mercoledì 3 dicembre 2014

La politica è scienza bi-filosofica


Scultura litica antropomorfa bifronte. Raffigura un uomo seduto con due teste, e con sguardo in avanti. Rappresenta "Gennaio bifronte che si scalda al fuoco", e infatti ai suoi piedi sono raffigurate delle fiammelle. Questa scultura e' posta all'esterno della Cattedrale di Parma.


La politica è scienza bi-filosofica

Se avessi letto un titolo così, tre decenni fa, quando compravo solo giornali comunisti, o due decenni fa, quando ero già passato ai liberali, mi sarei affrettato a suggerire a l’autore, il nome, il telefono e l’indirizzo di uno strizza cervelli. Ma ora che quel titolo è opera mia, e per giunta con la scienza e la politica non ho rapporti di parentela: il dubbio, che lo "strizza" debba contattarlo io, "mi assilla". Ma fate voi!!!
Io ho solo tentato di guardare il mondo di oggi senza lenti colorate, o deformanti pregiudizi, volendo capire perché l’Oriente comunista, partito con un secolo di ritardo, rispetto a l’Occidente liberista, si sia immesso su l’autostrada del libero mercato, sgommando come una Ferrari da competizione, tanto da far mangiare “polvere” (leggi perdite e fallimenti) a l’Occidente cosiddetto “progredito?”.
E allora, per non essere tanto stupido da negare l’evidenza, piano piano mi sto rassegnando a l’idea che: se una filosofia non ha già impestato la società di problemi; quella opposta non saprà che farsene delle sue miracolose soluzioni.
Ed è così che uscendo dal comunismo fallimentare, Russia e Cina sono entrate nel liberismo da vincenti. Perciò, Europa e America,  paralizzate da mezzo secolo di politiche economiche fallimentari, sono nelle condizioni ideali per passare alle politiche sociali comuniste, che garantiscano per decenni, lavoro, uguaglianza e giustizia, di cui l’Italia ha perduto pure le impronte digitali.
E se tutto questo è vero, chiunque, nel mondo della cultura o della politica, tenta di spacciarvi come miracoloso il solo comunismo o il solo liberismo, io temo sia meglio ignorarlo.
La cultura o la politica che crea un problema, nemmeno ne l’arco di un millennio è in grado di fornire la soluzione. I problemi creati dal comunismo fallito non può che risolverli il liberismo produttivo; così come quelli del liberismo rapace non può che risolverli il comunismo solidale.
Chi in Italia, da sinistra o da destra, cerca di spacciarsi per salvatore, magnificando la bontà della  sua politica e denigrando quella altrui, come fanno un po’ tutti, Grillo in primis, è un commerciante di aria fritta.
Ecco perché Renzi potrebbe essere il primo spiraglio di luce. E’ l’unico antipolitico specializzato nella pesca a strascico della buona politica. Zigzaga dal Berlusconi al Grillo, dai rifondatori ai fascisti, sapendo bene che rientra ne l’ordine dei miracoli recuperare il controllo di un sistema impestato di corporazioni, sindacati e potentati ingovernabili.
Perciò caro Presidente Renzi, di chi si dice scandalizzato della sua politica di sinistra ma contaminata da destra, le conviene fregarsene: è un povero suicida come quel tale che s’ammazzò raccogliendo legna per riscaldarsi sotto la neve, ma poi preferì congelare anziché usare l'unico fiammifero asciutto che il suo nemico aveva osato porgergli.
E in Italia siamo messi culturalmente e politicamente proprio così da 66 anni e siamo ad un passo dalla guerra civile, perché è blasfemo anche solo sognarla una intelligente finalità comune lavoratori-padroni: peggio che accendere la legna di Bersani col fiammifero di Berlusconi.

Ma lei caro Presidente, sa bene come essere autonomo, difendendo sia i lavoratori, che gli "eroi dell’imprenditoria", da chi lucra potere e denaro istigandoli a pugnalarsi a vicenda, mandando in malora popolo e Stato.

sabato 22 novembre 2014

Un parafulmine chiamato Premier


Un parafulmine chiamato Premier

L’Italia sembrerebbe afflitta da miliardi di problemi, ma ne ha solo uno piccolo piccolo quanto un pianeta. Il mondo dell’informazione tenta inutilmente da 66 anni di darsi una risposta definitiva a questo rompicapo: l’Italia sta deperendo a vista d’occhio come un malato incurabile, per un eccesso di problemi, (vedi frane, allagamenti, terremoti, mafia, corruzione, spread, recessione, stagnazione, debito pubblico galattico, fallimenti e disoccupazione inarrestabile, ecc. ecc. ecc.) oppure per una carenza di cultura e quindi di politica?
Nella Prima Repubblica, la Democrazia Cristiana, collocata in posizione centrale, tentò per mezzo secolo di convincere gli italiani che la destra e la sinistra politica non erano affidabili. Ma  “le uniche giuste condizioni” che seppe creare, oggi servono a spostare elettori, nei partiti contrapposti, antagonisti o letteralmente nemici giurati di destra e sinistra.
Le scelte di governo utili a succhiare consenso alle opposizioni non le hanno ancora inventate. Tutti credono di conoscere la formula magica per attrarre a sé gli elettori altrui, ma sanno solo consegnarli i propri.
Ci hanno provato i prof. Monti e Letta, ma hanno solo creato le condizioni per dover cedere il potere a Renzi, che a sua volta sta raccogliendo “consensi plebiscitari” da sindacati e imprese, quanto basta per spostare elettori  da sinistra all’estrema sinistra o all’estrema destra.
Quindi, se un governo comunista, serve solo a spostare elettori insoddisfatti o inferociti verso i partiti liberali o fascisti, che commossi ricambiano come ha fatto per venti anni Berlusconi che ha rottamato la destra per consolidare la sinistra; al pari di quella tirannica, la politica, eletta o nominata, o come vi pare, è sempre e comunque una truffa.
Pensiamo che la politica sia impossibile senza il sostegno della religione: ma anche quando lo ha, vedi Prima Repubblica, il risultato è sempre lo sfascio. O quando non ha il sostegno della scuola e della stampa; ma anche quando lo ha (vedi prof Monti) è truffa uguale.
E se invece è un “tiranno” (vedi Berlusconi) ha tentacoli nel mondo dell’informazione, mercato e finanza nazionale e mondiale, è amico di Putin, è amico di Bush, è amico di tutti i democratici e i tiranni del pianeta, “è un pericolo pubblico, una calamità naturale, un tiranno quanto Stalin moltiplicato Hitler ed elevato all’ennesima potenza” ma non è riuscito ad evitare di finire lui politicamente “cornuto e mazziato” e noi italiani al suicidio.
Insomma, diciamocela chiara chiara: al mondo non esiste un solo uomo di valore, che “salendo o scendendo” nell’agone politico, da Premier, non finisca da gigante del mondo della cultura, mercato, finanza o giustizia, (vedi Di Pietro) in ridicolo nano della politica.
Infatti, nella Prima Repubblica, i grandi industriali, a cominciare da Gianni Agnelli, hanno preferito tenersi in busta paga alcuni politici corrotti, per condizionare il governo, ma sono sempre rimasti a rispettosa distanza da Palazzo Chigi, sapendo bene che non vi è prestigio e autorevolezza personale, tanto evidenti, (vedi Monti e Berlusconi) che non possano essere oscurati, azzerati o sepolti vivi, dai supergalattici fallimenti di chi accetta la residenza a Palazzo Chigi, scambiando quel inferno per paradiso.
In quella “arroventata” dimora, il “supertiranno” Berlusconi non ha potuto nemmeno soffiarsi il naso, senza essere combattuto da “demonio d’Italia”. Mentre ora che non è più né Premier, né Sen, né Cav e per giunta è condannato: nell’irresponsabile ruolo di stampella di Renzi, sta governando l’Italia.
Così le colpe per i fallimenti politici vengono puntualmente addebitate al Premier in carica, mentre i successi se li incassano esentasse i soci esterni.
Accettare ingenuamente il ruolo di Premier italiano, è come assumere in nome e per conto del popolo la funzione di "antenna parafulmini", che ti espone da unico responsabile, ad ogni forma di devastante perturbazione: agli uragani mediatici; alle tempeste finanziarie; alle recessioni e stagnazioni senza fine, ai maremoti sindacali; e ai fulmini giudiziari.
A memoria d’uomo, l’unico colpevole per la pioggia inopportuna è sempre stato il governo ladro. Ma da qualche decennio l’esclusiva a fare da bersaglio fisso per tutto e tutti se l'è accaparrata il Premier, e non fa mica differenza s’è “ebetino” o “puttaniere” .
Un tale diceva: “quando saremo tutti colpevoli sarà la democrazia”. Non è escluso che una volta le cose andassero così!! Ma oggi in Italia, dopo Berlusconi, l’unico omni-colpevole, anche delle cacche di cane sui marciapiedi di Londra, Parigi, Berlino, ecc. è il Premier Renzi: forse perché non abbiamo ancora una vera democrazia? O perché dieci milioni di classe dirigente irresponsabile, ingovernabile e libera di farsi i ca..i propri, bastano e avanzano per ridurre qualunque democrazia, ad ingovernabile anarchia?
Dopo Monti e Letta, la disgrazia peggiore che possa capitare all’Italia, non è l’ennesimo governatore democratico parafulmini a cui siamo rassegnati da sempre; ma un altro “tiranno di panna montata modello berlusca”, che ci illuda promettendo sfracelli di burocrati, esattori, inquisitori e strozzini, ma lui ne esca sfracellato politicamente, e noi contribuenti onesti, in cassa da morto.

