venerdì 1 aprile 2016

La democrazia, e chi l’ha vista?



La democrazia, e chi l’ha vista?

Nel 1947, i Padri Costituenti italiani, tentarono di fornirci la Repubblica Democratica con tanto di libretto di istruzioni accessibili pure allo scemo del villaggio, se mai in futuro, a qualche imbranato della classe dirigente fosse venuto il dubbio, che in alternativa, uno Stato di diritto si potesse fondare anche su altri valori e per finalità diverse dal lavoro onesto, quali disoccupazione, invalidità fasulle, furti pubblici e privati, ecc. ecc.
Ma nemmeno l’estrema semplificazione dell’Atto Costitutivo, stilato con queste inequivocabili parole: “La Repubblica democratica è fondata sul lavoro", è bastata a convincere la classe dirigente italiana che la divergenza di interessi fra imprese e lavoratori, è come la febbre, è un sintomo fisiologico da tenere sotto controllo, “da governare”, non è una malattia da debellare, uccidendo popolo e Stato.
Ma siccome la classe dirigente italiana per “intelligenza” non è mai stata seconda a nessuno, e anzi ha sempre esportato con successo i suoi lampi di genio; in sette decenni di sindacalismo è riuscita a portare sottozero la febbre dello sfruttamento criminale dei lavoratori italiani, sterminando gli imprenditori onesti e cancellando del lavoro giustamente retribuito pure le impronte digitali. Ma ad onor del vero, l'intero Occidente sembra afflitto dalla patologia dello "zerovirgola" in fatto di produttività politicamente e sindacalmente studiata, voluta e benedetta.
E siccome le nazioni povere non se la passano meglio, è costante la marea di lavoratori che corrono in giro per il mondo a caccia di lavoro dignitosamente retribuito, ma trovano solo negrieri capaci di scaricarli in mare o nel migliore dei casi in un ghetto per profughi disoccupati, posto che la malattia dello sfruttamento del lavoro, cioè di mettere a frutto le capacità del lavoratore a beneficio della impresa che incassa profitti, del lavoratore che incassa salari, e attraverso le tasse a vantaggio della intera collettività, è stata definitivamente debellata.
L’aver sconfitto il male endemico dello sfruttamento del lavoratore, antico quanto l’uomo, è un successo di cui i sindacalisti di entrambi i fronti, “capitale e lavoro” possono andare orgogliosi, insieme a politici, burocrati e giudici che hanno legalizzato e protetto le loro scelte ”geniali”, che nella migliore delle intenzioni avrebbero portato l’Occidente produttivo, progredito e civilizzato al massimo del suo splendore, ma lo hanno condannato alla distruzione totale.
Aver pensato di garantire lavoro ben retribuito, a prescindere dalla produttività, facendo impiccare gli imprenditori onesti e rendendo criminali e strozzini i disonesti  è roba che nemmeno Basaglia avrebbe osato contestare, posto che la Costituzione ha legittimato la maggioranza dei cittadini ad avere un lavoro (art 1) ad organizzarsi in partiti politici per autogovernarsi da Palazzo Chigi (art 49) e in quanto lavoratori, unirsi sindacalmente (art 39) per fingere di contestare e indirizzare le proprie scelte di governo sempre a danno degli imprenditori. 
Come dire che la Costituzione ha messo nelle mani della stessa classe sociale immutabilmente maggioritaria, i lavoratori dipendenti, (perciò unica e sola col diritto di governare) il diritto sindacale di scioperare e rivendicare sempre maggiori diritti, fingendo di opporsi alle proprie scelte di governo.
E così, al sabotaggio della democrazia ci hanno pensato gli stessi Padri Costituenti, istituendo la dittatura politico-sindacale che mette i lavoratori nella condizione di governare e di fingere di opporsi a se stessi in quanto immutabile classe di governo.  Ma quel che peggio, rendendo impotente la Corte Costituzionale, visto che i danni a questo Paese non scaturivano né scaturiscono dalla violazione, ma dal rigoroso rispetto del l’Atto Costitutivo.
Come si possa ora dopo sette decenni riportare in vita il malato e rendere fisiologica la febbre dello sfruttamento del lavoro, che è la finalità cardine di qualunque Stato di diritto, io non lo so.
Ma ho la certezza matematica che più crescono i lavoratori protetti sindacalmente e messi a carico di quei poveri disgraziati che vorrebbero produrre, più diventa proibitivo assumere, fare profitti e pagare salari e tasse, in un mondo dove la parola d’ordine ormai è gettatevi in mare che la nave affonda, visto che politici, burocrati, giudici, sindacalisti e banchieri sono pronti ad ammazzare persino le loro rispettive madri per non mollare la loro personale ciambella di potere e arricchimento a cui sono ancorati.
In un sistema così, sarà pure blasfemo paragonare la condizione del piccolo imprenditore onesto a quella di ebreo condannato allo sterminio. Ma se in Italia (patria del diritto) i piccoli imprenditori si tolgono la vita senza un lamento, senza aver mai chiesto aiuto ad un prete, un maresciallo o un giudice, magari non saremo proprio uno Stato nazista che ti uccide fisicamente, ma ti umilia e ti calpesta obbligandoti a rubare e affamare lavoratori, clienti, fornitori e la propria famiglia per pagare tasse impossibili.

E ora una domanda da miliardi di miliardi di dollari. Fino a quando i popoli sbranati da fame, guerre e malattie, lasceranno le classi dirigenti idiote italiane ed europee libere di spacciare come geniale salvataggio dei lavoratori, lo sterminio "legale" degli imprenditori onesti?

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