venerdì 27 luglio 2012

Ora si passi al comuliberismo


Ora si passi al comuliberismo
Se il mondo è ormai irreversibilmente liberista, ma in Italia il comunismo fa ancora danni apocalittici; vuol dire che il liberismo italiano è campione mondiale di stupidità al pari del comunismo. Perché il problema attuale dell’intero Occidente, non è migliorare il comunismo o il liberismo, ma renderli entrambi compatibili e complementari, posto che il solo comunismo, alla lunga (vedi Russia e Cina) rende indispensabile il liberismo; ma anche il liberismo, dopo alcuni decenni, ricrea puntualmente le condizioni per un ritorno urgente al comunismo (vedi fallimenti di banche, titoli tossici,  speculazione finanziaria e strozzinaggio di nazioni in difficoltà). 
Perciò, tutto l’esercito di intellettuali faziosi italiani, che in aggiunta ai politici lavorano per dimostrarci la bontà del comunismo o del liberismo, non hanno altra funzione che spegnere con la benzina il fuoco della guerra civile economica fra lavoratori e pensionati (43 milioni) che hanno la forza numerica e quindi politica per pretendere garantismo comunista dagli imprenditori (4 milioni di animali da soma) che invece vorrebbero liberismo e profitti per non soccombere alla rapacità del fisco comunista, assommata alle turbolenze del mercato che quando tutto va a meraviglia, alterna un anno di sviluppo e almeno tre di recessione.
Insomma, per rimanere in Italia, va detto chiaramente, che gli imprenditori italiani sono i più stupidi del pianeta. In 65 anni non si sono ancora accorti che essendo minoranza sociale, sono anche minoranza politica. L’armata brancaleone dei loro rappresentanti politici va a Roma a scaldare poltrone e riempirsi portafogli, non avendo, in quanto minoranza, né il potere di legiferare, né quello di governare.
Se e quando decidono di varare una legge o convertire un decreto, è sempre una legge o un decreto a vantaggio della maggioranza sociale governante e a danno della minoranza sociale governata, cioè gli imprenditori, la cui risibile potenza politica è di 4 milioni di votanti, su 43 milioni fra dipendenti e pensionati che urlano e pretendono salari e pensioni crescenti per loro e tasse crescenti ai piccoli padroni, perché i paperoni, tutti amici dei comunisti, vanno tutelati.
Continuare a chiedere ai governi italiani una intelligente politica dei profitti per 4 milioni di imprenditori, se tutti i governi sono legittimati a governare da una schiacciante maggioranza di lavoratori e pensionati per mungere alle vacche dell’imprenditoria 43 milioni fra salari e pensioni, è come chiedere ad un vampiro una urgente trasfusione di sangue.
E gli imprenditori non sono stupidi solo per questo, ma anche perché si affannano a produrre (a colpi di evasioni, elusioni, truffe, furti e fallimenti pilotati) la ricchezza necessaria a mantenere in vita un sistema politico che in democrazia non li rappresenta affatto, e non li potrà mai rappresentare, per la loro risibile entità numerica, a prescindere dall’onestà della classe politica.
Senza contare regioni, province e comuni, pagano mille parlamentari, divisi in due schieramenti, per garantire una rappresentanza politica a lavoratori e pensionati e per sé una corda per impiccarsi.
Se il mondo dell’imprenditoria, con i suoi 4 milioni di votanti, votasse compatto per lo schieramento maggioritario che va a governare il paese, avrebbe solo l’illusione di governare, perché a spedire al governo lo schieramento vincente, non sarebbero solo i 4 milioni di imprenditori, (ammesso che votino compatti) ma altri 20 milioni di dipendenti e pensionati, a cui non gliene frega un tubo delle turbolenze economico finanziarie, delle recessioni, dello spread, delle tasse strangola imprese e del default incombente su tutta l’Europa.
Quindi il problema, care teste d’uovo del mondo della cultura e della politica, non è capire quanti miracoli possono fare comunismo e liberismo in guerra fra loro in un sistema finto democratico, dove l’alternanza delle classi sociali al potere è ormai resa impossibile dalla inconsistenza numerica dei padroni e dalla schiacciante maggioranza dei lavoratori; ma come si fa a rendere complementari comunismo e liberismo, dove il comunismo avrebbe bisogno di uno Stato elefantiaco e datore di lavoro (ormai fallito da decenni a livello planetario) e il liberismo di uno Stato minimo, smilzo e persino anoressico, che ti lascia libero di produrre profitti, ma non per strapparti in un colpo solo, come nel fu Belpaese, la borsa e la vita.
Perché questo, per chi conserva ancora qualche neurone, è manicomio democratico; in quanto il comunismo e il liberismo negano entrambi l’interdipendenza classista lavoratori-imprenditori, e quindi la necessità che comunisti e liberisti non firmino un armistizio per qualche mese, finché a Palazzo Chigi c’è un Mario Monti e all’orizzonte il default, ma che si rendano complementari per l’eternità, perché qua non si salva nessuno se non si salvano tutti.
L’idea che sia intelligente salvare lavoratori e pensionati riducendo al suicidio gli imprenditori onesti, è sopravvissuta per 65 anni in Italia, con la santa benedizione di giudici e chierici, ma cancellando ogni traccia di  lavoro giustamente retribuito, e di profitto onestamente prodotto ed equamente tassato.

giovedì 26 luglio 2012

Chi ci ha rubato il futuro?

Chi ci ha rubato il futuro?

