giovedì 29 settembre 2011

Dov'è l'uscita dal tunnel?



A parte gli esseri umani razionali che si adattano al mondo solo per sfruttarlo; i matti e i criminali della cultura e della politica si pongono nei confronti dei popoli con lo spirito di salvatori, per liberarli da un pericolo che loro credono imminente o un bisogno che ritengono insoddisfatto. Così hanno origine tutte quelle “buone intenzioni” che poi finiscono per lastricare le vie dell’inferno.
Persino le “grandi” idee filosofiche e politiche del secolo scorso sono nate come medicine per liberare il genere umano da una schiavitù economica, politica, religiosa o razziale, prima di propagarsi come pandemie per la loro dilagante imbecillità: vedi comunismo, fascismo, nazismo, e via elencando.
Perciò, tutta l’attività umana che si prefigge di modellare i sistemi sociali nasce con funzione terapeutica, ma spesso si sviluppa con effetti patologici indebolendo o lacerando completamente il tessuto sociale sul versante della produttività economica e su quello dei rapporti familiari, sociali e solidaristici.
I Saddam, i Gheddafi e persino i Bin Laden, nascono convinti di avere la forza di liberare i popoli da qualche politica o religione pericolosa. Ma, a lavoro ultimato a regola d’arte, li liberano dalla malattia, liberandoli dalla vita.
L’idea comunista teorizzata da Marx, (le cui origini si perdono nella notte dei tempi e sono antecedenti persino a Platone), ha liberato il mondo dalla piaga dei padroni rapaci, trasformandolo in un cronicario di lavoratori emigranti, disoccupati, incapaci o sfruttati tre volte: dai caporali, padroni e fisco.
L’idea demenziale che si possano salvare i poveri cancellando i ricchi dalla faccia della terra, è vecchia quanto l’uomo, è sopravvissuta all’implosione del comunismo, e temo possa sopravvivere persino all’estinzione dell’Umanità.
Parafrasando Schiller, sarei tentato di affermare, che contro la stupidità del comunismo, persino i demoni del capitalismo, lottano invano.
E così l’ennesima medicina del capitalismo che si difende dal comunismo e dal rischio fallimento sempre incombente, facendo dilagare il mondo di ricchi rapaci, truffatori, inquinatori, bancarottieri, evasori, elusori e genocidi.
Tanto che uno si vergogna a pensarlo persino nel chiuso della sua mente, che per ora non c’è rimedio. Un mondo senza padroni rapaci, non può che essere straripante di dipendenti incapaci di procurarsi persino pane ed acqua.
Ed è più esposto alle carestie, pestilenze e guerre di uno dove i lavoratori si lasciano sfruttare per arricchire i padroni, ma poi li usano per tamponare con i loro lingotti, le emergenze di tutte le razze.
Insomma, un sistema sociale che macella i ricchi è come un carro bestiame senza ammortizzatori. Sulla strada del mercato nazionale corre una meraviglia, ma dalle mulattiere del mercato globale ne esce sfracellato. E visto che accoppare la povertà trasformando anche gli accattoni in miliardari è un’utopia; non ci rimane che un mondo dove i poveri lavoratori arricchiscono i ricchi padroni, ma poi li usano da ammortizzatori di avversità economiche, ambientali e sociali, per mantenere tutte le categorie di cittadini non autosufficienti. Quindi le politiche che proteggono una sola classe sociale sono antidemocratiche, demenziali e criminali.
L’idea che i ricchi possano e debbano arricchire senza sfruttare i poveri, e in aggiunta farsi carico delle mille emergenze nazionali firmando cambiali, se non è da manicomio ci passa molto vicino. I popoli vivono solo di ricchezza prodotta con il lavoro, e in parte accumulata dai ricchi e restituita a garanzia della pace sociale. La ricchezza sognata non ha mai saziato nessuno.
Chi nella società o nello Stato abusando delle leggi o del potere, ostacola o impedisce la produttività di ricchezza onesta, ch’è l’equivalente della vita di un popolo, è un terrorista attentatore alla pace sociale.
E’ abominevole che ci siano poteri democratici in grado di ostacolare o impedire il lavoro e la vita degli onesti, dove proprio quegli onesti detentori della sovranità legittimano lo Stato ad utilizzarla per eliminare i disonesti, non certo per asfissiare ed estinguere la razza degli imprenditori e politici onesti.
Perché un sistema in cui la presunzione di innocenza non vale per tutti i cittadini (dove i politici e gli imprenditori sono presunti colpevoli e condannati a prescindere), è un sistema che può anche arrogarsi il titolo formale di Stato di diritto, ma nei fatti rimane un regime criminale, dove nessuno ha più il controllo della giustizia, e la sparuta minoranza di imprenditori e politici che resiste alla disonestà dilagante, non ha che la giustizia divina a cui rivolgersi.
Uno Stato che ritrasforma in galantuomini migliaia di ladri, truffatori e assassini, lasciando prescrivere i loro reati, ma perseguita per tutta la vita un evasore di 1 centesimo anche dopo averlo ridotto al suicidio, non è uno Stato di diritto, ma una Torre di Babele condannata a passare dal caos alla guerra civile.
Le pezze politiche che tentano di metterci in Italia gli addetti ai lavori sono ridicole dopo sei decenni di politiche strabiche e di giustizie addrucoiucoiu.
Questo Stato va ripensato dalle fondamenta del sistema economico e liberato dai tentacoli mortali della burocrazia ladra e della giustizia cieca, prima che sia il popolo a metterci pesantemente le mani.
In democrazia i cittadini onesti sono i padroni dello Stato e i servitori evasori, untori e assassini sono i funzionari pubblici incontrollati e incontrollabili. La lotta all’evasione dovrebbero farla i contribuenti che pagano le tasse e incassano servizi da ultimo mondo (vedi diecine o centinaia di bambini infettati in ospedale a Roma). Il vero evasore italiano, è chi spreca, ruba e trasforma impunemente le tasse, il sangue dei contribuenti, in disservizi omicidi.

