mercoledì 6 marzo 2019

La televisione ha il colesterolo alto?



La cultura è come il colesterolo, c'è quella buona e quella cattiva: l'istruzione è prevalentemente buona, è la sorgente di tutto ciò che di buono c'è nel mondo anche se il cattivo non si fa desiderare. Mentre l'informazione, dovendo garantire  il pluralismo, in un mondo dove gli intelligenti sono diventati razza a rischio estinzione come i panda, finisce suo malgrado per sconfinare nel casinismo.

Dovendo dare voce (come è giusto che sia) a tutte le classi sociali disagiate senza discriminazione, tutto il giornalismo televisivo, che poi è quello seguito dalla grande massa dei cittadini, finisce per diventare l'anagrafe delle catastrofi.
Un'accozzaglia di denunce di problemi, spesso gonfiati o falsificati per ignoranza, per sporca speculazione socio politico economico mediatica o per vendetta, e senza un solo esperto che sappia o voglia ipotizzare una soluzione ecologicamente ed economicamente compatibile.
Così facendo, l'informazione diventa un volano di pessimismo, disperazione, qualunquismo, menefreghismo, egoismo e dei peggiori istinti bestiali che covano in un sistema sociale dove le poche o rarissime idee intelligenti è inevitabile che finiscano sepolte vive sotto una montagna di parole e di analisi senza capo e senza coda, spesso finalizzate allo scandalismo o alla personale speculazione politica, mediatica o mafiosa del problema.
La qualità della classe dirigente italiana non è delle migliori. Ma se chi governa non può contare su una rappresentazione della realtà che aspiri almeno nei limiti del possibile ad essere vera; ignorando ciò che è chiamato a risanare, finirà per curare il sano e uccidere il malato.


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