lunedì 30 giugno 2014

A chi serve l' immunità ?

A chi serve l' immunità ?
Per capire più di quanto la babele mediatica italiana voglia comunicarci, dovremmo partire da questa premessa: ai politici onesti bastano e avanzano i giudici onesti per sentirsi in una botte di ferro. E anche i giudici onesti, si sentono altrettanto protetti da legislatori galantuomini.
Se poi un popolo è così malridotto da doversi inventare una speciale protezione a difesa dei politici o dei giudici, da una minoranza di indegni servitori dello Stato che vogliono fare lotta politica con le sentenze o rendere inoffensivi i giudici con le leggi; allora l’immunità è come una toppa peggiore del buco, perché ricuce gli strappi fra potenti, ma lasciando col c..o scoperto i Tortora non organici alle “caste”, o appesi da salami al gancio della macelleria gli illustrissimi signor nessuno.
I cittadini vogliono la certezza che l’Italia è governata da politici onesti e protetta da giudici onesti. Ma se i politici non si fidano dei giudici e vogliono indossare il giubbotto antiproiettile de l’immunità, o i giudici dei politici, e si tengono stretto quello de l’irresponsabilità; cosa proteggerà poi dalle vessazioni dei potenti i semplici cittadini onesti, che non si sono mai laureati a pieni voti né ladri né corruttori, per comprarsi leggi o sentenze ad personam?
L’istituto de “l’Immunità” è stato giustamente introdotto dal 1948 a protezione dei politici onesti da eventuali giudici “ideologizzati”, perché l’Italia era appena uscita a brandelli da una guerra sanguinosa e i cervelli bacati non erano solo di marca politica.
Ma ora, dopo sette decenni di democrazia, un giudice che usasse il suo potere nella lotta politica, contro un parlamentare onesto, non sarebbe un comune ladro di galline, ma un criminale che mette in guerra i poteri dello Stato pensati per cooperare, non per confliggere; e quindi attenta in un colpo solo alla democrazia, alla pace sociale e allo Stato di diritto.
E’ vero che “l’Immunità serve a proteggere il politico onesto da un eventuale giudice “svitato”; ma poi chi proteggerà i cittadini onesti da quello stesso giudice che nessuno si preoccuperà mai di sbattere fuori dai palazzi della giustizia, non essendo più pericoloso per la “casta”? Allora forse è meglio evitare di tappare i buchi della giustizia malata, riempiendo di toppe la politica a colpi di leggi pro casta, o ad personam. Né va pretesa l’irresponsabilità assoluta dei magistrati per proteggerli dai politici mangia giudici.
Se in giro ci sono ancora giudici o politici col cervello bacato da pregiudizi ideologici o ipersensibili alle bustarelle, vanno convinti a cambiare mestiere o sbattuti in galera, perché la loro funzione è garantire la pace sociale a protezione degli onesti, non la guerra civile (camuffata da Stato di diritto) a vantaggio dei farabutti.
Il legislatore italiano ha già ammorbato lo Stato con migliaia di leggi che hanno reso l’aria irrespirabile agli onesti e vitale ai farabutti. Forse è il caso che si impegni per i prossimi sette decenni a delegiferare, abrogare, evitare strappi giudiziari, da ricucire poi erigendo il muro dell’immunità fra politici ignoranti e giudici irresponsabili, e chiamando poi quel fesso di Pantalone ad impiccarsi per pagare a piè di lista i danni da guerre istituzionali.
Gli italiani onesti, è da mezzo secolo almeno che maledicono questo tipo di politica e giustizia manicomio, mentre i ladri commossi ringraziano che, listino prezzi alla mano, possono comprarsi interi pezzi di stato come fossero beni di largo consumo in un grande magazzino: dalla patente di guida per ciechi, alle lauree aggiudicate al miglior offerente, alle cure mediche sprint, all’invalidità fasulla, al posto di lavoro pubblico, all’appalto truccato (vedi Mose ed Expo), alla sentenza di assoluzione, e magari con annesso risarcimento, e da evasore, persino la patente di contribuente onesto bollata e vidimata.
In questa povera Italia, non c’è controllato disonesto che non abbia cultura accademica su come trasformare un controllore corrotto, in un "tris acrobatico di scimmiette fameliche” che intascano bustarelle alla velocità della luce, giustappunto per non vedere, sentire, parlare.

