martedì 31 maggio 2016

A Renzi urge avvocato del diavolo.




A Renzi urge avvocato del diavolo.

Dopo aver fallito come avvocato del diavolo di Berlusconi, sto ritentando l’avventura suicida col Premier Renzi, non perché ritengo che la sua politica sia migliore, ma perché temo, (e Dio sa se mi auguro di sbagliare) che l’Italia sia già ingovernabile, spiaggiata come una balena che ha perduto l’orientamento, e non per colpa della politica o del mercato.
In nome della pluralità de l’informazione si è lasciato a cani e porci il diritto di fare confusione, in un Paese a corto di chiarezza. E’ bastato che pochi disonesti pennivendoli si esercitassero nel linciaggio del Premier Berlusconi e tutti a scimmiottarli con una ottusità mai riscontrata in altre generazioni di giornalisti.
Nessuno che ad oggi si sia posto la domanda, ma il potere di un Premier è superiore a quello di un tiranno? Perché se, a memoria d’uomo, nessun tiranno ha mai avuto abbastanza potere da governare bene un popolo già ingovernabile di suo, (Gorbaciov capì che la Russia comunista era già alla frutta, e invece di governarla, si affrettò a cambiarla) sperare che un cambiamento risolutivo riesca ad un Premier italiano, a cui la Costituzione attribuisce il potere del due di briscola in una partita a scopa, è di una ingenuità apocalittica.
Non ci sono democrazie al mondo in cui il Premier sia più impotente di quello italiano, che ha grossomodo la funzione di  imbuto: restituisce ciò che immetti. Versi dissenso, conflitti, rivendicazioni, scontri violenti, e raccogli riforme finte mai risolutive, cambiamenti truffa gattopardiani di ottima qualità.
E’ vero che governo del popolo, non vuol dire che tutti i sessanta milioni di italiani debbano andare a Palazzo Chigi a governarsi; ma chi ha eletto un governo deve garantire una solida maggioranza per incassare vere riforme o deve affrettarsi a delegittimarlo e sfrattarlo. Perchè un premier ha due sorgenti da cui attingere potere dal consenso: la classe dirigente insediata in tutte le istituzioni e nella società civile; oppure il mondo imprenditoriale e finanziario.
Pensare che la feroce opposizione, e la contestazione sindacale a tempo pieno, possano obbligare il Premier a fare più politica a vantaggio dei poveri che dei ricchi è un attacco di stupidità che in Italia dura da sette decenni, con risultati inequivocabili. Una volta il lavoro si sprecava, ora, grazie ai sindacati, al lavoro hanno grattato pure le impronte digitali, per renderlo introvabile.
La politica democratica è di una semplicità sconcertante: o la fornitura di potere al Premier se la aggiudicano i lavoratori, per ottenere buona politica salariale, oppure se la aggiudicano a strozzo i banchieri ed è tutto grasso, scusate, spread che cola.
Quindi, un popolo democratico intelligente dovrebbe sapere che in una democrazia i colpevoli si sprecano in tutte le istituzioni, ma non nel governo che è subalterno alle lobby culturali, sociali ed economiche, che non si fanno scrupolo ad usare la giustizia come pesante mezzo di condizionamento.
In Italia, i sindacati dei lavoratori, col sostegno interessato dei giornali comunisti, si sono specializzati a combattere il governo ladro da loro stessi eletto, a colpi di scioperi servaggi, scontri con la polizia, incendi di auto e cassonetti, sfondamento di vetrine e di banche, lanci di pietre, mazze di legno e tubi di ferro per affrontare le forze dell’ordine, con la certezza di poter ridurre i doveri dei lavoratori e aumentarne diritti. E come è andata a finire è sotto gli occhi di tutti.
Perciò se vi capita di sentire qualche genio prendersela con Renzi che non sta governando bene il Paese o lo sta rovinando, affrettatevi a renderlo inoffensivo con una pernacchia. Perché ostacolare il lavoro infame del governare un popolo, senza proporre né apportare reali miglioramenti, se non nella paralisi del sistema, attenta alla vita del popolo, e lo condanna al totalitarismo.
L’idea malsana che la protesta possa impedire il malgoverno è da ospedale psichiatrico. Ci sono due modi per evitare che il governo faccia danni: non riempire Palazzo Chigi di guastatori o frattarli. Ma quelli che mandi a governare, puoi controllarli non paralizzarli. Perchè privarli del consenso dei lavoratori e pensionati, è il modo giusto, anzi geniale, per aiutare multinazionali e banchieri ad aggiudicarsi la fornitura di consenso al governo, a tassi usurai per le banche e tasse rapina per quel cornuto e mazziato di Pantalone.
Questo Paese si è riempito di sindacalisti, giornalisti, e urlatori di tutte le marche coalizzati a contestare il Premier come fosse l’unico ostacolo alla giustizia sociale e allo Stato di diritto. Ministri e sottosegretari, con mariti, amanti, fidanzati, soci e compari confezionano leggi ad personam alla velocità di un bottonificio, e se non si fanno prendere con le dita sporche di marmellata nessuno si sogna di sospettare che un ministro possa fare più danni di un Premier.
Insomma lo avrebbe capito anche lo scemo del Paese come si tratta col potere esecutivo in democrazia. Il consenso è la moneta a corso legale per comprare diritti. Voi avete visto mai banchieri incappucciati e armati affrontare le forze dell’ordine per rivendicare più diritti e meno doveri? E pure, senza sindacati comunisti urlatori, i banchieri ora sono i tiranni di fiducia in Italia, in Europa, in America e nel mondo.
Zitti zitti, senza sfasciare un Premier vecchio e rifarsi uno nuovo, usando da piede di porco il governo dei lavoratori, voluto e benedetto dai sindacati e poi paralizzato dagli stessi, hanno scardinato i diritti del lavoro e li hanno convertiti in diritti della finanza, diventando padroni della borsa e della vita dei popoli.
E’ vero, in Occidente i ricchi arricchiscono; ma è per l’eccelsa qualità della politica fascista o per lo schifo senza pari di quella comunista, sindacalista, giustizialista, fiscalista e sfascista demenziale?
Delegittimando ad uno ad uno per sette decenni, tutti i governi, dopo averli eletti e benedetti, l’intera classe dirigente italiana ha condannato a l’esilio le multinazionali e i laureati, i portafogli  e i cervelli, i paperoni e gli istruiti, quanto basta per renderci ricchi sfondati di invalidi, disoccupati, pensionati, immigrati, banchieri ed esattori vampiri per una lunga guerra fra poveri.

