mercoledì 23 gennaio 2019

È suicida pretendere dallo Stato senza dare


Qualunque Popolo abbia scelto di auto governarsi, ha davanti a sé un bivio: vivere lavorando, cioè producendo ricchezza e mantenendo lo Stato con una parte del reddito prodotto; o suicidarsi facendosi mantenere improduttivo dallo "Stato monco".
Che si ritrova una quantità crescente di utenti a cui erogare servizi con una mano, senza che l'altra mano abbia incassato da altrettanti contribuenti una quantità di imposte, tasse e contributi necessaria per non finire in default.
Nelle democrazie funzionanti i cittadini intelligenti e onesti finanziano lo Stato in veste di contribuenti, e in veste di utenti incassano servizi pubblici.
Ma se un popolo vuole progettarsi la guerra civile o la dittatura, basta che da utente pretenda dallo Stato più ricchezza di quanta ne consegna da contribuente.
E la frittata è fatta.

lunedì 21 gennaio 2019

I martiri delle democrazie: Premier e Ministri


Addebitare il fallimento economico dello Stato al governo ladro o alla Finanza strozzina, è persino più idiota, se l'auto ha perduto tre ruote per strada, imputare il danno alla pioggia, che ha sciolto i semiassi in ferro.
I politici e i banchieri non producono occupazione salari e profitti ma solo tassi e tasse. Sono chiamati al pari dei Manager a gestire l'esistente già pensato e realizzato nei decenni precedenti da altri, bene o male.
Altri soggetti esterni alla politica hanno formato e qualificato la forza lavoro che poi rende produttivo o fallimentare popolo e Stato, con qualunque governo.
Immaginate un artigiano che si è aggiudicato un appalto ma deve eseguire i lavori con manodopera formata da altri di cui non conosce né la capacità né l'onestà ed è obbligato ad assumerla in blocco a costi salariali scarsamente competitivi o proibitivi. Ed è condannato a fallimento certo.
Quindi la politica si trova quasi in veste di manager a governare un popolo che altri hanno formato è reso produttivo o fallimentare. Ed è improbabile che solo legiferando, e regolarmente sotto ricatto sindacale e finanziario, possa colmare la lacuna culturale che ha reso un popolo parassita o ladro e cronicamente incapace di produrre in maniera autonoma senza bisogno di attingere denari dal circuito finanziario strozzino per natura, o dalla politica corrotta sotto forma di finanziamenti a fondo perduto o tagli di imposta.
La filiera dell'occupazione e del PIL non è pienamente governata dalla politica. Più che condizionare il mercato la politica ne esce condizionata e persino malconcia.
Quindi, imputare esclusivamente a Salvini, Di Maio e Conte (o qualunque altro inquilino di Palazzo Chigi che non sia personalmente il padreterno) il fallimento occupazionale e produttivo italiano è decisamente autolesionista per popolo e Stato.
Correggere solo la politica è come voler consolidare un immobile lesionato con una passata di pittura. In Italia ci sono errori culturali pluridecennali e persino secolari da correggere. Irresponsabilità ed egoismi burocratici, sindacali e professionali, e basta correggere quelli per costringere politica e Finanza ad abbandonare la via viziosa per la virtuosa. Altrimenti ci prendiamo per i fondelli da soli aspettando il default o peggio la guerra civile.

lunedì 14 gennaio 2019

Salario e TFR dipendenti dalla qualità della prestazione


Se un popolo chiede ad un tecnico di risanargli lo Stato, come abbiamo fatto noi italiani col prof. Monti (ma anche Fornero e mille altri luminari della scienza in 7 decenni) è giusto retribuirlo in base ai risultati da lui normalmente ottenuti producendo ricchezza per sé, ma andrebbe aggiunto o detratto un TFR, un compenso o risarcimento posticipato e proporzionale a ciò che la sua prestazione positiva o negativa produrrà concretamente, con la crescita o contrazione dei posti di lavoro, del potere d'acquisto dei salari e del PIL 

Perchè se è un genio nel fare profitti per sé o per pochi e fallimenti per tutti, va pagato da passacarte non da statista capace di farsi carico delle sorti di un popolo.
In Italia abbiamo il pessimo vizio di riempire le istituzioni di presunti ''cervelloni'', di remunerli in base a ciò che hanno fatto per se stessi, senza il minimo obbligo di dimostrare che sanno garantire alla collettività qualcosa di alternativo allo sfascio, al debito pubblico in lievitazione e al rischio di guerra civile.
Fingiamo di investire sulla meritocrazia liberale, strapagando da presidenti degli Stati Uniti, persino i lavacessi del Parlamento, ma non andiamo oltre l'irresponsabile egualitarismo comunista sfasciatutto e ammazza capre e cavoli.

