giovedì 31 gennaio 2013

Dalla reggia alla stalla


Dalla reggia alla stalla
Le condizioni di salute del nostro Paese peggiorano a vista d’occhio, e i più sono indotti a credere che la malattia sia imputabile ai governi di sinistra o a quelli più recenti di destra. Ma temo che non sia così. 
Da mezzo secolo c'è una costante in ogni scandalo italiano. Abbiamo più generali che soldati; più controllori che controllati: ma dove c'è qualcuno da controllare, manca puntualmente il controllore. Vedi ultimo fattaccio alla banca MPS.
Se in democrazia alteri il principio giuridico che il popolo è sovrano e l’intera classe dirigente è subordinata e suddita del popolo e di ogni singolo cittadino onesto; qualunque successivo accanimento legislativo e giudiziario per mettere riparo allo sfascio, incollando un controllore alle spalle di ogni controllato, aggiunge caos a caos, fallimento a fallimento.
Ed è in questo barbaro modo, che i nostri solerti legislatori hanno totalizzato fino a 300.000 leggi nel tentativo di fare dell’Italia un Paese “normale”, ma ne è venuta fuori una caricatura di Stato di diritto, e una perfettissima irriformabile dittatura.
E tale rimarrà per altri mille anni, a dispetto di qualunque colorazione politica futura del governo, se gli addetti ai lavori si accaniranno a correggere lo Stato, ma senza mai domandarsi se la loro politica è rispettosa della sovranità popolare. Se il popolo è ancora sovrano nella sua reggia o confinato da somaro nella stalla.
Perché la conditio sine qua non del buon funzionamento delle democrazie, è che il popolo resti sovrano, non dentro, ma fuori dalle cabine elettorali, protetto a vita da eventuali sopraffazioni burocratiche e giudiziarie, dalla classe politica preposta a conservare sovrani i cittadini onesti. Ma anche dalla classe giudiziaria che esercita il potere in nome degli onesti, per impedire ai disonesti di fare danno, e per fermare il legislatore che sconfinasse nell’incostituzionalità, spostando 60 milioni di italiani  dalla privilegiata condizione di detentori del potere democratico e sovrani da servire, a quella di somari e servitori tartassati e usurati da burocrati, politici, giudici e banchieri.
Provate a chiedere in giro, se oggi gli onesti si sentono ancora sovrani intoccabili, nei rapporti con la burocrazia, la giustizia, le banche, il fisco e la politica che vive giorno e notte con le mani nelle tasche degli italiani e vi prenderanno a pomodori e uova marce, perché la condizione degli italiani onesti è ormai “abominevole” diceva un tale, quantomeno da mezzo secolo.
La Costituzione aveva spostato il potere dallo Stato al popolo, perché basta questo per garantire funzionalità alle democrazie. Basta che ci sia una istituzione che protegga il popolo dallo Stato, per avere una democrazia degna di questo nome. Ma se l’intera foresta vergine di istituzioni mangiasoldi è pensata per proteggere lo Stato dal popolo, (e manco per scherzo i cittadini onesti dai vampiri pubblici), allora, alla faccia della democrazia e Stato di diritto, si finisce per riportare il potere a marcia indietro dal popolo allo Stato, declassando così qualunque democrazia in dittatura.
E tanto basta per istigare i disonesti a salvarsi intrecciando rapporti incestuosi con i poteri e i potenti pubblici sensibili alle valige milionarie o alle mazzette di voti mafiosi.
Quindi è inutile fingere di risanare la democrazia, se non si ha la minima intenzione di riconsegnare il potere al popolo, ritrasferendo i cittadini sovrani (a cui oggi basta una missiva di Equitalia per indurli al suicidio) dalla stalla alla reggia.
Ad un cittadino onesto si può chiedere rispetto per le istituzioni e gli addetti, ma se questi hanno acquisito il potere di terrorizzare persino individui come Raul Gardini costretto a finanziare di tangenti miliardarie una intera classe politica e poi a togliersi la vita; e insieme a lui altri politici e imprenditori che persino da onesti ebbero il terrore di affrontare la giustizia di “mani pulite” e  preferirono il suicidio; immaginate con che stato d’animo un povero cristo di semplice cittadino già servo dalla nascita, può affrontare un errore giudiziario o fiscale, se un gigante dell'informazione e un galantuomo come Enzo Tortora ci rimise la pelle.
Da sempre le leggi di uno Stato di diritto hanno la funzione teorica di impedire ai disonesti di fare danno: ma in Italia il risultato è una crescita patologica di criminali aiutati a delinquere e di onesti ostacolati o impediti a fare utile, fino a ridurli al suicidio.
Lo Stato si è arrogato il potere tirannico di proibire agli italiani persino di lavorare e mantenere la famiglia onestamente, se non sono in grado di rubare e finanziare di tasse rapina i furti dello Stato e relativi addetti. E questo è come declassare i sovrani in somari.
Se prendi un giudice onesto e lo sposti in una galera a cinque stelle e gli triplichi lo stipendio, puoi benissimo dire che gli stai riservando un trattamento speciale, e sembrerebbe vero: soltanto che così trasformi (a norma di legge) un galantuomo, da onesto a farabutto , da guardia a ladro.
Rousseau e Montesquieu teorizzarono lo spostamento del potere  dallo Stato al popolo, perché questo è l'unico e solo modo  per far funzionare la democrazia. "Chi esercita il potere pubblico dovrebbe servire il popolo sovrano, libero di eliminare chi ne abusa in sua vece, asservendo o servendosi del potere invece di servire".
Ma ormai le leggi sono pensate per stendere tappeti rossi sul cammino dei gaglioffi e disseminare di mine antiuomo quello dei galantuomini per schiavizzarli e sfruttarli da finti liberi. E se non si pone mano a cambiare il sistema legislativo e riportare nell’alveo da Stato di diritto, il potere oggi tirannico di politici, burocrati e giudici: non c’è barba di politico, di giudice e di riforma che possa cavare un solo ragno dal buco.

