lunedì 16 luglio 2012

Premier o cuoco?

Premier o cuoco?

Per distillare verità, dalle opinioni faziose di due contrapposte tifoserie politiche, pro-contro Berlusconi, bisogna lavorare di alambicco cerebrale ponendosi questa domanda.
Ma se un Presidente del Consiglio che ha avuto il potere tirannico di confezionarsi un governo di nominati a suo piacimento, non è riuscito a metterli d'accordo per attuare una sola, che sia una sola riforma intelligente, perchè ogni componente del suo governo si è rivelato protettore di qualche lobby da foraggiare a danno di altre e dell’Intero sistema Italia; un governo di eletti, (modello Prima Repubblica) espressione di una più larga pluralità di interessi conservatori, non sarebbe più rissoso e determinato ad impedire al Premier di governare e poi finire linciato?
Gli analisti politici commettono l’errore di non vedere che la politica è una versione maxi di scienza culinaria: gli addetti devono solo preparare e servire le pietanze richieste dalla classe sociale sindacalmente e democraticamente più potente, perchè più numerosa. E se chiede salari, nemmeno al padreterno lascia il potere di confezionare una seria politica dei profitti.
Il menù politico non è mai confezionato a gusto dei cuochi, ma delle due classi sociali che in Italia contano 43 milioni di dipendenti e pensionati e 4 milioni di aspiranti produttori di ricchezza.
Nella democrazia italiana il Premier non ha il potere nemmeno di grattarsi il naso senza il consenso del governo da lui stesso nominato. E se ritornassimo al governo eletto, arretreremmo di diritto e di fatto alla Prima dannosissima Repubblica, che erodendo il profitto degli imprenditori, ha distrutto gradatamente il lavoro giustamente remunerato per i lavoratori.
Ecco perchè Berlusconi perde tempo e diffonde solo illusioni: utilizza il suo notevole potere economico, per mettere le mani sul più inutile e pericoloso dei poteri: quello di consentire alla cultura, alla politica, alla giustizia e al mercato di esercitarsi nell’idiota sport nazionale del tiro al piccione, scusate volevo dire al Premier: ritenuto stupidamente unico e assoluto responsabile di tutti i guasti italiani. Quando tali non lo sono stati nemmeno i mostri Stalin e Hitler.
Un tale di cui mi sfugge il nome, diceva che è suicida candidarsi a governare un popolo libero, senza avere i mezzi per sfamarlo.
Persino il Padreterno che avrebbe potuto ripiegare verso il miracolo a costo zero della sazietà a stomaco vuoto, dovette attrezzarsi di forno e friggitrice per moltiplicare i pani e i pesci necessari a sfamare la folla dei seguaci.
La politica diventa seria, se riesce a rimanere semplice e a riempire gli stomaci della classe sociale che chiede salari, perché è infinitamente più numerosa, rumorosa e compatta di quella che vorrebbe profitti, ma non può.
Berlusconi sogna da 20 anni di preparare il grande menù della riforma della giustizia, burocrazia e fisco. Ma a meno di un miracolo del Padreterno, il potere di passare dalle ricette, alle pietanze, non l'avrà mai, né lui né altri.
E basta vedere le condizioni dell'intero Occidente, per capire che l'impotenza dei premier democratici è un problema culturale, prima che politico-economico.

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