sabato 11 maggio 2024

I "pastori" della politica dovrebbero cooperare per servire non vincere.






Il grosso dei problemi attuali delle "aspiranti democrazie", credo abbia origine da due cause, che a loro volta generano un diluvio di concause: 
1)   Nelle "democrazie" occidentali che passano per "progredite", i mezzi culturali, giuridici, tecnologici e finanziari crescono a livello patologico, anzi tumorale, e perciò necessitano di un numero crescente di "Piloti e meccanici di Formula1", che maneggiando risorse pubbliche non producano per la collettività danni irreparabili. Ma ormai gli autisti pubblici tecnicamente e moralmente affidabili sono una rarità.
2)    E quindi, per carenza di uomini giusti, anche i migliori mezzi del mondo finiscono in mano ad "autisti patentati a casaccio", pericolosi anche alla guida di un triciclo. Perfetti per riempire i poteri di corrotti e farabutti, le famiglie di vittime, gli ospedali di feriti, le galere di criminali, l'economia di falliti e disoccupati, i cimiteri di morti, e il pianeta di devastazioni ambientali.
E ormai questo rompicapo è senza soluzione, perché da l'asilo nido, gli individui vengono istruiti per competere, minimizzando, schivando o addebitando ad altri i danni dei problemi esistenti. 
Non ci sono scuole per "Machiavelli responsabili", che alla faccia di tutte le ideologie assassine siano capaci di cooperare al BENE COMUNE, alla migliore soluzione possibile per tutti.
Chi è al potere, "corre per vincere, non per aiutare gli sfortunati a salvarsi".  Spinge fuori strada gli altri per arrivare primo al traguardo; non per aiutare chi vive in un mare tempestoso a sbarcare viva su un porto sicuro. 
Il potente, che è tale per servire la collettività, dovrebbe mettere i piedi sulla terra ferma per ultimo. Chiudendo la fila, dopo aver messo in sicurezza il popolo che rappresenta.
Come il PASTORE che entra in casa solo dopo aver controllato che tutte le pecore siano rientrate sane e salve all'ovile, aiutate dai cani da pastore.
Ma le scuole per burocati e governanti,  "pastori pubblici campioni di cooperazione",  dopo tre millenni di filosofie competitive,  cleptomani e guerrafondaie, letali per i popoli, ma miracolose per il mondo burocratico, politico, industriale, finanziario e bellico, (salvo rare ed illustrissime eccezioni) sono ancora tutte da inventare.
Franco Luceri

sabato 4 maggio 2024

L'interazione istruzione-lavoro renderebbe vincenti e pacifici i popoli?








Separare o mettere in conflitto mente e mano, intellettuali e lavoratori è suicida a livello nazionale;  e a livello mondiale è un crimine contro l'umanità che genera danni, tragedie e guerre senza fine.
L'uomo in buona salute psicofisica ha mente e mano che interagiscono. E gli effetti positivi o negativi dell'esecuzione manuale di un progetto, aiutano il progettista a capire cosa è giusto conservare e cosa correggere o migliorare.
Anche i popoli sarebbero in buona salute e in pace, se il sapere interagisse onestamente con la forza lavoro. Se pensatori e operatori cooperassero invece di competere o confliggere, istigati da sindacalisti, politici e finanzieri.
Ma partendo dall'asilo, la politica lavora a separare il sapere che è nutrimento statico del cervello, dal lavoro, che oltre ad essere nutrimento e sviluppo dinamico dei muscoli, induce il cervello (valutando gli effetti dell'azione) a scegliere il modo migliore per rendere produttivo ed ecocompatibile l'adattamento umano a l'habitat.
Quindi la scuola, partendo dai grandi pensatori presocratici, socratici e pitagorici, distribuisce sapere storico e statico: ottimo per produrre automobili e conservarle in magazzino, ma non per fare di esse un uso costruttivo, formando autisti veramente capaci.
Mancando l'interazione, il dialogo onesto e costruttivo tra chi pensa e chi fa: pensiero e azione non sviluppano intelligenza dinamica; capacità di individuare ed eliminare gli errori con le soluzioni, per ridurre al minimo i danni individuali, sociali e ambientali. 
Tant'è che l'ingegnere meccanico ha bisogno della mano del collaudatore per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato nel suo progetto. E della mano del meccanico per eseguire correzioni e riparazioni.
Insomma, spezzare la filiera, separare l'istruzione dal lavoro e il lavoro dall'istruzione, magari sarà pure positivo; ma mettere in conflitto la classe intellettuale e quella lavorativa è il primo crimine contro l'umanità che da sempre produce tragedie e guerre senza fine.
Il mondo industriale continua a sfornare macchine sempre più potenti e complesse senza mai domandarsi se il mondo dell'Istruzione sta rifornendo i sistemi sociali della giusta quantità e qualità di risorse umane, di tecnici, di autisti, di meccanici, perché i singoli e i popoli facciano buon uso della nuova tecnologia, magari con meno danni e meno vittime. 
Produrre e immagazzinare mezzi e un lavoro difficile ma possibile. Formare autisti e meccanici capaci e affidabili, che non lo siano solo in teoria sulla scartoffia burocratica chiamata patente è un altro paio di maniche.
I robot e l'intelligenza artificiale sono quattro ferri appiccicati con la saliva, se l'istruzione non riesce a tenere il passo del progresso scientifico e tecnologico, distribuendo adeguata intelligenza dinamica alla collettività, che dei robot e dell'intelligenza artificiale dovrà sopportare i costi e possibilmente incassare i ricavi.
Mio padre aveva la capacità di produrre grandi quantità di mosto, ma mio nonno non riusciva a consegnare tutte le botti necessarie per contenerlo, trasformarlo in vino e conservarlo: e in casa nostra l'aceto abbondava.
Il mondo industriale, al pari di mio padre, produce un diluvio universale di tecnologia, ma è destinata a diventare aceto. Promette miracoli e restituisce catastrofi, se la scuola che dovrebbe fornire le Botti del Sapere: intellettuali, tecnici e governanti, non riesce ad adeguare la quantità e la qualità dei soggetti necessari per fare buon uso della nuova tecnologia.
E così le catastrofi socio ambientali sono servite, con effetti pari o superiori alla guerra. 
Franco Luceri