martedì 22 gennaio 2013

I vuoti a perdere della politica

I vuoti a perdere della politica

Il grande filosofo, storico e politologo Norberto Bobbio, nel suo libro “destra e sinistra”, ci conferma che questo tipo di divisione filosofico-politica si perde nella notte dei tempi. E pure noi occidentali abbiamo ancora il problema, non di come governarle le democrazie, ma di come inventarcele, posto che fra quelle comuniste rottamate da 23 anni, e quelle liberiste a cui tutti sembrerebbero aspirare a parole, sono proprio queste che non si sa bene se considerarle agonizzanti o inesistenti.
Allora è giusto concludere che la democrazia, come la giustizia, il diritto, la morale, la cultura e qualunque regola, principio, legge inventata dall’uomo, non funziona per il solo fatto di chiamarsi tale, ma se è guidata da soggetti muniti di patente, ma non per carriole. E a quanto sembra, le democrazie occidentali sono guidate tutte, nel migliore dei casi, da neo patentati spingi carriole.
America ed Europa fecero il diavolo a quattro per costringere la Russia a convertirsi al liberismo, perché volevano competere alla pari. Ma ora in Russia e Cina il "comu-liberismo" è da formula uno; e in Europa e America le civilissime democrazie liberali sono nel migliore dei casi sulla sedia a rotelle, e nel peggiore in coma farmacologico assistito.
In 23 anni abbiamo potuto toccare con mano e a nostre spese, che il passaggio dalla dittatura comunista alla democrazia liberale è facile come una bevuta, solo in Russia e Cina. Mentre il passaggio dalla democrazia irresponsabile e sprecona, a quella produttiva e contributiva è assolutamente utopico, per carenza di soggetti  intelligenti, in quanto responsabili.
L’Occidente si è preoccupato di gettare all’Oriente la propria ciambella di salvataggio per aiutarlo ad uscire vivo dalla dittatura comunista. Ma ora che il problema di rimanere in vita nel liberismo lo abbiamo noi occidentali; l’Oriente ci ributta indietro la nostra ciambella, (ripiena a regola d’arte di cemento armato) seppellendoci di prodotti competitivi con relativa razzia di profitti sufficienti a comprarsi in contanti l’intero pianeta, uomini, animali, cose, territori, Stati e debiti sovrani.
L’Occidente ha sottovalutato la pericolosità della convivenza comunismo-liberismo nei sistemi democratici, che il potere reale lo garantiscono più ai governati che ai governanti.
La politica può essere double face come il cappotto; ma proprio come quello, se ne può rendere operativa, o solo la faccia liberale che consente al popolo di fare utile, o quella comunista che gli impedisce di fare danno.
Ma se impedisci di fare danno alla classe sociale dei dipendenti pubblici e privati, non ci sono problemi, ma se pensi di governare gli imprenditori con la stessa politica, ottieni come risultato il crollo dell’economia e la bancarotta dello Stato. Perché agli imprenditori devi consentire di fare utile, e solo ai fuorilegge puoi impedire che facciano danno, altrimenti gli imprenditori chiudono o delocalizzano, dopo aver tentato inutilmente la salvezza nella truffa, evasione, elusione, devastazione ambientale, corruzione ecc. ecc.
Ecco perché le democrazie sono sempre in un mare di guai.
Perché l’unica politica preferita dai comunisti è impedire al popolo di fare danno e consentire invece ai dipendenti pubblici le forme più fantasiose e criminali di parassitismo, improduttività, irresponsabilità e latrocinio.
Mentre ai liberisti piace la politica opposta, che impedisca ai dipendenti pubblici di abusare del potere, ma che consenta ai grossi imprenditori di produrre fiumi di denaro sporco e persino insanguinato, per arricchire in assoluta impunità; e ai piccoli subire una tale persecuzione burocratica e fiscale, da ridursi in pochi anni al fallimento o peggio al suicidio.
Purtroppo la filosofia della legge uguale per tutti è fallimentare; e non perché non è bello che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge, ma perché la legge uguale per onesti e disonesti non l’hanno ancora inventata.
Il legislatore non si muove mai per regolare i rapporti umani, se non per arginare le emergenze criminali, impedendo ai disonesti di fare danno. E quella stessa legge, pone tanti di quei divieti, sbarramenti e penali, da scoraggiare o impedire letteralmente agli onesti persino di soffiarsi il naso, ma mai ai disonesti di devastare il pianeta e sfruttare e uccidere l’Umanità.
Così il vecchio mondo per galantuomini è diventato mondo per gaglioffi, dove la qualità della vita è abominevole per i primi e paradisiaca per i secondi.
Il bisogno di delimitare la libertà dei disonesti ha indotto gradatamente il legislatore a fare leggi da Stato di polizia che hanno finito per incentivare il crimine invece di ostacolarlo, posto che la risposta repressiva della magistratura, per ovvie ragioni di superlavoro e farraginosità legislativa, è tardiva, blanda, inefficace.
E così gli onesti, nel migliore dei casi si fermano a guardare come insieme al mercato, va a fondo popolo e Stato.

