domenica 10 maggio 2020

È stato incostituzionale sostituire la lira con l'euro?


L'atto costitutivo dello Stato italiano ha impegnato dal 1948 al 1981 (anno della privatizzazione della banca d'Italia) la classe politica a garantire dignità e diritti a tutti i cittadini,  attingendo risorse finanziarie per via tributaria, e integrandole emettendo moneta ove fossero insufficienti.
Ordinando alla Banca Centrale (cioè la banca d'Italia finché restò pubblica) di stampare denaro per integrare il gettito tributario necessario ad alleviare la povertà a 10-15 milioni di cittadini poveri, senza abbandonarli come nell'ultimo ventennio, mettendo a rischio persino la classe media.
Fermo restando questo obbligo costituzionale immutato dal 1948, i politici italiani non avrebbero potuto disfarsi, (senza violare anzi "violentare" la Costituzione), della Banca Centrale pubblica (Banca d'Italia) privatizzandola, delle imprese pubbliche super produttive regalandole per quattro soldi e della lira italiana buttandola e tirando lo sciacquone. 
E tutto questo è stato realizzato in Italia nel silenzio assordante della classe intellettuale allagata di filosofi ed economisti, professionisti e giornalisti, costituzionalisti e magistrati.
La classe politica italiana avrebbe potuto portarci nell'Unione Europea, ma non per farci sfruttare e riduci alla fame, accettando l'euro, rinunciando alla Lira e cedendo la nostra sovranità alla BCE, non si sa bene se gratis o a pagamento. 
E se a pagamento, che fine ha fatto il malloppo, posto che gli italiani non hanno mai visto nè la riduzione delle tasse nè la riduzione del debito pubblico.
Cosa che gli inglesi si son guardati bene dal fare, tenendosi stretta la sterlina.
Se l'Italia è entrata volontariamente nella UE bene, ma se le è stato imposto di rinunciare alla Lira per poter entrare nell'Unione Europea, questo ente sovrannazionale è nato violando la nostra Costituzione in complicità con la nostra classe politica, liberissima di farlo, (se autorizzata dal popolo sovrano) ma conservando la lira, perché la giustizia sociale Italiana (e quindi la vita dei poveri) non debba mai dipendere da terzi, da altri popoli e da altri Stati e non sempre o non tutti amici.
O peggio, da un ente sovranazionale economico mai diventato pienamente politico (e quindi rimasto al suo interno sempre ferocemente concorrenziale con gli stati ricchi contro i poveri) tanto da condannare l'Italia alla colonizzazione, ormai schiavizzazione-finanziaria, allo spread schizoide e al rischio default, gli italiani alla rapina tributaria e i piccoli imprenditori onesti al fallimento o al suicidio. 
Persino quando l'intero pianeta è sotto attacco pandemico, il governo invita gli imprenditori ad andare in banca che hanno credito garantito e clienti Caritas raddoppiati in due mesi. Quanto basta per aprire voci e fallire domani.
Ma i finanziamenti a fondo perduto che prima del 1981 hanno fatto decollare l'economia e portato l'Italia a quarta nazione industrializzata del mondo, non più. Ora ci resta solo di staccare la spina a questa giostra di matti.
Un tale diceva: "se vuoi la pace prepara la guerra". Auguriamoci che non sia già scaduto il tempo per importare ed esportare pace vera e giustizia vera in Europa.

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