lunedì 11 febbraio 2019

Le recessioni sono una calamità naturale o giovano a qualcuno?


Se il Ministro della Sanità fosse un pasticcere, la prima malattia che si affretterebbe a curare e magari pure a debellare sarebbe il diabete, avendo la sua categoria necessità di vendere prodotti dolciari. Ma anche se fosse un banchiere agirebbe da pasticcere: curerebbe l'arricchimento o l'autosufficienza economica altrui come una malattia.
Dovendo smerciare i suoi "dolciumi" finanziari, farebbe in modo di accrescere i bisogni, i bisognosi e persino i golosi di credito.
Quindi un popolo produttivo è per le banche un pessimo consumatore (proprio come un diabetico che i dolci al massimo li annusa).
Ecco perché, ad ogni periodo di sviluppo le banche private ci regalano con grande generosità un periodo di recessione per rifarsi dalle perdite dovute alla difficoltà di convertire i risparmi in finanziamenti a breve o mutui a lungo termine.
Insomma per uccidere economicamente e poi fisicamente un popolo basta privatizzare il sistema finanziario. Avendo le banche un interesse opposto a quello delle imprese e relativi dipendenti, ogni volta che il sistema economico produce profitti per le imprese e salari per i lavoratori, produce perdite per le banche e le induce a creare le condizioni di difficoltà per rendere gli imprenditori e di conseguenza anche i lavoratori bisognosi di credito.
A questo problema i popoli hanno una sola soluzione: riprendersi la sovranità monetaria, stampare moneta ed erogare credito onesto alle famiglie e alle imprese che non abbia la funzione di strozzare, impoverire il popolo e portare lo stato super indebitato al default.
Ci saranno anche delle buone ragioni che a me sfuggono per avere banche private e imprese private. 

Ma se la politica italiana ha sviluppato uno speciale talento per annegare le imprese (peggio se piccole e medie ) e salvare le banche, capire le buone ragioni della nostra politica finanziaria è da strizzacervelli.

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