sabato 21 maggio 2016

L'italiano povero è "carne da boja"

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L'italiano povero è "carne da boja"

I più sono convinti che l’Italia è in crisi per la cattiva politica, soprattutto di Premier e governo, ma questa è una mezza verità, e perciò, totale menzogna; posto che in democrazia non esiste una sola istituzione che non sia contrapposta ad un’altra, con il potere di impedirle di fare danni. Forse lo sfascio del potere esecutivo, consegue da un altrettanto longevo sfascio legislativo, ma tenuto in ombra dalla stampa italiana, complice  della politica malata, che a colpi di leggi fuorilegge ha reso la giustizia “che è soggetta alla legge”, inerme, e perciò inadempiente.
Io sono più vecchio della democrazia italiana, ma sono stato plagiato così bene dalla nostra bella dis-informazione, che solo da qualche anno (e ne ho quasi 75), sto incominciando a dubitare che oltre alla guerra, come dicono gli addetti: “troppo seria da lasciare solo ai generali”, ci sia pure la politica, l’informazione e la giustizia, da tenere sotto osservazione.
E altrettanto avrà pensato il Giudice Mattarella, che appena eletto Presidente della Repubblica, senza scomodare la politica che lo aveva voluto al Quirinale, si rivolse alla giustizia con queste illuminanti parole: "I magistrati non siano né burocrati, né protagonisti". Come dire: parlò alla nuora (i magistrati), perché suocera intenda (i legislatori e i governanti).
Da doppio Presidente, si augurò che in Italia quelle due patologie trovino la giusta cura. E per non equivocare le responsabilità dei magistrati sempre e solo "soggetti alla legge", forse sarebbe il caso di prendere atto che la fonte delle patologie giudiziarie è esterna e doppia: prima culturale e poi politica; e non c'è cura giudiziaria possibile dove la politica resta sotto l’interessata tutela di intellettuali e giornalisti, che se la proteggono come una gallina dalle uova d'oro, per conto delle potenti lobby culturali e finanziarie a cui loro si abbeverano.
Le leggi impongono ai magistrati di recuperare “le refurtive”, cioè i soldi dei contribuenti, che per via politica, burocratica o finanziaria si sono trasformati in furti e truffe; ma invece, di caricarli su un conto risarcimento curato dai magistrati, per restituirli alle vittime: alle vedove e agli orfani dei contribuenti falliti o suicidi, vengono riaccreditati alle stesse istituzioni pubbliche che rubano e sprecano così bene il sangue di Pantalone, da fingere di accorgersi delle emorragie di furti o ammanchi astronomici, solo dopo che le forze dell’ordine, i magistrati o qualche eroico giornalista ne ha denunciato il sanguinamento.
Allora, dopo sette decenni, forse sarebbe il caso di far entrare la logica risarcitoria (ancora latitante) nelle aule della giustizia italiana, posto che i soldi rubati alle istituzioni sorde, mute e cieche, non sono altro che tasse non trasformate in servizi, e quindi soldi sottratti, anzi rapinati con criminale abuso di potere ai contribuenti onesti, ma che in mano a burocrati stupidi o disonesti si convertono da ricchezza pubblica in refurtiva privata per classe dirigente  “onesta fino alla lira, e non oltre".
Alla faccia degli imprenditori falliti o suicidi, alla faccia dei disoccupati abbandonati senza lavoro e risorse, alla faccia delle donne licenziate perché incinte e costrette ad abortire, alla faccia dei pensionati con assegno sociale di 240 euro mensili e chiamati pure a restituire a l’IMPS importi che l’ente ha sbagliato a pagare, in un Paese dove il fiume di ricchezza che prende la via dei paradisi fiscali, è inquantificabile e inarrestabile. 
