martedì 15 luglio 2014

Solo i "delegislatori" possono salvare i popoli


Solo i "delegislatori" possono salvare i popoli

Se per convenzione consideriamo la legalità una religione indiscutibile, pur sapendo che nelle leggi non ci può essere niente di sacro, perché di infallibile negli umani non c’è un accidente; quando da l’ottuso rispetto di quelle leggi ne consegue lo sfascio insanabile dello Stato e un popolo ingovernabile, l’intera classe dirigente che avrà operato “acriticamente” nel rispetto di quelle leggi “sacre di nome e sacrileghe di fatto”, finirà screditata e combattuta, o peggio travolta come una casta di idioti, irresponsabili, corrotti, impunibili o impuniti.
Io non sono un addetto ai lavori in filosofia del diritto, e non ho la più pallida idea se l’unica cura alternativa a l’anarchia, che è il tumore dei sistemi sociali, sia la “legalità presunta intelligente”, degli Stati “stupidi ma presunti di diritto”. Perché se così è, scusatemi, e rassegniamoci pure alla religione della legalità, e allo sfascio che ne consegue.
Ma se, in qualche angolo sperduto del Mondo, esiste un modo per proteggere un popolo dal manicomio dell’anarchia, con “una forma di legalità meno sacra ma più intelligente”, (e scusate se sbaglio), ma credo che filosofi e giuristi destri e mancini dovrebbero sbranarsi fra loro per trovarla, prima che la rabbia induca i popoli crocefissi dalla “sacra ma poco intelligente legalità”, a sconquassare alla cieca, sacro e profano in una sanguinosa guerra fratricida.
A questo mondo, di sacro e di venerabile dovrebbe esserci solo la vita e la dignità di ogni singolo essere umano e il rispetto della natura”. Gli Stati che invece di servire, asservono uomini e cose, possono accreditarsi come “Stati di  diritto” quanto gli pare, con leggi e pomposi parlamenti, governi e magistrature nazionali e internazionali, ma poi restano sempre i fatti: lo sfascio insanabile, a testimoniare della reale incultura e inciviltà delle classi dirigenti che usano, sfruttano e calpestano i popoli fingendo di governarli.
Se dovessimo fare un elenco delle leggi che in Italia (in campo economico e di giustizia sociale) hanno fatto solo danni, ci converrebbe quello opposto, delle leggi che hanno fatto solo utile: finiremmo prima di iniziare. “Le leggi sindacali ci hanno liberato dal rischio che qualche imprenditore matto ci offra un posto di lavoro. E per fortuna le leggi tributarie stanno ripulendo l’Italia da quelli sozzoni degli imprenditori sfruttatori, ladri, falsificatori ed evasori, per conservare sotto vuoto spinto i super meritevoli corruttori”.
Quindi, più che di legislatori per “fare” leggi, in Italia ci vorrebbero i “delegislatori” per mettere in discussione quelle da manicomio, e correggerle, e magari riparare i danni arrecati alle vittime.
Perché in Italia, allo stato delle cose, non tre, ma nemmeno trentattre gradi di giudizio basterebbero per fare giustizia degna di questo nome, se nessuna delle leggi in vigore può essere messa in discussione fuori dalla Corte Costituzionale, che è un organo talmente microscopico e limitato come numero di addetti, (ne servirebbero moltiplicati per mille o diecimila) e lento come servizio, che una legge ha tutto il tempo di uccidere un intero sistema sociale in tutte le sue sfaccettature, prima che la Corte Costituzionale “uccida” la legge assassina. (vedi porcellum).
Se dopo sette decenni di sacro rispetto della legge il Presidente Napolitano ha dovuto profetizzare il peggio con parole inequivocabili: “Se i giovani non trovano lavoro per l’Italia è finita”; e di rincalzo il Dott. Feltri su “il Giornale ha sviluppato una analisi impietosa con la stessa musica: “Senza imprese è tutto inutile”; allora dobbiamo deciderci a stabilire se lo sfascio è dovuto a un attacco di stupidità collettiva del popolo, classe dirigente compresa; oppure a l’applicazione acritica delle leggi in materia di occupazione e tributi, da parte dei poteri esecutivo e giudiziario, anche quando è sfacciatamente evidente la loro distruttività.
Come chiudere imprese per irregolarità e persino per errori formali (senza danni di nessun genere e per nessuno) invece di correggerli e sanarli, evitando di trasformare un popolo di lavoratori occupati, produttivi e contributivi quanto basta per essere autosufficiente, in una bomba sociale tanto aggrovigliata e straripante di disoccupati, evasori, truffatori, corrotti, corruttori, falliti, tartassati, usurai e usurati, poveri, immigrati, farabutti e arrabbiati di tutte le razze, da perderne il controllo.
Se con un piccolo sovrapprezzo la cicogna avesse potuto portarci oltre ai neonati, quel "lavoro per i giovani" salva Italia, la nostra classe dirigente primatista in distruzione di imprese avrebbe potuto continuare a dedicarsi indisturbata alla sua attività. Ma come dice il Dott. Feltri: "Senza imprese e tutto inutile".
E le imprese non le porta la cicogna e non crescono nemmeno sotto i cavoli; hanno bisogno di un terreno giuridico e burocratico un po' più sterile per la classe dirigente pubblica e un po' più fertile per gli imprenditori onesti, se si vuole che la loro produttività di occupazione, profitti e tasse, (oggi miraggio), ci liberi da quella tragica "FINE" giustamente temuta dal Presidente Napolitano.