martedì 21 maggio 2019

Dall'atomica, alla guerra a colpi di dazi, annunci e Tweet.


Dire che la guerra non serve è come dire che l'umanità è idiota, posto che dalla clava ad oggi, nessun popolo ha mai potuto rinunciare definitivamente ai mezzi di difesa, perché nessun popolo ha mai smesso di inventare mezzi di offesa e di soppressione persino di intere popolazioni.
Invece si può dire ed è giusto dirlo, che la guerra rumorosa, fatta di cannonate e bombardamenti ormai serve meno della guerra silenziosa che da oltre un secolo si combatte su 3 campi di battaglia molto cruenti: le aule scolastiche, le redazioni giornalistiche e i centri di ricerca al servizio dell'economia e dell'alta Finanza globale.
Oscillando fra ideologie demenziali  sviluppi e recessioni, la comunità attuale ha sbarrato il passo per 74 anni alla terza guerra mondiale. Oggi abbiamo le guerre culturali e finanziarie che non conoscono armistizi. E le grosse potenze mondiali le combattono a colpi di Import Export, dazi, sviluppi e recessioni, spread e default.
Abbiamo le guerre chimiche e batteriologiche a base di prodotti nocivi per l'uomo e per l'ambiente, come lo è stato l'amianto che ha interessato l'intero pianeta garantendo ai popoli e agli Stati profitti astronomici per le imprese e tasse per gli Stati. E ora ne garantirà altrettanti per il risanamento vero o finto, dei danni socio ambientali presenti e futuri. E sulle materie plastiche e il petrolio stendiamo pure un velo pietoso. Come anche sul polo siderurgico di Taranto i cui danni non sono quantificabili.
Le guerre di una volta, garantendo la demolizione e distruzione di cose favorivano la ricostruzione. Oggi le guerre economiche e i prodotti nocivi garantiscono malattie, devastazione ambientale e sconvolgimenti climatici per spianare la strada alle cure mediche, alle decontaminazioni e ai disinquinamenti troppo spesso finti o inefficaci, ma sempre perfetti per fare i ricchi più ricchi facendo i poveri più poveri, affamati, malati o defunti.
Dopo diecine di millenni l'umanità ormai ha ragione di affermare che la guerra rumorosa non serve più. Degli eserciti dei generali e degli armamenti gli Stati non sanno più che farcene se non per circoscritte guerre locali, che facciano da apripista per le successive guerre economiche e finanziarie, che nessuna politica riuscirà mai a governare.
Abbiamo scuole, redazioni e centri di ricerca che hanno surrogato perfettamente le caserme per formare soldati da mandare allo sterminio.
Ma un tale aveva capito perfettamente in tempi non sospetti che la pace è la continuazione della guerra con altri mezzi. Tanto che ora non si sa più a chi assegnare la palma d'oro della distruzione al servizio della ricostruzione: se ancora ai generali, oppure ai professori, professionisti e tecnici.
L'umanità ha rinunciato alla clava solo dopo aver inventato la fionda. Oggi le grandi potenze hanno a disposizione la bomba atomica e quella all'idrogeno che per disuso marciscono negli arsenali aspettando inutilmente la terza guerra mondiale. Meno male!
Perciò ora è igienico domandarsi; ma i generali di ultima generazione sono diventati tutti pacifisti ad oltranza, o i politici sono già in possesso di mezzi alternativi all'atomica e persino più efficaci per colonizzare, sfruttare, sottomettere o uccidere interi popoli senza rumore e persino mascherati da salvatori (finti) di Popoli e Stati a rischio default o guerra civile?
Insomma c'è il serio rischio che la democrazia (dalla cultura alla finanza) si sia "evoluta" in "GUERROCRAZIA", per dirla col titolo di un libro di Renzo Paternoster. Ed è fuori controllo.

lunedì 6 maggio 2019

Le moderne coltivazioni italiane di geni


Governare individui senza riuscire a trasformarli in popolo pacifico, produttivo e solidale, è il rompicapo politico per eccellenza.
Ci hanno provato per secoli i filosofi con la persuasione e i tiranni con la costrizione, ma un popolo veramente democratico, e quindi rispettoso delle regole che si è dato, è ancora tutto da inventare.
Sparo qua una ipotesi, e voi prendetela con beneficio d'inventario. Credo che un popolo che risulti governabile non sia altro che un insieme di individui provvisti della giusta quantità e qualità di mezzi, nonché della giusta cultura perché di essi ne facciano un uso individualmente costruttivo, e socialmente solidale e compatibile.
Ma se il mondo della cultura fallisce vistosamente la formazione e la politica il dosaggio dei mezzi di cui dotare i singoli individui, anziché un popolo civile e solidale ne vengano fuori consorterie rapaci, mafiose, terroristiche, affaristiche con presenza inquietante di branchi di bulli criminali non ancora maggiorenni come quello di Manduria che ha torturato e assassinato un pensionato perché a loro dire era matto. Mentre loro, le loro famiglie, i loro professori e i politici che non li hanno ancora mandati a zappare la terra, sono tutti Leonardi da Vinci, tutti Pico della Mirandola, tutti Albert Einstein da strapazzo, patologica conseguenza di educazione e formazione permissiva e irresponsabile.
Sbagliando il dosaggio dei mezzi e della cultura si possono portare nelle mandrie di individui, mai convertiti in popolo civile, forme di devastazione apocalittiche insanabili.
Io non sono un addetto ai lavori in campo pedagogico, ma a naso temo che gli italiani siano diventati ingovernabili più per colpa della cultura che li ha lasciati immaturi e irresponsabili, che della politica.