venerdì 4 novembre 2011

Armi di distrazione di massa















Per riempire una casa di topi che figliano come cavallette, non servono primarie, elezioni o concorsi di bellezza: compri una forma di parmigiano reggiano, e prima di poggiarla, hai un milione di topi che ci sguazzano dentro.

In barba alle leggi sull'abusivismo edilizio e tassa Bucalossi, in quattro e quattrotto un esercito di topi si fionderà in quella casa per scavarsi una civile, anzi civilissima abitazione nel formaggio, con tutti i confort e sistemi di sicurezza del "caso", scusate, del formaggio.
E là metteranno radici bisnonni, nonni, genitori, figli, nipoti, parenti e compari, tutti rigorosamente clandestini, senza permesso di soggiorno o cambio di residenza e tutti alla faccia di quel fesso che ha pagato il formaggio.
Ma a differenza dei topi animali, gli umani non si insediano mica da clandestini nei parmigiani del ricco potere democratico. Là ci stanno sempre e solo a norma di legge, e non perchè una minoranza di cretini li ha legittimati, ma perchè la maggioranza degli "intelligenti" (si fa per dire) gli ha spalancato le stanze dei bottoni, li ha spostati di peso nelle istituzioni, scusate, nei depositi di formaggi.
E per tenere a bada gli affamati del popolo, si sono inventati due micidiali armi di distrazione di massa: la cultura, che distribuisce cattedre, redazioni e titoli utili quanto la carta igienica di seconda mano e la politica per ubriacarci di chiacchere: di progresso futuro e bancarotta imminente.
E tutto questo rigorosamente diviso in destra e sinistra, fascisti e comunisti, padani e terroni, federalisti e antifederalisti, per fingere di farsi la guerra, e intanto distrarre 50 milioni e passa di persone dal problema della mano pubblica che ti cala nella tasca dei pantaloni, ti ripulisce il portafogli, o ti lascia senza lavoro,  soldi, famiglia, casa, futuro. La Caritas quando tutto ti va a meraviglia.
Con il sistema comunista la gente si portava a casa una busta di pane duro e pure ammuffito, altro che parmigiano reggiano, e da quella robbaccia i topi si tenevano a distanza di sicurezza per non avvelenarsi. Quindi il comunismo non era altro che un programma di derattizzazione camuffato da cultura, politica, giustizia e collettivismo per tutti.
Invece il libero mercato produttivo di fiumi di miliardi, ha riempito gli Stati democratici di gustosi formaggi e attirato come esca milioni di roditori pubblici e privati in giacca e cravatta, attrezzati di armi di distrazione di massa, per impedire agli ingenui e agli onesti di accorgersi che la classe dirigente dei Paesi liberali, ormai non è più addetta come una volta alla conservazione, ma allo svuotamento economico, culturale e morale dello Stato: in altri termini, ne cura la liquidazione fallimentare per conto delle banche internazionali e mondiali. Così siamo passati dal primato della politica a quello della finanza.
E se di salvifico agli onesti non fosse rimasto che il furto o la canna del gas, tutta quella bella gente che attraverso lo sciopero comunica il proprio disagio socio-economico o la cieca indignazione andrebbe chiusa in manicomio.
Invece là dovrebbe starci chi pensa di salvare l'Italia accrescendo anno dopo anno la marea dei disoccupati, cassintegrati e falliti. E tenendo in vita il Paese a colpi di prestiti, mutui e cambiali, per scongiurare l'ordine di sfratto e continuare da famelici roditori a svuotarsi i parmigiani istituzionali fino alle bucce.
Il problema è tutto qua. Una forma di parmigiano si può sempre difenderla con un esercito di gatti. Ma quale protezione si può dare ad uno Stato liberale ricco, se i topi della burocrazia e della politica sono così famelici e numerosi che oltre ai formaggi istituzionali, si mangiano pure i gatti della magistratura se rifiutano la loro complicità?
Per ora a rischio c'è solo l'Occidente, ma con l'attuale ritmo di arricchimento, anche l'Oriente è sulla buona strada per diventare allevamento di topi; se gatti e topi diventeranno anche là compagni di merende a base di contribuenti onesti da  ridurre al suicidio e democrazie da condannare al default.

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