martedì 27 settembre 2011

Governi e Ministeri a manovella

I tempi cambiano, e quel povero economista che osò affermare che “l’economia va tanto meglio quanto meno i politici ci mettono le mani”; oggi si starà proteggendo dal linciaggio rintanato in qualche caverna, visto che i sistemi economici occidentali, sono paralizzati da recessioni e stagnazioni a catena “se la politica non ci mette le sue pesanti manone”, con un nubifragio di esenzioni e finanziamenti, per fertilizzare il terreno economico occidentale, più improduttivo di ricchezza onesta delle sabbie del deserto del Sahara.
Una volta i sistemi economici erano una specie di moto perpetuo. Dopo girata la chiave del quadro e avviati come il motore dell’automobile, non si fermavano più, per l’alternanza delle generazioni di lavoratori e i serbatoi della benzina finanziaria a pieno fisso. Oggi pure le banche sono a corto di denaro liquido, vero, sicuro e onesto. Hanno titoli “tossici” ammucchiati sotto gli scantinati o sulle terrazze, ma di ricchezza vera e prodotta da lavoro vero, che non sia una truffa o una rapina, non vi è più traccia.
Allora tutti invocano in pellegrinaggio, la Confindustria italiana in primis, “la mano santa della politica”, una manovrina a sostegno dell’economia, che in tempi non proprio remoti sosteneva la politica con vagonate di prodotto interno lordo tassabile a strangola imprese e ammazza imprenditori onesti.
Ora, ultimata a regola d’arte la selezione della “specie padrona”, (con imprenditori rapaci che oggi rischiano solo soldi altrui) serve la mano santa dei ministri dell’economia per sganciare denari e delle finanze per rinunciare a riprenderseli con gli interessi a strozzo come è sempre andato di moda nel tassare i poveri cristi e proteggere le multinazionali.
E proteggendo oggi e proteggendo domani, la macchina dei governi, di destra, sinistra, avanti e dietro, sopra e sotto, è diventata, al pari dell’economia, come quelle Balilla scassate di una volta, che si avviavano a manovella, solo dopo che una diecina di energumeni si erano dannati girando quella stramaledetta ferraglia prima di convincerle tossendo e starnutendo ad avviarsi.
Oggi non basta più girare la chiave del quadro con la legge finanziaria di fine anno per far ripartire le economie occidentali come fossero Mercedes.
Siamo tornati ahinoi alle Balilla scassate, che una volta viaggiavano in sovraccarico di passeggeri, possibilmente energumeni, per disporre del facchinaggio sufficiente a riavviare il motore a spinta ogni volta che con un colpo di tosse si fermava.
Dopo quello delle finanze italiano, col terzo debito pubblico del mondo, alla manovella si sono ridotti tutti i governi e i ministeri, non solo italiani, ma anche europei e americani, con i ministri e sottosegretari che devono destreggiarsi fra faccendieri, speculatori, intrallazzatori, corruttori e simili “esperti in manovelle” per darci almeno l’illusione che l’economia è sul punto di passare dall’immobilità al moto.
Voi pensate davvero che alle condizioni in cui siamo ridotti si possa essere così fiscali da proibire all’esercito di faccendieri corruttori, (che buttano il sangue “nostro” a tenere in movimento la balilla scassata dell’economia) di sporcarsi come mugnai disonesti della farina dei finanziamenti ed esenzioni che maneggiano?
No. Sterminata la razza degli imprenditori degni di questo nome che mettevano mano al loro portafoglio, per dare salari agli altri, profitto a sé e tasse allo Stato, i politici non l’hanno più questo grandioso privilegio da Stato di diritto. C’è il rischio che debbano istituire l’albo dei corruttori, per disporre di energumeni alla manovella della Balilla del Governo e relativo ministero dell’economia.
Chi ha strappato dalle mani dei governi democratici  il potere di controllo sulla produzione di ricchezza privata e soprattutto sullo sperpero criminale di quella pubblica centrale e periferica, ora dovrà rassegnarsi a riempirli di corruttori veri e di imprenditori finti, per poter balbettare dell’economia italiana, europea, occidentale, coi dovuti scongiuri: “e pur si muove”.
Ormai è tardi per piangere sul latte versato, con i piccoli imprenditori onesti immolati sull’altare della legalità e della lotta all’evasione, da sindacalisti, burocrati, esattori e anche qualche giudice che di legale non hanno nemmeno le mutande, lanciati come ferrari a scannare poveracci e proteggere miliardari.
E ora vediamo dove lo trovano questi spadaccini pubblici, forti con i deboli e deboli con i forti, il coraggio di mangiare nel piatto dei disonesti veri, (quelli che hanno protetto per sei decenni in cambio di bustarelle) facendoli sputare evasioni ed elusioni, prima che l’Italia democratica esali l’ultimo respiro.

