Comunismo e liberismo a confronto
In Italia, qualche voce comunista fuori dal coro, incomincia ad
ammettere, sia pure con ritardo di un quarto di secolo, che il comunismo è
stato una “tragica illusione”; però a giudicare da come sta messo il cosiddetto
Occidente progredito, c’è la possibilità che il nostro liberismo in
salsa comunista evolva come un salto mortale dalla padella alla
brace.
Perché è vero che la Russia è morta di comunismo, ma ha protetto
per un secolo i lavoratori accoppando giuridicamente i padroni e garantendo a
tutti, istruzione, lavoro, salute, famiglia, futuro; mentre nella UE, avendo
scelto di usare i padroni da asini per farli produrre liberamente ricchezza e
poi sfruttarli o ucciderli di sindacalismo selvaggio, burocrazia
irresponsabile, ingovernabile e irriformabile a sentire Cottarelli, e tasse
rapina, ormai politici e giudici fanno una fatica cane a proteggere persino se
stessi e inventarsi un futuro per i loro figli e nipoti.
Lasciando banchieri e industriali liberi di interagire per
produrre, è come li avessero spediti in guerra: posto che gli industriali
puntano a liberarsi dalla costosa dipendenza bancaria producendo ricchezza
propria; mentre i banchieri, in complicità con la politica o peggio la
burocrazia, lavorano per ricreare le condizioni di disagio giuridico ed
economico che tengano gli imprenditori legati al credito bancario come il cane
alla catena.
E come è ovvio gli effetti negativi della guerra fra le due
razze padrone, condannate a combattersi avendo finalità in conflitto, finiscono
scaricati sui lavoratori, che prima dei trenta anni non trovano lavoro e prima
dei cinquanta lo perdono. Senza contare l’ultima generazione di giovani che per
metà rimarrà o precaria o peggio disoccupata a vita.
Nella UE non l’abbiamo e non l’avremo mai la più pallida idea di
quanto sia costata ai lavoratori dell’ex mondo comunista la tragica illusione
egualitaria del comunismo. Ma se loro vogliono un assaggio del nostro
paradisiaco “comunismo liberista”, che vengano in Italia e
toccheranno con mano le inesauribili opportunità occupazionali, i salari
esplosivi, le imprese che non sanno come smaltire le montagne di profitti nei
cassonetti delle immondizie, gli investitori stranieri che si accalcano alla
frontiera carichi di soldi e ci tocca spararli per disperderli, mentre le
banche che avrebbero bisogno di recessioni e stagnazioni pilotate per
conservarsi la clientela bisognosa di finanziamenti, sono sempre a caccia di
aiuti di Stato per non fallire a grappoli, o emigrare in Cina.
Sartre diceva, “quando i ricchi si fanno la guerra, sono i
poveri a morire”. Bene, anzi male: nella UE siamo messi proprio così. Abbiamo
svariati fronti di guerra. Le banche filocomuniste, mettono in difficoltà le
imprese filoliberali. Così i Paesi ricchi possono sfruttare i popoli e gli
Stati poveri con spread strozzino: vedi Grecia, Italia, Spagna ecc.
Soluzione: costringere le banche e le imprese a firmare
l’armistizio; o nazionalizzare le banche, per evitare che le imprese e i loro
incolpevoli dipendenti finiscano impiccati tre volte, di “burocrazia, tassi
e tasse”.
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