lunedì 14 gennaio 2013

L'antidoto al veleno politico



L'antidoto al veleno politico
Conquistare il consenso sociale aiutando i cittadini a spendere più di quanto producono è la formula vincente di qualunque politica democratica, ma anche quella che condanna un intero popolo e Stato al fallimento. Questa in sintesi, la storia dello sfascio italiano irreversibile.
Un popolo che ha versato fiumi di sangue per uccidere un dittatore e darsi una democrazia; senza una valida guida culturale è indotto a governarsi nell’unico modo facile in cui a questo mondo ci si migliora la vita: lavorando meno e spendendo di più.
Perciò, il mondo della cultura che induce un popolo a saltare dalla padella di una dittatura omicida, assolve egregiamente alla sua funzione, solo se poi lo convince a non cadere nella brace dell’autogoverno spendaccione e ladrone suicida.
Non è un lavoro alla portata di qualunque cervello; e al 99% è solo il senno di poi che ci rende edotti, come noi italiani, che ci siamo autogovernati da autolesioni, puntando alla democrazia come fosse una strada a scorrimento veloce verso la qualità della vita: anzi del facile arricchimento, dell'arrampicata sociale, fatta di meno fatica e più guadagno, di meno doveri e più diritti.
Ma siccome questi privilegi non li finanzia personalmente il Padreterno a costo zero, ma i banchieri a strozzo; un popolo ignaro, che li accetta come espressione del buon cuore politico e del miracolo culturale: quando lo Stato sarà ad un passo dal default, per improduttività cronica e latrocinio pubblico e privato, avrà difficoltà persino a farsi prestare una corda per impiccarsi,
In conclusione, ogni cittadino democratico dovrebbe diffidare da qualunque cultura e politica che gli migliora o salva la vita, senza chiedergli altro che consenso politico, o fornirgli una laurea al costo di un leccalecca,  una operazione chirurgica miracolosa ma gratuita, un lavoro pubblico al costo di una tessera di partito, una misera tangente per una pensione di cieco falsa, un appalto truccato miliardario per un 10% di tangente, finanziamenti a fondo perduto, esenzioni e via elencando per svariati chilometri.
Indurre miglioramenti artificiali nella qualità di vita degli individui, senza passare da più lavoro, più guadagno e più tasse, ma solo da crescente indebitamento pubblico, è salvifico per la generazione presente ed omicida per la futura.
Gli italiani si sono autogovernati proprio così, accettando dalla cultura e dalla politica un miglioramento innaturale, non da lavoro e guadagno onesto, ma da rapporti privati e pubblici al meglio incestuosi, resi possibili solo conservando il popolo accuratamente ignorante pur con lauree e master, per impedirgli di vedere che accumulando debito pubblico per le prossime generazioni, da mezzo secolo sta vivendo da parassita mantenuto a spese loro.
I prossimi voti saranno per l'Italia e gli italiani un passaggio epocale, speriamo che capiscano che la medicina dei doveri è amara ma salvifica, mentre i diritti senza doveri, il guadagno senza lavoro è il veleno mortale che ci sta uccidendo.

