lunedì 12 dicembre 2011

Se Monti scendesse a valle

Facciamo pure gli scongiuri del caso, ma se il super Premier Mario Monti dovesse avere difficoltà ad afferrare per capelli il PIL italiano prima che precipiti; un buon suggerimento potrebbe venirgli da chiunque è condannato a rovinarsi la giornata ogni volta che (a valle) deve entrare in un ufficio pubblico, o deve fare uso del servizio postale per pagare una bolletta, fare una raccomandata o incassare la pensione, perché la più semplice operazione postale comporta da una a tre ore di attesa: e sempre che non ci siano guasti ai computer o problemi con internet.
La gente ormai è così rassegnata ai servizi pubblici ad ostacoli che si attrezza di un giornale, di un libro, o di un computer per ammazzare il tempo in macchina e non essere tentato di ammazzare qualche umano disumano. Se potesse, si porterebbe a rimorchio davanti all'ufficio pubblico a cui è condannato a sprecare il suo tempo, il terreno da coltivare, la casa da costruire, l'impianto idraulico da riparare, il bagno da piastellare, ma deve solo allenarsi ad aspettare senza bestemmiare.
Il pagamento anche di soli 10 euro, comporta la perdita di tempo che è denaro pure per lo scemo del Paese. Provate a pensare quanto tempo costa il pagamento di venti milioni e passa di bollette di luce, altrettante di gas, telefono, spazzatura, e via elencando.
Un Paese come l’Italia che ha problemi di produttività, può giocare a tenersi 50 o 100 persone in attesa fissa, snervante e improduttiva davanti ad ogni ufficio postale, bancario, comunale, provinciale, regionale, tributario, giudiziario e via elencando e moltiplicando per gli 8000 e passa paesi italiani?
Alle condizioni in cui siamo ridotti, credo che qualche rimedio aggiuntivo si debba inventarlo, per non sprecare milioni di ore di lavoro, anche se le macchinette per prelevare il numero sono di grande aiuto perché ti consentono di allontanarti se vedi che ci sono cento o duecento utenti prima di te. Ma è sempre un azzardo che ti può costare caro.
Io credo, che migliorando il programma del computer che governa la distribuzione dei numeri, si potrebbe indicare il tempo presunto di attesa, (anche senza responsabilità di errore di previsione per gli uffici pubblici) in modo che gli utenti siano invogliati ad impiegare il tempo di attesa spostandosi in un altro ufficio, o facendo la spesa, o una consegna o un preventivo se si tratta di imprenditori.
Insomma, diciamola chiara chiara, questo modo barbaro di abusare del tempo della gente, ritenendolo intutile e improduttivo, non è affatto normale, perché spesso si tratta di dover aspettare all’esterno, in piedi, sotto l’acqua o sotto il sole, giovani e vecchi, signorine e madri con bambini al seguito, con carrozzine ingombranti, neonati che piangono perché vogliono mangiare o si innervosiscono a stare fermi e inscatolati come sardine in una mini sala d’attesa se fuori piove o è assolato, con tanti vecchi che aspettano di incassare la pensione, alcuni di salute cagionevole, bisognosi di una sedia vuota, incontinenti con vescica piena o prostata ingrossata.
E' vero, non siamo un popolo di lavoratori indefessi, siamo abbastanza sfaticati, sopportiamo i tempi morti con filosofica rassegnazione. Ma se fossimo veri lavoratori, un sistema di servizi pubblici così sprecone e distruttivo delle ore di lavoro altrui, temo che ci avrebbe comunque portato alla bancarotta.
A volte, quello dei dipendenti pubblici è più un atto di eroismo che un lavoro, per la quantità di utenti che si trovano a servire. Ma da utenti si sopravvive solo se beati o santi.
E prima o poi, il Premier Mario Monti farebbe bene a scendere a valle da semplice cittadino, per capire come mettere riparo a questo rapporto conflittuale enti-utenti, se l’intenzione di salvare l’Italia ce l’ha per davvero.

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