sabato 25 maggio 2024

Tre "miraggi" inafferrabili: libertà indipendenza, autosufficienza







Per i danni che da un secolo arrecano al Pianeta e all'Umanità, politica, mercato e finanza ormai sono indifendibili. Mentre la cultura occidentale e derivati, resta avvolta da un alone di sacralità, a prova di dissacratore, anche se è evidente che la qualità degli individui e dei popoli che sta formando la scuola e la stampa è povera di soggetti capaci e responsabili degni di questo nome.
Gli umani di una volta nascevano tutti con un rispettabile patrimonio di neuroni autonomamente pensanti. Tant'è che a 6 anni partivano al lavoro da apprendisti; servivano solo contadini, pastori, pescatori, boscaioli e artigiani per insegnargli a "fare".
Ora non gli basta un diluvio di coach e di super accademici per imparare a "pensare" come grattarsi il naso senza contribuire alla corruzione dilagante, alla recessione, al collasso economico, alla rapina tributaria o finanziaria, allo sconvolgimento climatico, ad una pandemia assassina o ad un conflitto mondiale.
I "sotuttoio", hanno fatto passare Mark Twain per dissacratore di verità incontrovertibili, da quando ha affermato, papale papale, che "il sapone e l'istruzione non hanno effetti rapidi come un massacro ma a lungo andare sono più micidiali."
Non avendo sufficiente spessore culturale, io qua non metto in discussione l'utilità delle bolle di sapone o la gigantesca bolla pedagogica che da un secolo sforna dottori e professori alla velocità di una macchina per bottoni, ma mi auguro che almeno gli addetti più qualificati e responsabili che non mancano mai, provino ad interrogarsi sul perché in Italia tre quarti di secolo fa, i professori avevano tanta autorità e autorevolezza da essere il terrore degli alunni asini, mentre ora gli alunni, (alcuni organizzati in pericolose baby gang), sono diventati il terrore dei professori, che vorrebbero insegnare, non finire al pronto soccorso.
Sarebbe utile capire ché quantità e qualità di istruzione può provocare nei popoli devastazioni persino superiori al "massacro" come temeva Twain. 
E contro quale istruzione Twain ha puntato il dito: la cattiva o la buona, la scarsa o l'eccessiva? Posto che gli eccessi sono entrambi nocivi, se non per l'uomo, per il pianeta.
Avrà pensato che il cervello umano sviluppa intelligenza se stimolato a riflettere dalla cattiva istruzione povera di soluzioni intelligenti; oppure dalla buona, che distribuendo certezze inoppugnabili, costringe alla Fede cieca, all'accettazione rassegnata della scienza e derivati, che ahinoi mette il cervello umano in stand by?
Oppure che lo studio (ricco di soluzioni e povero di errori), è meno stimolante del lavoro, (per lo sviluppo intellettivo,) dove il rischio di sbagliare e finire contestati o peggio licenziati è sempre in agguato, se non si è in grado di migliorare costantemente le proprie prestazioni.
Ora in Italia sono passati tre quarti di secolo con una pedagogia che se avesse maturato soggetti intelligenti, per alimentare di cervelli politica, mercato e Finanza, l'Italia e gli italiani non sarebbero ridotti nelle pietose condizioni in cui versano.
Nella frenetica attività umana, si può interagire solo per cooperare o competere.
Gli intelligenti, essendo portatori di idee innovative e incomprensibili ai più, si auto escludono dalla cooperazione e si condannano a subire la contestazione degli stupidi, che se sono una schiacciante maggioranza è impossibile renderli inoffensivi.
Mentre gli stupidi, sapendosi perdenti in quanto privi di idee, si predispongono d'istinto alla cooperazione con i loro pari, seguendo un capobranco o un capo popolo.
Questo nelle democrazie è miracoloso per gli stupidi, gli apre le porte del potere. E quando sono nelle stanze dei bottoni non impiegano tanto a capire che il potere rende giuridicamente e finanziariamente intoccabili gli stupidi.
Non solo possono rendere inoffensivi gli intelligenti sempre contestati a 360 gradi, ma possono anche combatterli in massa se osano disturbare gli autisti imbranati alla guida del potere.
Franco Luceri

sabato 18 maggio 2024

La fede nella scienza mette il cervello in stand by







Gli addetti ai lavori, ci dicono che la natura ha impiegato milioni di anni per fare della scimmia con la coda, un uomo col cervello: creativo, sociale, civile, umano, razionale e produttivo.
Poi con Galilei, quattro secoli fa, il sapere umano si arricchi di scienza, e ora il progresso tecnologico si sta dimostrando capace di impoverire l'uomo di pregi e arricchirlo di difetti. 
E sconsolati, lo affermano pure gli umanisti preposti alla formazione e informazione dei cervelli. Salvo poi scandalizzarsi se i cervelli di loro produzione, in politica mal governano, e nel mondo finanziario strozzano i singoli e i popoli.

