sabato 30 aprile 2022

Al mercato mondiale mancano le porte tagliafuoco.


Viviamo in un modello di civiltà che non è più a misura d'uomo. È come se l'intera comunità mondiale abitasse in un unico albergo senza "porte tagliafuoco". Alla prima scintilla, fosse pure nello sgabuzzino delle scope, si incendia anche l'angolo più sperduto del pianeta.
In Ucraina si spara, ma il rinculo economico-finanziario di quella guerra che sta sterminando un popolo, coinvolge tutti gli otto miliardi di umani, alcuni arricchendoli altri uccidendoli per guerra, terrorismo, colpo di stato, disordini, carestia, epidemia o fame.
Perché la globalizzazione ha reso tragicamente interdipendenti tutti gli stati del mondo. È sufficiente che il danno lo crei uno, e peggio dell'incendio si propaga centuplicato su tutta la comunità mondiale. 
Se un architetto progettasse alberghi senza muri interni e senza porte troverebbe lavoro solo come lavapiatti in qualche osteria malfamata. O in alternativa potrebbe pianificare politicamente il liberismo, dove le porte tagliafuoco (leggi i muri di Berlino) vengono abbattute apposta perché ogni scintilla locale si trasformi in un rogo economico-finanziario mondiale e magari in una guerra atomica.
I russi accendono un fiammifero in Ucraina e molti dei 200 stati del mondo, escalation dopo escalation,  devono prepararsi al rogo assassino della economia e della Finanza, al crollo della produzione e del commercio, dell'importazione e dell'esportazione, che mandano in fumo decenni di giustizia sociale, di diritti umani, di benessere e dignità per milioni o miliardi di persone.
Da svariati decenni, a colpi di scambi commerciali incestuosi si è prodotto un intreccio perverso di rapporti politico economici fra tutti i 200 stati del mondo, a prescindere se democratici o totalitari, anche fra popoli che si odiano e si preparano ad atti terroristici se non alla guerra.
Quindi pensare la globalizzazione senza "porte tagliafuoco" per circoscrivere i conflitti e i relativi danni ovunque nascano ed evitare che si propaghino e degenerino in guerra mondiale o collasso economico è una "geniale" bestialità politica a cui si dovrà mettere riparo con molta sollecitudine prima che sia tardi per tutti.
Franco Luceri

giovedì 21 aprile 2022

È il tritacarne della globalizzazione a generare conflitti.


Uno Stato può dirsi Democratico se ripudia la guerra come l'Italia, e se intrattiene rapporti culturali e commerciali solo con vere democrazie.
Ma se finanzia dittature e tiranni importando ed esportando da "stati canaglia", allora è "canaglia" anche lo stato democratico che fa credere ai cittadini di potersi auto governare e di godere di benessere, pace e libertà finché lo vogliono, ma di fatto li espone inermi al cannibalismo politico, economico e finanziario e alla minaccia atomica di qualche tiranno sanguinario del pianeta.
Che bontà sua, può trasformare in una manciata di secondi un paradiso come l'Ucraina in un Inferno dantesco dove i crimini contro l'umanità si sprecano sotto gli occhi dell'intera comunità mondiale.
Ben 200 stati che balbettano davanti allo scempio di un popolo e alle drammatiche ripercussioni economico-finanziarie globali, ma col terrore di scatenare la terza guerra mondiale se si osasse fermare quella mano assassina.
Quelli che stiamo raccogliendo ora sono i frutti marci della globalizzazione e del groviglio di scambi commerciali e finanziari puliti e sporchi che hanno reso interdipendenti e indissolubili democrazie e dittature.
Proprio come sta messa l'Italia con l'Ucraina e la Russia da cui dipende per una grande quantità di prodotti energetici e materie prime e verso cui esporta prodotti finiti.
Ora si trova a dover inviare armi a l'Ucraina per difendersi dalla Russia. Ma per il petrolio e il gas che importa, finanzia con un miliardo al giorno la Russia che sta sterminando l'Ucraina.
E dipanare una matassa così aggrovigliata è un'impresa tanto difficile che persino l'ONU ha impiegato 55 giorni prima di offrirsi da mediatore tra Putin e Zelensky.
Franco Luceri

sabato 16 aprile 2022

Armare o non armare l'Ucraina, questo era il problema.


