domenica 30 aprile 2023

Cosa hanno sbagliato i nostri nipotini di Karl Marx?


Se, ovunque nel mondo, dalle caverne ad oggi, l'unico problema che la politica non ha mai risolto, è salvare i poveri dai ricchi, che puntualmente si salvano da soli sfruttandoli e uccidendoli; secondo voi, nella politica italiana degli ultimi tre quarti di secolo, quale ingranaggio si è inceppato, visto che invece di estinguere la razza dei poveri, per "denatalità" si sta estinguendo l'intero Popolo?
Pensate che noi italiani si debba festeggiare il 25 aprile come giorno di liberazione dal nazifascismo o come inizio della lenta ma inesorabile sostituzione etnica del popolo italiano?
Per tre quarti di secolo è stato giusto e sacrosanto ricordare il 25 aprile come giorno di festa per i comunisti che ci hanno liberato dai fascisti. 
Ma ora che in Italia per merito dei comunisti, i fascisti sono tornati al governo, dobbiamo continuare a festeggiare o è più intelligente commemorare la morte del comunismo e "festeggiare" la resurrezione del Fascismo?
In Italia i comunisti sono stati così intelligentemente antifascisti da riportare al governo i loro acerrimi nemici, che senza scomporsi si sono ripresa l'Italia.
Cosa hanno sbagliato i nostri nipotini di Karl Marx radicati come gramigna in ogni istituzione italiana per tre quarti di secolo, a cominciare da scuola e stampa?
Senza una risposta razionale a questo rompicapo, qualunque soluzione futura, e di qualunque colore politico, sarà una toppa peggiore del buco.
Franco Luceri

sabato 29 aprile 2023

- La scuola accresce il potere contrattuale di chi ...... ?


Quando un problema è già visibile ai più, è un falso problema; è l'effetto di un problema precedente risolto da cani.

Si teme che i robot possano sostituire l'uomo e creare un sacco di guai. Ma il vero nemico non è il robot, ma chi, senza badare a spese, mezzo secolo fa e passa, ha iniziato a formare ingegneri meccanici, elettronici ed informatici, sapendo bene che poi non avrebbero prodotto pizze, sturato lavandini, intonacato muri, riparato pneumatici, rifatto motori o riverniciato auto.

Si dice che trovare un idraulico è un terno al Lotto, o perché quella categoria di artigiani è poco numerosa, o perché, avendo molto lavoro, ha grande potere contrattuale.

Ma in Italia non se la passa male nemmeno il muratore, l'imbianchino, l'elettricista, il piastrellista, il falegname, il fabbro, il meccanico, il carrozziere, il gommista, e tutti quei lavoratori autonomi le cui prestazioni sono pensate dalla testa ma eseguite dalle mani a regola d'arte.

Invece sembra calato o letteralmente sparito il potere contrattuale di chi pensa con la testa ed esegue con la lingua, la penna, lo smartphone, il computer. L'Italia ha una carenza di lavoratori manuali a dir poco drammatica. 

Tutti i paesi con grande afflusso turistico sono pieni di cartelli cercasi cameriere, ma se tenti l'assunzione con una laurea in ingegneria o un master in astrofisica ti offrono uno stipendio elemosina per un lavoro da scaricatore di porto; perché chi ha un titolo di studio è inadatto per lavori manuali. 

Il mondo è pieno di gente capace di pensare da Dio, (ma finanziariamente dipendente), senza uno straccio di portafoglio adeguato a realizzare un miliardesimo di ciò che pensa.

Che è come produrre e vendere automobili a prezzi stracciati ma prive di ruote, in modo da invogliare l'acquirente a non perdete l'affare, ma poi condannandolo a farsi spennare da un gommista per rendere l'automobile funzionante.

Invece gli artigiani insegnano un mestiere e rendono i loro alunni tanto autonomi e ricchi di potere contrattuale che una volta, dopo aver insegnato il mestiere ad un apprendista, l'artigiano che non voleva perderlo, lo pregava di rimanere come dipendente ben pagato, e se bravissimo gli proponeva persino di rimanere come socio.

I professori insegnano, ma chi apprende da loro è abilitato a chiedere il reddito di cittadinanza non ad insegnare. Chiunque esca dalla scuola con un titolo di studio ha bisogno di correre a fare pratica altrimenti un lavoro produttivo di reddito se lo sogna.

