sabato 31 marzo 2018

Misuriamoci la taglia del cervello prima di quella del cappello


La psicometria è il campo di studio della teoria e della tecnica della misura in psicologia, incluse la misura della conoscenza, delle abilità, degli atteggiamenti e delle caratteristiche della personalità. Il campo di studio è particolarmente volto verso lo studio delle differenze fra gli individui.
Wikipedia

Quand'è che gli addetti ai lavori incominceranno a parlarci di questa scienza? Giusto per farci capire la differenza fra un grillino, un Democratico, un liberale, un burocrate, un giudice, un professore, un giornalista, un sindacalista, un imprenditore, un lavoratore, un pensionato.
Oggi nemmeno i popoli più poveri muoiono per carenza di risorse, ma per l'incapacità di formare è informare individui che poi non risultino impari rispetto al progresso scientifico tecnologico, economico e democratico. E quindi incapaci di fare delle risorse un uso intelligente e socialmente equo, come gli italiani che hanno smesso di morire di povertà e ora muoiono di ricchezza.
Tanta ricchezza che tre quarti finisce rubata e spostata nei paradisi fiscali e resa indisponibile per la massa dei cittadini sfruttati e indifesi che l'ha prodotta.

venerdì 23 marzo 2018

I pilastri del buon governo


La civiltà umana credo sia un ammasso di errori fatti oggi  e corretti domani con finte soluzioni che generano altri guasti da risanare dopodomani con altre finte soluzioni e così di seguito per millenni.
Ma su tre fronti, gli errori di pianificazione culturale ed esecuzione politico economica sono mortali per l'uomo e l'ambiente: istruzione, informazione e mercato. 
La formazione e l'implementazione dei cervelli non dovrebbe essere lasciata al caso o affidata a soggetti pedagogicamente o moralmente difettosi. 
E  la creazione di imprese private andrebbe riservata agli imprenditori onesti e capaci, provvisti di personali risorse finanziarie e a loro esclusivo rischio e pericolo.
Perché ciò che nasce con i soldi pubblici (o con altra opaca, sporca, lurida manovra politico finanziaria) senza o con scarsa responsabilità per chi intraprende, dirige, presiede, governa e controlla è fallimentare e devastante a l'origine e resta insanabile per generazioni. (E' soltanto volano di debito pubblico, povertà e disoccupazione per i cittadini, vedi Italia).
Se coloro che debbono pianificare e governare producono guasti irreparabili nella formazione e informazione, abusando del proprio potere in ogni istituzione per truffare e rubare impunemente, la democrazia e la giustizia sociale restano un pio desiderio.
Lo Stato "servo" dei cittadini sovrani (nel rispetto della Carta Costituzionale e dei diritti dell'uomo) finisce per mutarsi in padrone “schiavista” o peggio sovrano spietato, che trasforma i cittadini da servire in sudditi rapinati e asserviti ad una classe dirigente elefantiaca, irresponsabile, incapace e ladra, fino ad istigarli a l'omicidio, al suicidio o a l’emigrazione se non si rassegnano a “vivere” di elemosine o di Caritas.

mercoledì 21 marzo 2018

Urge responsabilità collegiale


Il retaggio giuridico che trasforma da millenni le democrazie in dittature è dovuto al fatto che la "responsabilità individuale" riguarda giustamente ogni singolo cittadino; ma la "responsabilità collegiale" che dovrebbe interessare solidalmente l'insieme degli addetti di ogni singola istituzione, sfiora appena l'attività di governo: premier, ministri e sottosegretari; mentre la burocrazia e la giustizia ne sono rigorosamente esenti.
E alla lunga il tanto sbandierato bene comune finisce in balia dell'ingordigia, della irresponsabilità e stupidità generale, perché mille onesti possono operare a contatto di gomito con un idiota, matto o farabutto, nella stessa istituzione, e rendersi suoi complici di fatto, non avendo alcuna responsabilità collegiale a fermarlo, ad impedirgli di danneggiare la collettività.
Questa è l'unica vera ragione per cui qualunque embrione di democrazia che nasca dalle cabine elettorali, è più facile che si trasformi in tirannia anche dopo un secolo, che in democrazia compiuta sia pure in un millennio.
Salvo pregevoli eccezioni, l'assenza di responsabilità collegiale fa delle democrazie degli istituti giuridici agonizzanti dalla nascita alla morte; e puntualmente condannati a degenerare in dittature. Come dire, nel governo dei meno a danno dei più.
Posto che i diritti umani e la dignità dei poveri, deboli e indifesi, finiscono massacrati di fatto anche negli stati di diritto modello Italia dove da 7 decenni per legge si presumono garantiti e tutelati. Campa cavallo!!!