Anche il soldato più sprovveduto conosce il significato della parola "escalation". Sa che l'aggressore o l'invasore si muove solo per vincere, anche quando non fa sfoggio della sua massima forza. 
C'è solo da stabilire se sì è in grado di affrontarlo con una forza sicuramente vincente o conviene alzare bandiera bianca. Posto che la "resistenza crescente" dell'invaso, induce l'invasore ad impiegare uomini e mezzi sempre più potenti e con un livello di "bestialità" crescente fino a sconfiggerlo.
Perciò armare il debole o l'aggredito (ma senza sostituirsi a lui quando si sa bene che non potrà reggere il confronto) non è un problema semplice come bere un bicchiere d'acqua.
Se armi l'invaso per combattere e vincere gli salvi la vita, altrimenti lo spedisci al massacro. Perché l'invasore darà fondo al suo arsenale bellico finché non vedrà l'avversario arreso o morto.
Europa e America armano da più di 50 giorni l'Ucraina, ma solo per allontanare la fine della guerra e allungare l'elenco delle devastazioni, delle vittime, degli sfollati e dei crimini contro l'umanità.
Perciò, armando gli ucraini, ma non abbastanza per scacciare l'invasore, l'occidente sta stimolando Putin ad una escalation devastante per gli ucraini e doppiamente pericolosa (economicamente e militarmente) per l'intera comunità mondiale.
In Ucraina la carneficina è giuridicamente imputabile a Putin. 
Ma la responsabilità morale è dell'Europa e dell'America che sfruttano l'eroico coraggio del popolo ucraino, poco, tardi o male armato, sapendo che non conviene a nessuno vincere la guerra militare contro Putin e la sua minacciata escalation atomica; ma contando di vincere sicuramente la guerra economica contro la Russia e la sua debole moneta a colpi di sanzioni.
Speriamo noi poveri europei di non dover pagare al feroce Putin, con la borsa e con la vita, i conti senza l'oste del geniale Biden.
Franco Luceri

venerdì 8 aprile 2022

La politica che non produce in pace, uccide e ruba in guerra.


È essenziale e vitale che nel mondo ci sia una certa quantità di problemi da dosare e custodire politicamente. 
Perché l'eccesso di pianificazione e garantismo rende i popoli stupidi e quindi irresponsabili; così come l'assenza totale di garanzie, aggiunta alla concorrenza selvaggia del liberismo globalizzato e alla quasi sistematica violazione dei diritti umani dei piccoli lavoratori autonomi, (vedi Italia), finisce per rendere i più onesti falliti o suicidi e i più disonesti rapaci e persino criminali.
Questa è la sola ragione per cui i sistemi comunisti, depurati a colpi di pianificazioni per spostare responsabilità dal singolo allo Stato, si sono spappolati come ricotte malfatte.
E la stessa fine stanno facendo i sistemi liberali, che al contrario  spostano problemi spaccacervello dallo stato inadempiente, parassita, rapace, corrotto e ladro al lavoratore autonomo, fino a rendere la vita impossibile persino a chi si rassegna a delinquere scaricando i danni da farraginosità legislative e inadempienze burocratiche, sullo Stato. (vedi Italia).
Ecco perché, salvo rarissime eccezioni, la politica tende a trasformare persino i geni in idioti o criminali. Chi ha coniato l'aforisma (piove governo ladro) ha centrato perfettamente il problema.
Si ritiene almeno da un secolo che i comunisti e i liberali siano liberi di perseguire finalità diverse e persino opposte. Niente di più falso. 
Chiunque governi deve lasciare ai lavoratori dipendenti la giusta quantità di problemi perché l'eccessivo garantismo non li renda irresponsabili; e anche ai lavoratori autonomi il giusto dosaggio, perché la libera concorrenza e l'assenza di garanzie anche per i più elementari diritti umani non li condanni all'evasione, al fallimento, alla corruzione, o peggio al crimine o al suicidio.
Ecco perché si dovrebbe avere paura e rispetto della politica, e aiutarla a non fallire nell'immane rompicapo di liberare i popoli dai problemi che sono risolvibili solo collettivamente, come salute e sicurezza. Lasciando alla discrezionalità dei singoli quelli che istruzione e informazione ha reso (prima e meglio) risolvibili individualmente.
Che sia di destra o sinistra avanti o dietro sopra o sotto, può dirsi BUONA POLITICA, anche nel più remoto angolo del pianeta, solo la giusta miscela di garantismo e liberismo.
Qualunque altra politica faccia della pace un uso anomalo, eccedendo in protezione o sfruttamento sociale, finisce per dover chiedere alla guerra e ai suoi imponderabili e incontrollabili effetti mostruosi, di risanare col sangue degli innocenti gli squilibri di giustizia sociale prodotti in pace.
Franco Luceri

martedì 5 aprile 2022

Gli stati si appoggiano alla guerra come fosse un bastone.