domenica 9 novembre 2014

Becchini di verità e spacciatori di menzogna


Becchini di verità e spacciatori di menzogna

Quello italiano è sicuramente un triste primato politico; ma sarà stato un lavoraccio totalizzare 66 anni di sfascio, tenendo sotto controllo milioni di becchini di verità e spacciatori di menzogna nel mondo dell’istruzione, informazione, burocrazia, professioni e finanza.
E pure, da quando il comunismo ha tirato le cuoia, (25 anni), non è difficile capire che in qualunque Stato, di qualunque razza, di qualunque colore, legale o criminale, fascista, nazista, mafioso o come diavolo lo si voglia inventare, fosse pure arcobaleno: “la politica ha due sole alternative”.
O aiuta con meno tasse e meno burocrazia le imprese private a produrre ricchezza anche per lo Stato; o i denari che servono per fingere di tenere in vita il sistema se li compra dai banchieri “filantropi” e aspetta il fallimento generale, banche comprese.
Ora pensate davvero che ci voglia un esercito di filosofi, economisti e politologi a congresso per capire che in un Paese col debito pubblico come quello italiano, c’è stata per 66 anni soltanto politica pro-sindacalizzati e strozzini, e accoppa imprenditori onesti?
Ed è per questa ragione che i lavoratori e i pensionati italiani hanno ancora lo strapotere sindacale di avventarsi contro la politica mandando affanculo persino il Premier, dopo averlo bombardato di uova marce, e trattato poliziotti e carabinieri come i bravi di Don Rodrigo al servizio dei cattivi. Mentre ai piccoli imprenditori onesti falcidiati dalla politica finanziaria e fiscale non rimane che la protesta silenziosa del suicidio, sapendo bene che in Italia, per chi vuole produrre ricchezza onesta, e ripeto onesta, e ancora onesta, non ci sono le condizioni né culturali, né giuridiche, né burocratiche, né giudiziarie per tentare di difendersi dagli strozzini finanziari e dagli esattori vampiri, né con un lamento, e manco con un rantolo.
Insomma, diciamocela chiara chiara, l’Italia ormai non ha più storia. Ma se l’UE dei banchieri, che per cronica improduttività sta mettendo a rischio persino l’economia mondiale, non si affretta a cambiare musica, inventandosi una politica nuova di zecca, per i piccoli imprenditori che sono gli unici davvero produttivi di ricchezza onesta e facili da tassare (visto che i grossi scappano nei paradisi fiscali dove possono ancora impestare il mondo di rifiuti e fare profitti esentasse; o nel generoso Lussemburgo di Jean Claude Juncker con tasse a l'1% riservate ai super padroni, sempre che non sia una bufala), qua saranno ca..i amari per tutti.