E poiché la pratica di un pensatore costa molti denari, il sapere scolastico privo di autonomia finanziaria condanna tutti gli alunni del mondo a correre dai banchieri a farsi finanziare a strozzo, o dagli industriali a farsi sfruttare per un tozzo di pane, o muniti di bustarella dai politici per una introvabile assunzione pubblica.

Una volta gli stati erano un allagamento di soggetti ignoranti ma autonomi e autosufficienti, quindi protagonisti. Ora ci sono soltanto dipendenti che senza un padrone o un reddito di cittadinanza muoiono di fame. Non sono attori ma comparse di un sistema truffaldino culturale, politico e finanziario.

Invece, un secolo fa, i sistemi sociali poggiavano su sei pilastri indistruttibili: contadini, pastori, pescatori, boscaioli, artigiani e commercianti. E In ogni paese le "sacre" figure di riferimento di qualunque Stato erano il professore, il prete, il maresciallo. 

Un contadino benestante poteva avere in deposito generi alimentari per sfamare un intero paese. Non era da meno il pastore provvisto di latte formaggio e carne. Il pescatore di pesce e il boscaiolo di legna per cuocere il cibo, per affrontare i rigori dell'inverno, o per costruire porte o mobili. il commerciante andava in giro a comprare e vendere, e l'artigiano pronto a risolvere qualunque problema lavorando legno, ferro, rame, creta e ogni materia prima disponibile.

Poi in Italia, queste razze di ignoranti ma protagonisti geniali, tre quarti di secolo fa, con l'istruzione obbligatoria, incominciarono ad impoverirsi numericamente. Mentre la categoria degli istruiti si è arricchita di laureati e masterizzati senza portafoglio e perciò inadatti a passare dal pensiero all'azione, se non come pubblici dipendenti o come professionisti grazie ad un finanziamento bancario.

Ora il cibo dobbiamo importarlo perché non abbiamo più abbondanza di ignoranti protagonisti, ma un diluvio universale di laureati comparse, rassegnati a vendersi al miglior sfruttatore o strozzino, a vivere di sussidio pubblico o fuggire dall'Italia.

Non potendo rendere ai poveri i loro costosi servizi, sono condannati ad aspirare ad un lavoro pubblico ormai irraggiungibile come un miraggio, oppure curare gli interessi dei ricchi nell'unico modo conosciuto dalle origini dell'uomo: impoverendo i poveri.

E in Italia, dopo tre quarti di secolo lo stato delle cose è così chiaramente precario, che ci vuole poco per dimostrare senza ombra di dubbio che la cultura non produce evoluzione e civiltà sociale, ma barbarie, perché gli addetti ai lavori: gli intellettuali senza portafoglio, i produttori di idee geniali senza una lira, sono costretti a vendersi e persino a prostituirsi da sfruttatori di poveri conto terzi.

La cultura che avrebbe dovuto rendere più autonomi i cittadini, li ha resi tutti dipendenti dagli aiuti di Stato o dal "buoncuore" del cannibalismo industrial finanziario mondiale.

Insomma, un popolo che sceglie la via della cultura, condanna la classe media intellettuale a vivere favorendo l'arricchimento dei ricchi e la moltiplicazione patologica dei poveri. 

E alla lunga, quando i poveri sono già stati spremuti come limoni, la classe media intellettuale con scarso potere contrattuale ed eternamente affamata di risorse finanziarie finisce "spremuta" al posto dei poveri.

Lamberto Ferdinandi


sabato 22 aprile 2023

L'involuzione culturale italiana: dagli analfabeti protagonisti, agli intellettuali comparse


