venerdì 1 marzo 2019

Le nostre teste d'uovo non fanno uova?


Un secolo fa, per essere un problema sociale per scarsa intelligenza, uno doveva nascere proprio stupido di suo, perché anche a rassegnarsi ad un ruolo umile di contadino, pastore, manovale, scaricatore di porto, al massimo, "problema", si era solo per sé. Anzi, chi aveva la volontà di istruirsi, maturava le giuste capacità per essere in ogni contesto, "soluzione" per tutti.
Ma ora che grazie a l’istruzione l’Italia trasuda dottori e professori da tutti i pori, persino d’esportazione, con la valigia pronta prima della tesi di laurea: di “soluzioni” non v’è traccia. Per essere parte della soluzione in Italia, uno deve rimanere rigorosamente ignorante; perché rischia di diventare peggio di una pestilenza o carestia, se si mette a studiare come un matto e fa incetta di lauree e master per lavorare nel mondo della cultura, finanza o (peggio) politica, a sfasciare l’Italia e a macellare italiani onesti.
E pure, con un rozzo allevatore di polli a Palazzo Chigi, (fosse anche puzzolente e mal vestito) risolveremmo tutte le catastrofi “scientifiche” italiane. Da “buon imprenditore”, quello non sprecherebbe certo “il mangime” (leggi il PIL) come i nostri “prenditori intellettuali”, soprattutto quelli prestati dalla cultura alla politica a caro prezzo.
Metterebbe a dieta le galline sterili e a l’ingrasso quelle che “fanno le famose UOVA, (leggi Prodotto Interno Lordo).
Ma ahi noi, nel pollaio del potere pubblico Italiano, il problema produzione non si pone, perché là, le “uova fresche” arrivano gratis h24, posto che gli allevatori italiani (leggi gli imprenditori onesti) sono una razza speciale di “illusi”, che operano con due ben distinti portafogli: quello dei profitti che se lo lasciano scippare prima dalla cul-tura e poi dalla politica; e quello delle perdite, che se lo tengono stretto stretto perché gli scoppi in mano.
A queste condizioni opera la piccola imprenditoria italiana onesta; e sono così perfette per favorire la competitività e produttività del mercato italiano, che quanto a perdite, la Grecia ci fa un baffo.
Persino un venditore di bruscolini o di caldarroste deve ricordarsi ogni mattina che la politica lo ha classificato impresa individuale (per prenderlo per culo); perché lo ha preposto a pagare da padrone con i soldi suoi, ma ad incassare per conto dei ladri di Stato.
Di fatto, padrone unico un’accidente, ha cinque milioni e passa di soci occulti nella pubblica amministrazione, (fra politici e burocrati) tutti legittimati ad usare e rubare i suoi soldi senza limite di spesa, visto che alla fine dell’anno lo chiamano ad onorare a piè di lista
“i debiti italiani”, appiccati come incendi dagli onestissimi piromani pubblici, “e sono caxxi amari”.
E chi ancora avesse dubbi sul “civile” rapporto che intercorre fra la burocrazia (mano lesta di tutta la politica “ladra”) e l’imprenditoria italiana “onesta” e ripeto “onesta”, (dell’altra non mi occupo io); provi ad immaginare l’imprenditore italiano come un allevatore che si ammazza a selezionare le galline più produttive, ma a fine anno arriva l’esattore dei “soci pubblici auto imposti”, si carica uova e galline, e a l’allevatore lascia gli escrementi da smaltire a pagamento.
Insomma, gli intellettuali italiani hanno impiegato cinque millenni pieni, per declassare la grande Cultura Occidentale e sé stessi, da soluzione a problema, anzi a catastrofe, e con un risultato a dir poco “allucinante”.
E chi non fosse ancora convinto, che per stupidità l’intellighenzia Italiana non teme confronti a livello planetario, faccia un salto nel rissoso Parlamento, quando, (a mano armata di leggi, decreti e regolamenti) le teste d’uovo della in-cultura prestate alla politica, assaltano la diligenza Stato per svuotarla di soldi, riempirla di cambiali e impiccare gli illusi imprenditori italiani.

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