Tutta l'iniquità che può scaturire dalle leggi sbagliate, è un'inezia in confronto alle devastazioni che generano le finte ideologie contrapposte, i cui sacerdoti sono sempre associati nel fare incetta di diritti per sé e morte per gli altri.
Pensate a cosa ci hanno portato gli estremismi del sindacalismo comunista: alla distruzione del lavoro certo e garantito chissà per quante generazioni. E i liberisti non si sono fatti pregare a produrre ricchezza “legale” anche per ladri e parassiti pubblici e privati, corrompendo da criminali e se necessario uccidendo da mafiosi.
In Italia la politica si è impegnata a concentrare la produttività al nord, e nell’Emilia Romagna sembrava avesse prodotto il suo massimo capolavoro. Ma stringi stringi, quando arriva il terremoto, come il maremoto lava via le chiacchiere e mette a nudo i fatti criminali.
E i fatti sono che in Italia l’80% delle strutture industriali (così come progettate, montate e collaudate oggi) crollano persino nelle regioni baciate dal comunismo come l’Emilia Romagna, perché ormai la politica salariale vince per KO sulla politica dei profitti onesti, costringendo anche le grosse industrie a risparmiare su tutto a rischio della vita umana, o evadere, o fallire, o delocalizzare.
Il rapporto fra 43 milioni di lavoratori e pensionati, e 4 milioni di imprenditori chiamati a produrre ricchezza per tutti o fallire, è così sbilanciato numericamente e di conseguenza politicamente, che i grossi padroni, pur restando una fortezza economica inespugnabile come lo sono sempre stati, oggi sono una risibile minoranza politica. Quindi vittime sacrificali delle democrazie se non usano il loro potere economico per corrompere e riciclarsi da vittime in carnefici, a danno dei piccoli imprenditori, indebitamento pubblico e devastazioni ambientali. 
E a sentire Report RAI 3, sembra che ci sia un nesso fra trivellazioni per estrazione di gas e petrolio e il terremoto nell'Emilia Romagna. E se questa non è una panzana, vuol dire che scienza, politica e mercato hanno raggiunto un ottimo livello criminale, con licenza d'uccidere.
Di fatto non esiste un modo legale per rappresentare politicamente a Roma l’armata brancaleone degli imprenditori onesti, così come sono rappresentati i lavoratori privati e meglio ancora i dipendenti pubblici che non hanno mica bisogno di corrompere la politica per guadagnarsi il diritto alla vita onesta, garantita e continuata.
Qualcuno potrebbe dirmi invece che gli imprenditori sono troppo rappresentati. Ed è per questo tragico errore di valutazione che siamo arrivati al suicidio dei piccoli imprenditori onesti. La rappresentanza politica per la classe sociale degli imprenditori non l’hanno ancora inventata, e in democrazia non è inventabile, perchè gli imprenditori non hanno i numeri per arrivare al governo del Paese. E se ci arrivano legalmente per strapotere economico come Berlusconi, politicamente non li consentono di cavare un ragno dal buco.
Tant’è che in 17 anni si sono fatte le peggiori ipotesi su Berlusconi: che fosse andato a Roma per salvarsi le sue imprese, per arricchirsi, per esportare le sue televisioni nel mondo, per appropriarsi della Rai, per ammansire i giudici, e sicuramente anche per rubare bestiame, ma nemmeno un matto ha osato ipotizzare che nella funzione di Premier, potesse privileggiare la classe sociale degli imprenditori. Avrebbero riaperto i manicomi.
Dopo 65 anni di sindacalismo e politica comunista inossidabile, la classe degli imprenditori s’è ridotta ad una razza speciale di idioti o di mafiosi che si auto rappresentano singolarmente, nell’unico modo possibile: consegnando (una valigetta piena come un uovo) al potente politico o burocratico di turno nel momento del bisogno di un finanziamento, un appalto truccato, un alleggerimento tributario, o per forzare leggi, decreti e regolamenti che prevedono solo salari onesti per dipendenti, ma mai profitti onesti per imprenditori onesti.
Per anni si è parlato che lo sviluppo italiano era a macchia di leopardo, oltre che nord produttivo, e sud povero e parassita. Ma era solo una povera illusione ottica. In tutte le democrazie del mondo la politica dei profitti può arrivare alla massima degenerazione illegale e criminale, ma solo se benedetta dalla legalissima politica comunista dei salari, per evitare che i sistemi sociali implodano per fallimento delle imprese e poi esplodano per la crescita incontrollabile di poveri e disoccupati. 
Per millenni nessuno è mai riuscito ad insidiare ai padroni il loro smisurato potere economico criminale. Ma ora abbiamo fatto bis, perchè nessuno è in grado di insidiare il potere politico legale dei lavoratori, anche se la guerra quotidiana fra le due classi sociali non è a costo zero.
E se mai qualche matto volesse tentare di capirci di più, provi a domandarsi questo a mente fredda: il sindacato e la politica comunista hanno il merito di aver posto i lavoratori e i pensionati ad un livello di potere e garanzia mai visto prima in tutta la storia dell'umanità, ma a che prezzo? Se quel potere e quel denaro non hanno voluto toglierlo ai padroni ingordi e ai banchieri rapaci, anzi li hanno autorizzati sia a trivellare l'Emilia a rischio terremoti (vedi Report) sia a costruire capannoni che si disfano come ricotta: a chi accidenti lo hanno strappato? 
E capirà senza sforzo che le vittime sono i mini e micro imprenditori costretti a rubare per sopravvivere alla persecuzione tributaria o rassegnarsi al ruolo di ebrei condannati allo sterminio nel nuovo nazismo legalizzato e benedetto da tutti i poteri dello Stato, nessuno escluso.
E quando questi signori prenderanno coscienza che devono salvare l'oceano di disoccupati da sicura guerra civile, dovranno andare in pellegrinaggio casa per casa a risarcire e richiamare in servizio tutti gli imprenditori onesti che hanno rovinato e declassato in falliti, evasori e parassiti.

