sabato 16 agosto 2014

La politica è la testa o la coda del potere?


La politica è la testa o la coda del potere?
Temo che il grosso dei problemi che affliggono i popoli moderni, sia dovuto al fatto di considerare la politica a l’apice del sistema sociale, con la capacità e il potere di indurre a piacimento civiltà o barbarie. Non a caso si parla di "primato della politica".
E per correggere questo modo strabico di inquadrare la realtà, dovremmo considerare i politici a mezza strada del potere reale; come dei fornai capaci si di produrre una grande varietà di pane, (leggi classi sociali oneste e produttive), ma solo se i mugnai della cultura li riforniscono di farine di ottima qualità: come dire, di cittadini istruiti, onesti e responsabili, da governare con leggi civili.
Quindi, nella "in-civiltà" italica dello sfascio a 360 gradi, è urgente domandarsi se i mugnai della scuola e della stampa stanno consegnando ottima farina sociale, o crusca per galline, ai panificatori della politica. Perché se ormai ci consideriamo un popolo di idioti, “istruito” dagli idioti, è inevitabile che poi ci si affidi ciecamente ad una “casta politica" di uguale livello, visto che l’autogoverno intelligente di un popolo idiota, non l’hanno ancora inventato.
Se il popolo italiano è esattamente come descritto da Vittorio Feltri su “il Giornale” del 24/7/14, col titolo, “Che noia la retorica sulla Concordia: davvero “sarebbe meglio nascondersi che esultare per un relitto”. Io qua vi riporto una sintesi che trasuda ottimismo da tutti i pori:
“La Concordia che si spezza – per salutare non si capisce bene chi – è un simbolo dell'idiozia italica, la sintesi di una sciatteria distintiva del nostro Paese alla deriva.”
“Trascinare fino a Genova l'imbarcazione, «defunta» al Giglio per pirlaggine umana, è una necessità, d'accordo. Ma solennizzare il funerale delle lamiere, facendolo passare per un atto di eroismo tecnologico, motivo di vanto e di orgoglio nazionale, è un'operazione tragicomica.”
“Un evento funebre spacciato per gaudioso e celebrativo della finezza dei nostri tecnici assume un solo significato: stiamo affogando nell'assurdo.”
Quindi, una domanda sorge spontanea: è proprio “la pirlaggine” il tratto distintivo millenario della “falsa intelligenza italica”, oppure è una “super qualità” acquisita, grazie a l’istruzione o “distruzione obbligatoria” ne l’Italia democratica?
Certo, sei decenni fa ci serviva un profeta per capire che con l’istruzione per tutti si stava avviando la più ricca industria di rimbambiti del pianeta.
Magari, a l’epoca, sarà stato pure giusto non prendere sul serio quel burlone di Twain, che inascoltato ci ricordava che “il sapone e l’istruzione non hanno effetti rapidi come un massacro, ma a lungo andare sono più micidiali”.
Poi ci ha provato anche T.S.Eliot a suggerirci di diffidare dei super specialisti, con parole non meno inquietanti: “la disgregazione culturale può seguire alla specializzazione; ed è la disgregazione più radicale di cui una società possa soffrire”.
E Carlo Ferrario ci ha messo la ciliegina, considerando l’Università come “Il massimo sforzo compiuto dalla società attuale per dare ai giovani una cultura specializzata senza obbligarli a rinunciare alla loro ignoranza globale”.
Ora però il danno è fatto, e a livello di popolo ci servirà almeno un altro secolo e mezzo per iniziare a sospettare che soprattutto lo specialista è impari. Sa di poterla fare da “specialista”; ma se per distrazione si “inchina”, invece del wc. centra il pavimento: e uno così, in mare, cosa vuoi che centri !
A Schettino è successo proprio questo a l’isola del Giglio: pensava di “inchinarsi” da vero capitano, ma “uno scoglio gli ha tagliato la strada”, trasformando un capitano “ nel modo giusto”, in assassino “ nel posto sbagliato”. 
Ora il problema è capire se i prof. Merville della scuola italiana stanno sfornando in ogni campo della scienza, capitani Achab o capitani Schettino. Perché se hanno smesso la superba produzione di cacciatori di Moby Dick, per sfornare pescatori a strascico di scogli, sulla politica italiana intelligente e onesta e sul futuro dell’Italia la lapide si poteva già posarla prima di assemblare la Concordia.
Io non so se sia mai esistita una scienza alle quattro stagioni; ma se il mondo della cultura pretende che la politica possa e debba governare con uguale efficacia qualunque popolo le si offra: ignorante o istruito, idiota o intelligente, onesto o farabutto, perché stiamo buttando da sei decenni un mare di miliardi in istruzione e informazione? Forse lo facciamo sperando che un popolo istruito e informato possa auto governarsi con una politica meno idiota dell’attuale.  
Ma se i mugnai della scuola consegnano ai fornai della politica “crusca sociale” invece di “farina”, come dire un popolo “sformato dalla scuola"; pretenderlo poi “formato dalla politica", a colpi di leggi, decreti, regolamenti, sentenze e galere, e trasformato in popolo civile, intelligente, onesto e produttivo, è roba da manicomio.
Se tutta la responsabilità del funzionamento complessivo dello Stato ricade sulla politica, che ci costa 25 miliardi annui, è giustissimo aggiungere altri 45 miliardi per l’istruzione, solo se i prof. ci restituiscono capitani Achab cacciatori di balene; ma se in ogni campo sfornano solo "pescatori a strascico di stronzi di mare", (leggi scogli e catastrofi), i soldi sono buttati dalla finestra: non ci sarà mai una politica e una giustizia in grado di convertire in popolo, un gregge di umani col “neurone rincoglionito”, e non per carenza di autostima, ma per delirio d'onnipotenza.