lunedì 20 febbraio 2012

politici senza navigatore



Politici senza navigatore
Quando il Padreterno era ancora fresco di laurea, progettò un modello di cavallo a quattro zampe, che andava dove lo portava il padrone intelligente.
Oggi, grazie al progresso, sono i cavalli gommati con navigatore satellitare a cercarsi la strada, anche se l'autista è un imbranato come quel cavaliere romano, che un secolo fa, dovendo incontrare il nipote che arrivava dall'America al porto di Genova, partì sparato a Palermo; e quando capì di aver sbagliato direzione, il nipote era già ripartito.
Morale della favola: se sbagli via, svolti a destra o a sinistra e correggi l'errore; ma se corri nella direzione sbagliata, puoi salvarti solo invertendo la marcia.
Se un individuo o un popolo si trovano in mano l'esatto opposto di quello che cercavano, perdono tempo e soldi a cambiare strada; devono ripercorrere la stessa via ma in direzione opposta, stravolgendo le loro certezze illusorie: esattamente ciò che fece la Russia passando senza strepiti dal collettivismo al mercato.
In Italia, la laurea e le conquiste sindacali dovevano cambiare i connotati alla povertà, ma l'hanno cambiata ai laureati gettandoli nel "rogo della disoccupazione" come diceva Don Milani. Ai medici, ingegneri, avvocati ed economisti parcheggiati nei call center o ad affettare mortadelle in qualche supermercato quando tutto gli va a meraviglia e non entrano in quel tragico 31% di giovani disoccupati che il lavoro se lo sognano.
E il progresso del mercato globalizzato avrebbe dovuto cambiare i connotati pure alla ricchezza, trasformando anche i venditori di caldarroste in Paperon dei Paperoni. E cosa ne hanno avuto Europa e America del pseudo-progresso: sono fallite pure le banche dopo gli imprenditori. E speriamo che l'epidemia non coinvolga gli Stati.
Ora, come lo zio romano che corse a Palermo per abbracciare il nipote che sbarcava a Genova, dobbiamo girare tutti il quadrupede ormai sciancato e ripartire dalla parte opposta, perchè il nostro nipote progresso è già arrivato in Cina. E a Genova e Palermo è ri-sbarcato il regresso: quello di un popolo laureato, masterizzato e sindacalizzato, ma condannato alla tragica scelta pane o Olimpiadi.
Per salvare il salvabile, l'Italia va ripensata dall'asilo al posto tomba, altro che tenere duro sull'art. 18, o proteggere gli evasori ed elusori miliardari perchè non scappino dall'Italia. Qua c'è scappato il futuro.
Ciò che ingiustamente i padroni tolgono ai lavoratori, impoverisce i lavoratori; ma anche le rivendicazioni selvagge danneggiano i padroni, visto che sfilano da falliti in tribunale, o fuggono in massa dall'Italia, o corrompono, o evadono-eludono fiumi di miliardi per reggere ai maremoti di sprechi e ruberie pubbliche, recessioni, crolli di borsa e contagi di titoli tossici di tutte le razze.
Questa è l'Italia di oggi: un pugno di mosche quanto a sicurezza e giustizia sociale e una montagna di debiti che arriva alla luna. L'esatto contrario di quello che abbiamo cercato, correndo per sei decenni nella direzione sbagliata, su un cavallo politico col paraocchi, ma senza navigatore.

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