mercoledì 25 luglio 2012

E ora si passi alle soluzioni


E ora si passi alle soluzioni
Dopo 65 anni di finta democrazia in Italia non sappiamo più chi siamo nè dove andiamo. Abbiamo un presente bellissimo, dove un qualsiasi signor nessuno ha  diritto di esprimersi liberamente e di criticare la società, lo Stato, le istituzioni e i suoi addetti politici e burocratici; ma abbiamo un futuro più nero della mezzanotte, non perché ci mancano le soluzioni ai problemi che ci assillano, ma il potere di attuarle.
In democrazia possiamo parlare e gesticolare tutti anche in disaccordo reciproco; ma poi non agisce nessuno, perché l’azione scaturisce dall’accordo di una maggioranza di soggetti autonomi o rappresentanti di altri soggetti.
Clement Attlee diceva che “democrazia significa governo fondato sulla discussione, ma funziona soltanto se riesce a far smettere la gente di discutere”.
Perciò incominciamo col dire che le democrazie hanno un tragico deficit di cultura di governo che si dovrebbe iniziare a colmare individuando le priorità di un sistema democratico vero e cercando di coagulare consensi attorno a quei pilastri della convivenza, per evitare che ad un eccesso di discussione faccia seguito un deficit di governo, come nella migliore tradizione italiana.
Abbiamo uno Stato fondato sul lavoro, ma mancando il fondamento dello Stato, cioè il lavoro, manca anche lo Stato. Ci siamo dati una burocrazia elefantiaca e ci siamo giustamente addossati il dovere di mantenerla, ma non ci siamo conservati il potere di mandarla via a pedate se ci impedisce di esercitare i nostri diritti. 
Insomma, per farla breve, il rapporto cittadino-burocrate (e quindi sovrano-servo) dovrebbe, come minimo, essere improntato alla RECIPROCITA’, perchè è scandaloso che i cittadini sovrani debbano essere servi dei burocrati a cui pagano lo stipendio per farsi servire.
E anche i rapporti economici Popolo-Stato dovrebbero confluire su DUE CONTABILITA’ SEPARATE, perchè non sia sempre il popolo a dare, e lo Stato a prendere, da "piovra".
Così il popolo continuerebbe ad assumersi il dovere di produrre ricchezza e mantenere lo Stato mantenendo la burocrazia (in linea con i costi degli altri paesi UE); ma anche la burocrazia dovrebbe assumersi il dovere di mantenere con i soldi propri i cittadini a cui "per inadempienza secolare" non garantisce salario o profitto. Così non avrebbe più interesse a custodire i denari di Pantalone nelle casse pubbliche colabrodo a disposizione di ladri, truffatori, corruttori e mangiapane a tradimento.
Se nello Stato tutti gli addetti avessero il diritto di mangiare solo a spese dei contribuenti che hanno reso produttivi, si farebbero in quattro ad assicurargli un reddito onesto, per poterli sfruttare poi come contribuenti, e non averli come disoccupati da mantenere.
Oggi, in tutto il mondo, le burocrazie "democratiche" non hanno alcun interesse a rendere onestamente produttivo il popolo, perché hanno il potere tirannico di tassare anche le elemosine degli accattoni, la refurtiva dei ladri e i profitti criminali di truffatori, strozzini e mafiosi.
Se questo diritto fosse negato, burocrati, politici e giudici incapaci di assolvere quella funzione senza rimetterci di tasca propria, farebbero a gara per scappare dalle istituzioni invece di agguantarsele da piovre per uccidere popolo e Stato come fanno adesso.
Oggi il fisco chiede questo al popolo: paga le tasse per mantenere lo Stato o ammazzati. Quindi a burocrati, politici e giudici va chiesta la stessa cosa e con gli stessi mezzi coercitivi: mantenetevi di tasca propria i cittadini che per inadempienza non avete reso onestamente produttivi, o sparite!!!!
Tutte le pantegane che da 65 anni ingrassano nei gustosi parmigiani delle istituzioni italiane a spese di quel fesso di Pantalone, fuggirebbero dallo Stato più velocemente dei topi dalla nave che affonda. E il problema del licenziamento dei dipendenti pubblici non si porrebbe più come un rompicapo spaccagoverni.
Perchè se rendi i cittadini titolari di un diritto, ma non del potere di esercitarlo, quello è un diritto truffa, anche se pomposamente sbandierato nell’Atto Costitutivo dello Stato, come l'istruzione, il lavoro, la giustizia, la solidarietà, la salute, la sicurezza e quant'altro.
Chi nello Stato ha il dovere di garantirti quel diritto può riderti in faccia, visto che non sai che il potere di esigerlo in maniera coatta, (come il potere impositivo previsto dalla Costituzione), non è stato attribuito a te in quanto cittadino sovrano, ma al tuo servo Stato per scorticarti vivo di tasse. E asservirti fingendo di servirti.
Ecco perchè con questa dittatura travestita da democrazia, sprechiamo i migliori cervelli della cultura e del mercato con funzione di Premier, Ministro e Sottosegretario, come Prodi, Berlusconi, Brunetta, Monti, Fornero e mille altri prima di loro, senza riuscire a cavare un solo ragnetto spelacchiato dal buco.
Ma se il popolo italiano, per il sacro principio della RECIPROCITA', avesse al pari dello Stato potere impositivo per tutelarsi i diritti negati, l’Italia diventerebbe in automatico un Paradiso in Terra, e per la funzione di Premier, persino lo scemo del paese sarebbe sprecato.
Invece hanno affidato l'Italia ai cani e ai porci che se la sono mangiata viva, e ora vogliono riscoprire il valore della MERITOCRAZIA. Ma è un falso valore pure quello, perchè non è garantito che i cittadini che sanno e valgono, poi da pubblici funzionari siano respondabili e vogliano. Visto che gli utenti non hanno alcun potere di rivalsa sugli enti e sui burocrati, che non sia una truffa aggiuntiva.
Serve un sistema aperto a chiunque si sente gli attributi, perchè la clausula per accedere alla pubblica amministrazione da lavacessi o presidente, dovrebbe essere a rischio dei governanti, non dei governati.
Come negli autobus, chi è alla guida del potere dovrebbe sedere avanti dove si muore per primi se si provoca un incidente. Oggi invece chi governa è seduto lontano per mettere a rischio il culo del popolo e salvare il suo. A quella gente vanno segati i piedi delle poltrone, in modo da rendere il potere accessibile solo ai soggetti RESPONSABILI, ai Muzio Scevola, che se pure sbagliano, corrono spontaneamente ad infliggersi la pena. 
Non come i nostri politici che la pena la infliggono ai contribuenti  quadruplicandosi i rimborsi elettorali (resi fuorilegge con referendum) per aver trasformato l'Italia, da Stato normale, in cesso di stazione di campagna.

