giovedì 26 gennaio 2012

Liberismo circense

Liberismo circense
Prima del comunismo, in qualche angolo sperduto del pianeta, ci sarà pure stato qualche popolo in cui i lavoratori erano più potenti dei padroni. Ma in linea di massima il lavoratore è sempre lo sfruttato e il padrone lo sfruttatore, anche quando con ricchi stipendi lo illude di essere importante ed insostituibile classe media.
In Italia, dopo due sanguinose guerre mondiali, è arrivata la democrazia e il liberismo. Ma il mondo della cultura ha continuato ad insaccarci il cervello di comunismo e fascismo, senza mai spiegare che in una democrazia, non solo quelle ideologie sarebbero finite annacquate, miscelate e contaminate, ma oltre a fallire loro, avrebbero indotto pericolose mutazioni anche nel liberismo, che poi nessuna politica e giustizia democratica avrebbe potuto governare.
Ecco perchè io, per tentare di rendere comprensibile il mio pensiero, (già maledettamente controcorrente di suo) parlo spesso di comunismo, ma inteso come potere politico dei lavoratori, che nelle democrazie (come quella italiana da almeno quattro decenni) sono una schiacciante maggioranza elettorale, contro una minoranza risibile di padroni che nessun partito rappresenta.
Voi mi direte che i lavoratori possono votare anche partiti di destra. Certo, ma ovunque votano sono maggioranza. E non chiederanno mai profitti per gli imprenditori: ma salari e diritti per sè.
E per l'uso poco comunista di quel potere, gestito da sindacalisti e politici miopi; i padroni hanno finito per dare risposte ancora più egoiste ed interessate di quelle proprie della loro specie chiamata ovunque nel mondo a competere o fallire.
Quindi in Italia abbiamo comunismo che non è comunista, altrimenti avremmo la piena occupazione, (invece abbiamo la piena disoccupazione). E sul versante economico, invece di avere liberismo produttivo abbiamo liberismo fallimentare che attenta alla vita dell'intero popolo.
Le grosse imprese italiane (banche e multinazionali) si sono tramutate in imprese circensi (senza offesa per quelle nobilissime propriamente dette). Non mettono radici in nessun posto, assumono lavoratori per spazzolarsi la ricchezza esistente, poi licenziano smontano il telone e passano avanti. E almeno ogni tre mesi scappano a portare soldi in Svizzera o altri paradisi fiscali, per sottrarli al fisco la cui mutazione genetica non è stata da meno.
Un secolo fa, quando un circo si fermava in un paese, i ragazzini correvano a raccogliere mangime per leoni: gatti e cani randagi da scambiare con biglietti d'ingresso gratis. E quando, oltre agli spettatori paganti, incominciava a scarseggiare la selvaggina a buon mercato per i leoni, smontavano la baracca e passavano avanti.
Niente di più e niente di meno delle "delocalizzazioni" delle multinazionali moderne, a caccia di lavoratori, (mangime per padroni) che siano a buon mercato come gatti e cani randagi da dare in pasto ai leoni del circo.
Così la politica si trova a governare sistemi sociali anomali, dove molti cercano lavoro nel posto in cui risiedono, ma pochi lo creano, se non per se stessi e la loro famiglia (quando la ricerca di un lavoro dipendente e diventata disperata). E sui grandi imprenditori, che di posti di lavoro ne creano a diecine di migliaia, non si può più fare affidamento, perchè sono imprese circensi di passaggio.
Si fermano per ramazzare profitti e poi anche rimanendo nello stesso posto per anni è come fossero partiti: perchè a razzo partono i loro profitti verso la Svizzera, chiudono bilanci in perdita, minacciano cassentegrazioni o licenziamenti tre volte l'anno e bussano a denari allo Stato prima che il fisco abbia il tempo di bussare ai loro profitti. 
Insomma creano quella "produttività drogata" e quindi finta di cui il ministro Passera ha parlato a Ballarò. I loro dipendenti sono dipendenti privati, ma visto che quel tipo di imprese, chiudendo in perdita, non pagano una lira di tasse, è come fossero pagati dalla collettività.