Dio è venuto fra noi per mostrarci che il mondo possono cambiarlo solo i poveri, in quanto maggioranza democratica votante e protagonista. O non è in grado di "miracolarlo" nemmeno LUI che in croce c'è finito già per difendere i poveri dal cannibalismo dei ricchi.
Ma in Italia, il mondo della cultura è strenuamente impegnato in finalità filantropiche alla rovescia. 
I nostri intellettuali, stravolgendo la realtà, hanno sempre definito i ricchi paperoni del mercato e della finanza, come "poteri forti" che dettano legge, pur essendo nelle democrazie una insignificante minoranza politica.
E io come un autentico cretino per 36 anni ci ho creduto e scritto che gli invincibili e Intoccabili nemici dei poveri sono le multinazionali pigliatutto e la finanza strozzina a prescindere.
Invece, le poche decine di trilionari mondiali che passano per cannibali dell'umanità, in massa, non sarebbero abbastanza autonomi nemmeno per grattarsi il naso; se i "cervelloni" della cultura al loro servizio, non gli curassero l'appetito: gli affari sporchi, luridi e assassini, e la qualità e quantità delle proteine, rendendo giuridicamente sfruttabili: interi popoli (Vedi Italia) e interi continenti (Vedi Africa).
E al punto in cui sono ridotti i poveri del mondo, che oggi muoiono più per la concentrazione di ricchezza che ieri per la povertà diffusa, due domande sorgono spontanee:
1)  o gli umani poveri sono una razza speciale di "scemi del villaggio" decerebrati e resistenti a qualunque tentativo di insegnamento e perciò condannati a nascere e morire ignoranti, sfruttabili e poveri, persino dove la ricchezza straripa. (Ma poi qualcuno dovrebbe spiegarci perché senza scuole, prof. e lauree, il mondo era pieno di geni che per millenni ci hanno regalato capolavori immortali.)
2)  oppure "i sottuttoio della cultura", con le loro "notevoli" capacità formative, informative e amministrative, sono una razza speciale di benefattori (al migliore offerente) per "poveri" cannibali miliardari di buon appetito.
Da degni compagni di merende di banchieri e industriali, gli "intellettuali" formano e informano popoli con la "giusta cultura" per essere sudditi impotenti e inoffensivi della classe politica disonesta, nonché sfruttabili dal mondo economico e finanziario rapace e guerrafondaio.
Giusto per capirci, grazie all'istruzione obbligatoria, nelle aule scolastiche e a seguire, nelle redazioni, il mondo della cultura trasforma gli analfabeti protagonisti, in laureati comparse, che corrono felici a consegnarsi agli sfruttatori, scambiandoli per "salvatori".
Senza una maggioranza capace di autogovernarsi concretamente, le democrazie e le costituzioni più belle del mondo servono solo alle minoranze rapaci di saggi, ricchi e potenti, per gli affaracci loro.
Si riuscirebbe a cambiare la politica economica da assassina a salvifica, solo maturando i cervelli dei poveri e degli sfruttati che in democrazia sono la maggioranza votante e se bene istruita, protagonista.
Ma a questo mondo, i veri pedagogisti amici dei poveri e non servì dei ricchi, finiscono in croce peggio del Padreterno, perché ai cannibali dell'umanità servono solo popoli resi dormienti e inoffensivi, dal moderno "CULTURAME" spacciato per cultura.
Franco Luceri

domenica 9 aprile 2023

La politica che non produce in pace uccide e ruba in guerra

 
8 aprile 2022  
ripubblicato su pensalibero.it

È essenziale e vitale che nel mondo ci sia una certa quantità di problemi da dosare e custodire politicamente. 
Perché l'eccesso di pianificazione e garantismo rende i popoli stupidi e quindi irresponsabili; così come l'assenza totale di garanzie, aggiunta alla concorrenza selvaggia del liberismo globalizzato e alla quasi sistematica violazione dei diritti umani dei piccoli lavoratori autonomi, (vedi Italia), finisce per rendere i più onesti falliti o suicidi e i più disonesti rapaci e persino criminali.
Questa è la sola ragione per cui i sistemi comunisti, depurati a colpi di pianificazioni per spostare responsabilità dal singolo allo Stato, si sono spappolati come ricotte malfatte.
E la stessa fine stanno facendo i sistemi liberali, che al contrario  spostano problemi spaccacervello dallo stato inadempiente, parassita, rapace, corrotto e ladro al lavoratore autonomo, fino a rendere la vita impossibile persino a chi si rassegna a delinquere scaricando i danni da farraginosità legislative e inadempienze burocratiche, sullo Stato. (vedi Italia).
Ecco perché, salvo rarissime eccezioni, la politica tende a trasformare persino i geni in idioti o criminali. Chi ha coniato l'aforisma (piove governo ladro) ha centrato perfettamente il problema.
Si ritiene almeno da un secolo che i comunisti e i liberali siano liberi di perseguire finalità diverse e persino opposte. Niente di più falso. 
Chiunque governi deve lasciare ai lavoratori dipendenti la giusta quantità di problemi perché l'eccessivo garantismo non li renda irresponsabili; e anche ai lavoratori autonomi il giusto dosaggio, perché la libera concorrenza e l'assenza di garanzie anche per i più elementari diritti umani non li condanni all'evasione, al fallimento, alla corruzione, o peggio al crimine o al suicidio.
Ecco perché si dovrebbe avere paura e rispetto della politica, e aiutarla a non fallire nell'immane rompicapo di liberare i popoli dai problemi che sono risolvibili solo collettivamente, come salute e sicurezza. Lasciando alla discrezionalità dei singoli quelli che istruzione e informazione ha reso (prima e meglio) risolvibili individualmente.
Che sia di destra o sinistra avanti o dietro sopra o sotto, può dirsi BUONA POLITICA, anche nel più remoto angolo del pianeta, solo la giusta miscela di garantismo e liberismo.
Qualunque altra politica faccia della pace un uso anomalo, eccedendo in protezione o sfruttamento sociale, finisce per dover chiedere alla guerra e ai suoi imponderabili e incontrollabili effetti mostruosi, di risanare col sangue degli innocenti gli squilibri di giustizia sociale prodotti in pace.
Franco Luceri