In qualunque Stato di diritto, se due soggetti fisici o giuridici confliggono, c'è l'istituzione della Giustizia che ha potere e dovere di dirimere le controversie, per impedire che un sistema sociale sì degradi a giungla selvaggia, col più forte libero di accoppare il più debole.
Se è così che funzionano gli Stati degni di questo nome, sapete dirmi perché i 200 stati del mondo non hanno ancora inventato una magistratura mondiale militarmente attrezzata per fermare la mano assassina di uno Stato che invade un altro, lo devasta e uccide a piacimento?
Io non lo so, ma infliggere sanzioni a chi si macchia di crimini contro l'umanità mi sembra un orrore di equità. Perciò permettetemi un'ipotesi. 
Non sarà che è troppo ghiotta la possibilità di contribuire alla guerra dei due stati in conflitto con forniture di soldati, armi e denaro, per poi partecipare al bottino della ricostruzione dello Stato soccombente ridotto in macerie, vedi Ucraina?
Tutta l'economia mondiale si regge sul principio che se non demolisci non ricostruisci, se non distruggi o non consumi non produci. 
E se ci fosse una super magistratura col potere di fermare subito e realmente le devastazioni e gli omicidi di due stati in guerra, fermerebbe una quantità gigantesca e incalcolabile di produzione e scambi di beni e servizi, di profitti finanziari e di interessi, anche quelli sporchi e luridi che non mancano mai.
E a naso, temo che i grossi lupi del mondo che speculano sulla borsa, sulla vita e persino sulle casse da morto, non sarebbero per niente d'accordo. E sulle forniture di armi convenzionali e persino atomiche stendiamo pure un velo pietoso.
Questa potrebbe essere la ragione per cui i 200 stati del mondo resi interdipendenti da un groviglio ormai inestricabile di scambi commerciali in tempo di pace, non hanno alcuna convenienza a disfarsi della barbarie della guerra, dandosi una super magistratura almeno competente a scongiurare il rischio per niente remoto di guerra atomica che terrorizza l'intera comunità mondiale.
Io ho fatto la mia rozza e strampalata ipotesi, mettendo carne al fuoco. Ora sta a voi, (se vi và), di girarla, smontarla, contestarla, correggerla, migliorarla.
Buon lavoro a chi ama la pace e odia la guerra.
Franco Luceri

sabato 2 aprile 2022

Contro gli invasori non basta il coraggio serve l'intelligenza.


L'umanità non riesce a liberarsi dalla barbarie della guerra, pur avendo raggiunto inimmaginabili livelli di sapere, avere e potere. E continua ad usare la pace per prepararsi e scatenare la guerra.
Crea, da millenni, tali e tante giustificazioni filosofiche, teologiche, finanziarie e politiche, da far apparire patologica la pace e fisiologica la guerra.
Bertolt Brecht diceva: "sventurata la terra che ha bisogno d'eroi". Oggi direbbe, sventurata l'umanità, che in 380 anni di scienza galileiana non ha ancora capito che solo la saggezza può contrastare la forza animalesca dei guerrafondai. 
La storia biblica del coraggioso Davide che sconfisse il mostruoso Golia fidandosi della protezione Divina è nata ed è morta 3000 anni fa.
Oggi le pietre in mano ai "davide" ucraini che confidano nella protezione "dell'occidente spara blabla", finiscono per giustificare la crescente e mostruosa brutalità del "golia" Putin armato di testate nucleari.
In Ucraina, Putin ha bisogno di un nemico "armato", fosse pure con pietre giocattolo in polistirolo, per giustificare la guerra. E mettere armi vere in mano agli ucraini, è come garantire a Putin una fornitura quotidiana di nemici freschi, per passare dall'arrogante esposizione della sua forza militare parcheggiata per diecine di chilometri, all'uso criminale contro i civili inermi.
La forza ottusa, brutale, preponderante degli invasori con armi sempre più sofisticate, non può essere contrastata dal coraggio dei perdenti armati di bottiglie di salsa riciclate Molotov, ma dalla saggezza vincente della diplomazia: se, dove e quando esiste. 
Il coraggio non è forza, è un pessimo surrogato, è "forzadelladisperazione" che induce gli invasi a tentare di scacciare gli invasori. Ma per vincere la guerra non basta vincere qualche battaglia.
Dove la diplomazia non riesce ad ammansire i guerrafondai, l'eroismo di  pochi fornisce agli invasori assassini l'alibi per continure ad aggiungere altra devastazione e altre vittime innocenti.
Franco Luceri