venerdì 10 febbraio 2012

Alla politica manca il viagra



Alla politica manca il viagra
E' impressionante il numero di italiani che fanno politica o la commentano da giornalisti. Ne avremmo d'avanzo persino per governare il mondo, ma non riusciamo a tenere in piedi nemmeno il comune di roccacannuccia perchè gli addetti ai lavori comunisti e liberali, eternamente in guerra, figliano problemi invece di soluzioni.
Sono come quella coppia di sposini freschi che si costruirono un divisorio di legno sul letto matrimoniale per evitare una gravidanza gemellare alla moglie che era magrolina e delicata e il marito un bestione. E ogni mese la signora faceva il test per controllare se era incinta. Finchè i parenti, dopo un anno di test negativi, capirono il problema e infilarono una cassetta porno nel videoregistratore per insegnarli che i figli si fanno in due, ma non a distanza di sicurezza.
Ed è allucinante vedere la politica italiana, ma direi Occidentale, come metafora dei due sposini che per evitare di figliare troppo, non figliarono mai. Siamo così malridotti, perchè chi si occupa del governo dei popoli non si pone il problema di cosa serve alla gente per vivere, ma di cosa serve allo Stato per non morire.
E dovendo servire un solo soggetto giuridico, le cui patologie sono rilevabili e misurabili fino all'ultimo centesimo di euro, ci vuole poco a decidere se va meglio la pietanza politica comunista o la liberale.
Se invece i politici si ponessero il problema di cosa serve al popolo per vivere economicamente lui e di riflesso lo Stato, si renderebbero conto che il solo comunismo o il solo liberismo sono terapie parziali e quindi eccellenti per uccidere popolo e Stato.
Sono talmente complesse le esigenze di un popolo, che solo usando tutta la farmacopea politica conosciuta e sconosciuta si può sperare di ingravidare e partorire soluzioni che non tappino un buco qua aprendone due da un'altra parte.
Qualunque miracolo formativo abbia fatto l'istruzione e continuato l'informazione, nel popolo c'è sempre una miscela di soggetti dipendenti allergici alla competizione (pure se le s.r.l. a costo zero gliele semini come volantini da un elicottero) e di soggetti autonomi che al lavoro dipendente (monotono dice Monti) preferirebbero il suicidio.
E quindi il solo governo liberale rischia di lasciare disoccupati i dipendenti, così come il governo comunista ne garantisce l'occupazione, ma portando gli autonomi alla bancarotta.
Insomma, fare politica è come preparare il pranzo in un asilo dove ci sono neonati che si accontentano di una porzione di latte e maestre che reclamano un piatto di lasagna e magari pure col bis.
Il solo comunismo andrebbe da dio se fossimo tutti dipendenti, ma ci vuole anche il liberismo vero per rendere gli imprenditori recettivi di manodopera, produttivi di profitti e contributivi di tasse.
Ecco perchè l'Italia non figlia soluzioni politiche nemmeno con una confezione industriale di viagra. Perchè la guerra fredda è finita fra Russia e America, ma non è ancora finita fra comunisti e liberali, e forse non finirà mai.
Il muro di cemento che separa i nostri coniugi della politica, è efficacissimo per evitare all'Italia il parto di soluzioni economiche gemellari (che lungi sia potrebbero essere buone per lavoratori e padroni), ma non evita affatto quello della moltiplicazione esponenziale dei problemi che spingono piano piano, senza fretta, popolo e Stato verso il default. 

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