venerdì 23 settembre 2011

Berlusconi non fugge dai mulini a vento


Da quando la politica non può più mettere le mani nelle tasche degli italiani, né dello Stato, perché sono sfondate le prime e stracolme di cambiali le seconde, si dice che l’Italia ha un governo che non governa, con un Premier che fa politica solo per sottrarsi alla giustizia a colpi di leggi ad personam.
Ma se per voi tutto ciò è vangelo, provatevi a governare il sistema economico italiano che dopo sei decenni non è ancora adulto, è un neonato che si agita davanti alle mammelle dei finanziamenti e delle esenzioni, ma in perfetta sincronia finisce di produrre ricchezza privata, quando finisce di succhiare ricchezza pubblica.
E visto che Confindustria continua a chiedere al governo di spingere l'economia che rischia di fermarsi del tutto; è necessario stabilire se in Italia abbiamo un  Premier  che  sa governare,  vuole governare ed ha il potere di governare.
Perché se il dio degli imprenditori italiani, Silvio Berlusconi, non sapesse rendere produttiva l’Italia, col terzo debito pubblico del mondo che abbiamo da ripianare, saremmo alla frutta. Se invece non volesse renderla produttiva e preferisse che lo caccino a pedate come sta rischiando, come ipotesi mi sembra improponibile. Oppure (in linea con la migliore tradizione) ha un potere smisurato per tassare poveri e arricchire ricchi, ma ha potere sottozero per risanare il Paese. Come dire che  può fare politica ma solo sotto dettatura di Confindustria, Banche, Burocrazia, Sindacati, ecc. ecc. che in coro gridano abbassa le tasse e aumenta i finanziamenti.
E se questa che credo io è l’ipotesi più probabile: in Italia il premier ha il potere di un due di briscola in una partita a scopa. Ed è un autentico suicidio liberarci di questa legge elettorale che a detta dei politologi mancini, da a Berlusconi un potere di tiranno.
E per fortuna che ha il potere di governare l’Italia come un regime totalitario, e le lobby se lo stanno facendo alla griglia come un filetto di manzo! E se invece dello strapotere “porcellum” avesse il minipotere “matterellum”, non è che per caso dovrebbe sottoporsi nudo a perquisizione sia all’entrata che all’uscita, per avere accesso a Palazzo Chigi, e magari alzare il dito come a scuola per essere autorizzato a correre in bagno prima di bagnarsi.
Attenzione, l’Italia è alla frutta perché ha centrato diecine di presidenti che si sono rassegnati all’impotenza del potere del Premier visto che di quel potere o non sapevano che farsene o non avevano il coraggio di usarlo. Invece l'illuso Berlusconi aveva tutte le buone intenzioni a cambiare la "brutta faccia" politico-economica di questo Paese, ma anche le sue stanno lastricando le vie dell’inferno, per l’opposizione feroce di chi ha il potere di arricchire di denaro e irresponsabilità a danno dell’Italia e degli italiani, e di quel potere non si lascerà alleggerire manco morto, da un Premier impotente, perchè perseguitato e isolato.
Allora che facciamo? Ci teniamo l'unico donchisciotte che ci è capitatoe che senza potere sta facendo da argine allo strapotere delle lobby e delle caste, o glielo consegnamo incartato come pacco regalo per continuare a mangiarsi l'Italia  fino alla bancarotta?
Prima di affrontare questo dilemma io non mi sono fatto mancare niente. Ho vagliato persino l'ipotesi che Berlusconi possa essere complice di quelle lobby mangia Italia. Ma se da imprenditore a politico è passato da collezionista di amici a produttore industriale di nemici, persecutori, matti che lo prendono a pietre e ora abbiamo anche gli istigatori di matti, l'ipotesi della complicità fra compagni di merende miliardarie non mi riesce di tenerla in piedi nemmeno sulle stampelle. 
All'uomo Berlusconi hanno affibbiato tutti i crimini di questo mondo; e se pure si inventassero un'altra vagonata da giustificare l'appellativo di "gaglioffo", l'affidabilità del Berlusconi governatore non subirebbe uno sfrido di mezzo grammo, perchè è l'unico spericolato donchisciotte "provvisto di attributi" che si lancia contro i mulini a vento privati e pubblici rischiando la sua pelle per salvare certamente i suoi denari, ma di riflesso anche i nostri.
E visto che ormai non abbiamo scelta, quanto a ciambelle di salvataggio: o ci attacchiamo a Silvio, o ci attacchiamo al tram.

