lunedì 13 febbraio 2012

Quanto mi costi, Massimo Sistema!

Quanto mi costi, Massimo Sistema!
Il mondo della cultura non ha mai tentato un serio confronto fra i due massimi sistemi legali disponibili (il terzo è ancora da inventare): quello comunista a tutela dei lavoratori e capitalista a tutela delle banche e imprese.
Nessuno si è mai chiesto se il comunismo che l’Occidente considerava "criminale" è morto di morte naturale o combattendo la guerra fredda contro il capitalismo ritenuto "legale", solo perchè più produttivo di ricchezza, ma nell'ingiustizia sociale legalizzata.
Il primo, sia pure con metodi criminali, si faceva carico della vita dell’intero popolo garantendo lavoro, cibo e salute a tutti; mentre il secondo (con finti metodi da Stato di diritto) salva i soggetti più produttivi o corruttivi, e gli altri è come li buttasse a mare, condannandoli, quando tutto va bene, alla precarietà o emigrazione, oppure alla delinquenza, alla droga, alla malattia o alla mafia.
Il comunismo partiva dal dovere di salvare tutti per salvare lo Stato sia pure con metodi feroci; mentre il capitalismo finto buonista parte dal dovere di lasciare tutti liberi di produrre nella competizione del mercato globale, (ma sfornando solo soggetti con la fissazione del posto fisso) e per fare cassa, finisce per scorticare vivi di tasse quei fessi dei piccoli imprenditori che si sono messi a produrre davvero nella legalità.
Ma così facendo il capitalismo nega l’innegabile esistenza di milioni di persone prive o carenti delle risorse culturali, intellettive, fisiche o economiche per competere e produrre ricchezza per sé e per lo Stato. E lasciandole senza un lavoro, un guadagno o un sussidio garantito è come se le offrisse da manovalanza a criminali e mafiosi. Visto che ai soggetti non ancora produttivi e senza posto fisso le banche non fanno più credito da decenni, o forse non lo hanno mai fatto.
E’ tutta qua la legalità dello Stato capitalista. E la violazione dei diritti umani resa illegale dalla Costituzione, viene legalizzata di fatto, con milioni di leggi, decreti e regolamenti, studiati per conservare troppo corta la coperta dei diritti, in modo da tenere sempre coperto il potere, gli amici del potere e scoperti gli altri.
Ma c’è una domanda che sorge spontanea a giudicare dalla marea crescente di padri di famiglia che a cinquanta anni e anche prima perdono il lavoro e non lo trovano più, o da quel 30% e passa di giovani disoccupati pur avendo titoli culturali in abbondanza.
Se la disoccupazione è la causa di tutti i problemi sociali, a cominciare dalla criminalità, dalla violenza diffusa e dalle patologie psicosomatiche di cui lo Stato poi si fa carico con costi di degenza ospedaliera che si aggirano dai 2.500 ai 5.000 euro al giorno nella regione Lazio, siamo sicuri che con quella montagna di denari (sprecata anche soltanto nella sanità senza parlare di giustizia e di galera intasata da svuotare tre volte l'anno), lo Stato non ce la farebbe a tenere occupati e retribuiti tutti gli italiani e pure gli immigrati e i turisti di passaggio?
L’assegno sociale che corrisponde ai pensionati al minimo è di 400 euro mensili. Quindi, in un giorno di degenza ospedaliera lo Stato sperpera l'equivalente di un anno di pensione sociale. Me lo spiegate voi perché per 64 anni questo capolavoro di Stato (e per fortuna che lo chiamano "di diritto") s'è rifiutato pervicacemente di accrescere la spesa sociale aiutando gli italiani in difficoltà, invece di ingrassare al limite dell’indecenza i privilegi, gli sprechi e le ruberie della burocrazia e della finanza?
E lo stesso discorso vale per la scuola. Una volta i veri professori erano gli artigiani, che in un colpo solo ti davano istruzione imprenditoriale e posto di lavoro (ma a 21 anni tutti si licenziavano per avviarsi la propria  impresa e assumere apprendisti). Lo Stato ha fatto in modo di estinguere quasi totalmente la razza degli artigiani, per garantire ai professori il monopolio della formazione e del miraggio del lavoro fisso, salvo poi consigliare ai laureati ormai rassegnati, di costituirsi da autonomi una s.r.l. al prezzo di 1 euro, anziché cercarsi un introvabile e monotono posto da dipendente.
Non lo è e non lo è stato per i professori che si sono fatti quaranta anni di noia di stipendio fisso (per formare milioni di laureati con la fissazione del miraggio cattedra) e poi sono passati alla noia della pensione fissa, di cui poverini andrebbero liberati perché hanno creato un modello di Stato che distrugge occupazione invece di crearla: serve solo da stipendificio per professori, dottori, burocrati vari, politici, giudici, derivati e affini.
Il capitalismo ha garantito al comunismo un alibi di ferro a giustificazione del suo fallimento: ha combattuto e ha perso la guerra fredda di mezzo secolo fra est e ovest. 
Ma il capitalismo occidentale che si sta afflosciando da sé come una ricotta annacquata, a quale nemico fantasma potrà imputare il suo default a 360 gradi, se non alle teste d’uovo della classe dirigente con dentro il pulcino abortito? Oppure è stato Bin Laden a fare lo sgambetto all’America per far cadere l'Europa?
Millenni di cultura sono serviti per mettere a punto un solo sistema capace di salvare il popolo senza distruggere lo Stato: il sistema comunista, ma poi usato con metodi criminali dice l’Occidente. Mentre lo Stato di diritto capitalista, ammazza un intero popolo di ingiustizia sociale e affoga lo Stato nei debiti illudendosi di salvare la burocrazia e le multinazionali del potere privato, culturale ed economico, tassando, spendendo, rubando.
E' tutto qua il miracolo della cultura occidentale e dello Stato truffa a norma di legge: salva i lupi del potere offrendogli in pasto un intero popolo di agnelli, a cui negare lavoro, sussidio, dignità o almeno una parvenza di giustizia.
Se non è servita molta fantasia per considerare criminale il comunismo russo che pure salvò popolo e Stato per 75 anni fronteggiando il nemico America (cosa non da poco); di fantasia ne servono vagoni per considerare legale il capitalismo e in primis quello italiano che ha indebitato lo Stato fino all’indecenza, (non si è fatto mai mancare dai 10 ai 15 milioni di poveri, e un 30% di giovani disoccupati) senza riuscire nemmeno a salvare la sua burocrazia, ormai straripante di precari e col rischio di doverli licenziare, come e più della Grecia.
Ma la differenza che più salta agli occhi, è che lo Stato comunista era un datore di lavoro vero: assumeva, produceva, spendeva. Lo Stato capitalista è solo caporale: assume lui, poi si dimentica di produrre ricchezza, e paga e sperpera e ruba con i soldi di pantalone.
Il comunismo usava mezzi criminali per fini legali: salvare popolo e Stato; il capitalismo ha trovato comoda la formula inversa, usa mezzi legali ma per fini criminali: salvare solo burocrati e banchieri. Ma finito l'alibi della guerra fredda, della Russia da combattere, l'Occidente rischia di disfarsi come una ricotta malfatta, perchè forma solo dipendenti, ma pretende che competano da imprenditori, per scorticarli vivi di tasse. Campa cavallo!!!









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