venerdì 20 luglio 2012

Ma quale conflitto d’interessi!


Ma quale conflitto d’interessi!
Gli italiani, senza riuscire a darsi un futuro, hanno già sprecato 65 anni di "quasi democrazia?", e devono affrettarsi a capire se vogliono uno Stato che dipenda dal popolo o un popolo dallo Stato. Perché ora il “risanamento” dello Stato sta portando al fallimento il popolo e con qualche serio rischio di guerra civile. E non mi sembra che gli italiani abbiano tanta spiccata vocazione autolesionista da chiedere ai propri rappresentanti sindacali e politici di aiutarli a schiattare.
Se il popolo riceve dallo Stato l’esatto contrario di quello che tenta di darsi attraverso le rappresentanze sindacali, economiche e politiche: lo Stato è una tirannia vera e una democrazia finta.
Usando il potere della maggioranza e facendo amministrare lo Stato esclusivamente ai lavoratori dipendenti, (che sono una immutabile maggioranza) la politica è riuscita ad impoverire il popolo e ad arricchire burocrati, banchieri e grossi industriali.
Questo lo ha fatto per cinque decenni senza che un solo imprenditore sia entrato da Premier nella stanza dei bottoni. E quando è arrivato Berlusconi, burocrati & compagni che si erano già mangiata l’Italia (spostandosi a piacimento nei tre poteri dello Stato senza conflitto di sorta) hanno sollevato un tale scandalo perché Berlusconi da Premier era "in conflitto di interessi" e avrebbe avuto il potere di un tiranno, da paralizzarlo e perseguitarlo per 17 anni fino a costringerlo a dimettersi.
Ora una domanda sorge spontanea. Ma in uno Stato governato esclusivamente da dipendenti, e con 65 anni di sfascio al suo attivo, siamo certi che in conflitto d’interessi sia l'unico imprenditore illuso che tenta di risanarlo, e non piuttosto i sindacalisti e i dipendenti che lo hanno sfasciato e che conservano un tale potere, non da scacciare dalla politica un pinco pallino qualsiasi, ma il dio degli imprenditori italiani, con un potere mediatico economico che a sentire la stampa comunista faceva spavento. 
E meno male che faceva spavento e per sbaglio gli hanno cambiato  solo i connotati, perchè l'intenzione primaria era quella di rispedirlo al Creatore come umano difettoso da rottamare.
Quindi, a conti fatti, è bene che Berlusconi e tutti gli imprenditori si tengano a distanza di sicurezza dall’amministrazione dello Stato come nei passati sei decenni di grande "sviluppo sfascista”, così gli italiani capiranno che burocrazia e sindacato lavorano a sottrarli alle difficoltà della "vita terrena", invogliandoli ad apprezzare il  superlusso della "vita eterna" esentasse.
E magari si pentiranno di aver preso a pietre in faccia Berlusconi, (in tutti i sensi); unico politico al mondo linciato per aver ridotto le tasse ai vivi. 
Anzi peggio, per aver detto di volerle ridurre.

lunedì 16 luglio 2012

Premier o cuoco?

Premier o cuoco?

