sabato 18 ottobre 2014

Comunismo e liberismo a confronto


Comunismo e liberismo a confronto
In Italia, qualche voce comunista fuori dal coro, incomincia ad ammettere, sia pure con ritardo di un quarto di secolo, che il comunismo è stato una “tragica illusione”; però a giudicare da come sta messo il cosiddetto Occidente progredito, c’è la possibilità che il nostro liberismo in salsa comunista evolva come un salto mortale dalla padella alla brace.
Perché è vero che la Russia è morta di comunismo, ma ha protetto per un secolo i lavoratori accoppando giuridicamente i padroni e garantendo a tutti, istruzione, lavoro, salute, famiglia, futuro; mentre nella UE, avendo scelto di usare i padroni da asini per farli produrre liberamente ricchezza e poi sfruttarli o ucciderli di sindacalismo selvaggio, burocrazia irresponsabile, ingovernabile e irriformabile a sentire Cottarelli, e tasse rapina, ormai politici e giudici fanno una fatica cane a proteggere persino se stessi e inventarsi un futuro per i loro figli e nipoti.
Lasciando banchieri e industriali liberi di interagire per produrre, è come li avessero spediti in guerra: posto che gli industriali puntano a liberarsi dalla costosa dipendenza bancaria producendo ricchezza propria; mentre i banchieri, in complicità con la politica o peggio la burocrazia, lavorano per ricreare le condizioni di disagio giuridico ed economico che tengano gli imprenditori legati al credito bancario come il cane alla catena.
E come è ovvio gli effetti negativi della guerra fra le due razze padrone, condannate a combattersi avendo finalità in conflitto, finiscono scaricati sui lavoratori, che prima dei trenta anni non trovano lavoro e prima dei cinquanta lo perdono. Senza contare l’ultima generazione di giovani che per metà rimarrà o precaria o peggio disoccupata a vita.
Nella UE non l’abbiamo e non l’avremo mai la più pallida idea di quanto sia costata ai lavoratori dell’ex mondo comunista la tragica illusione egualitaria del comunismo. Ma se loro vogliono un assaggio del nostro paradisiaco “comunismo liberista”, che vengano in Italia e toccheranno con mano le inesauribili opportunità occupazionali, i salari esplosivi, le imprese che non sanno come smaltire le montagne di profitti nei cassonetti delle immondizie, gli investitori stranieri che si accalcano alla frontiera carichi di soldi e ci tocca spararli per disperderli, mentre le banche che avrebbero bisogno di recessioni e stagnazioni pilotate per conservarsi la clientela bisognosa di finanziamenti, sono sempre a caccia di aiuti di Stato per non fallire a grappoli, o emigrare in Cina.
Sartre diceva, “quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire”. Bene, anzi male: nella UE siamo messi proprio così. Abbiamo svariati fronti di guerra. Le banche filocomuniste, mettono in difficoltà le imprese filoliberali. Così i Paesi ricchi possono sfruttare i popoli e gli Stati poveri con spread strozzino: vedi Grecia, Italia, Spagna ecc.

Soluzione: costringere le banche e le imprese a firmare l’armistizio; o nazionalizzare le banche, per evitare che le imprese e i loro incolpevoli dipendenti finiscano impiccati tre volte, di “burocraziatassi e tasse”.

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