venerdì 19 luglio 2013

Il punto morto inferiore


Il punto morto inferiore

Applicando la scienza meccanica a l’analisi politica, potremmo dire che la macchina delle democrazie occidentali, ha il pistone al punto morto inferiore. Siamo ad un livello di involuzione della civiltà, arretrata di due secoli, perché si è puntato tutto sulla legalità, ma massacrando l’intelligenza dei soggetti responsabili.
E il mondo ci sta venendo addosso, perché a fare la differenza, nel potere, prima della legalità, è la saggezza. Il potere è sempre e comunque un "crimine necessario": sarà tale persino quello delle religioni; e sacrificare l’intelligenza alla legalità è genocidio.
I tiranni e gli imperatori che noi giustamente consideriamo criminali, si predisponevano a svolgere al meglio la funzione di ricettatori, rapinando il popolo dopo averlo lasciato libero di produrre ricchezza o refurtiva senza andare troppo per il sottile.
In Italia la politica si spacca il cervello per assolvere ad una funzione che non le compete: "rendere produttivo il popolo". Ma fallisce a tal punto da ridurre gli onesti al suicidio per improduttività cronica; e di conseguenza fallisce poi sul fronte tributario, tassando chi non ha da pagare; e perdendo minimo 150 miliardi annui di tasse, dai ladri che non vogliono pagare, e scappano carichi di refurtiva verso il più sicuro dei paradisi fiscali, condannando il sistema alla bancarotta.
Allora il potere deve disimparare questo modello di legalità assolta da cane, e deve puntare alla intelligenza del ricettatore che istiga il ladro a rubare, ma poi gli requisisce la refurtiva per un piatto di pasta e fagioli. 
Perchè non c'è crimine peggiore dell'ostacolare o peggio impedire ai cittadini di vivere di lavoro onesto, sequestrandoli in un sistema legislativo agibile solo per ladri, corrotti e mafiosi. E sul fronte della ricettazione tributaria, chiedere la refurtiva agli onesti che faticano a mangiare una volta al giorno, e quattro bruscolini di tasse ai criminali miliardari che si fingono con le tasche bucate.
Un potere come quello italiano che ha raggiunto un livello di imbecillità suicida inimmaginabile, fa rimpiangere al popolo in fila indiana e in ordine alfabetico, tutti i più sanguinari tiranni del pianeta, passati, presenti e futuri.
Distruggere la produttività e il lavoro di due generazioni consecutive di italiani, costringere alla emigrazione i migliori cervelli, in uno Stato che si arrogava il titolo di quinta potenza mondiale, è genocidio, con l’aggravate di essere a norma di legge.
In una democrazia il potere può e deve tentare di evolversi da crimine necessario, in legale autogoverno del popolo: ma se la vecchia e saggia intelligenza del buon padre di famiglia finisce trucidata dalla pignoleria della legalità di politici, giudici, burocrati e intellettuali irresponsabili è l’apocalisse.
Notizia fresca fresca di oggi, su L’HUFFINGTON POST, "il caso Mose sfiora i due Letta". La politica italiana si è arricchita di due nuovi mostri sbattuti in prima pagina, e chissà quando potranno scendere da lì. 
