venerdì 14 giugno 2013

Grillo non si lavò le mani


Grillo non si lavò le mani
Fosse pure il peggiore criminale dell’Universo, noi italiani dovremmo a Beppe Grillo riconoscenza secolare per aver tentato di  liberarci dalla più devastante delle mistificazioni culturali, che ci induce a credere che in democrazia l'intera classe dirigente: dai professori, professionisti, giornalisti e fino ai giudici, debba aspettare che i politici  facciano politica o ci mandino in bancarotta.
Tutto falso. Grillo ci ha dimostrato che non serve salire o scendere in politica per fare politica. Lui coordina un quarto dei politici italiani senza essere politico e senza una tessera di partito; ma avendo capito, primo e unico in Italia, che la democrazia è il governo del popolo, non dei politici. 
E se un popolo con decine di milioni fra diplomati e laureati aspetta e spera nei professionisti della politica, come il contadino guarda in cielo sperando che le nuvole gli innaffino l’insalata, e pazienza se poi gliela grandinano, allora un popolo così, di politica democratica, non vive.
In democrazia i politici stanno alla politica, non più dei giornalai al giornalismo. Sono collettori non produttori di politica. Firmano o approvano migliaia di leggi, ma niente di ciò che fanno è opera di un solo politico. Ci vogliono interi eserciti di consulenti e di tecnici che realizzano prodotti finiti, ma collegialmente, perché la complessità della politica necessita di una cultura interdisciplinare di cui nessun singolo soggetto è autosufficiente.
Quindi i partiti e i politici sono semplici contenitori della politica che gli italiani hanno la bontà di riversargli. Come i giornalai aspettano il lavoro dei giornalisti trasformato in giornali da vendere.
Ecco perché a Grillo dovremmo fare un monumento da vivo, per aver liberato gli italiani dalla idea demenziale che si debba aspettare con pazienza che i professionisti della politica facciano politica, impiegando eserciti di tecnici e consulenti strapagati, e magari più ignoranti di loro.
La buona politica in democrazia sorge, non piove. E se un popolo di diplomati e laureati, di Beppe Grillo ne ha uno solo disposto a sporcarsi le mani gratis, a mettersi in gioco per la collettività, sia pure a sbagliare e a pagare, allora quel popolo non merita di fallire una volta, ma mille.
Tutti quegli intellettualoni che hanno sostenuto Grillo, pensando poi di usarlo, e ora lo criticano perché sta perdendo potere, sono l'Italia peggiore, sono l’invasione di locuste che ha raso al suolo popolo e Stato, usando la cultura (acquisita al 90% a spese della collettività che butta il sangue) solo per egoistici e miopi interessi individuali, e mai gratuitamente in funzione del bene comune.
Quella gente non merita di vivere in democrazia, perché mai spenderà i suoi soldi o la sua cultura a vantaggio di tutti; ma solo per  derubare o rovinare tutti a vantaggio proprio.
Perciò, grazie Beppe Grillo per aver liberato questo Paese dalla schifosa mistificazione che riconosce alla classe intellettuale il diritto e l'autorevolezza culturale e morale di criticare la qualità della politica altrui, senza mai sentire il dovere di dimostrare la propria, se non da tecnico o consulente strapagato ed esente da qualunque responsabilità.
Il tuo linguaggio necessariamente aggressivo fornisce ai tuoi avversari l'alibi per attaccarti, e induce non certo i migliori dell'M5S a mettersi contro di te, a farsi espellere o a lasciarti. Non preoccuparti, tu hai già vinto così. Hai dimostrato che la "casta" italiana, considerata inamovibile e strapotente da milioni di Pilato che ci mangiano a lavarsi le mani; per te che hai capacità e coraggio di sporcartele, ha la consistenza della ricotta fresca, ti basta indurre gli elettori italiani adulti e vaccinati a farsela in un sol boccone.
Io non ho l'abitudine di fidarmi delle parole altrui e non ho votato per il tuo movimento. Ma per quello che hai già fatto, mi sento il dovere di ringraziarti. Hai cambiato una grossa fetta dei politici romani. Ora però,  a cambiare politica devono pensarci loro.

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