lunedì 7 aprile 2014

L’uomo giusto al posto giusto


L’uomo giusto al posto giusto
Da quando ho sentito al telegiornale che hanno chiuso un bar per 7 euro di evasione fiscale, e sfrattato una famiglia per l'ammanco di 3 euro nel canone di locazione; una domanda continua a rimbalzarmi nel cervello con una risposta che non mi piace affatto.
Se l’uomo giusto al posto giusto può fare miracoli; perché l’Italia continua ad essere così carente di queste risorse di qualità, e a fare solo miracoli alla rovescia, con un popolo rassegnato al sud e secessionista al nord?
I nostri padri e nonni hanno versato fiumi di sangue per rifarci giusto il “posto” italico reso sbagliato dal nazifascismo. E noi figli e nipoti abbiamo impiegato ossessivamente 65 anni per farci, a colpi di diplomi, lauree e master, cittadini giusti per l’Italia giusta; ma ancora non azzecchiamo un italiano che valga un pelo di chi per secoli ha fatto del Belpaese il paradiso del mondo.
Ma quale accidenti di ingrediente è mancato alla nostra frittata culturale per nutrire i cittadini giusti per un Paese che giusto lo era già nel 1948? Manco uno: ne abbiamo da spreco. 
Io ho disprezzato cordialmente professori e giornalisti fino a settanta anni, considerandoli gli industriali di una fabbrica di idioti e farabutti, a pieno regime, ma ora temo di aver preso una cantonata. Di aver sofferto di miopia per settantanni senza accorgermi.
Il capolavoro di involuzione morale che interessa l’intero popolo italiano, salvo eccezioni, è imputabile solo alla politica, che in quanto democratica, mal si concilia con l’affermazione di leader responsabili.
E se tu ad un Einstein togli la responsabilità, ne fai a l’istante un cretino. E toglila a sei milioni di classe dirigente e ti ritrovi con sei milioni di individui culturalmente e giuridicamente impeccabili, ma moralmente sbagliati, indotti a comportarsi da idioti o criminali, rinnegando quella “diligenza del buon padre di famiglia”, (la "responsabilità”) che una volta era il faro morale e giuridico del popolo italiano.
Si cari italiani, chiudere un bar per 7 euro di evasione o gettare per strada una famiglia per l’ammanco nel canone di locazione di 3 euro per spese bancarie, sono enormità da scemo del Paese.
E pure questi fattacci ci arrivano quotidianamente a carrettate da funzionari, ispettori e giudici con un patrimonio culturale apprezzato ovunque nel mondo, ma da noi condannati a fare solo danni, per evitare di incorrere nel reato di omissione di atti di ufficio, (o qualcosa di peggio) opponendo resistenza morale alla legge che ti lascia libero si di pensare da intelligente, ma solo se ti affretti ad agire da idiota, chiudendo un bar e sfrattando una famiglia, per un ammanco stratosferico di 10 euro, in un Paese dove i lava cessi del Parlamento incassano stipendi da Presidente Obama. E su quello che rubano i politici meglio stendere un velo pietoso.
Aver attribuito alla burocrazia e giustizia italiana potere di vita o di morte nei confronti dei cittadini, ma averla privata di quel margine fisiologico di discrezionalità che le consenta di mettere "responsabilmente" riparo alle carenze o distorsioni della legge, ha reso idiota anche chi come individuo è nato genio.
Insomma, nel fu Belpaese, c’è libertà assoluta di furto: si può rubare impunemente privati e Stato; ma se un burocrate o giudice volesse tirar fuori tre euro per evitare lo sfratto a quella famiglia, deve andare prima dal legislatore a farsi fare la legge, o deve chiamare il Presidente del Consiglio come ha fatto Gerri Scotti volendo rinunziare alla pensione di Onorevole, o deve martellare per mesi l’opinione pubblica come ha fatto la squadra di Grillo, per riuscire a restituire allo Stato una parte dei compensi obbligatoriamente percepiti dagli Onorevoli M5S. Perché in Italia è severamente proibito rinunciare ad un diritto, rifiutando ciò che il Ministero delle Finanze dello Stato italiano alla bancarotta pretende di accreditarti.
Di tanto danno sono responsabili le industrie formative di cervelli, scuola e stampa, come io stupidamente pensavo prima; oppure, come penso ora è tutta colpa del legislatore, che avendo privato le classi dirigenti anche della minima discrezionalità di violare la legge quando questa collide ferocemente con la morale e con il buon senso, (come istigare gli imprenditori al suicidio per evasioni risibili, e persino, (roba da manicomio) per aver rifiutato dallo Stato l’IVA a credito) ne ha fatto una razza speciale di irresponsabili che hanno distrutto l’Italia, pur rimanendo singolarmente onesti e affidabili.
Qualcuno potrebbe obbiettare che dalla discrezionalità non si può distillare giustizia. Sacrosanto. Allora provi a distillarla dalla irresponsabilità di politici ladroni e burocrati e giudici seppelliti vivi sotto montagne di leggi, decreti e regolamenti, che li impediscono di tassarsi di dieci euro per risparmiare al barista la chiusura del bar e alla famiglia lo sfratto.
Prima o poi la vita ci obbliga a dimetterci dalla ricca e comoda carriera di struzzi e a ricostruirci quella faticosa (o come disse quel tale, "abominevole") di uomini, chiedendoci più spesso cosa noi possiamo dare allo Stato, come hanno fatto Scotti e Grillo e alcuni manager pubblici pronti al taglio dei loro compensi; e non cosa possiamo togliere o pretendere dallo Stato come la massa dei rapaci.
Quindi non basta una classe politica intelligente per rendere tale un popolo. Ma se scuola e stampa sono riuscite a formarlo a regola d’arte, (tanto è che i laureati italiani a l’estero sono super gettonati) un sistema legislativo idiota basta e avanza per deformarlo moralmente, scoraggiando e punendo il senso critico degli onesti e capaci, e premiando la stupidità e l’irresponsabilità. E a lavoro completato, col popolo che ruba lo Stato per difendersi dalla burocrazia rassegnata a rubare il popolo, per ingrassare la politica, solo il Padreterno può metterci riparo.

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