giovedì 6 aprile 2023

Caro Andreotti, "logora" la mancanza di potere finanziario, non politico


Che riposi in pace. Ma l'Italia è ridotta in condizioni pietose, perché a cominciare da Andreotti, la nostra classe politica si è illusa e ancora si illude che "il potere logora chi non ce l'ha".

Invece il potere Democratico, subisce la fame e l'ingodizia dei popoli, e reagisce a l'imperizia e agli abusi di chi lo esercita: insomma, logora chi ce l'ha.
In Italia, i professionisti e i politici della prima Repubblica erano talmente potenti da realizzare il boom economico. Ma dopo il boom hanno realizzato il tracollo finanziario, perché di quel potere hanno abusato tanto da devastarlo.
Quando Andreotti era uno dei pilastri portanti della politica italiana, i politici governavano le banche. Ora le banche governano i governanti e sfruttano i governati a colpi di tassi e tasse.
Professionisti e politici non entrano più in banca dalla porta riservata ai padroni, ma col cappello in mano per svendere debito pubblico a saldi di fine stagione democratica.
Allora chiediamoci: perché il potere dei politici è evaporato fino a questo punto; perché ora i professionisti devono emigrare per non morire di fame in Italia? 
Negli anni 60-70-80 avevano il potere di governanti che danno ordini, ora hanno il dovere di governati a cui non resta che eseguirli.
Abbiamo avuto in Italia milioni di Andreotti che non hanno capito che il potere logora chi ce l'ha, se del potere, per colpa o dolo, fa un uso improprio o ne abusa o tollera o favorisce l'abuso da stupido o disonesto.
Se un imprenditore avvia una impresa con un prestito bancario, ed è capace di produrre profitti, il suo potere cresce. Ma se spende 10 e incassa 9, rimanendo a debito con la banca, il suo potere scivola dall'imprenditore col cervello al banchiere col portafoglio.
Ecco come è finito il potere degli intellettuali, professionisti e politici italiani e oltre. Hanno finanziato lo sviluppo con i soldi delle banche, ma poi lo sviluppo non ha prodotto tributi in misura sufficiente a coprire costi, truffe, ruberie e montagne di interessi passivi. E così, oltre a logorare il loro potere di rappresentanza, i nostri politici, facendo lievitare il debito pubblico, hanno impoverito e azzerato il potere sovrano degli italiani.
Se il potere logorasse davvero chi non ce l'ha, perché ha logorato la DC che al governo c'è rimasta per mezzo secolo, mentre al PCI ha fatto da cura ricostituente?
Perché il potere "politico" logora gli inquilini di Palazzo Chigi e non quelli che il popolo sovrano lascia fuori dalla porta.
In Italia e credo nel mondo il potere se lo sono palleggiato per decenni intellettuali e politici, poi lentamente è scivolato verso i banchieri che si fingevano generosi fornitori di ciambelle di salvataggio finanziario. 
Ma le ciambelle (bucate) avevano, hanno e avranno (vedi malloppo PNRR) la sola funzione di sfruttare e impoverire lavoratori e piccoli imprenditori e arricchire banchieri e multinazionali.
Ora agli intellettuali e ai politici è rimasto solo il cappello per le elemosine. Il potere, e non solo italiano, se lo palleggiano Banchieri e multinazionali del cibo, del farmaco e delle armi: insomma, i guerrafondai che fanno e disfano emergenze, catastrofi e guerre a piacimento.
Ai popoli impoveriti dalla pandemia, dalla guerra e dalla competizione selvaggia mondiale, è rimasto solo il ricordo della loro "sovranità" risucchiata dal buco nero della globalizzazione. 
Manco una tomba su cui piangerla, la buonanima della "sovranità politica" italiana e peggio americana, ormai mutata in "giudiziario-mediatica", con i democratici e i repubblicani, che arrestando Trump, si sono dichiarati guerra (civile).
Parafrasando una battuta di un film western potremmo dire: quando un politico col cervello incontra un banchiere col portafoglio, a finire "logorato", è il politico senza portafoglio.
Franco Luceri

