giovedì 19 gennaio 2012

A sud lo Stato è monco

    A sud lo Stato è monco


Un secolo fa i lettori di giornali erano rari, e quei pochi, facevano tanta invidia, da indurre qualche analfabeta a darsi un contegno da professore, col giornale sfogliato sottosopra.
Oggi gran parte della classe dirigente italiana scimmiotta gli analfabeti di ieri, capovolgendo la scala delle priorità politiche fino a ridurre i bisogni primarifamiglia, salutelavoro e reddito, (che nell'atto costitutivo dello Stato sono all'apice) in trascurabili bisogni secondari.
Ma finchè la scienza non avrà inventato i popoli pneumatici che si reggono in piedi con l’aria gratis dal benzinaio, e non col caro pane del fornaio, qualunque istituzione arrischi il diritto dei cittadini al lavoro e guadagno onesto, e quindi alla vita, potrà definirsi legale nella forma quanto le pare, ma rimarrà criminale nella sostanza, anzi genocida.
Visto che da mezzo secolo nell’Italia del sud abbiamo fiumi di disoccupati, padri e madri di famiglia che si tolgono la vita dopo aver ucciso i figli, e uno spreco di omicidi fra consanguinei, sempre per ovvie ragioni di disagio economico. Ma nemmeno il 30% e passa di giovani disoccupati scandalizza politici e giudici (alla faccia del Primo art. della Costituzione). E ad onor del vero, scandalizza ancora meno, professori, professionisti e giornalisti.
Voi avete visto per caso qualche procura incriminare il governo centrale e periferico nelle migliaia di casi di suicidio di disperati che non hanno lavoro o di omicidi suicidi quando sterminano intere famiglie con neonati e bambini per disperazione? Io mai.
Per la legalissima magistratura italiana, istigare al suicidio o al furto un padre di famiglia lasciandolo senza lavoro, casa o reddito, e con i lupi del fisco alle calcagna, (anche per una semplice contravvenzione non pagata); in uno Stato di diritto non è mica una notizia criminis per la quale sbattere in galera un esercito di politici centrali e periferici!!!! Anzi, è il caso di riconfermarli al potere per mezzo secolo come abbiamo fatto nella Prima Repubblica!!!
Quindi l’Italia è il paese della legalità finta, te la ritrovi pure nelle mutande; ma al nord c’è lo Stato che con una mano da e con l’altra prende; invece al sud, da 150 anni, bazzica il gemello monco, solo con la mano che razzia tributi e nega diritti.
Ma voi direte, e in queste condizioni come fanno le istituzioni del sud a conservarsi sulla faccia almeno una maschera di legalità?
Semplice: copiando dall’analfabeta col giornale sottosopra, si ritrovano la lotta all’evasione e lotta alla mafia, anteposte al dovere di garantire lavoro e reddito onesto, che così finiscono nel dimenticatoio nazionale, per chi non può sganciare mazzette o presentare tessere di partito.
E non è tutto. Come l'analfabeta muoveva le labbra fingendo di leggere, anche i nostri burocrati super alfabetizzati, “producono montagne di leggi e sporcano montagne di scartoffie fingendo di lottare” contro gli evasori di centesimi (già attrezzati di fune per impiccarsi), e capimafia già destituiti e pensionati, sapendo bene che sarebbe un genocidio togliere al sud il reddito sporco, da evasione, mafia e lavoro nero, prima di aver attrezzato lo Stato monco del sud almeno di una mano morta, per evitare lo scandalo di altri 150 anni di sud rapinato con la mano fiscale e spinto in pasto a negrieri, strozzini e mafiosi con la finta mano "legale".
Nel profondo sud, persino i vescovi e i cardinali che si trovassero a risolvere un tragico caso umano di disoccupazione di padri o madri di famiglia numerosa, (con i tempi biblici del collocamento pubblico truffa) sarebbero condannati a rivolgersi per un posto di lavoro ai referenti politici della mafia.
Non so a voi, ma a me questa fogna morale oltre che legale puzza di bancarotta democratica. Magistrati e politici (e con la benedizione di giornalisti e professionisti) hanno lasciato incancrenire così a lungo il problema lavoro onesto al sud e ora per ritardare la guerra civile, i politici si ritrovano a dover strappare dalle grinfie dei giudici che vorrebbero fare pulizia, i super evasori e i super mafiosi: unici produttori di ricchezza privata abbastanza criminale da resistere alla finta legalità pubblica, fatta al 99,99% di feroce rapina tributaria a danno dei piccoli e piccolissimi imprenditori, ridotti da decenni a ebrei da sterminare.
Chi ha contribuito alla finta legalità italiana, pagherà caro questo genocidio, per svariati decenni, perchè un popolo di lavoratori dipendenti (persino migliore) si può anche rimediarlo a valanga aprendo le frontiere. Ma uno di imprenditori onesti, capaci e competitivi che sia la spina dorsale economica del sistema sociale e del sistema Stato, devi buttare il sangue a formarlo alternando istruzione teorica e pratica fra professori veri e artigiani capaci.
E quando quel popolo produttivo te lo sei guadagnato, il problema non è come difendere lo Stato dagli imprenditori disonesti, ma come proteggere gli imprenditori onesti dalla burocrazia irresponsabile e ladrona, capace di convertirli in massa, a colpi di disservizi e tasse rapina, in imprenditori ladri, truffatori, evasori e mafiosi ingovernabili.
Questa fotografia dell'Italia osservata con gli occhi delle vittime e non dei carnefici, certo avrà l'effetto di un pugno nello stomaco per la classe dirigente italiana, fatta di molti irresponsabili e vigliacchi e di pochi, pochissimi eroi. Ma se nemmeno la brutalità di questa analisi riuscisse a rinsavirla, della menzogna mediatica camuffata da verità siamo già ubriachi da mezzo secolo.
La cultura idiota di questo Belpaese è servita a spostare il baricentro del potere dagli uomini ignoranti ma con gli attributi; ai vigliacchi col titolo, la professione e la tessera di partito, che sanno tutto ma non capiscono niente.
Lesti di mano per fottere come borseggiatori, lesti di piede per fuggire dalla nave che affonda prima dei topi, ma col cervello di bradipo, incapaci di gestire il potere se non da omicidi.

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