Per distillare verità, dalle opinioni faziose di due contrapposte tifoserie politiche, pro-contro Berlusconi, bisogna lavorare di alambicco cerebrale ponendosi questa domanda.
Ma se un Presidente del Consiglio che ha avuto il potere tirannico di confezionarsi un governo di nominati a suo piacimento, non è riuscito a metterli d'accordo per attuare una sola, che sia una sola riforma intelligente, perchè ogni componente del suo governo si è rivelato protettore di qualche lobby da foraggiare a danno di altre e dell’Intero sistema Italia; un governo di eletti, (modello Prima Repubblica) espressione di una più larga pluralità di interessi conservatori, non sarebbe più rissoso e determinato ad impedire al Premier di governare e poi finire linciato?
Gli analisti politici commettono l’errore di non vedere che la politica è una versione maxi di scienza culinaria: gli addetti devono solo preparare e servire le pietanze richieste dalla classe sociale sindacalmente e democraticamente più potente, perchè più numerosa. E se chiede salari, nemmeno al padreterno lascia il potere di confezionare una seria politica dei profitti.
Il menù politico non è mai confezionato a gusto dei cuochi, ma delle due classi sociali che in Italia contano 43 milioni di dipendenti e pensionati e 4 milioni di aspiranti produttori di ricchezza.
Nella democrazia italiana il Premier non ha il potere nemmeno di grattarsi il naso senza il consenso del governo da lui stesso nominato. E se ritornassimo al governo eletto, arretreremmo di diritto e di fatto alla Prima dannosissima Repubblica, che erodendo il profitto degli imprenditori, ha distrutto gradatamente il lavoro giustamente remunerato per i lavoratori.
Ecco perchè Berlusconi perde tempo e diffonde solo illusioni: utilizza il suo notevole potere economico, per mettere le mani sul più inutile e pericoloso dei poteri: quello di consentire alla cultura, alla politica, alla giustizia e al mercato di esercitarsi nell’idiota sport nazionale del tiro al piccione, scusate volevo dire al Premier: ritenuto stupidamente unico e assoluto responsabile di tutti i guasti italiani. Quando tali non lo sono stati nemmeno i mostri Stalin e Hitler.
Un tale di cui mi sfugge il nome, diceva che è suicida candidarsi a governare un popolo libero, senza avere i mezzi per sfamarlo.
Persino il Padreterno che avrebbe potuto ripiegare verso il miracolo a costo zero della sazietà a stomaco vuoto, dovette attrezzarsi di forno e friggitrice per moltiplicare i pani e i pesci necessari a sfamare la folla dei seguaci.
La politica diventa seria, se riesce a rimanere semplice e a riempire gli stomaci della classe sociale che chiede salari, perché è infinitamente più numerosa, rumorosa e compatta di quella che vorrebbe profitti, ma non può.
Berlusconi sogna da 20 anni di preparare il grande menù della riforma della giustizia, burocrazia e fisco. Ma a meno di un miracolo del Padreterno, il potere di passare dalle ricette, alle pietanze, non l'avrà mai, né lui né altri.
E basta vedere le condizioni dell'intero Occidente, per capire che l'impotenza dei premier democratici è un problema culturale, prima che politico-economico.

martedì 10 luglio 2012

In Italia chi sono gli autonomi?



In Italia chi sono gli autonomi?
E’ fascista il paese che costringe i lavoratori ad emigrare e comunista quello in cui gli imprenditori onesti hanno solo il suicidio come alternativa all’evasione fiscale, fallimento, o delocalizzazione: vedi Italia.
In realtà, il cittadino che dallo Stato italiano viene classificato imprenditore, dovrebbe citare per truffa tutte le istituzioni, giustizia compresa; perché se nei moderni sistemi socio-economici sono solo gli imprenditori a pagare col fallimento e non più i lavoratori con licenziamento le conseguenze del calo della produttività, per recessione o altra causa, vuol dire che non sono più i lavoratori a dipendere dalla produttività economica degli imprenditori, ma gli imprenditori dal potere sindacal-politico dei lavoratori. E considerare autonomi gli imprenditori e trattarli giuridicamente e fiscalmente come tali è un crimine legalizzato, oltre che demenziale e socialmente suicida.
Perchè così il costo delle turbolenze recessive e speculative mondiali, ingovernabili persino a livello politico, si scaricano pari pari sulle imprese facendole fallire, e spacciando il tutto come difesa dello stato sociale, finchè non degenera in default.
Un sistema economico scarsamente produttivo, costringe gli imprenditori a delocalizzare, ma non più i lavoratori ad emigrare, (anzi ne aggiunge nuovi immigrati) e ciò vuol dire che il flusso della ricchezza non si muove più in senso fisiologico dalle imprese ai lavoratori, (dal profitto al salario), ma si è invertito, scorrendo in senso patologico dai lavoratori alle imprese, quindi (dal potere politico al mercato), passando per l’idrovora “succhiatasse”del fisco, e per l'indebitamento pazzoide dello Stato.
Chi auspica un ritorno al fascismo per riequilibrare lo strapotere sindacal comunista dei lavoratori è un imbecille, perché in questo modo fornirebbe a chi governa le democrazie sempre e comunque a vantaggio dei lavoratori, l’alibi per scorticare meglio vivi  e morti gli imprenditori onesti, che già così sono alla canna del gas.
Per nostra disgrazia, sindacalisti, politici e giudici sono come gli infermieri; e lavorando col "culo altri" non hanno la percezione se le loro intramuscolari sono delicate come una piuma, o letali come i pugni sotto la cintola di un campione di pesi massimi.
Insomma, se il mondo va alla rovescia non è solo colpa degli infermieri del potere, ma anche dei pazienti stupidi e miopi dell’imprenditoria, che da sessanta anni fanno come quel tale che rideva come un matto mentre lo bastonavano, perché i suoi aguzzini lo avevano scambiato per tizio, invece lui era caio. E godeva a prenderli in giro mentre lo pestavano a sangue.
Gli imprenditori credono di poter compensare il calo di potere politico della loro classe sociale minoritaria in qualunque democrazia (in Italia siamo a un rapporto patologico di 1 a 14), impiegando il loro potere economico per corrompere la classe dirigente, evadere, eludere, truffare ecc. Certo che così si salvano singole imprese e per un tempo limitato, ma a danno dell’intera categoria e dello Stato che accumula perdite fino a diventare ingovernabile.
Scorticare vivi 4 milioni di imprenditori per salvare 56 milioni di cittadini è politica da scemo del paese. Altra cosa è chiamare i 56 milioni di cittadini (che sono i detentori del potere reale in tutte le sue sfaccettature istituzionali) a salvarsi i 4 milioni di imprese se ci tengono a salvarsi davvero, rifiutando come salvataggio quello sindacale e politico da manicomio che in 65 anni ha gettato in mare l’Italia e gli italiani con una pietra al collo.
Solo fuori dalle democrazie gli imprenditori tornano autonomi e liberi di fare profitto se hanno capitali da investire, ma nelle democrazie dove il grattarsi il naso richiede una trafila burocratica interminabile e costosa, classificare e tassare i piccoli imprenditori onesti come soggetti autonomi è una mostruosità giuridica che ne ha quasi estinta la razza.