sabato 12 gennaio 2019

Burocrati e professionisti: coltivatori diretti di poveri


Al mondo c'è un solo problema che non è dovuto alla presunzione di qualche scienziato matto, alla rapacità di qualche strozzino o al delirio di onnipotenza di qualche statista. Miliardi di soggetti falsamente qualificati si sono impegnati nella sua soluzione dalle caverne ad oggi ma il risultato è a dir poco tragico.
Tutti e 7 miliardi di umani giochiamo a trovare i colpevoli per questo o quel problema, ma per la povertà a questo mondo ci sono solo falsi imputati nel mondo della finanza e della politica. 
Dio ci ha creati così diversi che non può esistere una filosofia o politica capace di governare tutti con giustizia sociale.
Ha provveduto a creare lo stupido e l'intelligente, ma anche il ricco e il povero facendo nascere gli individui in un habitat ricco o in uno poverissimo.
I ricchi con la solidarietà e gli statisti con le leggi ci provano inutilmente da millenni a sanare il problema povertà, che i più sono indotti ad imputarlo acriticamente alla Finanza strozzina e al governo ladro.
Mi spiace contraddirli e contraddirmi, posto che anche io ho pensato così per decenni. Invece anchieri e politici non c'entrano una mazza con la povertà.
La possibilità che un povero subisca un danno entrando direttamente in rapporto con un banchiere o con uno statista è a dir poco remota. Quindi la povertà è imputabile direttamente agli arrampicatori sociali della classe media, che nel tentativo di fuggire dalla povertà e abbracciare la ricchezza, sono disponibili persino a far prostituire le loro madri, le loro sorelle o le loro mogli.
Ovviamente la scelta della classe media di arricchire impoverendo gli ultimi è a dir poco demenziale perché non la protegge dalla rapacità della Finanza e dalla stupidità dei governanti.
Non succede tutti i giorni dell'anno che la classe media venga penalizzata dai potenti della Finanza o del fisco, ma quando i sistemi sociali entrano in crisi per la crescita patologica di poveri, non è da questi che il banchiere o il politico tenta di attingere risorse. Semmai il povero gli costa qualcosa per tenerlo in vita e non gli rende proprio niente.
Quindi chi è all'apice del potere rivolge le sue interessate attenzioni alla grossa, grassa e cieca classe media che abusa stupidamente degli ultimi per sottrarsi a l'abbraccio della povertà e accumulare ricchezza.
Sfruttando titoli di studio spesso comprati e leggi favorevoli estorte alla politica, la classe media è sempre lanciata ad accumulare potere e denaro a spese degli ultimi, salvo poi vederseli scippare da Banchieri ed esattori ogni volta che il sistema sociale entra pericolosamente in recessione o rischia letteralmente il default.
Quindi governi ladri e strozzini assortiti con la povertà non c'entrano una mazza. Di quella devono vergognarsi in esclusiva burocrati, professionisti, giornalisti e Giudici.
Perciò ora che Banchieri e politici in difficoltà rivolgono a loro la massima attenzione tributaria, tagliando pensioni o retribuzioni, ci risparmino i pianti di coccodrillo perché in ogni angolo del pianeta i poveri sono dovuti alla miopia o alla cecità della classe media.
E chi è colpa del suo mal ora pianga se stesso.

mercoledì 9 gennaio 2019

Dalla monarchia alla democrazia


Per evitare che un giorno arrivi il postino a notificargli la pena di morte, i regnanti moderni hanno cambiato residenza e si fanno chiamare sudditi. 
Hanno riempito la reggia del potere, di giullari del re; e loro, i regnanti veri della cultura del sindacato della burocrazia delle professioni della Stampa de l'imprenditoria e della Finanza si sono resi irreperibili mischiandosi alla massa dei veri sudditi cornuti e mazziati.
Si sono sparpagliati in mezzo al Popolo somaro, in modo che il postino che si recasse alla Reggia per notificare la condanna alla ghigliottina agli attuali Luigi XVI, (ai veri sovrani) troverebbe solo burattini del re, regnanti finti, come dire, paraculi palesi dei veri regnanti occulti.
Tutto ciò ha reso la rivoluzione, a risanamento della democrazia, una tragica sceneggiata. 
Mentre i poveri sudditi indifesi e indifendibili continuano a rimetterci la testa nelle mille ghigliottine istituzionali, i regnanti veri, accumulatori indefessi di potere e denaro, fuori dalle stanze dei bottoni se la ridono come l'idiota che crede di fare un lavoro a regola d'arte segando il ramo su cui siede.

venerdì 4 gennaio 2019

La DITTOCRAZIA è la mala Democrazia


I grandi filosofi del passato da Platone a Rousseau, hanno tentato di inventare la democrazia, ma ne è venuta fuori la DITTOCRAZIA, un ermafrodita giuridico a mezza strada tra democrazia e dittatura.
Si saranno detti; nella storia dell'umanità i popoli non hanno mai gradito di essere governati. Allora lasciamoli governare da soli, così l'opposizione o la rivoluzione potranno farla solo a se stessi, (come dire finta) non avendo tiranni o regnanti da accoppare.
I soggetti che avranno l'incarico di smanettare nella stanza dei bottoni sì troveranno a gestire un potere talmente frazionato e annacquato da non essere in grado di cavare un ragno dal buco.
Ma peggio, la soluzione dei problemi diventerà impossibile perché qualunque opposizione al malgoverno o rivoluzione non potrà certo cambiare i governanti che sono i cittadini sovrani, ma i loro incaricati a governare, come dire, i governati, i giullari del re.
In altre parole le vere dittature non sono quelle dove c'è un regnante o un tiranno che si lascia ghigliottinare, ma le democrazie dove al governo ci finiscono i governati, cioè gli esecutori di ordini dei governanti sociali, sindacali, corporativi, finanziari, burocratici, giudiziali e chi più ne ha più ne metta.
Quindi il popolo Democratico può solo governarsi bene, perché se si oppone al suo mal governo ne paga il conto a piè di lista.
In Francia i gilet gialli stanno facendo la rivoluzione contro il finto re Macron, che è il loro governato. Perciò la montagna di danni che stanno facendo non è a carico del povero governato macron, ma del Popolo francese che si è auto governato male, e sta aggiungendo danno a danno opponendosi al proprio malgoverno, come se avesse per il proprio salvataggio un Re Luigi XVI e consorte da ghigliottinare.