giovedì 12 gennaio 2012

Parole di ciarlatani e fatti di don Verzè.

Parole di ciarlatani e fatti di don Verzè


Che la libertà di parola, in democrazia, avrebbe messo non solo i pensatori, (cosa buona e giusta), ma anche un esercito sterminato di ciarlatani che si atteggiano ad intellettuali e giornalisti, in condizioni  di abusare con ferocia degli uomini di azione, in quanto risibile minoranza sociale e politica, era più che prevedibile.
Ed è proprio questo ch'è successo ovunque e in Italia in primis, dove la carenza di lavoro ha convogliato nelle redazioni e nelle istituzioni eserciti di ignoranti e di mezze calzette con la laurea che per provare a guadagnarsi una fetta di pane, non avevano altro che da accendere i riflettori in faccia ai poveracci impegnati a produrre fatti: cioè la quantità di PIL necessaria a mantenere gli operai che buttano il sangue e rischiano la vita e i ciarlatani che si credono importanti per aver letto, (senza capirci un tubo, se no non staremmo in queste pietose condizioni), i più che famosi Socrate, Platone e Aristotele e altri anche Pitagora.
Perchè se avessero capito qualcosa, (oltre alle tessere di partito da usare da arrampicatori sociali) saprebbero che un pensatore può criticare un pensatore, ma non ha titolo per analizzare e giudicare le azioni altrui, che non sono mai la fedele realizzazione del pensiero di un uomo, ma sono il frutto spesso contaminato o marcio delle sue buone intenzioni di uomo di azione, come il povero Don Verzè, che suo malgrado s'è trovato ad operare in un contesto socio-politico-economico-culturale, dove legalità e moralità son finite a "buone donne" dice una mia carissima amica.
E quindi, o entri in compromesso col mondo che ti circonda, con le leggi non sempre intelligenti che ti condizionano, con politici e burocrati sempre rapaci che ti aiutano a patto che poi ti possano sfruttare o distruggere, oppure rimani in pantofole a casa tua a coltivarti con diligenza la tua grandezza di pensatore, che se mai dovesse piantare un chiodo demolirebbe una parete per quanto è nullità come operatore.
Certo abbiamo le leggi e i giudici preposti a giudicare e assolvere o condannare chi sbaglia facendo, ma è solo per una convenzione sociale che gli abbiamo attribuito questo potere, non certo perchè hanno una superiore capacità di valutazione.
Quindi, l'idea di attribuire a Don Verzè il merito esclusivo per l'opera faraonica che ha realizzato in Italia e nel mondo, oltre che esagerato è stupido. Ma è a dir poco criminale addossargli al 100% le colpe della bancarotta ad una età prossima al secolo e dopo l'opera faraonica che ha realizzato.
Come poteva avere il controllo effettivo, anche del solo San Raffaele, dove c'è, (al pari di ogni altra istituzione italiana stipendificio) una concentrazione di interessi economici, di faccendieri, di magnamagna e ladroni di tutte le razze insinuati come pantegane in colletto bianco, nei gangli vitali del sistema Stato?
I ciarlatani devono smetterla di puntare i riflettori su chi fa. E' già duro che lo facciano i giudici, ma almeno quelli li abbiamo legittimati noi cittadini per avere uno Stato di diritto e sanno quali e quante difficoltà ci sono a giudicare e troppo spesso sono straziati da sensi di colpa spaventosi per aver sbagliato.
A pensare si pensa da soli e a parlare anche. Ma per fare, per realizzare qualcosa oggi, in uno Stato di diritto, sotto i riflettori di leggi e istituzioni, politici, giudici e burocrati, sindacalisti e giornalisti, bisogna essere ubriachi fradici di illusioni.
Bisogna aver staccato i piedi da terra per svariati chilometri, e abitare col cervello nella stratosfera per aver il coraggio "dell'intrapresa" come dice Berlusconi, che in sostanza significa accettare la responsabilità totale di un'opera ideata o voluta da te che sei un galantuomo, ma realizzata da migliaia o milioni di altre persone, che ti ruotano intorno come satelliti fingendo di servirti, ma se hanno la possibilità di speculare e danneggiarti in qualche maniera, non ti fanno certo uno squillo di telefono per avere la tua benedizione.
Io don Verzè non l'ho mai conosciuto, ma anche per ciò che scrivono i suoi detrattori sono convinto che ha miracolato Milano. Responsabilità legali ne avrà avute a vagonate, e non mi scandalizzerei se ne avesse anche da morto: siamo in Italia!!! Lo avranno usato da paravento, lo avranno rivoltato e rigirato ladri, corrotti e truffatori con la fedina penale immacolata, che in Italia c'è l'imbarazzo della scelta.
Ma attribuirgli responsabilità morali per aver insudiciato la sua immagine e la sua onorabilità, entrando in compromesso con altri poteri e potenti, condizione imprescindibile per realizzare quell'opera grandiosa e unica in un Paese che è tutto un cimitero di cattedrali nel deserto, sarà pure legale; ma per chi conosce la differenza fra il dire e il fare in Italia, vi posso garantire che è assolutamente, rigorosamente demenziale.

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