E se ancora pensate che contro questa gente, l’immunità per i parlamentari o l’irresponsabilità assoluta per i giudici siano una terapia miracolosa, passatevi la mano sul fondoschiena e sicuramente di scimmia vi troverete la coda. 

domenica 22 giugno 2014

La quarta Alta s-Carica dello Stato italiano


La quarta Alta s-Carica dello Stato italiano

La cura dei sistemi sociali sembrerebbe proprio qualcosa di miracoloso. In un secolo di comunismo, chissà quanti milioni di teste d’uovo russe e cinesi si sono cimentate con entusiasmo e fiducia nella rianimazione del collettivismo, prima di arrendersi al mercato.
In Italia abbiamo già sprecato sette decenni di cultura e politica cosiddetta democratica, senza riuscire almeno per un giorno a diventare quello “Stato Normale” a cui ambiva il presidente D’Alema: (ma nemmeno un piccolo staterello normale con la minuscola). E quel che è peggio, ancora evitiamo di farci le due domande fondamentali: 
1°- ma siamo ridotti così perché gli Stati che contano nel Mondo ci combattono perché ci odiano; o ci hanno sempre amato alla follia, per succhiarci il sangue, e quando il “vampiro” Berlusconi gli ha chiuso i rubinetti delle trasfusioni, in crisi di astinenza si sono scatenati a combatterci per indurci a scaricarlo?
2°- nel tragico ventennio berlusconiano è stato lo “strapotere” del “vampiro Silvio” a ridurci così; oppure in Italia quella di Premier è la più grande finzione giuridica di “Carica dello Stato”, spacciata per “Alta”, mai inventata da mente umana, con l’encomiabile finalità di impedire il ritorno della dittatura, ma realizzando quella ben peggiore dell’irresponsabilità, corruzione e sfascio a tutto tondo?
Insomma, “il ventre molle” della democrazia italiana starebbe proprio nel potere del Premier, classificato “Alta Carica dello Stato”, (ma unica con le gambe segate) a cui si chiede di avere senso dello Stato e di essere “super partes” nel perseguire il bene comune. Salvo poi finire svilito o sabotato, in mano a mille parlamentari col potere di bocciarlo se fa a cazzotti con i loro interessi particolari: il potere del proprio partito, e l’ingozzamento ossessivo del proprio insaziabile appetito.
Questo è il problema italiano. Delle 5 Alte Cariche dello Stato, quella di Premier offre un “potente finto”, in pasto ai potenti veri, nazionali e internazionali, con la possibilità, niente affatto remota, che possano strappargli i canini, vedi Berlusconi, e sbranarsi popolo e Stato.
Perciò l’Italia non è morta di criminale dittatura berlusconiana come pensano quelli con le fette di prosciutto sugli occhi, ma di errore costituzionale: di sbilanciamento di poteri e quindi di democrazia malata. Ci si affida fiduciosi “all’unto del signore”, considerando realmente il Premier, la quarta Alta Carica dello Stato: una istituzione super partes come il Presidente della Repubblica.
Ma ahinoi, il Premier è l’unica “Alta s-Carica dello Stato”, essendo condizionata e assoggettata alla super visione del Parlamento e quindi della politica di parte, maestra in quel gattopardismo conservatore dei privilegi per i privilegiati e sfruttamento intensivo per gli altri.
Non mi sembra malvagio che le scelte del Premier e del governo siano sottoposte al consenso di altri organi super partes, come i Presidenti di Camera e Senato, la Corte Costituzionale e il Presidente della Repubblica.
Ma che senso ha sottoporre a l’approvazione dei Parlamentari, dei partiti e dei loro sindacati (“portatori sani”, di interessi particolari o peggio personali) la politica “super partes” del governo, chiamato a rendere compatibili i mille interessi nazionali che nascono conflittuali: di genere, età, parentela, famiglia, condizione sociale, istruzione, fede religiosa, residenza ecc.
Insomma, i poteri del Governo andrebbero ripensati in senso rafforzativo, per evitare l’ennesimo aborto della riforma dello Stato. Fatta dai liberali sotto Berlusconi, “abortita” con referendum dai comunisti e riproposta oggi con drammatico ritardo dagli stessi comunisti e con l’appoggio esterno di Berlusconi a Renzi. Ora auguriamoci che la medicina arrivi prima del decesso, e non annacquata.