Ma è davvero intelligente spacciare per verità le chiacchiere di cortile, sul Premier in carica, con tutte le implicazioni internazionali a danno dell'intero popolo che ne possono seguire? Per questa via, siamo arrivati ad esporre Berlusconi a pomodori e pietre in faccia. Ora, in obbedienza alla legalità, replichiamo lo stesso trattamento su Letta, magari migliorando il dosaggio per eliminarlo prima.
Più che i soldi, temo che ormai agli italiani ossessionati dalla legalità acefala, manchi il cervello. Vedi caso Shalabayeva.
Giampaolo Rossi ha scritto: “Prima ancora di scommettere su chi sarà il prossimo a dimettersi (se un ministro, un prefetto, un magistrato o un questore), dovremmo preoccuparci di chi sarà il prossimo (cittadino italiano o meno), a cadere in questa trappola kafkiana che è ormai l’Italia”.
Far dipendere il governo di un Paese solo dalle leggi, (e alcune vecchie anche di secoli) è come pretendere che il vestito legale per il giorno del matrimonio sia quello della cresima di dieci taglie più piccolo. Una legge può essere applicata utilmente per decenni, ma può anche scadere dopo 24 ore, per sopravvenute variabili non previste dalla legge, e da quel momento la legge incomincia a fare danni, perchè il legislatore non è mai abbastanza tempestivo da evitarli e non doverli poi sanare a danno della collettività. In Italia vedi problema esodati.
Rispettare acriticamente la legge, è come pensare che gli unici soggetti provvisti di cervello per governare un popolo siano solo i legislatori, e che non sia giusto contare sulla intelligenza critica di burocrati e giudici, perché ne sono sprovvisti.
Le democrazie moderne sembrano soccombere per assenza totale di soluzioni; ma è perché l’unica a cui ci siamo affidati acriticamente in massa è la legalità. Ma quella ci libera dai problemi, se oltre ai legislatori ci mettono cervello e responsabilità anche burocrati, giudici e intellettuali. Altrimenti si salvi chi può.
Comunque, il 90% di responsabilità l'hanno i giornalisti, perchè ci inducono a pensare che un ministro che varca la soglia di un ministero possa e debba avere all'istante, il controllo totale nel suo campo. Questa è una corbelleria galattica. I politici possono e devono inventarci un futuro meno scandaloso del presente, ma ci prendiamo per i fondelli da soli se pensiamo che debbano garantirci il controllo capillare dell'amministrazione che compete ai burocrati, e della giustizia ai giudici.
Ciò che avviene oggi è sempre all'insaputa del ministro, se ha preso possesso del ministero da una manciata di ore o di giorni. E' quello che avverrà nei prossimi anni che gli va imputato al 100%.
Soltanto una classe intellettuale idiota poteva istigare la politica a pretendere la testa del ministro Alfano per aver governato male il caso Shalabayeva. Se lo avesse curato personalmente sarebbe corresponsabile dei burocrati; altrimenti, di come dis-funziona quel ministero è più responsabile Maroni che ci aveva le radici, e non Alfano, che non ha ancora lasciato nemmeno impronte digitali sulla maniglia della porta o la tazza del caffè.
Proprio cambiando politici come mutande, e conservando inamovibili e irresponsabili burocrati e giudici, che hanno sempre l'alibi di aver rispettato la legge, come se le leggi il legislatore le concepisse proprio per distruggere e non per salvare: siamo arrivati al punto morto inferiore della civiltà o superiore della barbarie.