sabato 25 ottobre 2014

La "casta" degli impotenti


La casta degli impotenti

Non ho gli strumenti per dipanare questo rompicapo; ma credo che se l’idea democratica ha totalizzato svariati millenni di onorato servizio, è perché ha fornito ai popoli ottime occasioni per socializzare, produrre e vivere, anche se da qualche secolo sta fornendo in alternativa anche buone opportunità per delinquere.
E per tentare di risalire alle vere cause di questa involuzione, devastante per i popoli e per i singoli individui che vi oppongono resistenza morale, credo si debba partire da questa domanda: un potere che viene sindacato, ostacolato e condizionato, in modo che si possa esercitare soltanto sotto dettatura, può dirsi veramente potere reale?  Io, nella mia ignoranza, temo che no!!!
Sarebbe vero il potere dei professori, se i programmi, le promozioni e le bocciature le decidessero gli alunni? E se fossero gli indagati a legittimare il potere giudiziario, si arriverebbe mai ad una condanna? E se fossero gli imprenditori, a decidere a chi concedere o negare il credito, quello dei banchieri che potere sarebbe?
Quindi, un potere condizionato ossessivamente, non solo dopo l’esercizio, (quando è giusto promuoverlo o bocciarlo), ma prima, durante, di giorno, di notte e sempre, non può che essere finto: chiunque lo eserciti per governare un popolo, non può che sfasciare lo Stato.
Provate a chiedervi, quale categoria di cittadini italiani, dagli ignoranti ai professori, dai sindacalisti ai banchieri, dai burocrati ai giudici, ha mai preteso che la politica tassi il popolo per risanare lo Stato. Pretendiamo che la politica tassi lo Stato, (fosse pure strafallito) per mantenere i poveri, ma senza scippare un solo privilegio ai garantiti, a l’intera classe dirigente, ai sindacalisti, ai banchieri e alle multinazionali.
Ogni elettore che ha il potere di promuovere o bocciare quotidianamente la politica sui media e poi nelle cabine elettorali, non chiede ai politici in che modo lui può contribuire al funzionamento dello Stato, ma in che misura lo Stato deve farsi carico delle sue necessità primarie se è un dipendente sindacalizzato, o della sua incurabile fame di arricchimento e di potere se è un burocrate, un giudice, un banchiere, un industriale.
Quindi, quello che gli elettori italiani mettono in mano agli eletti non è più il potere di governare in nome e per conto del popolo, ma una truffa, “una sola”, detta in romanesco. L’unica richiesta che in massa si fa al Premier, è di allentare i cordoni della borsa pubblica sfondata a favore delle categorie sociali disagiate, ma senza alleggerire di un centesimo bucato le privilegiate. E questo la dice lunga su l’impossibilità di governare il popolo, senza sfasciare lo Stato, o rimandarne il risanamento ad un millennio da stabilirsi. 
Quando il condizionamento mediatico, giudiziario, sindacale, congiunto e quotidiano non era ancora ossessivo come adesso; un tale diceva che nelle cabine elettorali i popoli democratici non entrano per cedere in uso alla politica il proprio potere sovrano, ma per truffare se stessi, per ridurre i finti potenti della politica in impotenti veri, costringendoli a governare le singole classi sociali, i singoli territori, le singole realtà economiche, e persino singole famiglie e singoli “sporchissimi” interessi particolari, sfasciando lo Stato.
E se pure dobbiamo ammetterlo che non esiste alternativa alla democrazia; rischiamo poi di rimpiangere le dittature sanguinarie, perché da perfetti suicidi tendiamo a capovolgere le responsabilità dello sfascio auto prodotto, incolpando  la “casta” dei finti potenti politici, a cui le caste vere del sindacato, stampa, burocrazia e finanza, hanno quotidianamente consentito di rubare un pochino per sé, ma avendogli imposto di tenere a tempo pieno la cassaforte dello Stato spalancata, perché l’intera classe dirigente possa attingervi refurtiva, magari a norma di legge, (come i premiati di Genova per la migliore catastrofe) e a spese di quel fesso del popolo bue poi costretto a delinquere per non soccombere alla mungitura fiscale.

Insomma diciamocela chiara chiara, i sistemi democratici ormai offrono ai politici onesti più occasioni per delinquere che per governare, perché il flusso del potere reale arriva alla politica come un rubinetto gocciolante, strozzato da mille sbarramenti e occlusioni creati apposta per condizionare “la casta degli impotenti” e piegarla all’interesse dei mille potentati finanziari, burocratici, sindacali e mediatici, tutti esperti, anzi geni in fatto di macelleria sociale.

sabato 18 ottobre 2014

Comunismo e liberismo a confronto


Comunismo e liberismo a confronto
In Italia, qualche voce comunista fuori dal coro, incomincia ad ammettere, sia pure con ritardo di un quarto di secolo, che il comunismo è stato una “tragica illusione”; però a giudicare da come sta messo il cosiddetto Occidente progredito, c’è la possibilità che il nostro liberismo in salsa comunista evolva come un salto mortale dalla padella alla brace.
Perché è vero che la Russia è morta di comunismo, ma ha protetto per un secolo i lavoratori accoppando giuridicamente i padroni e garantendo a tutti, istruzione, lavoro, salute, famiglia, futuro; mentre nella UE, avendo scelto di usare i padroni da asini per farli produrre liberamente ricchezza e poi sfruttarli o ucciderli di sindacalismo selvaggio, burocrazia irresponsabile, ingovernabile e irriformabile a sentire Cottarelli, e tasse rapina, ormai politici e giudici fanno una fatica cane a proteggere persino se stessi e inventarsi un futuro per i loro figli e nipoti.
Lasciando banchieri e industriali liberi di interagire per produrre, è come li avessero spediti in guerra: posto che gli industriali puntano a liberarsi dalla costosa dipendenza bancaria producendo ricchezza propria; mentre i banchieri, in complicità con la politica o peggio la burocrazia, lavorano per ricreare le condizioni di disagio giuridico ed economico che tengano gli imprenditori legati al credito bancario come il cane alla catena.
E come è ovvio gli effetti negativi della guerra fra le due razze padrone, condannate a combattersi avendo finalità in conflitto, finiscono scaricati sui lavoratori, che prima dei trenta anni non trovano lavoro e prima dei cinquanta lo perdono. Senza contare l’ultima generazione di giovani che per metà rimarrà o precaria o peggio disoccupata a vita.
Nella UE non l’abbiamo e non l’avremo mai la più pallida idea di quanto sia costata ai lavoratori dell’ex mondo comunista la tragica illusione egualitaria del comunismo. Ma se loro vogliono un assaggio del nostro paradisiaco “comunismo liberista”, che vengano in Italia e toccheranno con mano le inesauribili opportunità occupazionali, i salari esplosivi, le imprese che non sanno come smaltire le montagne di profitti nei cassonetti delle immondizie, gli investitori stranieri che si accalcano alla frontiera carichi di soldi e ci tocca spararli per disperderli, mentre le banche che avrebbero bisogno di recessioni e stagnazioni pilotate per conservarsi la clientela bisognosa di finanziamenti, sono sempre a caccia di aiuti di Stato per non fallire a grappoli, o emigrare in Cina.
Sartre diceva, “quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire”. Bene, anzi male: nella UE siamo messi proprio così. Abbiamo svariati fronti di guerra. Le banche filocomuniste, mettono in difficoltà le imprese filoliberali. Così i Paesi ricchi possono sfruttare i popoli e gli Stati poveri con spread strozzino: vedi Grecia, Italia, Spagna ecc.

Soluzione: costringere le banche e le imprese a firmare l’armistizio; o nazionalizzare le banche, per evitare che le imprese e i loro incolpevoli dipendenti finiscano impiccati tre volte, di “burocraziatassi e tasse”.

sabato 4 ottobre 2014

Chi ha il potere di cambiare: la politica o la cultura?


Chi ha il potere di cambiare: la politica o la cultura?