domenica 2 aprile 2023

Fate il vostro gioco il banco vince il giocatore perde


"In una qualsiasi struttura (azienda o istituzione), tanto maggiori sono i costi quanto più grande diventa il potere di chi la finanzia.
Lo stato, un tempo, era dei politici (e, se c’erano elezioni democratiche con cui li si sceglieva, esisteva una qualche sovranità popolare). Aumentando i costi del welfare, il potere è passato ai grandi gruppi finanziari con cui lo stato si è indebitato." Pezzo estrapolato da:
Bino Nanni  22 febbraio 2016

La cultura e la politica occidentale ci fanno credere che infilare il denaro in una slot machine è un suicidio per qualunque individuo; mentre usarlo per avviare una impresa, e magari supportata da un generoso prestito bancario, è una mossa vincente per qualunque imprenditore o manager capace. Ma è falso. Prima o poi qualunque imprenditore onesto e condannato a fallire. 
Nessuna scienza economica è in grado di garantire continuità di profitto nemmeno ad un venditore di caldarroste o bruscolini.
Il mercato è una strada dissestata piena di salite discese e persino burroni (pensate all'enormità del danno incassato dalle imprese in qualunque angolo del pianeta prima a causa della pandemia ora della guerra).
Nessun umano è in grado di razionalizzare un'attività economica in modo che preventivo e consuntivo si equivalgano. E che una accettabile continuità di profitto consenta a qualunque imprenditore onesto di vivere dignitosamente e onorare puntualmente i suoi debiti. 
Profitti e perdite si sorpassano a vicenda come due auto sul circuito di Indianapolis. E se un'attività economica è finanziata da una banca, il banchiere e associato al profitto dell'imprenditore, ma è "dissociato" dalla perdita. 
E siccome le perdite dall'impresa non si possono sfrattare, alla lunga (per ogni perdita subita) il potere "emigra", si trasferisce silenziosamente dall'imprenditore ingenuo al banchiere scaltro, che si è garantito il monopolio del profitto e in qualunque istante ha il potere di chiedere all'imprenditore la restituzione del suo debito e spedirlo in bancarotta. 
Ecco perché si dice "il banco vince e il giocatore perde". Che si tratti di un gioco come la "slotmachine", o la foresta del mercato globale infestata da corrotti, ladri,  strozzini e guerrafondai non c'è differenza.
Le capacità competitive oneste non bastano per rendere vincente il popolo più istruito e democratico del mondo, se gli imprenditori sono così sprovveduti da appoggiarsi al sistema finanziario per tirare su un'impresa, dimenticando che i banchieri scaltri come volpi, incassano la loro parte di profitto ma si dissociano dalle perdite.
E posto che il mercato globale non è fatto solo di profitti, ma anche di perdite, in conseguenza di lunghe recessioni che mettono a dieta gli imprenditori e ingrassano i banchieri a cui va garantito il puntuale pagamento degli interessi e quindi continuità di profitto.
Perciò, non c'è differenza sostanziale tra il gioco d'azzardo truccato e il mercato globale infestato di provetti macellai finanziari, che dalle imprese si spolpano i profitti e agli imprenditori illusi lasciano l'osso: le perdite, la devastazione dei patrimoni e delle famiglie, il fallimento, il suicidio.
Franco Luceri