venerdì 12 luglio 2013

Il legislatore, chi l'ha visto?


Il legislatore, chi l'ha visto?
Una analisi superficiale della realtà ci indurrebbe a credere che le dittature muoiano perché i tiranni sanguinari non danno potere ai giudici; mentre le democrazie fanno una fine ancora peggiore, perché i giudici il potere lo hanno, ma ne abusano fino al punto di impedire, come in Italia per venti anni, al premier Berlusconi di governare, ma possono anche sbatterlo in galera ed eliminarlo politicamente.
Insomma, guardando la realtà con quelle fette di prosciutto che la disinformazione ci incolla sugli occhi, saremmo indotti a concludere che sia lo strapotere criminale dei politici, ad uccidere le dittature, e lo strapotere legale dei giudici le democrazie.
I PM comunisti tengono sotto scacco la politica liberale italiana perseguitando Berlusconi e l’intera magistratura convalida la loro linea d’accusa ed è pronta a rendere definitiva la condanna al carcere e alla interdizione dai pubblici uffici.
Giuridicamente Berlusconi (se non mi sbaglio) non è ancora criminale con sentenza passata in giudicato, ma è moralmente e mediaticamente amato dai suoi nemici al pari di Adolf Hitler, Al Capone e Jack lo squartatore assommati. Sicuramente i comunisti dichiareranno festa nazionale o di liberazione il giorno in cui l’Italia si sarà scrollata dal groppone quel fetente di Berlusconi.
Ma in questa cultura con la bava alla bocca, quante sono le reali responsabilità di Berlusconi e quante del sistema? Uno Stato che muore di “berlusconismo” e quindi per colpa di Berlusconi, è una dittatura, perché le democrazie muoiono solo per colpa di tutti, come ci insegna Camus.
Ma se l’Italia non è politicamente democratica, (è dittatura berlusconiana da venti anni), come può esserlo giudiziariamente e mediaticamente democratica? Infatti non lo è. E non per colpa dei giudici iperattivi, ma dei legislatori iperpassivi.
E' tipico dei legislatori italiani rimandare, perdere tempo, conservarsi le mani pulite, lasciando ai poveracci che hanno bisogno l’incombenza di sporcarsele violando un sistema legislativo ormai da ospedale psichiatrico. (La legge sul conflitto di interessi la aspettiamo inutilmente da venti anni) Che inducendo il popolo a commettere crimini per salvarsi, trasferisce potere dalla politica alla giustizia, fino a quello strapotere che oggi istiga i poveri al suicidio e i Berlusconi a piangersi addosso come vittime dei PM tiranni.
Ma i PM tiranni non sarebbero mai nati, se uno spermatozoo filosofico degno di questo nome, avesse ingravidato l’Italia di legislatori responsabili. Quindi è la presenza di legislatori irresponsabili, quelli che creano problemi invece di risolverli, a mettere la magistratura nell'infelice condizione di supplente politica tirannica da tangentopoli in poi.
Ecco perché in Italia gli idioti della cultura faziosa e della politica irresponsabile hanno gioco facile a dichiarare ogni sentenza politicizzata. E’ ovvio che la magistratura non possa fare altro che politica scandalosa con le sue sentenze, perché dove la colpa è dell’intera classe politica, ma direi anche del popolo, perseguire gli illeciti di un singolo soggetto e ignorare altri milioni di illeciti, sarà pure giuridicamente legale, ma è moralmente scandaloso.
Quindi il legislatore inadempiente, che crea problemi invece di risolverli, che impone tributi e distrugge lavoro, costringe il popolo a delinquere nell'illusione di liberarsi dai problemi. Ma così facendo opera da procacciatore di utenti e quindi di potere tirannico per  i magistrati.
Se i vigili del fuoco accorressero sul luogo dove si consuma un incendio, ma non fossero obbligati ad aprire gli idranti per spegnerlo, provate voi ad immaginare che abbondanza di crimini commetterebbero tutti quelli che hanno la forza bruta di salvarsi camminando pure sui cadaveri dei loro parenti e conoscenti. E non è forse ovvio che i crimini arricchiscono il potere dei magistrati e corrodono in egual misura quello dei politici?
E' così che siamo messi in Italia. La nostra pseudo democrazia sta tirando le cuoia perché a Roma ci sono mille parlamentari legittimati a grattarsi impunemente l’ombelico. Manca il legislatore pompiere con l’obbligo di accorrere sul luogo dell’incendio e di infilarsi fra le fiamme a salvare chi brucia, con gli idranti già in funzione.
Invece abbiamo in abbondanza legislatori pompieri con diritto all’inadempienza. Quella che sta consentendo a tre schieramenti politici di fingere di governare (ma forse in Italia è già tutto ingovernabile) e al quarto di chiamarsi fuori da qualunque dovere che non sia quello di autoridursi il compenso, per godersi lo spettacolo senza rischiare.
Forse la severità della magistratura induce il legislatore a proteggersi dai rischi dell’azione giudiziaria, con l’inazione politica; guarda quei fessi dei cittadini che si contorcono le meningi alla vana ricerca di una soluzione legale per i loro problemi, e più fanno e più affondano nello sfascio, senza protezione di un qualche potente corrotto.
Berlusconi in tutto questo sfacelo ha la colpa di essersi salvato agendo da imprenditore politicamente protetto; e poi da politico per aver minacciato di agire, di riformare la giustizia, nella patria dell’inazione, della politica lasciata al caso.
Perciò in Italia non è discutibile l’azione giudiziaria, ma demenziale l’inazione politica benedetta da una razza di intellettuali e giornalisti "sciroccati", a cui quel maledetto “uomo del fare” di Arcore ha già rotto parecchie uova nel paniere, ottenendo come compenso un invito a San Vittore o Regina Coeli a spiluccare gratis pasta e fagioli.
In quale anno in Italia un galantuomo potrà agire, legittimato da un legislatore “adempiente”, senza le persecuzioni di una magistratura (tributaria in primis), che oggi utilizza per miopia o opportunismo o fede politica cieca, un sistema legislativo premiante per parassiti e suicida per produttori onesti, è ancora presto per stabilirlo.

