domenica 18 gennaio 2015

Hegel e la "coscienza della libertà"


Hegel e la “coscienza della libertà”

Ad uno scettico improvvisato e dilettante quale credo di esserlo, il Mondo si mostra ricco di tifosi e credenti, ma povero di eretici, ricco di illusi, ma povero di disincantati. Tant'è che alla lunga ho dovuto chiedermi; ma per curare le epidemie di fede cieca, che da millenni garantiscono un’ottima conservazione della guerra fra continenti, stati, popoli, razze e singoli, serve davvero sganciare la bomba atomica sui tifosi, oppure basta bucargli il pallone, dissacrarli l’oggetto del culto, che sia materiale come il pallone, il mercato, la politica o spirituale come la scienza, la filosofia o la religione?
E ho capito che non ci sono soluzioni miracolose: il “tifo” è la regola; mentre il “disincanto socratico” era e resterà sempre merce rara persino nel mondo della filosofia che lo rincorre.
Insomma la politica ha una gigantesca patata bollente da cavare dal fuoco: deve evitare che un popolo diventi vittima di sé stesso per carenza di autostima, oppure si trasformi in carnefice, per eccesso di fede cieca: vedi nazismo.
Nell’Europa cattolica, dopo due guerre mondiali e il tracollo dei valori di tutte le razze, la spia del serbatoio de l’autostima dei popoli e dei singoli si direbbe rosso lampeggiante da decenni, e forse questa è la ragione per cui rischiamo di finire sopraffatti dal mondo musulmano che in fatto di fede non sembra avere dubbi: più che prendere lezioni, preferisce impartirle.
Insomma, se c’è un travaso di tifosi a senso unico, non ci vuole Einstein per capire che stanno fuggendo dalla squadra perdente per rifugiarsi nella vincente. E in Europa, l’emorragia di fedeli, anche se non è a livello di esodo biblico, è uno stillicidio vecchio di decenni, e ancora nessuno ha voglia di domandarsi cosa hanno di sbagliato la nostra cultura, la nostra religione o la politica, da indurre un numero crescente di giovani a fuggire dal lusso e libertà Occidentale, verso le difficoltà e restrizioni musulmane col rischio di doversi pure immolare per difenderle?
Per millenni i popoli hanno rincorso inutilmente il miraggio dell’arricchimento culturale e finanziario come massima espressione di progresso, civiltà e libertà. Ma ora che l’Occidente sembra averlo afferrato per la coda, persino gli stessi beneficiari fuggono schifati ad abbracciare le restrizioni, le difficoltà e la schiavitù. Fuggono forse dalla cultura e religione, o anche dalla politica e dal mercato? Ma forse questa è domanda da miliardi di dollari senza risposta.
L'unica cosa di cui abbiamo una discreta certezza, è ch'è tipico degli umani desiderare l'esatto opposto di ciò che hanno. Il ricco sogna il pane ammuffito addentato voracemente dal povero, mentre il povero ha l'incubo della bistecca alla fiorentina fumante e succosa buttata alle immondizie perché al ricco è venuta a nausea.
Hegel ha provato a spiegare perché non è semplice distillare civiltà dall’ingiustizia sociale, con queste illuminanti parole: “la storia del mondo non è altro che il progresso della coscienza della libertà”
E l’arricchimento facile, la libertà incondizionata, l'appropriazione indebita, la corruzione, la disinformazione, (vedi Italia) inducono"sonno della ragione", che è purissimo progresso della coscienza della libertà”, ma a ritroso.


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