Azzardo una ipotesi. La diversità di effetti prodotti sull'uomo dalla natura e dalla cultura, forse potrebbe avere queste cause: la natura induceva crescita intellettiva alternando successi e fallimenti; mentre la cultura induce intelligenza finta, premiando non i più capaci, ma i più rapaci.
Chi arricchisce l'umanità di certezze scientifiche e progetti faraonici a fallimento garantito, per carenza di mezzi o di uomini veramente onesti e veramente capaci. 
In Italia, dopo 43 anni dalla costituzione della concessionaria Stretto di Messina spa, del PONTE non si è ancora posata la prima pietra, ma si sono consumate tonnellate di inchiostro per pubblicizzare bellezza, utilità e un diluvio immaginario di produttività economica.
Per aiutare i popoli a produrre ricchezza e vivere in pace, forse il progresso scientifico e tecnologico non dovrebbe trascinare a forza il progresso culturale, ma affiancarlo, per non usare i popoli poco istruiti da cavie, mettendogli in mano la tecnologia (come ora con i telefoni e internet) prima di avergli messo in testa le istruzioni per l'uso. Che è come far guidare un auto a chi non ha ancora la patente.
È vero, se la scienza dovesse muoversi alla velocità de l'istruzione media dei popoli, un bradipo potrebbe sorpassarla senza aprire la freccia.
Ma se la scienza si rende libera di avanzare autonomamente e lasciare i popoli nella parziale o totale ignoranza delle nuove tecnologie; per l'intera umanità e con effetto domino, i problemi è ovvio che diventino conseguenziali e ingovernabili.
Quando il mondo scientifico mise a disposizione dei popoli computer e internet, (in America nel 1969 e in Italia nel 1986), almeno l'80% dei professori, professionisti e direttori di giornali di età avanzata, si rifiutarono di usare questa tecnologia e si incatenarono alla loro amatissima macchina da scrivere o calcolatrice, e tentarono di arruolare informatici e webmaster, ma all'epoca erano introvabili come aghi nel pagliaio. 
Solo la generazione successiva si rassegnò al nuovo, e mandò in pensione il vecchio.
Se l'avanzamento culturale e intellettivo dei popoli riesce a tenere il passo delle innovazioni tecnologiche prodotte dalla scienza, tutto il sapere genera produttività, giustizia e pace.
Ma se l'istruzione non riesce ad adeguare l'intelligenza collettiva alla folle accelerazione del progresso, e il mondo scientifico (degli "apprendisti stregoni" come li chiamava Goethe) se ne infischia di quanto i popoli arrancano a stargli dietro; la barbarie al galoppo è garantita a colpi di recessioni,  bancherotte, default, guerre, terrorismi, ecc. ecc.
Ma tranquilli, sta avanzando l'intelligenza artificiale che promette di risanare i guasti di quella naturale, col rischio che sia finalizzata a sfruttare interi popoli, a vantaggio di una manciata di trilionari vampiri.
I "miracoli" della Fede scientifica e del progresso tecnologico finalizzato a sfruttare e ad asservire, sono il volano della bancarotta economica mondiale, da cui ogni singolo Stato tenta di sottrarsi come può: o scatenando la guerra o fingendo di spegnere la guerra altrui con il lanciafiamme, come ora l'Europa in Ucraina.
Insomma, nessuno si è mai potuto fidare pienamente della natura; e ora, pur sapendo che della scienza non si potrà più fare a meno, fidarsi senza discernimento di tutto e di tutti è autolesionismo.
Franco Luceri

sabato 11 maggio 2024

I "pastori" della politica dovrebbero cooperare per servire non vincere.






Il grosso dei problemi attuali delle "aspiranti democrazie", credo abbia origine da due cause, che a loro volta generano un diluvio di concause: 
1)   Nelle "democrazie" occidentali che passano per "progredite", i mezzi culturali, giuridici, tecnologici e finanziari crescono a livello patologico, anzi tumorale, e perciò necessitano di un numero crescente di "Piloti e meccanici di Formula1", che maneggiando risorse pubbliche non producano per la collettività danni irreparabili. Ma ormai gli autisti pubblici tecnicamente e moralmente affidabili sono una rarità.
2)    E quindi, per carenza di uomini giusti, anche i migliori mezzi del mondo finiscono in mano ad "autisti patentati a casaccio", pericolosi anche alla guida di un triciclo. Perfetti per riempire i poteri di corrotti e farabutti, le famiglie di vittime, gli ospedali di feriti, le galere di criminali, l'economia di falliti e disoccupati, i cimiteri di morti, e il pianeta di devastazioni ambientali.
E ormai questo rompicapo è senza soluzione, perché da l'asilo nido, gli individui vengono istruiti per competere, minimizzando, schivando o addebitando ad altri i danni dei problemi esistenti. 
Non ci sono scuole per "Machiavelli responsabili", che alla faccia di tutte le ideologie assassine siano capaci di cooperare al BENE COMUNE, alla migliore soluzione possibile per tutti.
Chi è al potere, "corre per vincere, non per aiutare gli sfortunati a salvarsi".  Spinge fuori strada gli altri per arrivare primo al traguardo; non per aiutare chi vive in un mare tempestoso a sbarcare viva su un porto sicuro. 
Il potente, che è tale per servire la collettività, dovrebbe mettere i piedi sulla terra ferma per ultimo. Chiudendo la fila, dopo aver messo in sicurezza il popolo che rappresenta.
Come il PASTORE che entra in casa solo dopo aver controllato che tutte le pecore siano rientrate sane e salve all'ovile, aiutate dai cani da pastore.
Ma le scuole per burocati e governanti,  "pastori pubblici campioni di cooperazione",  dopo tre millenni di filosofie competitive,  cleptomani e guerrafondaie, letali per i popoli, ma miracolose per il mondo burocratico, politico, industriale, finanziario e bellico, (salvo rare ed illustrissime eccezioni) sono ancora tutte da inventare.
Franco Luceri