Perciò urge una filosofia giudiziaria diversa da quella che ha fatto i cittadini onesti italiani, cornuti e mazziati per sette decenni, con la magistratura che riconsegna la refurtiva recuperata dai rapporti incestuosi fra politici-burocrati-imprenditori, non ai contribuenti derubati come sarebbe logico, ma alle stesse istituzioni in cui sguazzano da padroni gli stessi incapaci o ladri della politica e burocrazia responsabili di inadempienza, abuso di potere, falso in atto pubblico, truffa, corruzione, concussione, appropriazione, ecc. ecc. ecc.
Ma di restituire le refurtive miliardarie recuperate, ai milioni di italiani onesti, vittime di politica ladra e giustizia inadempiente, ancora non se ne parla. Se un povero ruba una mela per non morire, la giustizia "burocratizzata" corre ad arrestare il povero, non gli addetti pubblici che lo hanno derubato pure della dignità oltre che della vita. 
Ma a questo rompicapo dovranno pur dedicarsi gli addetti ai lavori, visto che qua non rischia solo l’Italia; l’intero Occidente è vittima di comunismo e liberismo acefali che ci stanno portando dritti alla terza guerra mondiale, per la mostruosa enormità delle ingiustizie generate, e mai sanate dai giudici ridotti a notai, perché trattasi di ingiustizie a norma di legge, volute e benedette, da intellettuali, giornalisti, professionisti, sindacalisti e banchieri.
Questa è la causa delle due patologie giudiziarie coraggiosamente denunciate dal Presidente Mattarella al suo insediamento. Il giudice che sa di non poter fare giustizia applicando la legge italiana (pro ladri e truffatori), si rassegna e la applica acriticamente producendo tutta l’ingiustizia voluta e programmata dai ladri del potere; mentre il giudice che non si rassegna ad essere portatore sano di ingiustizia legalizzata, finisce per sconfinare nel protagonismo. (Vedi operazione “mani pulite” con cui l’ex PM Di Pietro cancellò una intera classe politica che aveva al suo attivo, mezzo secolo di "dis-onorato servizio").
Perciò, considerare malata la giustizia italiana e tentare di curarla, è come somministrare l’antipiretico a l’infermiera, per abbassare la febbre al suo paziente. La giustizia malata (per troppo burocratismo e tracce ormai introvabili di protagonismo) ha come causa scatenante un sistema culturale, politico e finanziario “in putrefazione”. E non c’è niente di più gattopardesco che moralizzare la giustizia, a colpi di finte riforme, per conservare idiota la cultura e l'informazione, corrotta la politica, rapace la finanza e agonizzanti in massa gli italiani onesti. E in primis, i piccoli imprenditori sterminati come ebrei dal nazismo.
Lo so, molti, leggendo questa roba, si staranno domandando, a quale strizza cervelli è scappato di mano il firmatario della presente. E siccome il matto in questione non vuole guastare a nessuno il bel giudizio (interessato?) che ha delle istituzioni e degli addetti italiani, prova a riformulare la domanda: voi pensate che in Italia ci sia davvero una politica e giustizia da Stato di diritto?
Bene, allora sappiate che il vostro perfettissimo Stato, ha le forze dell’ordine più “criminali” di tutto il pianeta. Chiunque venga chiamato ad arrestare ladri o ladre di prodotti alimentari nei supermercati, da qualche anno, paga di tasca propria i prodotti sottratti e lascia liberi i ladri (di necessità come li chiamano ora) a correre a sfamare i propri figli, invece di trascinarli ammanettati davanti al giudice.
Sapendo bene che in Italia, quanto ad istituzioni e addetti, abbiamo davvero “di tutto di più” come recitava quello spot RAI, ma la giustizia spicciola per i poveracci, ormai è affidata alla sensibilità e forse pure al portafoglio degli eroi delle forze dell’ordine, e a qualche rivoluzionario, come il Pretore di Nardò Angelo Sodo che mezzo secolo fa, mandò assolto il ladro per fame, inventandosi la giustizia giusta per gli ultimi e quindi odiata a morte dai primi.

