sabato 29 aprile 2023

- La scuola accresce il potere contrattuale di chi ...... ?


Quando un problema è già visibile ai più, è un falso problema; è l'effetto di un problema precedente risolto da cani.

Si teme che i robot possano sostituire l'uomo e creare un sacco di guai. Ma il vero nemico non è il robot, ma chi, senza badare a spese, mezzo secolo fa e passa, ha iniziato a formare ingegneri meccanici, elettronici ed informatici, sapendo bene che poi non avrebbero prodotto pizze, sturato lavandini, intonacato muri, riparato pneumatici, rifatto motori o riverniciato auto.

Si dice che trovare un idraulico è un terno al Lotto, o perché quella categoria di artigiani è poco numerosa, o perché, avendo molto lavoro, ha grande potere contrattuale.

Ma in Italia non se la passa male nemmeno il muratore, l'imbianchino, l'elettricista, il piastrellista, il falegname, il fabbro, il meccanico, il carrozziere, il gommista, e tutti quei lavoratori autonomi le cui prestazioni sono pensate dalla testa ma eseguite dalle mani a regola d'arte.

Invece sembra calato o letteralmente sparito il potere contrattuale di chi pensa con la testa ed esegue con la lingua, la penna, lo smartphone, il computer. L'Italia ha una carenza di lavoratori manuali a dir poco drammatica. 

Tutti i paesi con grande afflusso turistico sono pieni di cartelli cercasi cameriere, ma se tenti l'assunzione con una laurea in ingegneria o un master in astrofisica ti offrono uno stipendio elemosina per un lavoro da scaricatore di porto; perché chi ha un titolo di studio è inadatto per lavori manuali. 

Il mondo è pieno di gente capace di pensare da Dio, (ma finanziariamente dipendente), senza uno straccio di portafoglio adeguato a realizzare un miliardesimo di ciò che pensa.

Che è come produrre e vendere automobili a prezzi stracciati ma prive di ruote, in modo da invogliare l'acquirente a non perdete l'affare, ma poi condannandolo a farsi spennare da un gommista per rendere l'automobile funzionante.

Invece gli artigiani insegnano un mestiere e rendono i loro alunni tanto autonomi e ricchi di potere contrattuale che una volta, dopo aver insegnato il mestiere ad un apprendista, l'artigiano che non voleva perderlo, lo pregava di rimanere come dipendente ben pagato, e se bravissimo gli proponeva persino di rimanere come socio.

I professori insegnano, ma chi apprende da loro è abilitato a chiedere il reddito di cittadinanza non ad insegnare. Chiunque esca dalla scuola con un titolo di studio ha bisogno di correre a fare pratica altrimenti un lavoro produttivo di reddito se lo sogna.

E poiché la pratica di un pensatore costa molti denari, il sapere scolastico privo di autonomia finanziaria condanna tutti gli alunni del mondo a correre dai banchieri a farsi finanziare a strozzo, o dagli industriali a farsi sfruttare per un tozzo di pane, o muniti di bustarella dai politici per una introvabile assunzione pubblica.

Una volta gli stati erano un allagamento di soggetti ignoranti ma autonomi e autosufficienti, quindi protagonisti. Ora ci sono soltanto dipendenti che senza un padrone o un reddito di cittadinanza muoiono di fame. Non sono attori ma comparse di un sistema truffaldino culturale, politico e finanziario.

Invece, un secolo fa, i sistemi sociali poggiavano su sei pilastri indistruttibili: contadini, pastori, pescatori, boscaioli, artigiani e commercianti. E In ogni paese le "sacre" figure di riferimento di qualunque Stato erano il professore, il prete, il maresciallo. 

Un contadino benestante poteva avere in deposito generi alimentari per sfamare un intero paese. Non era da meno il pastore provvisto di latte formaggio e carne. Il pescatore di pesce e il boscaiolo di legna per cuocere il cibo, per affrontare i rigori dell'inverno, o per costruire porte o mobili. il commerciante andava in giro a comprare e vendere, e l'artigiano pronto a risolvere qualunque problema lavorando legno, ferro, rame, creta e ogni materia prima disponibile.

Poi in Italia, queste razze di ignoranti ma protagonisti geniali, tre quarti di secolo fa, con l'istruzione obbligatoria, incominciarono ad impoverirsi numericamente. Mentre la categoria degli istruiti si è arricchita di laureati e masterizzati senza portafoglio e perciò inadatti a passare dal pensiero all'azione, se non come pubblici dipendenti o come professionisti grazie ad un finanziamento bancario.

Ora il cibo dobbiamo importarlo perché non abbiamo più abbondanza di ignoranti protagonisti, ma un diluvio universale di laureati comparse, rassegnati a vendersi al miglior sfruttatore o strozzino, a vivere di sussidio pubblico o fuggire dall'Italia.

Non potendo rendere ai poveri i loro costosi servizi, sono condannati ad aspirare ad un lavoro pubblico ormai irraggiungibile come un miraggio, oppure curare gli interessi dei ricchi nell'unico modo conosciuto dalle origini dell'uomo: impoverendo i poveri.

E in Italia, dopo tre quarti di secolo lo stato delle cose è così chiaramente precario, che ci vuole poco per dimostrare senza ombra di dubbio che la cultura non produce evoluzione e civiltà sociale, ma barbarie, perché gli addetti ai lavori: gli intellettuali senza portafoglio, i produttori di idee geniali senza una lira, sono costretti a vendersi e persino a prostituirsi da sfruttatori di poveri conto terzi.

La cultura che avrebbe dovuto rendere più autonomi i cittadini, li ha resi tutti dipendenti dagli aiuti di Stato o dal "buoncuore" del cannibalismo industrial finanziario mondiale.

Insomma, un popolo che sceglie la via della cultura, condanna la classe media intellettuale a vivere favorendo l'arricchimento dei ricchi e la moltiplicazione patologica dei poveri. 

E alla lunga, quando i poveri sono già stati spremuti come limoni, la classe media intellettuale con scarso potere contrattuale ed eternamente affamata di risorse finanziarie finisce "spremuta" al posto dei poveri.

Lamberto Ferdinandi


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