sabato 4 maggio 2024

L'interazione istruzione-lavoro renderebbe vincenti e pacifici i popoli?








Separare o mettere in conflitto mente e mano, intellettuali e lavoratori è suicida a livello nazionale;  e a livello mondiale è un crimine contro l'umanità che genera danni, tragedie e guerre senza fine.
L'uomo in buona salute psicofisica ha mente e mano che interagiscono. E gli effetti positivi o negativi dell'esecuzione manuale di un progetto, aiutano il progettista a capire cosa è giusto conservare e cosa correggere o migliorare.
Anche i popoli sarebbero in buona salute e in pace, se il sapere interagisse onestamente con la forza lavoro. Se pensatori e operatori cooperassero invece di competere o confliggere, istigati da sindacalisti, politici e finanzieri.
Ma partendo dall'asilo, la politica lavora a separare il sapere che è nutrimento statico del cervello, dal lavoro, che oltre ad essere nutrimento e sviluppo dinamico dei muscoli, induce il cervello (valutando gli effetti dell'azione) a scegliere il modo migliore per rendere produttivo ed ecocompatibile l'adattamento umano a l'habitat.
Quindi la scuola, partendo dai grandi pensatori presocratici, socratici e pitagorici, distribuisce sapere storico e statico: ottimo per produrre automobili e conservarle in magazzino, ma non per fare di esse un uso costruttivo, formando autisti veramente capaci.
Mancando l'interazione, il dialogo onesto e costruttivo tra chi pensa e chi fa: pensiero e azione non sviluppano intelligenza dinamica; capacità di individuare ed eliminare gli errori con le soluzioni, per ridurre al minimo i danni individuali, sociali e ambientali. 
Tant'è che l'ingegnere meccanico ha bisogno della mano del collaudatore per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato nel suo progetto. E della mano del meccanico per eseguire correzioni e riparazioni.
Insomma, spezzare la filiera, separare l'istruzione dal lavoro e il lavoro dall'istruzione, magari sarà pure positivo; ma mettere in conflitto la classe intellettuale e quella lavorativa è il primo crimine contro l'umanità che da sempre produce tragedie e guerre senza fine.
Il mondo industriale continua a sfornare macchine sempre più potenti e complesse senza mai domandarsi se il mondo dell'Istruzione sta rifornendo i sistemi sociali della giusta quantità e qualità di risorse umane, di tecnici, di autisti, di meccanici, perché i singoli e i popoli facciano buon uso della nuova tecnologia, magari con meno danni e meno vittime. 
Produrre e immagazzinare mezzi e un lavoro difficile ma possibile. Formare autisti e meccanici capaci e affidabili, che non lo siano solo in teoria sulla scartoffia burocratica chiamata patente è un altro paio di maniche.
I robot e l'intelligenza artificiale sono quattro ferri appiccicati con la saliva, se l'istruzione non riesce a tenere il passo del progresso scientifico e tecnologico, distribuendo adeguata intelligenza dinamica alla collettività, che dei robot e dell'intelligenza artificiale dovrà sopportare i costi e possibilmente incassare i ricavi.
Mio padre aveva la capacità di produrre grandi quantità di mosto, ma mio nonno non riusciva a consegnare tutte le botti necessarie per contenerlo, trasformarlo in vino e conservarlo: e in casa nostra l'aceto abbondava.
Il mondo industriale, al pari di mio padre, produce un diluvio universale di tecnologia, ma è destinata a diventare aceto. Promette miracoli e restituisce catastrofi, se la scuola che dovrebbe fornire le Botti del Sapere: intellettuali, tecnici e governanti, non riesce ad adeguare la quantità e la qualità dei soggetti necessari per fare buon uso della nuova tecnologia.
E così le catastrofi socio ambientali sono servite, con effetti pari o superiori alla guerra. 
Franco Luceri