Il regresso del progresso


Il regresso del progresso
Se un maggior numero di persone si interrogasse su cosa è utile al progresso scientifico, tecnologico ed economico, si renderebbe conto del perché il comunismo estinse per legge la razza dei padroni; e il liberismo, che per logica avrebbe dovuto puntare se non all’estinzione dei lavoratori, almeno alla moltiplicazione dei padroni in grado di assumerli, emulando il comunismo, sta facendo degli imprenditori onesti superstiti carne da macello.
E’ come se gli imprenditori fossero un problema per qualunque sistema politico moderno. Dannosi almeno tre volte: perché non amano schierarsi politicamente che è come firmare cambiali in bianco, perché tendono a contenere i costi di produzione e a lievitare i ricavi di vendita, perché intasano di beni e servizi il mercato facendo crollare i prezzi.
Quindi a qualunque forma di progresso (scientifico, tecnologico, economico) servono solo milioni di consumatori idioti, e pochi banchieri e industriali rapaci. La gente deve comprare ad occhi chiusi, deve ubbidire da automa agli stimoli pubblicitari, non deve essere capace di capire l’utilità o inutilità di ciò che compra, deve consumare punto e basta.
Ecco perché il liberismo non è meno manicomio del comunismo. E se pure i padroni non li estingue per legge, li sfrutta da animali da soma a colpi di persecuzioni sindacali, burocratiche e tributarie,  dopo aver illuso e invogliato i migliori soggetti ad essere liberi di ipotecarsi pure la vita per avviare un'impresa.
Ed è per questa ragione che hanno specializzato la scuola nella formazione intensiva di soggetti stupidi, irresponsabili e con spiccata vocazione alla dipendenza parassitaria e consumismo ossessivo compulsivo. Quando finirà la vecchia generazione di imprenditori illusi, non ci saranno ricambi disponibili, e il mercato passerà da monopolio nelle grinfie di poche multinazionali che produrranno schifezze a prezzi astronomici.
Io non sono in grado di stabilire se la funzione ultima del comunismo era il bene dei lavoratori. Ma a giudicare dai lutti che ha seminato nel mondo, e i vantaggi che ora sta garantendo al progresso scientifico-economico, sarei indotto ad ipotizzare che nessun sistema politico è mai stato pensato in funzione dei popoli, ma solo del progresso criminale per pochi rapaci e suicida per molti incapaci.
Questa è la ragione per cui in Occidente i popoli stanno sempre peggio, (con eserciti di falliti che generano eserciti di disoccupati) mentre banchieri e industriali strettamente connessi alla politica, espropriano i popoli della loro sovranità, comprandosi gli Stati indebitati a saldi di fine stagione liberale.


martedì 3 luglio 2012

Politiche divergenti o convergenti?


Politiche divergenti o convergenti?
Ieri il Presidente Napolitano si è detto preoccupato che la conflittualità fra partiti e schieramenti possa rompergli il suo fragile governo Monti.
Ora il dilemma è questo. Il nostro amato Presidente ha avuto un pericoloso calo di lucidità per un colpo di sole, oppure è rinsavito dopo aver sbagliato politica quanto e come gli altri per sei decenni?
La politica fatta di ideologie contrapposte e ferocemente antagoniste è stato il meglio che i nostri politici hanno dato all’Italia, col massimo picco negli anni in cui Berlusconi, da mangia comunisti dilettante, è finito divorato dai comunisti campioni mondiali.
Per 18 anni Napolitano ha trovato altamente costruttiva la guerra fra berlusconiani e anti berlusconiani che consentiva alla politica di godersi lo spettacolo dell’Italia che annegava, mentre i politici si contendevano (e contendono) poltrone, privilegi e miliardi di rimborsi elettorali fuorilegge.
Di colpo, (quasi svegliato di soprassalto dopo 6 decenni di letargo) guardando come i partiti si palleggiano il suo governo Monti, a rischio di sfasciarglielo, Napolitano li ha sgridati come un prof. una scolaresca di scalmanati.
Ma dove era il nostro Presidente, mentre la cultura comunista, il sindacato comunista, la politica comunista, la stampa comunista e di rincalzo la magistratura comunista, per 18 anni si facevano alla griglia Berlusconi? E con la scusa di impedirgli di fare scandalo con il conflitto d’interessi, le leggi ad personam, e per ultimo (in mancanza di altri appigli pseudo logici) il "bungabunga", hanno impedito a tutta la destra di fare politica, esercitando se stessi nell’opposizione ottusa, selvaggia, devastante e arraffona di consensi e denari. E i liberisti gli hanno risposto da mangia comunisti falliti.
Ora il Presidente Napolitano avrebbe il dovere di spiegare agli italiani, quale delle due politiche in democrazia è quella patologica: la divergente fatta di feroce contrapposizione destra-sinistra, liberismo-comunismo da lui benedetta, praticata e rilanciata per 6 decenni, o l’attuale politica convergente.
L’Italia a brandelli e l’economia alla bancarotta, l’ha ridotta la vecchia politica divergente, lasciandosi dietro una scia di affamati, sfruttati, usurati, indebitati, tartassati, falliti, ladri, truffatori, corruttori, assassini, assassinati, perseguitati e giustiziati dall’ingiustizia a 360 gradi, feroce con i deboli e gli onesti e indulgente con gaglioffi, ricchi, potenti, corruttori e banchieri.
Allora caro Presidente, visto che lei è l’artefice esclusivo della nuova politica convergente, che puntellando il governo Monti da destra e sinistra, sta tentando di salvare il salvabile, provi a spiegare agli italiani che è patologica sia l’ideologia comunista che punta alla distruzione del liberismo, sia l’ideologia liberista che si muove per la stessa finalità contro il comunismo, perché da quella contrapposizione ottusa e feroce ne esce a brandelli il bene comune: imprese fallite, imprenditori suicidi, lavoratori disoccupati, crollo del PIL, esplosione del debito pubblico, spread e Stato in default.
Io le auguro di riuscire a convincere gli italiani a darsi tutti una calmata: e sempre che il tempo per salvare popolo e Stato non sia già scaduto.

