proprie capacità produttive e facendo solo danni; che allo stato delle cose, lascia ai propri figli, (dopo averli assicurato una laurea) un debito pubblico astronomico, e se gli andrà da dio, (raccomandazione permettendo) un lavoro di apprendistato per 400 euro mensili, (se e quando li incassano realmente) o l’emigrazione max a 25 anni.
E a questo livello di sfascio, c’è una sola considerazione da fare: se l’arricchimento dei ricchi è fisiologico, non lo ha impedito Dio e non può impedirlo nessuno; i saggi della cultura e i potenti della politica e della giustizia, che ci stanno a fare così numerosi, se si dicono impegnati a garantire la legalità anche a beneficio degli ultimi, ma poi gli ultimi, i disperati, lievitano manco fossero pandori, e continuano a schiattare da formiche sotto un diluvio di iniquità e violenza, spacciata per giustizia sociale?
Persino nella ricca, progredita e pacifica Italia, c’è ancora una minoranza di donne povere, che trova più sicuro, per le proprie disumane condizioni fisiche, psicofisiche o economiche, in alternativa al suicidio, partorire e uccidere il neonato, anziché affidarsi a quel esercito di “benefattori” che occupano le istituzioni per sfruttarle a proprio esclusivo vantaggio, e alla faccia di chi non sa, non ha, non può.
Salvo nobilissime eccezioni, gli addetti pubblici sono tanto idioti o rapaci nel tutelarsi i propri interessi, che stanno obbligando le donne a spartirsi così freneticamente fra casa e lavoro, pur avendo figli piccoli e piccolissimi da accudire, da renderle matte, feroci o scimunite a tal punto, da dimenticarsi i figli in macchina sotto il sole per cinque ore, con epilogo drammatico.
Di questo porcaio italiano, se ci sono saggi, ricchi e potenti che conservano ancora un barlume di coscienza e dignità, qua pubblicamente e concretamente dovrebbero vergognarsi e dissociarsi.
Io ne parlo da tre decenni, ma abbaio alla luna. Ho iniziato a scrivere quasi da semi analfabeta, alla notizia per me sconvolgente pubblicata dal “Quotidiano di Lecce”, nel 1985-7 (non ricordo più) di una vedova giovanissima con figli da mantenere, che dopo aver chiesto invano aiuto a mezzo mondo, aveva ammazzato i figli e si era suicidata.
Tre decenni sono passati senza che la classe dirigente italiana si sia accorta quale scia di morti per ingiustizia sociale si sta lasciando alle spalle, persino fra gli stessi dipendenti pubblici. Chiamare democrazia, Stato di diritto e giustizia sociale una simile vergogna, è roba da barbari o da matti.