Osservando che in democrazia la discontinuità politica, cioè l’alternanza di destra e sinistra al governo del Paese è impedita di fatto dalla continuità culturale e giuridica incancellabile come religione, ho incominciato a sospettare che forse Platone ci aveva visto giusto: il vero potere di cambiare lo Stato lo hanno solo i filosofi, unici in grado di cambiare i cervelli.
Se la politica che ha il potere di legiferare, e la giustizia di giudicare, devono farlo entrambe nel rispetto dell’Atto Costitutivo dello Stato che è unico; come può un popolo darsi una diversa politica e giustizia, se la Costituzione a cui devono ispirarsi leggi e sentenze è unica, sia per comunisti che per liberali?
Va da se, che a farla da padrona in un sistema sociale non è la politica e nemmeno la giustizia, ma la cultura dominante, che avendo implementato i cervelli dell’intero popolo lo induce, a colpi di informazione, leggi e sentenze, a difendere il comunismo e combattere il liberismo o viceversa.
In Italia, cultura, leggi e Costituzione sono sinonimo di comunismo. Quindi ogni offerta di diversa politica è una truffa, e una giustizia diversa, in senso liberale, sarebbe fuorilegge. Questa è la sola ragione per cui gli ex politici comunisti come Bertinotti scacciano apertamente il comunismo dalla porta, ma in massa vi rientra dalla finestra. In Italia nessuno vuole responsabilità liberale, tutti sparano a vista su chi tocca i privilegi dei privilegiati della classe dirigente “onesta” e persino la loro refurtiva. E l’art. 18 è quasi intoccabile quanto i fili dell’alta tensione.
Quindi in democrazia, spetta alla cultura l’arduo compito di cambiare la politica, non viceversa. Dove la cultura comunista prevale, non solo la politica comunista non schiatta, ma è in perfetta salute, anche se nel resto del mondo il comunismo è schiattato da un quarto di secolo, e i Bertinotti italiani vi hanno coraggiosamente posato la lapide e il mazzo di fiori. Schiatta la cultura e la politica liberale, che tutti, (liberisti compresi) vogliono di giorno ma combattono di notte.
Quindi, se la cultura e derivati, (cioè il sistema legislativo e la Costituzione), sono nati difettosi, inclinati a destra o a sinistra come una Torre di Pisa per favorire una classe sociale a danno dell’altra, sono assassini: portano il sistema alla bancarotta, perché consentono solo a parole l’alternanza delle classi sociali al potere e quindi la discontinuità fra comunismo e liberismo: ma se qualcuno osa correggere quella inclinazione, viene combattuto e bloccato come un pericolo pubblico, un avanzo di galera.
Allora possiamo concludere che nelle democrazie cultura e Costituzione, sono un baluardo insuperabile contro qualunque politica che osasse attentare alla conservazione del sistema, anche se questo è fallito e sta per venire giù come una ricotta malfatta.
Dopo la catastrofe del nazifascismo, la cultura e la Costituzione di molti paesi europei, Italia in primis, hanno giustamente corretto il loro baricentro destrorso inclinando a sinistra, e tale è rimasto. Così oggi la destra si arrampica sugli specchi per cercarsi il consenso criminalizzando in fila indiana sindacalisti, burocrati e giudici. I liberali non si rendono conto che gli unici soggetti legali in un sistema comunista non possono che essere i comunisti. Essendo libero il pensiero, tutti siamo liberi di pensare come diavolo ci pare, ma nel rispetto di una Costituzione comunista, si legifera e sentenzia solo in senso comunista.
Ecco perché in Italia l’intera classe dirigente spara ad alzo zero per uccidere anche eventuali spermatozoi di politica liberale. Vedi il super potente Berlusconi: voleva rivoltare l’Italia come un calzino, ma è finito rivoltato: era, è, e sarà culturalmente libero di sparare le proprie “cazzate” liberali ai quattro venti, ma giuridicamente era, è, e rimarrà ostaggio delle altrui politiche comuniste.
E il grande Luigi Einaudi aveva capito che “il mondo non è mosso, come da molti si crede, dagli interessi, ma dalle idee; e quelle che muovono e fanno agire gli uomini, non è certo siano sempre quelle feconde, anzi non è piccola la probabilità che le idee generatrici di moto siano più facilmente quelle infantili e distruttive ma popolari che non quelle fornite di spirito di verità”.
Parole sante. I nostri politici sembrano avere un potere smisurato di fare e disfare l’Italia a loro piacimento; ma lo hanno nella precisa identica misura in cui i professori hanno saputo e voluto cimentarsi nelle sette fatiche di Ercole del fare gli italiani. O no?


sabato 16 agosto 2014

La politica è la testa o la coda del potere?


La politica è la testa o la coda del potere?
Temo che il grosso dei problemi che affliggono i popoli moderni, sia dovuto al fatto di considerare la politica a l’apice del sistema sociale, con la capacità e il potere di indurre a piacimento civiltà o barbarie. Non a caso si parla di "primato della politica".
E per correggere questo modo strabico di inquadrare la realtà, dovremmo considerare i politici a mezza strada del potere reale; come dei fornai capaci si di produrre una grande varietà di pane, (leggi classi sociali oneste e produttive), ma solo se i mugnai della cultura li riforniscono di farine di ottima qualità: come dire, di cittadini istruiti, onesti e responsabili, da governare con leggi civili.
Quindi, nella "in-civiltà" italica dello sfascio a 360 gradi, è urgente domandarsi se i mugnai della scuola e della stampa stanno consegnando ottima farina sociale, o crusca per galline, ai panificatori della politica. Perché se ormai ci consideriamo un popolo di idioti, “istruito” dagli idioti, è inevitabile che poi ci si affidi ciecamente ad una “casta politica" di uguale livello, visto che l’autogoverno intelligente di un popolo idiota, non l’hanno ancora inventato.
Se il popolo italiano è esattamente come descritto da Vittorio Feltri su “il Giornale” del 24/7/14, col titolo, “Che noia la retorica sulla Concordia: davvero “sarebbe meglio nascondersi che esultare per un relitto”. Io qua vi riporto una sintesi che trasuda ottimismo da tutti i pori:
“La Concordia che si spezza – per salutare non si capisce bene chi – è un simbolo dell'idiozia italica, la sintesi di una sciatteria distintiva del nostro Paese alla deriva.”
“Trascinare fino a Genova l'imbarcazione, «defunta» al Giglio per pirlaggine umana, è una necessità, d'accordo. Ma solennizzare il funerale delle lamiere, facendolo passare per un atto di eroismo tecnologico, motivo di vanto e di orgoglio nazionale, è un'operazione tragicomica.”
“Un evento funebre spacciato per gaudioso e celebrativo della finezza dei nostri tecnici assume un solo significato: stiamo affogando nell'assurdo.”
Quindi, una domanda sorge spontanea: è proprio “la pirlaggine” il tratto distintivo millenario della “falsa intelligenza italica”, oppure è una “super qualità” acquisita, grazie a l’istruzione o “distruzione obbligatoria” ne l’Italia democratica?
Certo, sei decenni fa ci serviva un profeta per capire che con l’istruzione per tutti si stava avviando la più ricca industria di rimbambiti del pianeta.
Magari, a l’epoca, sarà stato pure giusto non prendere sul serio quel burlone di Twain, che inascoltato ci ricordava che “il sapone e l’istruzione non hanno effetti rapidi come un massacro, ma a lungo andare sono più micidiali”.
Poi ci ha provato anche T.S.Eliot a suggerirci di diffidare dei super specialisti, con parole non meno inquietanti: “la disgregazione culturale può seguire alla specializzazione; ed è la disgregazione più radicale di cui una società possa soffrire”.
E Carlo Ferrario ci ha messo la ciliegina, considerando l’Università come “Il massimo sforzo compiuto dalla società attuale per dare ai giovani una cultura specializzata senza obbligarli a rinunciare alla loro ignoranza globale”.
Ora però il danno è fatto, e a livello di popolo ci servirà almeno un altro secolo e mezzo per iniziare a sospettare che soprattutto lo specialista è impari. Sa di poterla fare da “specialista”; ma se per distrazione si “inchina”, invece del wc. centra il pavimento: e uno così, in mare, cosa vuoi che centri !
A Schettino è successo proprio questo a l’isola del Giglio: pensava di “inchinarsi” da vero capitano, ma “uno scoglio gli ha tagliato la strada”, trasformando un capitano “ nel modo giusto”, in assassino “ nel posto sbagliato”. 
Ora il problema è capire se i prof. Merville della scuola italiana stanno sfornando in ogni campo della scienza, capitani Achab o capitani Schettino. Perché se hanno smesso la superba produzione di cacciatori di Moby Dick, per sfornare pescatori a strascico di scogli, sulla politica italiana intelligente e onesta e sul futuro dell’Italia la lapide si poteva già posarla prima di assemblare la Concordia.
Io non so se sia mai esistita una scienza alle quattro stagioni; ma se il mondo della cultura pretende che la politica possa e debba governare con uguale efficacia qualunque popolo le si offra: ignorante o istruito, idiota o intelligente, onesto o farabutto, perché stiamo buttando da sei decenni un mare di miliardi in istruzione e informazione? Forse lo facciamo sperando che un popolo istruito e informato possa auto governarsi con una politica meno idiota dell’attuale.  
Ma se i mugnai della scuola consegnano ai fornai della politica “crusca sociale” invece di “farina”, come dire un popolo “sformato dalla scuola"; pretenderlo poi “formato dalla politica", a colpi di leggi, decreti, regolamenti, sentenze e galere, e trasformato in popolo civile, intelligente, onesto e produttivo, è roba da manicomio.
Se tutta la responsabilità del funzionamento complessivo dello Stato ricade sulla politica, che ci costa 25 miliardi annui, è giustissimo aggiungere altri 45 miliardi per l’istruzione, solo se i prof. ci restituiscono capitani Achab cacciatori di balene; ma se in ogni campo sfornano solo "pescatori a strascico di stronzi di mare", (leggi scogli e catastrofi), i soldi sono buttati dalla finestra: non ci sarà mai una politica e una giustizia in grado di convertire in popolo, un gregge di umani col “neurone rincoglionito”, e non per carenza di autostima, ma per delirio d'onnipotenza.

