martedì 27 settembre 2011

Governi e Ministeri a manovella

I tempi cambiano, e quel povero economista che osò affermare che “l’economia va tanto meglio quanto meno i politici ci mettono le mani”; oggi si starà proteggendo dal linciaggio rintanato in qualche caverna, visto che i sistemi economici occidentali, sono paralizzati da recessioni e stagnazioni a catena “se la politica non ci mette le sue pesanti manone”, con un nubifragio di esenzioni e finanziamenti, per fertilizzare il terreno economico occidentale, più improduttivo di ricchezza onesta delle sabbie del deserto del Sahara.
Una volta i sistemi economici erano una specie di moto perpetuo. Dopo girata la chiave del quadro e avviati come il motore dell’automobile, non si fermavano più, per l’alternanza delle generazioni di lavoratori e i serbatoi della benzina finanziaria a pieno fisso. Oggi pure le banche sono a corto di denaro liquido, vero, sicuro e onesto. Hanno titoli “tossici” ammucchiati sotto gli scantinati o sulle terrazze, ma di ricchezza vera e prodotta da lavoro vero, che non sia una truffa o una rapina, non vi è più traccia.
Allora tutti invocano in pellegrinaggio, la Confindustria italiana in primis, “la mano santa della politica”, una manovrina a sostegno dell’economia, che in tempi non proprio remoti sosteneva la politica con vagonate di prodotto interno lordo tassabile a strangola imprese e ammazza imprenditori onesti.
Ora, ultimata a regola d’arte la selezione della “specie padrona”, (con imprenditori rapaci che oggi rischiano solo soldi altrui) serve la mano santa dei ministri dell’economia per sganciare denari e delle finanze per rinunciare a riprenderseli con gli interessi a strozzo come è sempre andato di moda nel tassare i poveri cristi e proteggere le multinazionali.
E proteggendo oggi e proteggendo domani, la macchina dei governi, di destra, sinistra, avanti e dietro, sopra e sotto, è diventata, al pari dell’economia, come quelle Balilla scassate di una volta, che si avviavano a manovella, solo dopo che una diecina di energumeni si erano dannati girando quella stramaledetta ferraglia prima di convincerle tossendo e starnutendo ad avviarsi.
Oggi non basta più girare la chiave del quadro con la legge finanziaria di fine anno per far ripartire le economie occidentali come fossero Mercedes.
Siamo tornati ahinoi alle Balilla scassate, che una volta viaggiavano in sovraccarico di passeggeri, possibilmente energumeni, per disporre del facchinaggio sufficiente a riavviare il motore a spinta ogni volta che con un colpo di tosse si fermava.
Dopo quello delle finanze italiano, col terzo debito pubblico del mondo, alla manovella si sono ridotti tutti i governi e i ministeri, non solo italiani, ma anche europei e americani, con i ministri e sottosegretari che devono destreggiarsi fra faccendieri, speculatori, intrallazzatori, corruttori e simili “esperti in manovelle” per darci almeno l’illusione che l’economia è sul punto di passare dall’immobilità al moto.
Voi pensate davvero che alle condizioni in cui siamo ridotti si possa essere così fiscali da proibire all’esercito di faccendieri corruttori, (che buttano il sangue “nostro” a tenere in movimento la balilla scassata dell’economia) di sporcarsi come mugnai disonesti della farina dei finanziamenti ed esenzioni che maneggiano?
No. Sterminata la razza degli imprenditori degni di questo nome che mettevano mano al loro portafoglio, per dare salari agli altri, profitto a sé e tasse allo Stato, i politici non l’hanno più questo grandioso privilegio da Stato di diritto. C’è il rischio che debbano istituire l’albo dei corruttori, per disporre di energumeni alla manovella della Balilla del Governo e relativo ministero dell’economia.
Chi ha strappato dalle mani dei governi democratici  il potere di controllo sulla produzione di ricchezza privata e soprattutto sullo sperpero criminale di quella pubblica centrale e periferica, ora dovrà rassegnarsi a riempirli di corruttori veri e di imprenditori finti, per poter balbettare dell’economia italiana, europea, occidentale, coi dovuti scongiuri: “e pur si muove”.
Ormai è tardi per piangere sul latte versato, con i piccoli imprenditori onesti immolati sull’altare della legalità e della lotta all’evasione, da sindacalisti, burocrati, esattori e anche qualche giudice che di legale non hanno nemmeno le mutande, lanciati come ferrari a scannare poveracci e proteggere miliardari.
E ora vediamo dove lo trovano questi spadaccini pubblici, forti con i deboli e deboli con i forti, il coraggio di mangiare nel piatto dei disonesti veri, (quelli che hanno protetto per sei decenni in cambio di bustarelle) facendoli sputare evasioni ed elusioni, prima che l’Italia democratica esali l’ultimo respiro.

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