Perché dal punto di vista giuridico, proprio come diceva Giuseppe Gioachino Belli, l'italiano povero era, è, e rischia di restare a tempo indeterminato “carne da boja", in quello che voi considerate da sette decenni un civilissimo Stato di diritto, che tale è, soltanto per i banchieri non certo per i barboni.

lunedì 16 maggio 2016

Produrre o fallire questo è il problema

Produrre o fallire questo è il problema
Se fra le preoccupazioni di noi umani non è mai rientrata, né mai rientrerà quella del rifacimento della "volta celeste", costruita dal Padreterno miliardi di anni fa, con un tale spreco di inossidabili materie prime da renderla forse immortale; non possiamo certo esimerci dal capire in che condizioni versano "i sottostanti 205 cieli appesi a casaccio, denominati Stati”, (gioia dei ricchi e incubo quotidiano dei poveri) sempre a rischio collasso, manco fossero appesi a quattro lacci di scarpe sfilacciati.
E quindi noi italiani, per tentare di capire, dovremmo rivolgerci due domande interconnesse: in questi ultimi sette decenni di democrazia il mondo della cultura ha predisposto il popolo ad auto governarsi da sovrano o da somaro? E lo Stato, con la sua milionaria classe dirigente, si è realmente organizzato da Stato liberale, con la necessità di rendere competitivo e produttivo il popolo, e in aggiunta di proteggerlo dai disonesti, perché Pantalone non finisca rapinato dalla mafia, prima ché tassato dallo Stato, che di tasse vive e senza tasse muore?
E qua la risposta è unica: in Italia ci manca il popolo sovrano, ma pure lo Stato di diritto, perché la lotta (forse finta) fra comunisti e liberali ha impedito e impedisce a chi governa di dare al Paese i connotati dello Stato sociale al servizio dei poveri, più lo Stato liberale al servizio dei ricchi. E quando i poveri si impiccano e i ricchi scappano per non fallire, uno si domanda: ma i nostri comunisti e liberisti, oltre che a tentare di superarsi a vicenda con ideologie demenziali, a che diavolo servono?
Il comunismo è stato ormai declassato dalla storia a ideologia genocida, e magari sarà ancora imbattuto a livello planetario; ma a giudicare da come funziona il liberismo ne l’intero Occidente e nella UE in primis, credo si possa affermare senza paura di smentite, che il comunismo sarà pure imbattibile come ideologia criminale, ma in quanto a demenza, il liberismo attuale non teme confronti.
Marx pensò un sistema Stato comunista autonomo, grazie a l’abolizione della proprietà privata; ma la scarsa produttività sociale portò il mezzo mondo comunista alla bancarotta prima di un secolo. Invece i liberisti hanno pensato un sistema Stato fallito a prescindere, dipendente al 100% dal popolo contribuente, e quindi corroso da evasione tributaria, ruberie, truffe, indebito assistenzialismo, speculazioni, strozzinaggio, mafia, corruzioni dilaganti e recessioni pilotare, perciò ingovernabile soprattutto ora che non esiste più il mercato chiuso, e nella competizione globale, ai danni economici interni si aggiungono quelli mondiali.
E il sistema ibrido italiano comunista liberista è ancora più idiota: è straripante di comunisti “finti mangia padroni” che dovrebbero avere interesse a risanare e conservare ricco lo Stato, ma non riescono ad impedire che i ricchi fuggano prima della visita di Equitalia; né che la classe media venga quotidianamente tassata e ripulita da malfattori pubblici e privati, prima che gli esattori di Equitalia presentino il conto aggiungendo danno a danno.
E il consenso in perenne carestia, induce i politici a ricercarlo ossessivamente offrendo lo Stato spalancato, a parassiti pubblici e privati, ladri, evasori, truffatori, sfruttatori, speculatori, usurai, mafiosi e corruttori professionisti, che lo ripuliscono dai contanti e lo rimpinzano di cambiali.
Ora ditemi voi se per il popolo italiano non è un affare poter disporre al prezzo di uno, di due meravigliose opzioni politiche omicide: morire di comunismo parassita + liberismo demenziale.
Un quarto di secolo fa i russi si sono liberati del comunismo perché hanno capito che era perfetto per reggere alla guerra fredda Russia-America, ma impoverendo e uccidendo solo comunisti.
L’Italia invece ha sposato felicemente il comunismo e gli ha offerto di mangiarsi il Paese, potendo disporre di una razza speciale di cuochi liberisti (unici e soli responsabili dello sfascio italiano): gli imprenditori  illusi e i loro lavoratori ciechi che hanno accettato l’ingrato compito di apparecchiargli la tavola, producendo ogni anno 100 miliardi di interessi passivi per gli strozzini della finanza padroni del debito pubblico italiano; e gli altri 700 per i disservizi della elefantiaca burocrazia comunista di ottimo appetito, insediata pure nelle sottoscale, scantinati, ammezzati e cessi delle istituzioni italiane, come la tenia parassita che divora e uccide il disgraziato che la ospita.