domenica 1 luglio 2012

La verità è sporca e nuda


La verità è sporca e nuda
Il problema è se comunisti e liberisti in democrazia sono nemici giurati o soci in affari. Bene, anzi male, sono “compagni di merende”. Lo schieramento che è all’opposizione fornisce a chi governa l’alibi di ferro per giustificare la catena di fallimenti della sua politica, con l'inossidabile formula: “l’opposizione ci ha impedito di governare”.
Chi ha danneggiato i governi di sinistra in questi anni di sfascio nazionale? L’opposizione della destra fascista di Berlusconi. E al governo Berlusconi chi pensate abbia impedito di realizzare il suo fantascientifico programma liberista? Semplice: l’allagamento di stampa, politica e giustizia forcaiola di sinistra.
Ma queste sono schifosissime menzogne ripulite, profumate e rivestite, per essere usate da arma politica d’accusa o difesa.
La verità va presentata sporca e nuda, perché quella ripulita di ciò che ci danneggia o sporcata meglio di ciò che danneggia gli altri, è parente della verità, proprio quanto il "culo lo è delle quattro tempora": dicono al paese mio.
Si sente da decenni che il comunismo è sparito a livello planetario, ma in Italia fa ancora danni colossali. E se la sinistra è in grado di danneggiare l’Italia anche quando governa la destra, la destra al governo che ci va a fare? E idem con patate a ruoli invertiti.
Berlusconi perché s’è candidato a Presidente del Consiglio, se oltre al consenso per occupare Palazzo Chigi, il potere di darci una Italia liberale non avrebbe potuto procurarglielo nemmeno il padreterno?
Allora, questa benedetta verità, diciamola sporca e nuda: con 43 milioni di lavoratori, pensionati e relative famiglie che campano di consumi, non c'è politica liberista che possa darsi come prioritaria la salvezza dei 4 milioni di imprenditori che producendo salari e tasse impediscono al sistema di collassare.
Coi 4 milioni di voti di imprenditori, la destra ha il potere politico giusto per amministrare il comune di Roccacannuccia. Ma per andare al governo, deve convincere almeno altri 20 milioni di lavoratori e pensionati, che la politica di destra è più garantista, assistenzialista, generosa e spendacciona di quella di sinistra. 
Ed è così che è nata l'inossidabile dittatura comunista che è resistita a quello di Berlino, e resisterà anche al crollo fisico della muraglia cinese. Per poter essere alternativa alla sinistra, (e regalarci l'illusione della democrazia) la destra finisce per essere super comunista: più comunista di Stalin, distribuendo salari e pensioni a spese degli asini dell'imprenditoria che producono per fallire.
I 4 milioni di illusi, che dal Berlusconi mangia comunisti si aspettavano liberismo e profitti legali, si sono ritrovati con i libri contabili in tribunale: "con una mano avanti e una dietro".
Prima ci convinciamo e meglio è: in Italia il comunismo produrrebbe danni colossali anche se al posto dei politici comunisti ci fosse Adolf Hitler a governare da tiranno, perché gli ingredienti sociali da cui si distilla politica, sono ormai in rapporto patologico: di 43 milioni di dipendenti e pensionati, caricati sul groppone di 4 milioni di imprenditori bombardati da decenni di recessioni, stagnazioni, usure, tassazioni, speculazioni finanziarie ingovernabili. 
E con l'aggravante che i super istruiti di ultima generazione, invece di creare da imprenditori lavoro per gli altri, cercano lavoro dipendente per sé tenendosi a rispettosa distanza dall'illusione dell'impresa e del profitto che hanno ridotto gli imprenditori onesti alla tragica condizione di ebrei da sterminare e con doppia miracolosa ricetta: scorticati vivi di usura e tasse.
Qua servirebbe una incubatrice almeno per altre 10 milioni di imprese, ma i comunisti non sono mica tanto fessi da farsi trasformare i lavoratori in padroni per aggiungere potere alla destra .
Insomma, giusto per capirci, siamo una famiglia povera perchè troppo numerosa, col capo famiglia squattrinato e in cassa integrazione. Con 11 figli e 1 automobile, che fa? Passa dalla panetteria per sfamare i figli, o dalla pompa di benzina per nutrire l'auto? Ferma l'auto. Ma fermando l’auto del sistema economico oggi, brucia il futuro dei suoi figli a cui la ricerca di un lavoro era già un incubo ieri. 
In democrazia non esistono soluzioni politiche, perchè è la composizione delle classi sociali a generare ciò che è più facile e utile ai singoli cittadini fra comunismo e liberismo. Anche se poi la somma delle libere scelte individuali si rivela puntualmente fallimentare per la collettività.
"Questa è la verità sporca e nuda": il potere politico è in mano ai lavoratori perchè sono una maggioranza schiacciante come una dittatura, e devono farne un uso oculato, perchè le imprese sono delicate e pregiate come perle, non vanno date in pasto alla sinistra che specula due volte sulla forza economica delle multinazionali e sulla debolezza politica delle mini imprese; nè alla destra, che per esistere deve scimmiottare la sinistra.
Lavoratori, ripigliatevi e autogestitevi il vostro potere politico, proteggendovi il cervello dal canto ammaliatore delle sirene mediatiche, sindacali e politiche, che riescono a convincervi che in Italia i posti di lavoro si difendono riducendo al fallimento o delocalizzazione le imprese.
Capirete da soli che gli imprenditori onesti vanno difesi per strappare dal baratro (a costo zero) popolo e Stato. Voi dategli politica onesta e vi daranno mercato produttivo e contributivo.

