giovedì 28 novembre 2013

Legalità o giustizia?


Legalità o giustizia?
Uno si domanda, ma perché i popoli odiano i burocrati e i giudici che applicano le leggi, ma non i politici irresponsabili che le confezionano?
Per la stessa ragione per cui noi consideriamo rozzo l’infermiere che ci sforacchia il sedere con una iniezione dolorosa, (e magari quello ha due mani di velluto) ma non l’industria farmaceutica che ha confezionato l’intruglio assassino.
Come la medicina nelle fiale, anche le leggi non danneggiano nessuno nella Gazzetta Ufficiale. La dolorosa stupidità del legislatore inizia a produrre effetti devastanti solo quando gli "infermieri" della burocrazia e giustizia incominciano a sforacchiarci di penali e sentenze che mettono a dura prova la vita dei singoli e dei popoli.
Come le leggi che impediscono ai sindaci di spendere soldi anche quando li hanno già nel cassetto della scrivania, per pagare i fornitori che non pagati falliscono. O le leggi che impediscono ai cittadini di fare qualunque lavoro persino in casa propria, come imbiancare i muri con l’aiuto di un amico, senza incorrere nella violazione e nel rigore di una vagonata di leggi le cui penali non sono pagabili nemmeno vendendo la casa o regalandola al comune.
Questa è la vera causa della paralisi del sistema economico, del fallimento delle imprese e dell’esplosione di disoccupati e di poveri. In Italia è legale solo "giocare con le parole". Ma “fare”, fosse pure grattarsi il naso sigillati vivi in una cassa da morto insonorizzata e a porte chiuse, per non disturbare il legislatore, è criminale a prescindere. Ne sanno qualcosa gli imprenditori e i lavoratori italiani onesti.
Ora immaginatevi la montagna di lavori che andrebbero fatti sul territorio italiano perché i nubifragi, i terremoti e gli uragani non diventino assassini come in Sardegna; e le vagonate di leggi e codici che violeremmo noi cittadini e i sindaci se osassimo “fare“ anche gratuitamente nello Stato Italiano che si arroga il potere di autorizzare tutto ai delinquenti e vietare tutto ai galantuomini, e a tragedia consumata, intervenire poi con le casse da morto e i funerali di Stato.
Allora si capisce chiaramente che razza di caricatura di Stato di diritto è diventata l’Italia, se oltre ad avere a Roma un esercito di azzeccagarbugli con funzione paralizzante, abbiamo burocrati e giudici che adempiono alla funzione esecutiva e giudiziaria acriticamente come notai, applicando leggi che non consentono più ai cittadini nessuna forma di lavoro onesto che non implichi una chilometrica autorizzazione burocratica preventiva e un considerevole esborso di denaro prima che il lavoro in questione produca utili per lo stesso lavoratore e anche se produrrà perdite.
Quindi è urgente, per evitare che si scateni una guerra civile, che il legislatore centrale faccia autocritica, posto che le uniche due mansioni in cui "eccelle" sono le tasse e la tumulazione delle vittime della sua secolare abulimia legislativa schizoide, che ha indotto al crimine persino burocrati e giudici, rispettosi della legge.
E pure, quattro decenni fa, prima che i burocrati e i giudici italiani si rassegnassero ad applicare acriticamente leggi immorali e irrazionali; una coppia di carabinieri portò davanti al Pretore un ladro di frutta preso in fragranza di reato, e il giudice lo rimandò libero e incensurato quando sentì che aveva rubato perché i suoi figli non mangiavano da tre giorni.
Allora smettiamola con queste leggi romane che hanno scimunito e paralizzato totalmente le istituzioni periferiche e i cittadini onesti, nonché l’intero sistema economico e indebitato lo Stato a rischio default. Le leggi sono il massimo strumento per indurre civiltà nei popoli. Ma se il rispettarle induce barbarie; se nel rapporto enti-utenti la Carta dei Diritti dell’Uomo finisce insozzata quanto uno zerbino, e gli onesti istigati al suicidio, le leggi vanno buttate nel WC e tirato lo sciacquone, proprio come fece il Pretore (da buon padre di famiglia) che mandò assolto il ladro.
E’ più che ovvio che non si debba mai legittimare l’anarchia, consentendo ad ogni singolo cittadino di mettere in discussione le leggi, che invece vanno rispettate. Ma bisogna gridarlo forte e chiaro, che i giudici che applicano a danno dei cittadini, leggi che calate nel singolo caso concreto si dimostrano lesive persino della Carta dei Diritti dell’Uomo; più che da giudici, operano da irresponsabili custodi della "legalità irrazionale", omicida per il singolo, e suicida per la collettività.

Se quel Pretore avesse spedito il ladro in galera, nessuno avrebbe potuto contestargli la sentenza. Ma avrebbe agito da notaio custode della legalità, non certo da giudice paladino della giustizia, che se indipendente e autonomo dalla politica, è ben altra cosa.

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