mercoledì 3 agosto 2011

Sudditi, sovrani o sonnambuli?



Le democrazie e le dittature si alternano da svariati millenni come le guerre e le paci, i giorni e le notti, l’inverno e l’estate, le carestie e le abbondanze, la salute e la malattia, la vita e la morte; e ancora nessuno è in grado di impedire l’involuzione totalitaria della democrazia, informando i cittadini che la loro condizione giuridica è cambiata da sudditi a sovrani proprietari dello Stato, e che l’unico modo per salvarsi è salvare, con una forma intelligente di auto governo, capre e cavoli, popolo e Stato.
Perché a differenza di ciò che pensano i più, le dittature sono il giorno e le democrazie sono la notte dei popoli. In una dittatura è come vivere un interminabile giorno senza notte. La ferocia e il terrore dei tiranni tiene svegli gli individui e non li induce ad abbassare la guardia. Invece nella notte senza giorno della democrazia siamo tutti indotti ad appisolarci dal benessere, dalla libertà, dai diritti sindacali garantiti e dall’impunità.
Certo di non dover agire da suddito “contro il tiranno”, il cittadino sviluppa una mania ossessivo compulsiva “pro domo sua”. E tutelare a livello maniacale i propri interessi individuali a danno di altri o della collettività o dello Stato, soprattutto nel mondo economico e finanziario (dove la ferocia competitiva è ormai religione da mezzo secolo), è come continuare a pensare e agire “contro”, da suddito, e non da cittadino sovrano, finendo così per trasformare il “governo ladro” e lo Stato sfruttatore in tiranni veri.
Se i comportamenti del cittadino sovrano continuano ad essere quelli giusti e obbligati del suddito che ha nello Stato un nemico da combattere o da cui difendersi, allora la condizione di cittadino è solo una stupida finzione giuridica.
Nella interminabile notte democratica, ci addormentiamo sudditi ma non ci svegliamo sovrani, ahinoi rimaniamo sudditi sonnambuli che replicano da automi suicidi (contro sè stessi), ciò che giustamente pensavano e facevano da svegli e consapevoli nel giorno senza notte della dittatura (contro il tiranno).
Temo quindi che questa sia una delle ragioni che fanno pendolare da millenni l’Umanità dalla democrazia alla tirannia. L’incapacità cronica del mondo della cultura di interrompere in democrazia la formazione di sudditi che poi si muovono da sonnambuli  a caccia di tiranni inesistenti, finendo per rendere tali: politici, giudici, burocrati, sindacalisti, imprenditori e banchieri. Posto che lo Stato non è altro che il popolo che governa sé stesso e la dicotomia popolo-Stato è finta: lo Stato è il popolo con funzione e potere politico; e il popolo è una collettività di individui sovrani e liberi di governarsi su una porzione di territorio definita Stato. 
E a suo tempo Rousseau aveva profetizzato con queste parole inequivocabili la bancarotta dei cittadini sovrani: “Se ci fosse un popolo di dei si governerebbe democraticamente. Un governo così perfetto non è adatto agli uomini”.

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