martedì 6 giugno 2017

Menù Soluzioni


Il meglio della “cultura italiana truffaldina” si sviluppa su tre filoni diversi, ma con la comune finalità di acchiappare e sfruttare il potere democratico, fingendo di aiutare il popolo a governarsi.
in questa loro pregevole funzione, le tre razze di arruffapopoli sindacali, mediatici e politici, non si lasciano mai sorprendere impreparati. Da furbi mestieranti del blablà, conoscono e usano questa formula magica strappa applausi garantiti: “dobbiamo dire no”, E poi di seguito ci seppelliscono vivi di problemi vecchi quanto il cucco, da cui non hanno la più pallida intenzione, né la capacità di liberarci.
E in sette decenni ci hanno allenato a “dire no” a qualunque problema“agli italiani che si impiccano, ai pensionati che rovistano nella monnezza, ai campani che si ammalano di cancro, agli studenti che lasciano l’Italia, ai liguri che sprofondano nel fango, ai posti di lavoro a rischio della Indesit o dell’Ilva, agli impiegati di Meridiana o Alitalia, agli imprenditori del veneto strozzati dalle tasse, ai bambini del quartiere Tamburi di Taranto, alle vittime dell’amianto, ai giudici condannati a morte dalla mafia, agli esodati, ai professori precari, agli agricoltori pugliesi, ai pescatori siciliani, a chi vive in macchina perché lo Stato gli ha portato via la casa, o a chi si imbarca su un barcone della morte perché non ha più uno stato a casa sua”.
Mentre sul fronte opposto, i presunti saggi e potenti del governo, rispondono con altrettanta finta onestà e competenza. “Non c’è la soluzione, va trovata”: è aperto o stiamo per aprire un tavolo di trattative con le parti sociali, che poi sono gli arruffapopoli di cui sopra, impegnati a trarre il massimo profitto paralizzando il governo e assaltando la diligenza, con questa superba conclusione spellamani.
Se tutti costoro non fossero uomini e donne, ma istituti finanziari, se tutti costoro non fossero sangue e carne, ma gruppi petroliferi, li avreste già salvati da un pezzo. E’ tempo che ve ne andiate, e lasciate il governo del Paese a chi ha onestà e coraggio e nessun delinquente a casa propria”. Tutti fanno sfoggio di  onestà e coraggio, ma di intelligenza e competenza, manco a parlarne per sbaglio.
Perciò io chiederei umilmente, a chi non ama né esattori, né banchieri, né petrolieri, di spiegarmi questo: un Premier che non volesse comportarsi da bimbominchia o vampiro, a chi dovrebbe chiedere i soldi per fare ciò che ha promesso di fare, posto che nella UE, tutti i governi spendono soldi rapinati a Pantalone o mutuati dalle banche?
Se il Premier a caccia di sangue finanziario fresco, non può succhiarsi da vampiro i lavoratori in calo e i disoccupati e sottoccupati in crescita, i piccoli imprenditori che chiudono, falliscono o si suicidano, gli esodati e i pensionati, e non può attaccarsi alla giugulare dei banchieri strozzini, a quali caxxo di donatori può spillare euri?
Che fa, converte Palazzo Chigi in zecca dello Stato per stampare moneta a ciclo continuo e fronteggiare le richieste demenziali di un popolo indotto da eserciti di cacasenno a chiedere di più e produrre di meno? O rompe il salvadanaio di figli e nipoti a caccia di centesimini disoccupati?
Perciò, stanco di vivere da utile idiota in questo Paese paralizzato proprio da chi dovrebbe governarlo cercando le migliori soluzioni possibili, ho chiesto al direttore Nicola Cariglia di “Pensalibero” che ringrazio per l’ospitalità, di avviare la rubrica Menù Soluzioni
Chi volesse inventare uno straccio di futuro per il popolo italiano, compatibile con i 27 stati UE, non si dilunghi ad elencare problemi, (ne abbiamo già a strafottere) ma arrivi qua attrezzato per risolvere almeno uno, dichiarando quanto costa la terapia, chi la compra, chi la vende, chi è il medico curante, e con i soldi di quale categoria di soggetti produttivi si arriva alla soluzione.
Chi non ha la giusta preparazione interdisciplinare per dimostrare numeri alla mano, come produrre un euro di utile qua, senza generare due di danno più in là, ha tutta la mia gratitudine se si astiene dal proporre papocchi, a cui ci pensano già egregiamente le istituzioni italiane facendo danni da sette decenni.
Io sono un umile opinionista dilettante di 75 anni e di scarsa cultura. Qua e ora mi dichiaro pubblicamente colpevole, perché unendomi per tre decenni al coro dei “diciamo no” allo sfascio nazionale, nel mio piccolo, ho contribuito per ignoranza ad incasinarlo meglio. 
Così ho deciso, smetto di scimmiottare i "diciamo no", recito il mea culpa, e vado a caccia di “diciamo si”: di persone di buona volontà disposte a fare squadra, su questa miracolosa oasi di buonsenso chiamata Pensalibero, e determinate a salvare il salvabile. Buon lavoro a chi vorrà contribuirvi.