In Italia i furti sono a norma


In Italia i furti sono a norma

Una volta le leggi le facevano i legislatori, e gli azzeccagarbugli si industriavano a trovare l’inganno, le smagliature nella trama legislativa che non scoraggiavano o incoraggiavano il crimine o ne impedivano la repressione e quindi garantivano la parziale o totale impunità.
Fino a mezzo secolo fa, questa categoria di super professionisti capaci di aggirare la legge e di gabbare politici e giudici non era poi così numerosa. Ma da allora la lenta pioggerella è diventata diluvio universale, visto che ora l’Italia ha avvocati, professionisti, consulenti, tecnici di tutte le razze e burocrati in quantità industriale, e non è più l'inganno a disarmare la legge, (a bagnarle le munizioni), ma è la legge che arma e favorisce l’inganno, il crimine e l’impunità.
Le lobby, le corporazioni, le consorterie, le burocrazie, le associazioni e i sindacati ormai bruciano il legislatore su l’anticipo: pensano l’inganno e poi trovano il modo di obbligare la politica a confezionare la legge a misura; così l’inganno finisce inglobato nella legge: perfettamente legalizzato. 
Il crimine, l’abuso, l’appropriazione, l’omissione e la falsificazione diventano legali: pane quotidiano. Ed è quanto basta per rendere inoffensiva la magistratura che poi non ha alcun potere sui crimini a norma di legge, o sugli inganni legalizzati. Anzi, i giudici rischiano l’incriminazione se osano perseguirli.
Così per questa via, la burocrazia pubblica e il groviglio inestricabile delle professioni, associazioni e sindacati che sono una altrettanto potente burocrazia privata, ha raggiunto livelli di strapotere e immunità tali, (altro che impunità) da portarsi al guinzaglio come cagnolini, i legislatori e i governanti, mentre la magistratura si dibatte impotente nel farraginoso groviglio legislativo: tenta di indagare ma poi è costretta ad archiviare per anni e decenni. Perché ne l'ex Belpaese, ormai non v’è abuso pubblico (o abuso privato benedetto dalla burocrazia) che non sia rigorosamente a norma. Da noi le leggi si applicano solo per i nemici e si interpretano per gli amici, portatori sani di denaro, potere, favori.
Solo le intercettazioni scoperchiano il vaso di pandora. Ma chiaramente bisogna aspettare che sia proprio il farabutto in un momento di distrazione, a scivolare sulla buccia della banana che s'è sgranocchiato, e ad incriminarsi e sbattersi in galera da solo, fornendo via telefono le prove della colpevolezza sua, della sua cricca o peggio consorteria o massoneria di cui ne è componente o capo.
Insomma siamo alla giustizia affidata al buon cuore dei criminali, perché le classi dirigenti disoneste di questa povera Italia, in sette interminabili decenni si sono fatte confezionare una tante quantità di leggi “ad”: personam, casta, corporazione, sindacato, consorteria, associazione a delinquere, che per reprimere la montagna dei “crimini” che si consumano quotidianamente, "a norma", ci servirebbe l'attuale organico di magistrati moltiplicato per un milione: roba da sogno.
Viviamo in un mondo alla rovescia e abbiamo ancora difficoltà ad accettare che i veri tiranni italiani non sono più i politici che ormai devono rubare per comprarsi il potere. Sono i burocrati e i professionisti con agganci pubblici che quel potere lo hanno a tempo indeterminato e ne abusano in assoluta e perfetta legalità. Hanno si il problema della spartizione della refurtiva miliardaria di cui si appropriano, ma dividendo bene la torta, si comprano l’intero Parlamento e l’intero Governo: dispensando qualche posto di lavoro, qualche vestito firmato, qualche biglietto di viaggio, qualche passaggio in barca o in elicottero, un orologio ecc. ecc.