Il popolo è figlio dello Stato?




Il popolo è figlio dello Stato?
La politica è un mestiere infame, perché quando credi di aver fatto il bene dei popoli, liberandoli dai dittatori sanguinari e assicurandoli  6-7 decenni di democrazia, sviluppo e pace sociale, ti rendi conto che hai solo buttato nel cesso l’Umanità e tirato lo sciacquone.
E la ragione è presto detta. La democrazia compiuta ha un livello di complessità spaccacervello, perché in essa va conciliato l’inconciliabile: cioè rendere legale lo Stato, per garantire al popolo il suo doppio e sacrosanto diritto alla legalità formale e all’onestà sostanziale, che non consenta a nessuno di trarre vantaggi per sé producendo danni per gli altri, come avviene puntualmente a livello pubblico e poi di riflesso a livello privato.
Quindi a quanto sembra entrambe le cose sono un’utopia, perché alla classe dirigente pubblica irresponsabile interessa solo garantire una apparente (molto, molto, molto apparente) legalità alle istituzioni e relativi addetti e poi i cittadini possono pure buttarsi a mare in fila indiana.
Voi direte, la solita litania!!! Allora passiamo ai numeri. I sistemi sociali sono esposti a danneggiamenti per cause interne addebitabili alla politica, burocrazia, giustizia, sindacato, banche ecc, ma anche a cause esterne non imputabili alla politica, come terremoti, alluvioni, carestie, pestilenze e speculazione finanziaria internazionale che possono mandare a picco il PIL nazionale e con esso a “put..ne”, prima la legalità e poi l’onestà dei cittadini.
Ma lo Stato e i suoi sacerdoti irresponsabili, (salvo eccezioni) sono talmente presi dalla conservazione della loro risibile legalità formale, da non accorgersi che hanno impiantato in grande stile una fabbrica di fuorilegge. Perché se in conseguenza della crisi economica si riduce la mobilità sociale, la crescita del PIL diventa prima un sogno e poi un incubo, se non per corrotti e mafiosi.
In Italia, per cause non tutte politiche, dopo i carburanti sono diventate intoccabili pure le assicurazioni; e dai dati statistici si rileva che la percentuale di auto che circolano senza copertura assicurativa ormai sfiora il 50%, e pure lo Stato non adegua le sue leggi per contenere i prezzi delle assicurazioni o abolirne l'obbligo almeno per quella fascia di auto economiche o scassate che in città non superano la velocità di una passeggiata, o quantomeno ridurre il costo assicurativo a chi non fa incidenti o a chi non ha redditi, e senza un margine di "mobilità sostenibile" rimarrà per decenni improduttivo e a carico dell’assistenza pubblica, quando non finirà peggio in manovalanza criminale.
La mobilità sociale con mezzi adeguati alla produttività, è il più grande fattore di lievitazione del PIL, prima e più del credito. Ma se la politica inconcludente si agita in tutte le direzioni per produrre finto risparmio, ma non in questa, continuerà a fare per l’intero millennio buchi nell’acqua.
Mezze auto senza assicurate sono un’industria di illegalità formale che qualunque classe politica si precipiterebbe a sanare con leggi intelligenti e a costo zero, visto che una così massiccia circolazione di mezzi e autisti illegali non ha certo raddoppiato gli incidenti, e magari li avrà pure ridotti, perchè senza assicurazione si viaggia sobri e ad occhi spalancati.
Andare a rinnovare l’assicurazione e trovarsi con 140 euro di aumento per una modestissima Fiat seicento che viaggia in paese e senza aver mai denunciato incidenti negli ultimi quindici anni è il segno incontestabile che la politica è degenerata in suicidio per lo Stato di diritto, che senza la stramaledetta crescita del PIL e relativa contribuzione sociale, avanza a passi da gigante verso il default.
Siamo d’accordo, lo Stato non può permettersi il lusso di non essere legale agli occhi del mondo, dopo aver esportato democrazia a cannonate insieme a UE e USA e deve difendersi le istituzioni legali fossero pure posticce. 
Ma non si difende la legalità pubblica, generando illegalità privata, riducendo l'Italia come la Grecia, dove i costi di carburante, bollo e assicurazione hanno indotto persino quelli che hanno ancora un reddito a consegnare le targhe e tenersi le auto ferme in casa in attesa di un "futuro migliore".
E il futuro migliore, (che poi significa crescita del PIL tassabile) non facendo parte degli eventi spontanei come la pioggia o la grandine, deve essere sollecitato politicamente a partire dalla mobilità sociale sostenibile, dal credito accessibile e dallo Stato in cura dimagrante perenne, altrimenti la guerra civile o la dittatura resteranno sempre appostate dietro l'angolo.