sabato 4 ottobre 2014

Chi ha il potere di cambiare: la politica o la cultura?


Chi ha il potere di cambiare: la politica o la cultura?

Osservando che in democrazia la discontinuità politica, cioè l’alternanza di destra e sinistra al governo del Paese è impedita di fatto dalla continuità culturale e giuridica incancellabile come religione, ho incominciato a sospettare che forse Platone ci aveva visto giusto: il vero potere di cambiare lo Stato lo hanno solo i filosofi, unici in grado di cambiare i cervelli.
Se la politica che ha il potere di legiferare, e la giustizia di giudicare, devono farlo entrambe nel rispetto dell’Atto Costitutivo dello Stato che è unico; come può un popolo darsi una diversa politica e giustizia, se la Costituzione a cui devono ispirarsi leggi e sentenze è unica, sia per comunisti che per liberali?
Va da se, che a farla da padrona in un sistema sociale non è la politica e nemmeno la giustizia, ma la cultura dominante, che avendo implementato i cervelli dell’intero popolo lo induce, a colpi di informazione, leggi e sentenze, a difendere il comunismo e combattere il liberismo o viceversa.
In Italia, cultura, leggi e Costituzione sono sinonimo di comunismo. Quindi ogni offerta di diversa politica è una truffa, e una giustizia diversa, in senso liberale, sarebbe fuorilegge. Questa è la sola ragione per cui gli ex politici comunisti come Bertinotti scacciano apertamente il comunismo dalla porta, ma in massa vi rientra dalla finestra. In Italia nessuno vuole responsabilità liberale, tutti sparano a vista su chi tocca i privilegi dei privilegiati della classe dirigente “onesta” e persino la loro refurtiva. E l’art. 18 è quasi intoccabile quanto i fili dell’alta tensione.
Quindi in democrazia, spetta alla cultura l’arduo compito di cambiare la politica, non viceversa. Dove la cultura comunista prevale, non solo la politica comunista non schiatta, ma è in perfetta salute, anche se nel resto del mondo il comunismo è schiattato da un quarto di secolo, e i Bertinotti italiani vi hanno coraggiosamente posato la lapide e il mazzo di fiori. Schiatta la cultura e la politica liberale, che tutti, (liberisti compresi) vogliono di giorno ma combattono di notte.
Quindi, se la cultura e derivati, (cioè il sistema legislativo e la Costituzione), sono nati difettosi, inclinati a destra o a sinistra come una Torre di Pisa per favorire una classe sociale a danno dell’altra, sono assassini: portano il sistema alla bancarotta, perché consentono solo a parole l’alternanza delle classi sociali al potere e quindi la discontinuità fra comunismo e liberismo: ma se qualcuno osa correggere quella inclinazione, viene combattuto e bloccato come un pericolo pubblico, un avanzo di galera.
Allora possiamo concludere che nelle democrazie cultura e Costituzione, sono un baluardo insuperabile contro qualunque politica che osasse attentare alla conservazione del sistema, anche se questo è fallito e sta per venire giù come una ricotta malfatta.
Dopo la catastrofe del nazifascismo, la cultura e la Costituzione di molti paesi europei, Italia in primis, hanno giustamente corretto il loro baricentro destrorso inclinando a sinistra, e tale è rimasto. Così oggi la destra si arrampica sugli specchi per cercarsi il consenso criminalizzando in fila indiana sindacalisti, burocrati e giudici. I liberali non si rendono conto che gli unici soggetti legali in un sistema comunista non possono che essere i comunisti. Essendo libero il pensiero, tutti siamo liberi di pensare come diavolo ci pare, ma nel rispetto di una Costituzione comunista, si legifera e sentenzia solo in senso comunista.
Ecco perché in Italia l’intera classe dirigente spara ad alzo zero per uccidere anche eventuali spermatozoi di politica liberale. Vedi il super potente Berlusconi: voleva rivoltare l’Italia come un calzino, ma è finito rivoltato: era, è, e sarà culturalmente libero di sparare le proprie “cazzate” liberali ai quattro venti, ma giuridicamente era, è, e rimarrà ostaggio delle altrui politiche comuniste.
E il grande Luigi Einaudi aveva capito che “il mondo non è mosso, come da molti si crede, dagli interessi, ma dalle idee; e quelle che muovono e fanno agire gli uomini, non è certo siano sempre quelle feconde, anzi non è piccola la probabilità che le idee generatrici di moto siano più facilmente quelle infantili e distruttive ma popolari che non quelle fornite di spirito di verità”.
Parole sante. I nostri politici sembrano avere un potere smisurato di fare e disfare l’Italia a loro piacimento; ma lo hanno nella precisa identica misura in cui i professori hanno saputo e voluto cimentarsi nelle sette fatiche di Ercole del fare gli italiani. O no?


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