domenica 18 marzo 2018

Quale politica governa il mostro chiamato mercato


La presenza dei comunisti nei sistemi liberali ci indurrebbe (visto che il mezzo mondo comunista è fallito miseramente) a pensare che siano loro il problema; invece in ugual misura lo è tutta la politica, liberali compresi.
Perché pianificare la produttività di un sistema collettivista è molto più semplice che rendere produttivo un sistema economico in regime di libero mercato. 
Dove c'è un solo padrone e datore di lavoro, (vedi ex Russia o Cina) e un popolo di lavoratori, il padrone fa le regole e gli operai sono tenuti a rispettarle.
Ma dove i padroni sono milioni come nel libero mercato (vedi Italia o UE) e peggio soggetti alla concorrenza mondiale spietata, tutti tendono ad infischiarsi delle regole per salvarsi singolarmente dagli alti rischi di fallimento, così l'anarchia dilaga. E con essa sfruttamento, corruzione, illegalità, ingiustizia, povertà, violenza, ignoranza, insomma il peggio del peggio.
Non c'è niente di pianificabile nel libero mercato, perché in teoria tutti hanno voglia di rispettare le leggi. Ma quando ci sono milioni di multinazionali protette da politici corrotti rispettare le regole significa fallire e alla lunga non le rispetta nessuno. Questo è il vero rompicapo delle democrazie. Davanti alla enormità dei problemi del mercato, i politici continuano a dimostrarsi miopi, interessati, corrotti, litigiosi, inconcludenti e parassiti. Insomma impari, ma schifosamente presuntuosi. 
Governare un grande sistema economico collettivista non è una pacchia, ma non è nemmeno impossibile. Governare nella legalità il mercato globale è pura illusione per comunisti e liberali.
Tutti puntiamo giustamente alla legalità e allo stato di diritto ma alla lunga siamo tutti condannati alla piccola o grande illegalità per legittima difesa: a corrompere, evadere, eludere, sfruttare lavoratori o avvelenare l'ambiente, perché non esistono regole mondiali, ma solo regole locali a tutela di interessi particolari, che penalizzano chi riconosce i diritti ai lavoratori, il rispetto dell'ambiente e il valore de l'onestà in tutte le sue sfumature.
Invece di farsi la guerra comunisti e liberisti dovrebbero prendere atto che il mercato è un mostro ingovernabile se non si è compatti ad abbozzare una qualche forma intelligente di pianificazione almeno nazionale che non scarichi solo sui piccoli imprenditori i rischi propri del libero mercato, o che non faccia dei lavoratori carne da macello.
Perché abbandonare gli imprenditori onesti alla concorrenza spietata significa istigarli al crimine nell'improbabile tentativo di sfuggire al fallimento, alla rovina economica individuale e familiare.
Così si finisce per scatenare la millenaria e tristemente famosa guerra fra ricchi a spese dei poveri: "quando i ricchi si fanno la guerra sono i poveri a morire diceva Jean-Paul Sartre"; a cui nessuna politica democratica e persino tirannica ha mai saputo mettere riparo.

mercoledì 14 marzo 2018

Urge responsabilità collegiale.


Il retaggio giuridico che trasforma da millenni le democrazie in dittature è dovuto al fatto che la "responsabilità individuale" riguarda giustamente ogni singolo cittadino. Ma la "responsabilità collegiale" che dovrebbe interessare tutti gli addetti di ogni singola istituzione, sfiora appena l'attività di governo. La burocrazia e la giustizia ne sono rigorosamente esenti.
E alla lunga il tanto sbandierato bene comune finisce in balia dell'ingordigia, della irresponsabilità e stupidità generale, perché mille onesti possono operare a contatto di gomito con un idiota, matto o farabutto, nella stessa istituzione, e rendersi suoi complici di fatto, non avendo alcuna responsabilità collegiale a fermarlo, ad impedirgli di danneggiare la collettività.
Questa è l'unica vera ragione per cui qualunque embrione di democrazia che nasca dalle cabine elettorali, è più facile che si trasformi in tirannia anche dopo un secolo, che in democrazia compiuta sia pure in un millennio.
Salvo pregevoli eccezioni, l'assenza di responsabilità collegiale fa delle democrazie degli istituti giuridici agonizzanti dalla nascita alla morte; e puntualmente condannati a degenerare in dittature. Come dire, nel governo dei meno a danno dei più.
Posto che i diritti umani e la dignità dei poveri, deboli e indifesi, finiscono massacrati di fatto anche negli stati di diritto modello Italia dove da 7 decenni per legge si presumono garantiti e tutelati. Campa cavallo!!!

sabato 10 marzo 2018

Per una Italia governabile


La cultura comunista forma interi popoli di illusi che aspettano che il mercato gli piova Manna in bocca e pochi rapaci che gliela prosciugano prima che gliela bagni.

Illuso chi ha pianificato il collettivismo per renderlo produttivo. E matto chi tassa il mercato per renderlo salvifico per tutti

Comunisti e Liberali sono illusionisti: fanno debiti non sapendo produrre ricchezza; o la producono finta per tutti e vera solo per loro.