martedì 15 luglio 2014

Solo i "delegislatori" possono salvare i popoli


Solo i "delegislatori" possono salvare i popoli

Se per convenzione consideriamo la legalità una religione indiscutibile, pur sapendo che nelle leggi non ci può essere niente di sacro, perché di infallibile negli umani non c’è un accidente; quando da l’ottuso rispetto di quelle leggi ne consegue lo sfascio insanabile dello Stato e un popolo ingovernabile, l’intera classe dirigente che avrà operato “acriticamente” nel rispetto di quelle leggi “sacre di nome e sacrileghe di fatto”, finirà screditata e combattuta, o peggio travolta come una casta di idioti, irresponsabili, corrotti, impunibili o impuniti.
Io non sono un addetto ai lavori in filosofia del diritto, e non ho la più pallida idea se l’unica cura alternativa a l’anarchia, che è il tumore dei sistemi sociali, sia la “legalità presunta intelligente”, degli Stati “stupidi ma presunti di diritto”. Perché se così è, scusatemi, e rassegniamoci pure alla religione della legalità, e allo sfascio che ne consegue.
Ma se, in qualche angolo sperduto del Mondo, esiste un modo per proteggere un popolo dal manicomio dell’anarchia, con “una forma di legalità meno sacra ma più intelligente”, (e scusate se sbaglio), ma credo che filosofi e giuristi destri e mancini dovrebbero sbranarsi fra loro per trovarla, prima che la rabbia induca i popoli crocefissi dalla “sacra ma poco intelligente legalità”, a sconquassare alla cieca, sacro e profano in una sanguinosa guerra fratricida.
A questo mondo, di sacro e di venerabile dovrebbe esserci solo la vita e la dignità di ogni singolo essere umano e il rispetto della natura”. Gli Stati che invece di servire, asservono uomini e cose, possono accreditarsi come “Stati di  diritto” quanto gli pare, con leggi e pomposi parlamenti, governi e magistrature nazionali e internazionali, ma poi restano sempre i fatti: lo sfascio insanabile, a testimoniare della reale incultura e inciviltà delle classi dirigenti che usano, sfruttano e calpestano i popoli fingendo di governarli.
Se dovessimo fare un elenco delle leggi che in Italia (in campo economico e di giustizia sociale) hanno fatto solo danni, ci converrebbe quello opposto, delle leggi che hanno fatto solo utile: finiremmo prima di iniziare. “Le leggi sindacali ci hanno liberato dal rischio che qualche imprenditore matto ci offra un posto di lavoro. E per fortuna le leggi tributarie stanno ripulendo l’Italia da quelli sozzoni degli imprenditori sfruttatori, ladri, falsificatori ed evasori, per conservare sotto vuoto spinto i super meritevoli corruttori”.
Quindi, più che di legislatori per “fare” leggi, in Italia ci vorrebbero i “delegislatori” per mettere in discussione quelle da manicomio, e correggerle, e magari riparare i danni arrecati alle vittime.
Perché in Italia, allo stato delle cose, non tre, ma nemmeno trentattre gradi di giudizio basterebbero per fare giustizia degna di questo nome, se nessuna delle leggi in vigore può essere messa in discussione fuori dalla Corte Costituzionale, che è un organo talmente microscopico e limitato come numero di addetti, (ne servirebbero moltiplicati per mille o diecimila) e lento come servizio, che una legge ha tutto il tempo di uccidere un intero sistema sociale in tutte le sue sfaccettature, prima che la Corte Costituzionale “uccida” la legge assassina. (vedi porcellum).
Se dopo sette decenni di sacro rispetto della legge il Presidente Napolitano ha dovuto profetizzare il peggio con parole inequivocabili: “Se i giovani non trovano lavoro per l’Italia è finita”; e di rincalzo il Dott. Feltri su “il Giornale ha sviluppato una analisi impietosa con la stessa musica: “Senza imprese è tutto inutile”; allora dobbiamo deciderci a stabilire se lo sfascio è dovuto a un attacco di stupidità collettiva del popolo, classe dirigente compresa; oppure a l’applicazione acritica delle leggi in materia di occupazione e tributi, da parte dei poteri esecutivo e giudiziario, anche quando è sfacciatamente evidente la loro distruttività.
Come chiudere imprese per irregolarità e persino per errori formali (senza danni di nessun genere e per nessuno) invece di correggerli e sanarli, evitando di trasformare un popolo di lavoratori occupati, produttivi e contributivi quanto basta per essere autosufficiente, in una bomba sociale tanto aggrovigliata e straripante di disoccupati, evasori, truffatori, corrotti, corruttori, falliti, tartassati, usurai e usurati, poveri, immigrati, farabutti e arrabbiati di tutte le razze, da perderne il controllo.
Se con un piccolo sovrapprezzo la cicogna avesse potuto portarci oltre ai neonati, quel "lavoro per i giovani" salva Italia, la nostra classe dirigente primatista in distruzione di imprese avrebbe potuto continuare a dedicarsi indisturbata alla sua attività. Ma come dice il Dott. Feltri: "Senza imprese e tutto inutile".
E le imprese non le porta la cicogna e non crescono nemmeno sotto i cavoli; hanno bisogno di un terreno giuridico e burocratico un po' più sterile per la classe dirigente pubblica e un po' più fertile per gli imprenditori onesti, se si vuole che la loro produttività di occupazione, profitti e tasse, (oggi miraggio), ci liberi da quella tragica "FINE" giustamente temuta dal Presidente Napolitano.

lunedì 30 giugno 2014

A chi serve l' immunità ?