Ma per la stampa italiana, miope o complice, la nostra classe politica sarebbe una “casta” intoccabile e inamovibile di dittatori strapotenti e ladri. Poveri illusi loro e poveri noi; quando ci accorgeremo che usando i politici da utili idioti, quelle povere vittime indifese e innocenti della burocrazia, sindacato, associazioni, professioni, e finanza,  si sono già fottute popolo e Stato, non ci rimarrà manco trippa per gatti scaduta.

domenica 8 maggio 2016

S.O.S. Politica, cercasi Machiavelli pure usati.


S.O.S. Politica, cercasi Machiavelli pure usati.

Due grandi filosofie hanno segnato la storia umana dell’ultimo secolo: la comunista egualitaria che ha portato mezzo mondo a l’implosione dopo decenni di scarsa produttività economica; e la liberista elitaria che ora tiene a rischio guerra mondiale l’intero pianeta, per eccessiva produttività, ma inesistente giustizia.
Partendo dalla ovvia constatazione che il mondo non è fatto di soli intelligenti e che un sistema sociale accettabile non può perdersi pezzi di umanità per strada, i comunisti risolsero il problema della impossibile competizione fra diseguali, rendendo giuridicamente tutti uguali.
Mentre i liberali si illusero e si illudono che gli intelligenti, messi in competizione, producano per tutti, esclusi e poco o niente produttivi compresi. Non è andata così: gli inclusi non producono anche per gli esclusi. E la quantità di umani di tutte le razze, geni compresi, che il liberismo si sta perdendo per strada è allucinante.
Perciò i sistemi sociali andrebbero pensati per gli stupidi, in modo da essere accessibili e produttivi per tutti. Ciò che oggi producono i potenti sarebbe pure sufficiente, se la loro ingorda avidità non fosse incontenibile e ingovernabile.
Insomma, il mondo comunista è schiattato perché non ha saputo produrre abbastanza per tutti gli uguali; mentre quello liberista rischia la terza guerra mondiale, avendo imparato a perequare non la mostruosa produttività dei ricchi a sostegno dei poveri, ma le elemosine dei poveri per tentare di saziare i ricchi insaziabili.
Perciò, creare leggi astruse e farraginose che impediscono una dignitosa integrazione produttiva onesta persino ai soggetti mediamente istruiti, è politica criminale, perché espone la maggioranza dei cittadini alla rapacità di burocrati, professionisti, sindacalisti e banchieri, e mette la magistratura di fronte ad una tale montagna di ingiustizie pseudo legali, difficili o impossibili da perseguire, fino a paralizzarla.
Comunismo e liberismo (così concepiti), non sono in grado di assicurare un futuro a l’Umanità: il primo perché povero di ricchezza, il secondo di giustizia. Infatti, nei sistemi liberali, gli imprenditori non si arrendono per mancanza di politica intelligente e onesta, (a tanto sono abituati da millenni) ma per l’anomala latitanza di giornalisti e giudici, che si rendano disponibili a difendere i piccoli imprenditori massacrati da sindacalismo, burocrazia, fisco, usura e mafia; e non solo come ora, per certificarne il decesso a pagamento.
Robert Maynard Hutchins, diceva che “è improbabile che la morte della democrazia sia un assassinio perpetrato mediante un’imboscata. Sarà piuttosto una lenta estinzione per apatia, indifferenza e sottonutrizione”.
Come dire, che nelle democrazie, la responsabilità dello sfascio è così ben diluita e spalmata su tutta la classe dirigente pubblica e privata, che in Italia, nemmeno azzerando politicamente la Prima Repubblica con la coraggiosa operazione “Mani Pulite”, si è riusciti a costruire una Seconda che non continui a sterminare imprenditori onesti e incolpevoli lavoratori, tenendo a l’ingrasso milioni di “parassiti”: corrotti, corruttori, truffatori, bancarottieri, ciarlatani, buffoni, strozzini, esattori conto proprio, faccendieri e farabutti.
E a questo punto una domanda sorge spontanea: tutto questo è imputabile in esclusiva alle due ideologie sempre in guerra, con la comunista sopravvissuta persino a l'implosione del mezzo mondo comunista (vedi Italia ed UE); oppure dobbiamo dedurre con Hutchins, che anche il farmaco “democrazia” non manca di effetti collaterali?