venerdì 9 settembre 2011

In Italia i Premier sono carnefici o vittime?





Gli analisti  politici spaccano il capello in quattro criticando la legge finanziaria del governo Berlusconi, cioè il modo con cui la destra impiega la ricchezza nazionale per risolvere i problemi di giustizia sociale del popolo e quelli non meno pesanti del rischio bancarotta dello Stato. Ch’è come criticare un accattone per il modo balordo con cui spende i suoi denari, dimenticando che a differenza del pensionato, l’accattone non dispone di una pensione costante o crescente tale da poter soddisfare al meglio i suoi bisogni, ma di elemosine probabili ed eternamente insufficienti.
E a meno di non ritenere che la voragine di debito pubblico in Italia l’ha scavata Berlusconi a mani nude, o che le tasse sarebbero persino d’avanzo a ripianare il debito e ad arricchire gli italiani poveri se non fossero spese da cani e da ladri, ne consegue che in Italia, tutti gli analisti e i commentatori (salvo rarissime eccezioni) sono strabici: chi guarda la politica non vede il mercato, e chi vede il mercato è politicamente cieco.
Invece, politica e mercato sono così interdipendenti e influenti nel conservare o lacerare il tessuto sociale e la relativa produttività economica e contributiva dei cittadini, che è miope criticare Berlusconi per come spende il denaro pubblico, senza stabilire mai se è sufficiente l’elemosina che incassa, o se andrebbe incentivata la produttività dei piccoli imprenditori, dei grandi o delle banche, posto che su quarantadue milioni scarsi di soggetti produttivi solo il sette per cento sfrutta da imprenditore un filone economico da cui scaturisce il famoso prodotto interno lordo o ne crea uno nuovo produttivo.
E se proprio il governo va criticato per il modo in cui impiega le elemosine sempre insufficienti delle tasse; Multinazionali, Banche e Consulenti che trasformano il loro dovere contributivo nel crimine dell’evasione fiscale, scippando i governi di migliaia di miliardi, andrebbero incriminati per attentato alla democrazia, perché non c’è democrazia al mondo che possa risolvere il problema delle risorse economiche inadeguate se la scuola non forma soggetti intellettualmente produttivi spendibili sul mercato e il mercato non li assume, produce e paga le tasse. Ma con il 25-30% di giovani laureati ma disoccupati, tutto ciò non s’è mai visto. I lavoratori vengono sfruttati da negri e i mini imprenditori rapinati di tasse al posto di banchieri e industriali.
E siccome io sono convinto, ma vi prego di smentirmi se ne avete le prove, che sia più forte il mercato nel condizionare la politica per via legale e criminale, di quanto la politica con le sue leggi lumaca possa influenzare il mercato, soprattutto ora ch’è diventato globale, credo che almeno i cani sciolti dell’informazione, che rifiutano il padrone e la minestra garantita, non dovrebbero lasciarsi influenzare dalla massa schiacciante dei pennivendoli impiegati a linciare il “governo ladro” e assolvere da 63 anni “i poveri imprenditori e banchieri derubati”, ma guarda caso, padroni dell’informazione cartacea e televisiva e di una massa di ricchezza evasa annualmente, pari o superiore ad una manovra finanziaria.