martedì 9 luglio 2013

I pedoni della politica


I pedoni della politica
Togli la bicicletta ad un campione di ciclismo e nessuno si scandalizzerà che senza quel mezzo viaggia alla velocità di un qualsiasi pedone.
Invece è da spacca cervelli capire quanto i successi o i fallimenti di chi governa un popolo, sono imputabili al ciclista, e quanto alla qualità della bicicletta del potere che gli hanno dato in uso.
Perché spesso la stampa ci induce a pensare che un Premier capace, possa esattamente tutto ciò che vuole, visto che da capo del governo è sempre a cavallo del potere, e se non produce risultati non può dire che lui ha pedalato, ma la bicicletta era forata.
Invece ci sono poteri nuovi come quelli di un dittatore e poteri usati come quelli del Premier Letta che deve concordare con Alfano l’uso della bicicletta ormai inservibile da decenni, con una barca di miliardi da pagare e non da spendere, con le magistrature civili, penali, contabili e costituzionali che inibiscono l’uso libero del potere. E poi c’è la UE che detta la politica e la vuole tonda, e poi passa la BCE e la vuole quadra.
Poi ci sono i conti da fare con spreconi, ladri, corrotti e mafiosi (alcuni ancora sconosciuti alla magistratura) nello Stato centrale e nelle istituzioni periferiche, come comuni, province e  regioni, che in teoria avrebbero dovuto aiutare l’Italia a correre più veloce su l’autostrada del sistema economico, invece l’hanno aiutata a correre sulla via sterrata del cimitero, e nemmeno ora che siamo ad un passo dalla bancarotta, il potere del Premier va oltre lo spendere o risparmiare i soldi personali che ha nel suo portamonete:  per il resto, è come fosse immobilizzato mani e piedi.
Non può ridurre o abolire l’IMU, non può tagliare o contenere l’acquisto degli F35, non può abolire o ridurre le province: insomma, non può e basta.
E' come se a Palazzo Chigi avesse trovato la bicicletta del potere chiusa col catenaccio e senza chiave per aprirla. E la condizione di impotenza del Premier tipica delle democrazie, in Italia è diventata  patologica, da quando "tangentopoli" ha spostato troppo potere verso i giudici, e ora i condizionamenti di UE e BCE, (con pesanti interferenze anche del FMI) è come  avessero buttato la chiave del potere politico delle singole nazioni indebitate, nel famoso Triangolo delle Bermuda, perché nemmeno i dittatori più sanguinari ne possano fare uso o abuso.
Dopo Craxi, ci ha rimesso il collo Berlusconi per un ventennio. Ma Letta è ciclista nato, ed ha chiarito senza ombra di dubbio che in Italia abbiamo il governo ma non il potere di governare; perché se mai avessimo da spendere o risparmiare qualche euro, il numero dei soggetti italiani ed europei che potrebbero impedircelo è pressoché illimitato, senza contare quelli che potrebbero dimostrare di avere titolo legale di acquisirlo con gli interessi di ritardato pagamento,
Il "perseguitato" Berlusconi ha fatto intendere che per svolgere al meglio la funzione di PM bisogna essere matti. Io invece temo che sia la funzione di Premier italiano a necessitare di una dose di pazzia da manicomio, perché si hanno in carico troppi problemi, pochi soldi, troppi debiti, troppi topi da tenere lontani dal formaggio, e nessun potere decisionale autonomo di attuare uno straccio di soluzione che sia tale di nome e di fatto.
Insomma, più che grattarsi l'ombelico, in attesa di incriminazione per illecita grattatura, il Premier italiano non può. E pensare che da quel ciclista appiedato ne venga la salvezza dell'Italia è autolesionismo.

