sabato 10 settembre 2016

Le parti sociali in democrazia


Non sono un addetto ai lavori in fatto di giornalismo, ma un trentennio di libera partecipazione, mi ha insegnato che non devo iniziare un pezzo con una citazione e non lo faccio mai. Ma ora permettetemi di contravvenire doppiamente a questa regola ferrea; non solo iniziando con una citazione, ma peggio, col titolo di un mio recentissimo post: “La democrazia è un problema risolto da cani”, perché temo che l’unica malattia mortale della democrazia, sia la scarsa democrazia.
La contrapposizione conflittuale fra due classi sociali, come eserciti in assetto di guerra, non può trovarci impreparati e meravigliati, perché l’unica funzione della guerra è disseminare il Paese di soli vinti senza vincitori.
In Italia, il conflitto lavoratori padroni, non si è assentato per ferie o malattia, né è stato sospeso per un giorno in sette decenni. Perciò è perfettamente consequenziale che il Belpaese si sia ridotto in una ammucchiata di vittime, o al meglio, di invalidi di guerra sindacale, fra due parti sociali in conflitto, lavoratori e padroni.
Ora voi mi direte che la guerra lavoratori e padroni è vecchia quanto l’uomo: e su questo non ho niente da eccepire. Anzi ritengo che sia indispensabile nelle dittature, dove pochi ricchi imprenditori e banchieri hanno il potere di schiavizzare e uccidere molti poveri lavoratori.
Ma le democrazie le hanno inventate 25 secoli fa, così ci dicono gli storici, e spostare la guerra di classe, dalla dittatura (governo dei pochi) alla democrazia (governo dei più), dove i lavoratori (da immodificabile maggioranza sono piantati fissi al governo) e in Italia si auto governano da sette decenni, è politica da ospedale psichiatrico.
Anzi doppia politica da manicomio: perché i lavoratori non si sono dati come era sacrosanto, una rappresentanza politica per governare, e una sindacale altrettanto sacrosanta per risolvere le controversie con il sindacato dei padroni, ma sono andati oltre: hanno usato il sindacato da piede di porco, per contestare e condizionare i loro stessi rappresentanti politici al governo, con migliaia di scioperi generali e devastazioni connesse, fino a ridurre, quelle che chiamano conquiste sindacali, in istigazione al suicidio dei piccoli imprenditori, nonché sabotaggio della competitività fino alla catastrofe attuale del sistema economico e ovvia delocalizzazione di multinazionali e banche per proteggersi dal fallimento.
Ora il latte è già abbondantemente versato da un quarto di secolo ed è inutile piangerci sopra. E’ tutto consequenziale alla guerra tra poveri spostata di peso dalla dittatura alla democrazia sette decenni fa, con l’illusione di poter passare, dai ricchi padroni governanti che uccidono i lavoratori, ai poveri lavoratori governanti delle democrazie, che sfruttano i ricchi imprenditori e banchieri da loro governati per non farsi sfruttare.
E come è finito questo attacco di schizofrenia suicida è visibile anche allo scemo del paese. I ricchi imprenditori hanno levato il disturbo a intere cordate, i banchieri si sono blindati da super governanti alla BCE, i piccoli imprenditori hanno sviluppato per legittima difesa le migliori capacità criminali o si sono arresi senza combattere questa guerra impossibile.
Mentre la massa dei cittadini (lavoratori e pensionati) che hanno sostenuto con il loro potere politico e sindacale maggioritario questo sistema, governando, rivendicando e devastando ad oltranza per conservarselo, è finita allo sfascio, e ha un futuro di precarietà garantito.
Mentre i pubblici dipendenti, scimuniti da tanto garantismo e impunità accumulata a danno dell’intero Paese, hanno in prospettiva due bellissime scelte: il default o la guerra civile.
Chi si illude di usare le democrazie come dittature alla rovescia è un criminale genocida, non ammazza solo sei milioni di innocenti come quel matto sanguinario di Hitler, ma devasta il futuro a sessanta milioni di illusi, e chissà per quante generazioni. I ricchi hanno le dittature come regimi ideali per sfruttare i poveri; ma i poveri non hanno nella democrazia lo stesso potere contro i ricchi, hanno solo una fune per impiccarsi, se instaurano una doppia guerra a l’ultimo sangue, politica e sindacale: i poveri lavoratori, contro i poveri imprenditori, con due soli possibili epiloghi: guerra civile ad oltranza, a l’insegna del morte tua vita mea; o default e dittatura.
Ora, se vedete un cerino di speranza acceso in fondo al tunnel, affrettatevi a ridiscutere le funzioni dei sindacati: quello dei lavoratori e pensionati insediato al governo del Paese per distruggere il lavoro massacrando le piccole imprese; e quello dei padroni che ha fatto il grande miracolo di far scappare via le multinazionale come la Fiat, di ridurre i piccoli banchieri in strozzini, e barricare nella UE e BCE i paperoni intoccabili.
Chiamate i burattinai sindacali di entrambi i fronti a cavare dal fuoco le patate che lasciano bruciare da decenni, per la loro miope pretesa di trasformare i governanti in burattini, dettandogli (anzi imponendogli) la politica oggi e contestandogliela domani, a colpi di scioperi selvaggi sfascia tutto, a spese di milioni di artigiani e commerciati condannati a fallire o ridotti alla canna del gas.
Da qui a l’estinzione dell’umanità, chi butta a mare gli imprenditori con una pietra al collo, (come continuano a fare i sindacati italiani dei lavoratori e dei padroni) non gonfia la ciambella di salvataggio dei lavoratori, ma gliela sbudella di buchi, condannandoli da disoccupati, sottoccupati o precari a sbranarsi fra loro.