giovedì 5 maggio 2016

Attenti ai sovrani raglianti


Attenti ai sovrani raglianti

Da bambini facevamo attenzione a non finire su l’elenco dei cattivi, per stazionare in quello dei buoni, guardati dal maestro/a con occhio di riguardo.
Ma poi da grandi, visto che alla prevenzione dei crimini non si dedica proprio nessuno, e la classe dirigente italiana s’è impestata pericolosamente di cattivi, vuol dire che quel tipo di distinzione non riesce manco ai giudici.
Così alla rispettabile età di quasi 75 anni, e con scarsi mezzi culturali, facendo tesoro degli incontri giusti e sbagliati che mi ha riservato la vita, mi sono inventato un test, sia pure empirico e grossolano, per tentare di distinguere alla meno peggio i buoni veri dai finti, ed ho capito che ora gli adulti, diversamente dai bambini, vanno divisi in: somari e sovrani.
Ma voi mi direte, e come si fa, se la lunghezza delle orecchie più o meno pelose non garantisce un bel niente? Tranquilli, non è facile, ma nemmeno impossibile.
Se vi capita di parlare con una persona di problemi sociali, politici, economici o altro, fate attenzione a dove va a pararsi col discorso. Se è intelligente, dello sfascio italiano non può che sentirsi corresponsabile in quanto cittadino sovrano, e vi parlerà subito delle colpe della sua categoria, vi accennerà almeno ai suoi errori personali e concluderà ipotizzando qualche soluzione, non importa quanto giusta, sbagliata, possibile o impossibile.
Mentre se è stupido, per l’identico argomento, tirerà fuori un elenco alfabetico di nomi di colpevoli (preferibilmente politici) e perciò meritevoli di incriminazioni e condanne; ma non perdete tempo a cercare il suo nome, perché su quel elenco fatto in casa, il suo nome non c’è mai stato, non c’è, e non ci potrà mai essere. Per gli stupidi e i matti i colpevoli si sprecano, ma sono sempre concentrati sul fronte opposto, sono gli altri che sbagliano, omettono, evadono, rubano o uccidono. 
L’intelligente, per ogni problema che riesce a percepire e approfondire, sapendosi parte responsabile, in quanto cittadino sovrano, si sforza di immaginare una soluzione che curi o migliori il sistema; mentre l’idiota, sentendosi immacolato come un fiocco di neve appena caduta, (lui sempre vittima e gli altri sempre carnefici) vi dirà chi sono i colpevoli e quali condanne senza sconti e abbuoni meritano, e delle soluzioni correttive, manco a parlarne.
Così l’elenco dei sovrani e dei somari potete arricchirlo ogni giorno, sottoponendo a questa rozza analisi tutti quelli che vi capitano a tiro. I sovrani inizieranno a parlarvi di guasti relativi alla classe sociale di cui loro stessi fanno parte; mentre i somari non vi parleranno mai di sistema da correggere, perché per loro il sistema è più che perfetto, è sacro, sono i guastatori che vanno sbattuti in galera. Tanto fra gli onesti che poi dovranno buttare il sangue per mantenerli, loro non ci sono e non ci saranno mai, facendo parte delle categorie privilegiate che incassano esentasse.

