domenica 18 marzo 2018

Quale politica governa il mostro chiamato mercato


La presenza dei comunisti nei sistemi liberali ci indurrebbe (visto che il mezzo mondo comunista è fallito miseramente) a pensare che siano loro il problema; invece in ugual misura lo è tutta la politica, liberali compresi.
Perché pianificare la produttività di un sistema collettivista è molto più semplice che rendere produttivo un sistema economico in regime di libero mercato. 
Dove c'è un solo padrone e datore di lavoro, (vedi ex Russia o Cina) e un popolo di lavoratori, il padrone fa le regole e gli operai sono tenuti a rispettarle.
Ma dove i padroni sono milioni come nel libero mercato (vedi Italia o UE) e peggio soggetti alla concorrenza mondiale spietata, tutti tendono ad infischiarsi delle regole per salvarsi singolarmente dagli alti rischi di fallimento, così l'anarchia dilaga. E con essa sfruttamento, corruzione, illegalità, ingiustizia, povertà, violenza, ignoranza, insomma il peggio del peggio.
Non c'è niente di pianificabile nel libero mercato, perché in teoria tutti hanno voglia di rispettare le leggi. Ma quando ci sono milioni di multinazionali protette da politici corrotti rispettare le regole significa fallire e alla lunga non le rispetta nessuno. Questo è il vero rompicapo delle democrazie. Davanti alla enormità dei problemi del mercato, i politici continuano a dimostrarsi miopi, interessati, corrotti, litigiosi, inconcludenti e parassiti. Insomma impari, ma schifosamente presuntuosi. 
Governare un grande sistema economico collettivista non è una pacchia, ma non è nemmeno impossibile. Governare nella legalità il mercato globale è pura illusione per comunisti e liberali.
Tutti puntiamo giustamente alla legalità e allo stato di diritto ma alla lunga siamo tutti condannati alla piccola o grande illegalità per legittima difesa: a corrompere, evadere, eludere, sfruttare lavoratori o avvelenare l'ambiente, perché non esistono regole mondiali, ma solo regole locali a tutela di interessi particolari, che penalizzano chi riconosce i diritti ai lavoratori, il rispetto dell'ambiente e il valore de l'onestà in tutte le sue sfumature.
Invece di farsi la guerra comunisti e liberisti dovrebbero prendere atto che il mercato è un mostro ingovernabile se non si è compatti ad abbozzare una qualche forma intelligente di pianificazione almeno nazionale che non scarichi solo sui piccoli imprenditori i rischi propri del libero mercato, o che non faccia dei lavoratori carne da macello.
Perché abbandonare gli imprenditori onesti alla concorrenza spietata significa istigarli al crimine nell'improbabile tentativo di sfuggire al fallimento, alla rovina economica individuale e familiare.
Così si finisce per scatenare la millenaria e tristemente famosa guerra fra ricchi a spese dei poveri: "quando i ricchi si fanno la guerra sono i poveri a morire diceva Jean-Paul Sartre"; a cui nessuna politica democratica e persino tirannica ha mai saputo mettere riparo.

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