mercoledì 2 gennaio 2013

Democrazie Vajont



Democrazie Vajont
Chi non ha la sfortuna di credere ciecamente nella democrazia, poi non ha difficoltà ad osservare che i relativi sistemi legislativi, burocratici e giudiziari sono come le dighe malfatte, prima o poi cedono alla mostruosa pressione degli egoismi sociali in tempi di vacche magre, costringendo il legislatore a regolare per legge persino la forma e misura delle banane.
Ma uno Stato che rende obbligatoria la formazione culturale di ogni singolo cittadino, e poi si ritrova con un popolo tanto ingovernabile da dovergli regolamentare non solo i rapporti umani, per evitare la guerra tra poveri, ma anche il colore dei ravanelli o dei finocchi, quanto meno dovrebbe domandarsi se sono fasulli i professori a formare da cani i cittadini,  o i legislatori a governarli.
La cultura ha sempre formato cittadini di qualità, che antepongono il rispetto delle leggi morali alla loro stessa vita, e quindi, per loro, le regole legislative non hanno senso: le rispettano anche dove e quando ancora non esistono.
Ma la politica ha comunque necessità di legiferare per impedire ai disonesti di fare danni e consentire agli onesti di fare utile. Il guaio è, che essendo le leggi erga omnes, la politica finisce per impedire agli onesti di fare utile, ma non ai disonesti di fare danno, poiché questi si predispongono l’inganno molto prima che la politica litigiosa riesca a darsi la legge, dopo decenni e decenni di crimini efferati: vedi primato italiano di femminicidi. 
In Italia il legislatore ha totalizzato un record mondiale di leggi, (venti anni fa si parlava di trecentomila) ma senza impedire nemmeno il record mondiale di corruzione pubblica nella burocrazia e nella politica, e l’esplosione di criminalità privata economica e persino parentale, in ogni possibile rapporto umano.
Allora viene spontaneo considerare il sistema legislativo democratico come la fragile diga del Vajont condannato a cedere alla pressione dell’egoismo privato e del crimine pubblico, perché le pene uguali per tutti, non ostacolano i gaglioffi dal fare danno ma solo gli onesti dal fare utile, seppellendoli di ostacoli, divieti, penali, costi preventivi e lungaggini burocratiche sormontabili solo a colpi di tangenti o mafia.
Perciò io temo che un popolo reso così ingovernabile dall'eccesso di pseudo-governo, da abulimia legislativa, non abbia alcuna possibilità di salvarsi, se non liberando dalle formalità legislative chi non ha mai violato la legge e va invogliato a fare utili, e non certo impedito a fare danni, come fosse stato partorito gaglioffo all'origine.
Le leggi repressive in Italia hanno solo represso l'imprenditoria legale e fatto da volano al crimine pubblico, prima che privato; e senza correttivi giuridici intelligenti, con relativo disboscamento di lacci e lacciuoli paralizzanti solo per galantuomini, la distruzione del popolo e dello Stato è più che garantita.
Per una ragione facile facile: il 99% delle leggi hanno la funzione di impedire ai disonesti di fare danno; e come è giusto che sia, sono farcite di divieti, sbarramenti, incombenze burocratiche chilometriche e penali da suicidio. Ma senza le leggi che consentano agli onesti di fare utile, (in Italia non le hanno ancora inventate: barbone romano multato di 3000 euro perchè vendeva accendini in luogo pubblico invece di rubare, che vergogna...!) questi si ritrovano il cammino costellato di trabocchetti e tagliole legislative che alla lunga li costringono a delinquere e sperare di farla franca, con l'aiuto della prescrizione, o nel peggiore dei casi delle sentenze a babbo morto, che sono la massima velocità della giustizia italiana.