Quindi, a fare la differenza in democrazia, non è il basso o l'alto numero di asini che un popolo ha, ma quanti di quei “sovrani raglianti” finiscono elevati a classe dirigente, pubblica e privata, per distruggere con la loro sconfinata insipienza, egoismo, disonestà e persino pazzia, popolo e Stato.

mercoledì 4 maggio 2016

Sognando dittature alla rovescia




Sognando dittature alla rovescia

Dopo sette decenni di politica da strapazzo, chi in Italia riuscisse a salvare gli italiani, avrebbe un tale plebiscito di consensi, da inchiodarlo al potere a vita. Si troverebbe a subire suo malgrado una forma di dittatura alla rovescia, col popolo in veste di tiranno, che volendo godersi al potere chi lo ha finalmente salvato, farebbe del suo salvatore il primo "governante tiranneggiato" nella storia de l’Umanità.
Ma quel UNO che salva insieme Italia e Italiani, o esiste, conosce la medicina, ma non ha potere sul malato; oppure ha potere sul malato, ma non conosce la medicina. Sta di fatto, che la classe politica italiana, che per il potere e il denaro commetterebbe un omicidio in contanti e persino un genocidio a rate, da sette decenni non va oltre l’occupazione delle "Poltrone". Cerca inutilmente di salvare la baracca Italia, per farsi confermare e "tiranneggiare al potere", ma fa solo danni colposi o dolosi, e finisce per subire solo sfratti, giudiziari o elettorali.
Per troppi decenni la politica ha indotto a colpi di persecuzioni burocratiche e tributarie i piccoli lavoratori autonomi a convertirsi in dipendenti, (estinguendo così la razza degli artigiani e commercianti onesti), e le multinazionali a fuggire a intere cordate da l’Italia, tanto da convincere persino la Fiat a levare il disturbo. E ora che il progetto politico suicida è stato ultimato a regola d’arte, quel risibile 5% di piccoli imprenditori illusi che ancora sopravvive in pre-fallimento, si arrampica sugli specchi in attesa del default finale.
Quindi, Padreterno escluso, senza imprese e lavoratori privati che mantengano economicamente lo Stato pagando le tasse, chi possa salvare l’economia pubblica rendendo produttiva la privata non è ancora nato: di sicuro nascerà, ma quando, lo sa solo LUI.
Per ora, al sistema Italia, il mondo delle scienze sta offrendo un contributo in risorse umane super qualificate. Sforna scienziati e miracoli alla velocità di un bottonificio. Che poi mutuati tutti in politica, o nella PA, stanno operando salvataggi socio-politico-economici a dir poco grandiosi e crescenti, con Monti, Letta e Renzi, impegnati a migliorare da par loro, la politica UE di Prodi.
Ma soprattutto a scongiurare la sicura catastrofe economica innescata dalle scelte liberali di quel matto di Berlusconi, che sognava una Italia con i professori che “insegnano a dire”; finanziati e salvati da quegli analfabeti suicidi “maestri del fare”, chiamati imprenditori. Pensa tu che idea bislacca! 

L’Italia salvata dagli analfabeti (anziché da prof e dott.) che da imprenditori ancora non si rassegnano a rubare e corrompere in massa, per non affrontare da suicidi le stangate tributarie necessarie ad ingrassare la famelica classe dirigente italiana (e in parte pure europea), che ha un sacco di buone ragioni per amare alla follia la razza tignosa degli imprenditori poveri e onesti, (almeno quanto l'Adolf, quella ebraica) tutti meritevoli di una legale e pulita “soluzione finale”, decisamente più scientifica e meno rozza e incompiuta di quella de l’imbianchino teutonico suicida.