I liberali riforniscono i comunisti di lavoratori affamati e disoccupati e i comunisti li sfamano facendo fallire imprese e Stato.

Fra comunisti e liberali c'è lo stesso rapporto che c'è tra moglie casalinga che sembra spendacciona e marito lavoratore che chiede alla moglie più soldi di quelli che sa guadagnare per la famiglia. E capire chi dei due sia peggio è una impresa.
Si può incolpare i comunisti di essere, come una cattiva moglie, incapaci di spendere il denaro dei contribuenti per sfamare almeno i poveri.
Ma se i liberali non hanno ancora imparato a produrre ricchezza nemmeno per le banche e le multinazionali, e pretendono di salvarle truffando i poveri utenti, clienti, risparmiatori o mutuati, allora, politicamente fasulli, non sono soltanto i comunisti ma anche i liberali.
Perciò se volete un consiglio disinteressato non spostate più potere dai comunisti, ai liberali, ai 5* (che sempre comunisti sono), o viceversa; ma costringeteli ad unirsi, governare insieme o levare il distubo in massa.
Perché i politici si dimostrano degni di questo nome, non se hanno coraggio da leoni ad affrontare gli avversari, e a malmenarli o linciarli da nemici, ma se non scappano da conigli davanti ai drammatici problemi da risolvete, come fanno quasi tutti i politici italiani da sette decenni, a corto di idee intelligenti, salvo qualche rarissima e illustre eccezione.

giovedì 8 marzo 2018

In Italia urge governo di unità nazionale


È inutile cambiare gli autisti della politica come fossero mutande perché il problema è fuori dalla politica, è nella macchina infernale dei sistemi economici.
Quello comunista si è rivelato ingovernabile perché cronicamente improduttivo; e quello liberista globale da cui nostro malgrado dipendiamo tutti, si sta dimostrando super produttivo, ma altrettanto ingovernabile, perché non c'è classe politica al mondo che abbia la capacità, la volontà o il potere di renderlo umanamente perequativo, visto che nel mondo ci sono popoli che per povertà sono degradati a livello di bestie.
Quindi è inutile spostare il potere di governo da destra a sinistra o da sinistra a destra. (Da Di Maio a Salvini o viceversa). L'intera classe politica è condannata a fallire nel governo di questi sistemi economici nati ingovernabili, se gli addetti proseguono come da copione a farsi la guerra.
Della sopravvivenza del Popolo e dello Stato deve occuparsi un governo di unità nazionale, l'intera classe dirigente, legislatori, amministratori e Giudici, senza competere e senza farsi la guerra perché a pagare con la borsa e con la vita è Pantalone. 
E sfidare la pazienza dei popoli ormai a me non sembra per niente igienico.
I tedeschi questo problema lo hanno capito da un bel po', in Italia quando incominciamo a rinsavire?

Il mercato è un mostro che non si lascia governare né da comunisti né da liberali.


La presenza dei comunisti nei sistemi liberali ci induce a pensare che siano loro il problema. Invece in ugual misura sono un problema anche i liberali.
Perché pianificare la produttività di un sistema collettivista è molto più semplice che rendere produttivo un sistema economico in regime di libero mercato. 
Dove c'è un solo padrone e un popolo di lavoratori il padrone fa le regole e gli operai le rispettano.
Ma dove i padroni sono milioni come nel libero mercato e peggio soggetti alla concorrenza globale spietata, tutti tendono a salvarsi singolarmente dagli alti rischi di fallimento e così l'anarchia dilaga.
Non c'è niente di pianificabile nel libero mercato, perché tutti hanno voglia di rispettare le regole solo in teoria. Ma quando ci sono milioni di multinazionali protette da politici corrotti rispettare le regole significa fallire e alla lunga non le rispetta più nessuno.
Questo è il vero rompicapo delle democrazie. 
Governare il sistema economico collettivista è una pacchia. Governare nella legalità il mercato globale è assolutamente impossibile per tutti comunisti e Liberali.
Tutti puntano giustamente alla legalità e allo stato di diritto ma alla lunga siamo condannati tutti alla piccola o grande illegalità per legittima difesa: a corrompere ad evadere ad eludere a sfruttare lavoratori e ad avvelenare l'ambiente perché non esistono regole mondiali ma solo regole locali che penalizzano chi riconosce i diritti ai lavoratori, il rispetto dell'ambiente e il valore de l'onestà in tutte le sue sfumature.
Invece di farsi la guerra comunisti e liberisti dovrebbero prendere atto che il mercato è un mostro ingovernabile se non si è compatti ad abbozzare una qualche forma intelligente di pianificazione globale.
Perché abbandonare piccoli e grossi imprenditori alla concorrenza spietata significa istigarli al crimine nell'improbabile tentativo di salvarsi.
Così si finisce per scatenare una guerra fra poveri a cui nessuna politica democratica e persino tirannica saprà mai mettere riparo.