domenica 15 giugno 2014

Il peggior crimine è la stupidità collettica


Il peggior crimine è la stupidità collettiva
L’Umanità è talmente ossessionata e attrezzata da millenni a combattere il crimine, ricorrendo persino alla soppressione fisica dei criminali, da non prendere più nemmeno in considerazione che la stupidità produce danni ben peggiori, soprattutto in democrazia, dove liberamente possiamo scegliere di essere o indurre altri ad essere: onesti, disonesti o peggio stupidi, salvo poi soccombere insieme a chi abbiamo danneggiato.
Se per assurdo i fornai andassero in giro ad incendiare coltivazioni di grano per protestare contro i contadini, ci troveremmo di fronte ad una forma di crimine idiota che coinvolge nel danno gli stessi criminali: perché niente grano per i contadini, niente grano per i mugnai, niente farina per i fornai, niente pane per il popolo.
E se questo esempio è facilmente comprensibile perché evidenzia che il danno maggiore non lo subirebbero i contadini, (a cui certo non manca una scorta di sementi per una nuova coltivazione) ma con effetto domino l’intero popolo, fornai compresi; non sempre la stupidità collettiva ha effetti sociali immediati ed evidenti da indurre al buonsenso i singoli o le classi sociali.
Quindi, sottovalutando gli effetti della stupidità, i popoli liberi si sono rassegnati a combattere il crimine, ma lo portano in lievitazione come i fornai la farina. E i crimini che ora in Italia stanno destando il massimo scandalo, sono la corruzione nei lavori pubblici di MOSE ed EXPO.
Come se l’Italia fosse passata da quinta potenza mondiale a “prima impotenza planetaria”, per i soli ladri di MOSE ed EXPO. Invece non sono solo i crimini ad aver messo in ginocchio l’Italia e gli italiani, ma le devastazioni da stupidità a cui ancora si dedicano indisturbati, e persino sostenuti, applauditi, promossi, premiati e arricchiti, un cospicuo numero di onestissimi "sciroccati" della cultura, politica, sindacato, credito, e fisco, dimenticando che nelle democrazie liberali, i coltivatori di grano (leggi di profitti, salari e tasse) non sono più gli Stati comunisti, ma “i contadini” dell'imprenditoria privata, in regime di libero mercato globale.
E bruciare il grano (cioè il profitto) agli imprenditori, con leggi sul lavoro e sindacali da ospedale psichiatrico, credito da strozzini legalizzati e tasse rapina, è suicida perché genera effetti a catena devastanti e ingovernabili: lascia i mulini bancari senza “grano”, il forno Stato senza la “farina delle tasse”, e gli italiani senza “lavoro, pane, servizi, dignità e vita”.
E se in Italia siamo così mal ridotti economicamente, le ipotesi possibili sono solo due: o ci si sono rincoglioniti per strada gli imprenditori; o incendiarie sono  diventate le "legalissime" rappresentanze sindacali e politiche che hanno il potere di sfruttare, danneggiare o distruggere gli imprenditori onesti, danneggiando l’intero sistema economico nazionale.
Se gli imprenditori italiani “ladri, corruttori e sfruttatori”, spostandosi all’estero ridiventano campioni di produttività onesta, vuol dire una sola cosa: salvo eccezioni, fra le rappresentanze sociali, culturali, sindacali e politiche italiane la stupidità è di casa. E nell’ultimo trentennio si sono dedicate in maniera ossessiva (e quindi socialmente suicida) alla distruzione del “grano delle imprese”, per indurle a corrompere (e quindi finanziare di mazzette miliardarie la politica), o (se oneste) a delocalizzare, o se straniere, a tenersi a distanza di sicurezza dal velenoso suolo italico.