lunedì 1 luglio 2013

Primatisti di antipolitica


Primatisti di antipolitica
Temo che noi italiani guardiamo la politica con una punta di pessimismo di troppo, e tanto ci basta a vedere tutto sbagliato e tutto da rifare. Invece i comunisti impegnati nella politica “antiliberista” ammazza imprenditori non sono niente male a giudicare da come li hanno ridotti. E manco i liberisti scherzano con la politica “anticomunista”, visto che gli esseri umani ormai si comprano e vendono anche a pezzi di ricambio: e dove gli italiani non li ammazzano le tasse, ci pensano i prezzi, le contraffazioni, gli strozzini e gli avvelenatori del cibo e dell’ambiente.
Insomma, se è vero che paghiamo un fiume di classe dirigente comunista, senza aver mai avuto uno Stato comunista che mantiene il popolo; e altrettanti liberali, per avere quello liberista, che lo lascia libero di produrre e contribuire (oggi prima paghi e poi forse lavori); non possiamo non ammettere che ai comunisti è perfettamente riuscita la demolizione dello Stato liberista, alla cui costruzione, tutti, comunisti compresi, si dicono strenuamente impegnati; mentre i liberali, altrettanto bravi in demolizioni, si sono difesi tenendo costantemente indebitato l'aspirante Stato comunista, a colpi di appalti truccati, corruzioni, evasioni, elusioni, esportazione di capitali, falsi in bilancio, truffe astronomiche e tassi usurai, in modo che anche i comunisti siano tentati, per mancanza di risorse, a prendere dai poveri, (invece di dare) fino ad istigarli al suicidio.
E tutto ciò, sotto la super visione della Corte Costituzionale e della Magistratura che controllano, certificano e garantiscono che tutto “è a norma di legge”: chi si ammazza è perché non voleva più mangiare, non perché non avesse.
Insomma c’è solo da rassegnarsi, perché in ogni campo, l’intera classe dirigente italiana indossa la stessa tuta da lavoro, (con o senza inciucio) e distinguere gli aggiustatori dai guastatori, è facilissimo, ma a lavoro ultimato, non prima che ci abbiano sepolti vivi dalle macerie.
Quindi c’è il rischio di accomunare i buoni, a quel 90% di cattivi, impegnati a fare politica antiliberista se non gli riesce comunista, o anticomunista se la liberista li affatica.
E in conclusione, un pensiero "ottimista" di Giampaolo Pansa  del 24/6/13 su liberoquotidiano.it : "Basta con i processi al Cav. I forcaioli sono dei pazzi".
“È disperante l’Italia che emerge in questo orribile 2013. Siamo diventati i campioni mondiali di tutti i vizi delle nazioni, impotenti a battersi per la propria salvezza. Offriamo al mondo il profilo indecente di un Paese lagnoso, pessimista, in preda al terrore per il proprio futuro. Ma così non avremo altra sorte che darci la morte da soli. Anche se fare il boia e al tempo stesso l’impiccato non si rivelerà semplice.”
Invece è semplicissimo caro Pansa. Un popolo che si diverte a fare "il boia", a fare antipolitica o antigiustizia, credendo di impiccare solo i poveri, i deboli, gli indifesi, gli altri, in automatico si impicca da sé senza corda: perchè il bello della democrazia è che alla lunga non salva nessuno se non può salvare tutti: dallo scemo del paese al presidente.