A chi serve l' immunità ?
Per capire più di quanto la babele mediatica italiana voglia comunicarci, dovremmo partire da questa premessa: ai politici onesti bastano e avanzano i giudici onesti per sentirsi in una botte di ferro. E anche i giudici onesti, si sentono altrettanto protetti da legislatori galantuomini.
Se poi un popolo è così malridotto da doversi inventare una speciale protezione a difesa dei politici o dei giudici, da una minoranza di indegni servitori dello Stato che vogliono fare lotta politica con le sentenze o rendere inoffensivi i giudici con le leggi; allora l’immunità è come una toppa peggiore del buco, perché ricuce gli strappi fra potenti, ma lasciando col c..o scoperto i Tortora non organici alle “caste”, o appesi da salami al gancio della macelleria gli illustrissimi signor nessuno.
I cittadini vogliono la certezza che l’Italia è governata da politici onesti e protetta da giudici onesti. Ma se i politici non si fidano dei giudici e vogliono indossare il giubbotto antiproiettile de l’immunità, o i giudici dei politici, e si tengono stretto quello de l’irresponsabilità; cosa proteggerà poi dalle vessazioni dei potenti i semplici cittadini onesti, che non si sono mai laureati a pieni voti né ladri né corruttori, per comprarsi leggi o sentenze ad personam?
L’istituto de “l’Immunità” è stato giustamente introdotto dal 1948 a protezione dei politici onesti da eventuali giudici “ideologizzati”, perché l’Italia era appena uscita a brandelli da una guerra sanguinosa e i cervelli bacati non erano solo di marca politica.
Ma ora, dopo sette decenni di democrazia, un giudice che usasse il suo potere nella lotta politica, contro un parlamentare onesto, non sarebbe un comune ladro di galline, ma un criminale che mette in guerra i poteri dello Stato pensati per cooperare, non per confliggere; e quindi attenta in un colpo solo alla democrazia, alla pace sociale e allo Stato di diritto.
E’ vero che “l’Immunità serve a proteggere il politico onesto da un eventuale giudice “svitato”; ma poi chi proteggerà i cittadini onesti da quello stesso giudice che nessuno si preoccuperà mai di sbattere fuori dai palazzi della giustizia, non essendo più pericoloso per la “casta”? Allora forse è meglio evitare di tappare i buchi della giustizia malata, riempiendo di toppe la politica a colpi di leggi pro casta, o ad personam. Né va pretesa l’irresponsabilità assoluta dei magistrati per proteggerli dai politici mangia giudici.
Se in giro ci sono ancora giudici o politici col cervello bacato da pregiudizi ideologici o ipersensibili alle bustarelle, vanno convinti a cambiare mestiere o sbattuti in galera, perché la loro funzione è garantire la pace sociale a protezione degli onesti, non la guerra civile (camuffata da Stato di diritto) a vantaggio dei farabutti.
Il legislatore italiano ha già ammorbato lo Stato con migliaia di leggi che hanno reso l’aria irrespirabile agli onesti e vitale ai farabutti. Forse è il caso che si impegni per i prossimi sette decenni a delegiferare, abrogare, evitare strappi giudiziari, da ricucire poi erigendo il muro dell’immunità fra politici ignoranti e giudici irresponsabili, e chiamando poi quel fesso di Pantalone ad impiccarsi per pagare a piè di lista i danni da guerre istituzionali.
Gli italiani onesti, è da mezzo secolo almeno che maledicono questo tipo di politica e giustizia manicomio, mentre i ladri commossi ringraziano che, listino prezzi alla mano, possono comprarsi interi pezzi di stato come fossero beni di largo consumo in un grande magazzino: dalla patente di guida per ciechi, alle lauree aggiudicate al miglior offerente, alle cure mediche sprint, all’invalidità fasulla, al posto di lavoro pubblico, all’appalto truccato (vedi Mose ed Expo), alla sentenza di assoluzione, e magari con annesso risarcimento, e da evasore, persino la patente di contribuente onesto bollata e vidimata.
In questa povera Italia, non c’è controllato disonesto che non abbia cultura accademica su come trasformare un controllore corrotto, in un "tris acrobatico di scimmiette fameliche” che intascano bustarelle alla velocità della luce, giustappunto per non vedere, sentire, parlare.

E se ancora pensate che contro questa gente, l’immunità per i parlamentari o l’irresponsabilità assoluta per i giudici siano una terapia miracolosa, passatevi la mano sul fondoschiena e sicuramente di scimmia vi troverete la coda. 

domenica 22 giugno 2014

La quarta Alta s-Carica dello Stato italiano


La quarta Alta s-Carica dello Stato italiano

La cura dei sistemi sociali sembrerebbe proprio qualcosa di miracoloso. In un secolo di comunismo, chissà quanti milioni di teste d’uovo russe e cinesi si sono cimentate con entusiasmo e fiducia nella rianimazione del collettivismo, prima di arrendersi al mercato.
In Italia abbiamo già sprecato sette decenni di cultura e politica cosiddetta democratica, senza riuscire almeno per un giorno a diventare quello “Stato Normale” a cui ambiva il presidente D’Alema: (ma nemmeno un piccolo staterello normale con la minuscola). E quel che è peggio, ancora evitiamo di farci le due domande fondamentali: 
1°- ma siamo ridotti così perché gli Stati che contano nel Mondo ci combattono perché ci odiano; o ci hanno sempre amato alla follia, per succhiarci il sangue, e quando il “vampiro” Berlusconi gli ha chiuso i rubinetti delle trasfusioni, in crisi di astinenza si sono scatenati a combatterci per indurci a scaricarlo?
2°- nel tragico ventennio berlusconiano è stato lo “strapotere” del “vampiro Silvio” a ridurci così; oppure in Italia quella di Premier è la più grande finzione giuridica di “Carica dello Stato”, spacciata per “Alta”, mai inventata da mente umana, con l’encomiabile finalità di impedire il ritorno della dittatura, ma realizzando quella ben peggiore dell’irresponsabilità, corruzione e sfascio a tutto tondo?
Insomma, “il ventre molle” della democrazia italiana starebbe proprio nel potere del Premier, classificato “Alta Carica dello Stato”, (ma unica con le gambe segate) a cui si chiede di avere senso dello Stato e di essere “super partes” nel perseguire il bene comune. Salvo poi finire svilito o sabotato, in mano a mille parlamentari col potere di bocciarlo se fa a cazzotti con i loro interessi particolari: il potere del proprio partito, e l’ingozzamento ossessivo del proprio insaziabile appetito.
Questo è il problema italiano. Delle 5 Alte Cariche dello Stato, quella di Premier offre un “potente finto”, in pasto ai potenti veri, nazionali e internazionali, con la possibilità, niente affatto remota, che possano strappargli i canini, vedi Berlusconi, e sbranarsi popolo e Stato.
Perciò l’Italia non è morta di criminale dittatura berlusconiana come pensano quelli con le fette di prosciutto sugli occhi, ma di errore costituzionale: di sbilanciamento di poteri e quindi di democrazia malata. Ci si affida fiduciosi “all’unto del signore”, considerando realmente il Premier, la quarta Alta Carica dello Stato: una istituzione super partes come il Presidente della Repubblica.
Ma ahinoi, il Premier è l’unica “Alta s-Carica dello Stato”, essendo condizionata e assoggettata alla super visione del Parlamento e quindi della politica di parte, maestra in quel gattopardismo conservatore dei privilegi per i privilegiati e sfruttamento intensivo per gli altri.
Non mi sembra malvagio che le scelte del Premier e del governo siano sottoposte al consenso di altri organi super partes, come i Presidenti di Camera e Senato, la Corte Costituzionale e il Presidente della Repubblica.
Ma che senso ha sottoporre a l’approvazione dei Parlamentari, dei partiti e dei loro sindacati (“portatori sani”, di interessi particolari o peggio personali) la politica “super partes” del governo, chiamato a rendere compatibili i mille interessi nazionali che nascono conflittuali: di genere, età, parentela, famiglia, condizione sociale, istruzione, fede religiosa, residenza ecc.
Insomma, i poteri del Governo andrebbero ripensati in senso rafforzativo, per evitare l’ennesimo aborto della riforma dello Stato. Fatta dai liberali sotto Berlusconi, “abortita” con referendum dai comunisti e riproposta oggi con drammatico ritardo dagli stessi comunisti e con l’appoggio esterno di Berlusconi a Renzi. Ora auguriamoci che la medicina arrivi prima del decesso, e non annacquata.