E la politica, (ormai comunista solo di nome), non avendo scampo  da decenni, cala la ghigliottina tributaria sui lavoratori e mini imprenditori onesti ignari delle mostruosità politico economiche finchè non vengono usati come gatti e cani randagi da offrire in pasto agli insaziabili leoni liberisti.
Quindi non esiste padreterno politico che possa sfamare un popolo di lavoratori che ha usato da stupido il suo potere sindacale e politico, legittimando i grossi padroni a sfruttare la collettività, a privatizzare illegalimente i profitti, e poi socializzare le perdite a norma di legge, minacciando licenziamenti e obbligando lo Stato a sganciare, esenzioni di imposte, finanziamenti a fondo perduto o appalti truccati per puntellare e scongiurare il crollo dei posti di lavoro.
La quantità di grosse imprese che si è allattata alle mammelle dell'Italia per 65 anni è spaventosa, ma quando hanno capito che avrebbero dovuto attaccarsi alla mammella avvelenata del debito pubblico per ripianarlo, hanno preferito la Cina o l'America di Obama, dove cani e gatti randagi, (leggi cercatori di salari) da dare in pasto ai leoni del liberismo criminale "legalizzato" ancora si sprecano.
Al punto in cui siamo ridotti, la casta dei politici e quella dei giudici non centrano un accidente nel governo dell'Italia, perchè il potere "REALE" che hanno sulle banche e multinazionali definirlo risibile è persino riduttivo. E' come se si fossero ridotti a pedalare una bicicletta senza pedali o manubrio. A nord come a sud hanno potere, anzi strapotere tirannico, ma solo sui gatti spelacchiati dei lavoratori dipendenti e mini imprenditori. 
L'idea che l'arretramento del sud sia da imputare al nord sfruttatore, l'hanno messa in circolazione i leoni famelici del liberismo, padroni di giornali e televisioni perchè la guerra fra poveri era utile a distogliere l'opinione pubblica dalle contorte manovre di banchieri e industriali mangiatori di gatti e cani randagi del nord, centro, sud e isole. Il nord si è salvato finchè ha avuto una maggiore concentrazione di banche e imprese allattate da mamma Italia, prima di entrare in menopausa.
Ora al nord le imprese circensi, in gran parte delocalizzate, lasciano i dipendenti con i mutui da pagare e lo stipendio da sognare, dopo averli arricchiti di "produttività drogata" per sei decenni. 
Per non perdere posti di lavoro, sindacalisti e politici hanno foraggiato migliaia di imprese nella padania di Bossi, costringendo il sud al destino ingrato di evasori o mafiosi. Utile al sud, come un cappio per impiccarsi.
Ora la nostra classe politica potrà mai sfamare 56 milioni di cittadini fissi, con 4 milioni di imprenditori e manager mordi e fuggi, perchè evasori, elusori, esportatori di capitali, corruttori, truffatori, inquinatori, bancarottieri e delocalizzatori a razzo?
Nell'Italia del sud, la risposta a questa domanda non serve più nemmeno allo scemo del paese. Ciò che invece ci sfugge, è se sia stato lo schiacciante potere numerico-politico dei lavoratori (maggioranza in qualunque schieramento di destra, centro e sinistra) a condizionare e fino rendere criminale il potere economico dei padroni, che dalle origini della specie umana stinchi di santo non lo sono mai stati, ma nemmeno così uniformemente criminali, da paralizzare persino la magistratura e infettare persino il Vaticano.
Insomma, se si accertasse che in Italia la politica dei lavoratori è vittima di sè stessa, perchè ha dato legittimità ad un sistema economico liberista capace di produrre profitti ma solo pagando salari di fame, (e cercava l'esatto contrario) potremmo affermare senza tema di essere smentiti, che quanto ad autolesionismo, nemmeno quel contadino che segò il ramo su cui sedeva era riuscito a fare meglio.

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