E non c’è padreterno in grado di far capire alla mostruosa maggioranza dei percettori di reddito fisso: professori, sindacalisti, politici, giudici, banchieri, dipendenti e pensionati, che l’asino imprenditoriale ormai anoressico, non riesce, da oltre trenta anni, a sopportare in esclusiva il rischio e danno che ora deriva anche dalla concorrenza globale, in aggiunta alla nazionale, nemmeno corrompendo e rubando da assassini.
Perciò “se vi riesce”, chiedetevi: esiste al mondo una impresa che possa realizzare onestamente e a regola d’arte il Mose o l’Expo, senza chiudere per bancarotta, posto che nella filiera economica italiana, in assenza assoluta di responsabili pubblici, gli unici che ci rimettono la borsa e la vita sono gli imprenditori privati onesti?
Bruciare il profitto” ai contadini dell’imprenditoria, a colpi di rivendicazioni sindacali selvagge, burocrazia inqualificabile, politica ladra, e giustizia a babbo morto, è stupidità collettiva legalizzata. Pensare di far crescere l’occupazione portando le imprese al fallimento è un misto di imbecillità e follia inarrestabile; che dopo un quarto di secolo dalla fine del comunismo, in Italia continua indisturbato.
Anche senza i danni da globalizzazione, gli incendi economici prodotti dalla cultura idiota e relativa politica, sono persino d’avanzo a garantirci sfascio in costante lievitazione. Il resto è consequenziale come bruciare i campi di grano ai contadini.
E pure la soluzione è semplice. Il rapporto fra imprenditori onesti e imprenditori criminali è almeno di diecimila a uno. Ma per quel “UNO DISONESTO” si è scatenata contro la classe sociale che tenta di produrre ricchezza onesta “buttando il sangue”, un livello di aggressività sindacale, burocratica, usuraia e fiscale tale da mandare l’intero sistema in tilt.
Il livello di complicità mafiosa fra politica e affari è diventato allucinante. I lavori pubblici in Italia hanno costi astronomici rispetto al resto del mondo, per effetto della corruzione. Ma voi avete mai sentito che la magistratura persegue i ladri, recupera la refurtiva astronomica e risarcisce gli imprenditori onesti derubati dalle tasse rapina, inviando alle singole vittime un simbolico centesimino di euro, come a dire stiamo tentando di fare giustizia per voi? Lungi sia!!! La refurtiva sottratta ai ladri è sempre insufficiente per pagare le guardie, e giù altre tasse e altri danni scaricati sugli onesti come fossero bruscolini.
Nessuno si preoccupa di indurre i lavoratori pubblici e privati sindacalizzati ad un comportamento meno idiota nei confronti dei contadini dell’imprenditoria, che distribuendo lavoro e salario garantiscono dignità e vita. E miracolo dei miracoli evitano ancora, dopo sette decenni di persecuzioni, il default o la guerra civile a popolo e Stato.
Insomma l’Italia, dal punto di vista culturale, è provvista di un ottimo sistema immunitario contro l’intelligenza e pro stupidità. In soccorso di un povero che ruba per non morire, giustamente diamo la vita; ma ad un ricco che ruba per non finire derubato, (dovendo tenere in vita lo Stato con milioni di dipendenti e pensionati) gli offriremmo una robusta fune già assicurata ad un ramo, senza mai domandarci: oggi l’Italia ha un potere pubblico elefantiaco, irresponsabile e famelico; se quel ricco tornasse onesto, quanto impiegherebbero a sbranarselo?