domenica 15 giugno 2014

Il peggior crimine è la stupidità collettica


Il peggior crimine è la stupidità collettiva
L’Umanità è talmente ossessionata e attrezzata da millenni a combattere il crimine, ricorrendo persino alla soppressione fisica dei criminali, da non prendere più nemmeno in considerazione che la stupidità produce danni ben peggiori, soprattutto in democrazia, dove liberamente possiamo scegliere di essere o indurre altri ad essere: onesti, disonesti o peggio stupidi, salvo poi soccombere insieme a chi abbiamo danneggiato.
Se per assurdo i fornai andassero in giro ad incendiare coltivazioni di grano per protestare contro i contadini, ci troveremmo di fronte ad una forma di crimine idiota che coinvolge nel danno gli stessi criminali: perché niente grano per i contadini, niente grano per i mugnai, niente farina per i fornai, niente pane per il popolo.
E se questo esempio è facilmente comprensibile perché evidenzia che il danno maggiore non lo subirebbero i contadini, (a cui certo non manca una scorta di sementi per una nuova coltivazione) ma con effetto domino l’intero popolo, fornai compresi; non sempre la stupidità collettiva ha effetti sociali immediati ed evidenti da indurre al buonsenso i singoli o le classi sociali.
Quindi, sottovalutando gli effetti della stupidità, i popoli liberi si sono rassegnati a combattere il crimine, ma lo portano in lievitazione come i fornai la farina. E i crimini che ora in Italia stanno destando il massimo scandalo, sono la corruzione nei lavori pubblici di MOSE ed EXPO.
Come se l’Italia fosse passata da quinta potenza mondiale a “prima impotenza planetaria”, per i soli ladri di MOSE ed EXPO. Invece non sono solo i crimini ad aver messo in ginocchio l’Italia e gli italiani, ma le devastazioni da stupidità a cui ancora si dedicano indisturbati, e persino sostenuti, applauditi, promossi, premiati e arricchiti, un cospicuo numero di onestissimi "sciroccati" della cultura, politica, sindacato, credito, e fisco, dimenticando che nelle democrazie liberali, i coltivatori di grano (leggi di profitti, salari e tasse) non sono più gli Stati comunisti, ma “i contadini” dell'imprenditoria privata, in regime di libero mercato globale.
E bruciare il grano (cioè il profitto) agli imprenditori, con leggi sul lavoro e sindacali da ospedale psichiatrico, credito da strozzini legalizzati e tasse rapina, è suicida perché genera effetti a catena devastanti e ingovernabili: lascia i mulini bancari senza “grano”, il forno Stato senza la “farina delle tasse”, e gli italiani senza “lavoro, pane, servizi, dignità e vita”.
E se in Italia siamo così mal ridotti economicamente, le ipotesi possibili sono solo due: o ci si sono rincoglioniti per strada gli imprenditori; o incendiarie sono  diventate le "legalissime" rappresentanze sindacali e politiche che hanno il potere di sfruttare, danneggiare o distruggere gli imprenditori onesti, danneggiando l’intero sistema economico nazionale.
Se gli imprenditori italiani “ladri, corruttori e sfruttatori”, spostandosi all’estero ridiventano campioni di produttività onesta, vuol dire una sola cosa: salvo eccezioni, fra le rappresentanze sociali, culturali, sindacali e politiche italiane la stupidità è di casa. E nell’ultimo trentennio si sono dedicate in maniera ossessiva (e quindi socialmente suicida) alla distruzione del “grano delle imprese”, per indurle a corrompere (e quindi finanziare di mazzette miliardarie la politica), o (se oneste) a delocalizzare, o se straniere, a tenersi a distanza di sicurezza dal velenoso suolo italico.
E non c’è padreterno in grado di far capire alla mostruosa maggioranza dei percettori di reddito fisso: professori, sindacalisti, politici, giudici, banchieri, dipendenti e pensionati, che l’asino imprenditoriale ormai anoressico, non riesce, da oltre trenta anni, a sopportare in esclusiva il rischio e danno che ora deriva anche dalla concorrenza globale, in aggiunta alla nazionale, nemmeno corrompendo e rubando da assassini.
Perciò “se vi riesce”, chiedetevi: esiste al mondo una impresa che possa realizzare onestamente e a regola d’arte il Mose o l’Expo, senza chiudere per bancarotta, posto che nella filiera economica italiana, in assenza assoluta di responsabili pubblici, gli unici che ci rimettono la borsa e la vita sono gli imprenditori privati onesti?
Bruciare il profitto” ai contadini dell’imprenditoria, a colpi di rivendicazioni sindacali selvagge, burocrazia inqualificabile, politica ladra, e giustizia a babbo morto, è stupidità collettiva legalizzata. Pensare di far crescere l’occupazione portando le imprese al fallimento è un misto di imbecillità e follia inarrestabile; che dopo un quarto di secolo dalla fine del comunismo, in Italia continua indisturbato.
Anche senza i danni da globalizzazione, gli incendi economici prodotti dalla cultura idiota e relativa politica, sono persino d’avanzo a garantirci sfascio in costante lievitazione. Il resto è consequenziale come bruciare i campi di grano ai contadini.
E pure la soluzione è semplice. Il rapporto fra imprenditori onesti e imprenditori criminali è almeno di diecimila a uno. Ma per quel “UNO DISONESTO” si è scatenata contro la classe sociale che tenta di produrre ricchezza onesta “buttando il sangue”, un livello di aggressività sindacale, burocratica, usuraia e fiscale tale da mandare l’intero sistema in tilt.
Il livello di complicità mafiosa fra politica e affari è diventato allucinante. I lavori pubblici in Italia hanno costi astronomici rispetto al resto del mondo, per effetto della corruzione. Ma voi avete mai sentito che la magistratura persegue i ladri, recupera la refurtiva astronomica e risarcisce gli imprenditori onesti derubati dalle tasse rapina, inviando alle singole vittime un simbolico centesimino di euro, come a dire stiamo tentando di fare giustizia per voi? Lungi sia!!! La refurtiva sottratta ai ladri è sempre insufficiente per pagare le guardie, e giù altre tasse e altri danni scaricati sugli onesti come fossero bruscolini.
Nessuno si preoccupa di indurre i lavoratori pubblici e privati sindacalizzati ad un comportamento meno idiota nei confronti dei contadini dell’imprenditoria, che distribuendo lavoro e salario garantiscono dignità e vita. E miracolo dei miracoli evitano ancora, dopo sette decenni di persecuzioni, il default o la guerra civile a popolo e Stato.
Insomma l’Italia, dal punto di vista culturale, è provvista di un ottimo sistema immunitario contro l’intelligenza e pro stupidità. In soccorso di un povero che ruba per non morire, giustamente diamo la vita; ma ad un ricco che ruba per non finire derubato, (dovendo tenere in vita lo Stato con milioni di dipendenti e pensionati) gli offriremmo una robusta fune già assicurata ad un ramo, senza mai domandarci: oggi l’Italia ha un potere pubblico elefantiaco, irresponsabile e famelico; se quel ricco tornasse onesto, quanto impiegherebbero a sbranarselo?

sabato 31 maggio 2014

Politica tartufata


Politica tartufata

Credo che nella nostra amata-odiata UE, la grattatina di tartufo stia diventando l’ingrediente necessario per presentare le schifezze politiche, come leccornie per palati “raffinati” (alla carta abrasiva). Se mi passate il paragone, direi che fra la politica “pulita”, e quella “tartufata”, c’è la stessa differenza che passa fra il profumo che profuma e il deodorante che ti rende sopportabile la puzza.
In Italia, la politica senza correttivi, è sparita da così tanti decenni, che gli elettori italiani ormai sono indotti a sputare nel piatto della politica buona se mai gli capita, e a divorarsi la cattiva. E più ne mangiano, più si avvelenano il futuro.
Perché la VERA POLITICA, di cui non c’è traccia da mezzo secolo, ha la sola funzione di RENDERE AUTONOMAMENTE PRODUTTIVI I SINGOLI CITTADINI, PER METTERE POI LO STATO A CARICO DEL POPOLO, TASSANDOLI.
MENTRE L’ESATTO CONTRARIO, IL POPOLO A CARICO DELLO STATO, E’ POLITICA AL TARTUFO: RIESCE EGREGIAMENTE A QUALUNQUE CRETINO, LASCIARE DISOCCUPATO IL 50% DI GIOVANI  E POI INNAFFIARE DI RISORSE PUBBLICHE PADRI E NONNI PERCHE’ POSSANO MANTENERLI OGGI, MA POI CONSEGNARGLI IN EREDITA’ UNO STATO INDEBITATO O FALLITO.
Col popolo a carico dello Stato, la classe dirigente ha gioco facile a spacciare per intelligenza politica, la propria stupidità. Diventa difficile capire che la politica non sta creando le condizioni culturali e socio economiche perché almeno i laureati e super laureati diventino imprenditori autonomamente produttivi e contributivi.
In Italia, eserciti di pensionati dovrebbero vivere con le tasse pagate dai figli, ma i figli, soprattutto se laureati, sono esclusi da qualunque occupazione individualmente e socialmente produttiva, sono disoccupati a tempo pieno o in alternativa emigranti.
Chi ha inventato l’istruzione e la pensione, ha attentato a l’equilibrio socio economico degli Stati. Una volta gli artigiani si prendevano a carico i ragazzi a 6-7 anni, e dopo averli imparato un mestiere che li rendeva autonomi e liberi, dovevano sequestrarli per non perderli. Fra i 25 e i 30 anni erano tutti artigiani autonomi, sposati, padri, produttivi e contribuenti. Oggi i dipendenti devono incatenarsi sul posto di lavoro per evitare il licenziamento.
L’altro problema è la pensione. Gli artigiani vecchio modello, se in buona salute, rimanevano capitani della loro impresa e produttivi fino alla morte. Oggi abbiamo i pre-pensionati e i finti invalidi dalla nascita. E sui milioni di parassiti e ladri di Stato stendiamo pure un velo pietoso per amor di Patria.
Nei sistemi tartufati, all’italiana, il cordone ombelicale dei neonati viene reciso fisicamente dalla madre, ma riattaccato giuridicamente alla foresta delle istituzioni pubbliche che provvedono a rendere ogni singolo cittadino dipendente dallo Stato (da formare e perfezionare come disoccupato, parassita, truffatore o ladro) fino alla morte. Quindi, per l’intera vita, incapace di ragionare, procreare, produrre e contribuire autonomamente da adulto libero.
Se oggi a Gesù venisse la malaugurata idea di tornare fra gli umani, temo che nemmeno Lui sarebbe in grado di sfuggire al pensiero unico, al plagio della politica tartufata italiana, che induce l’intera classe dirigente di sinistra e destra o se volete pseudo comunista e pseudo liberale, a vergognarsi di tassare i cittadini italiani, ma non di indebitare lo Stato per mantenerli.
No. La politica che può tassare il popolo e mantenere lo Stato, ha molto di cui essere orgogliosa: vuol dire che lo ha reso produttivo. La maschera in faccia per non vergognarsi deve calarsela la classe dirigente italiana, che a “giusto” compenso per le devastazioni prodotte nel sistema socio-economico, tassa imprenditori e lavoratori che sono alla canna del gas fino ad istigarli a delinquere o al suicidio.
Perciò il delitto politico da cui tutti prendono le distanze, non è tassare il popolo per mantenere lo Stato; ma tassare lo Stato fingendo di salvare il popolo a colpi di esenzioni, riduzioni di tasse, sussidi, stipendi e pensioni, privilegi e furti assortiti, che in un colpo solo (impedendo persino ai geni di produrre onestamente) distruggono il futuro del popolo e dello Stato.
La politica che non ha ragione di ricorrere al plagio culturale per camuffare la propria nullità, è quella che rende i singoli cittadini autonomi e produttivi, per avere poi il sacrosanto diritto di tassarli. Nelle nazioni veramente progredite, le tasse sono tre volte più alte di quelle italiane, ma la gente ha guadagni adeguati e protezioni pubbliche integrali: diritti, non favori.
Perché trasformare un popolo di imprenditori capaci di pagare tasse e mantenere lo Stato, in un allagamento di dipendenti e pensionati che non si sa bene come e chi possa mantenerli, è l’ultima forma legalizzata di “democrazia poco democratica, ma molto, molto, molto genocida”.
Anche Renzi ha dovuto ricorrere alla "grattatina di tartufo" di 80 euro in busta paga per rendere commestibile la sua offerta politica. Ma almeno lui sta dimostrando di avere un vasto programma di rottamazione del sistema marcio Italia (con sette decenni di "onorata" conservazione), cosa che ci fa ben sperare nel ritorno della politica e giustizia "pulita": vitale per gli onesti e letale per i farabutti. Prima che sia tardi.