sabato 27 luglio 2024

L'istruzione migliora il mondo, ma proprietà e possesso lo devastano







Nelson Mandela diceva che "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”. E in Italia, mettere in dubbio questo principio, è quasi un crimine contro l'umanità. 
"L'arma istruzione cambierebbe" il mondo in meglio, se gli addetti ai lavori riuscissero a rendere cittadini  democratici i singoli individui, per autogovernarsi da popolo sovrano produttivo, solidale, giusto.
Ma ahinoi, a livello planetario, da sempre, i "migliori cambiamenti" culturalmente indotti, sono ancora affidati al cannone anziché all'aratro.
Se a colpi di laurea e Master trasformi il figlio di un proletario sfruttato e disarmato, in un professionista armato di sapere fino ai denti, lo rendi capace di migliorare la sua condizione sociale, e potenziaalmente capace di migliorare il mondo. 
Ma se lo condanni a vivere in un sistema tributario e finanziario immutato, predisposto a derubarlo come fosse ancora un proletario ignorante, il mondo lo cambi alla rovescia, anzi lo stravolgi, perché costringi il soggetto culturalmente armato, a difendersi puntando l'arma del sapere contro la collettività sempre più povera e contro lo Stato sempre più indebitato.
La sola istruzione, senza tutele e garanzie reali, non trasforma il figlio di un proletario in un professionista pronto a spendersi gratis per il riscatto della sua classe sociale sofferente; ma in un "traditore obbligato", se lo Stato lo costringe a rubare o a prostituirsi ai capitalisti sfruttatori del proletariato, unici in grado di finanziarlo se non vuole tornare nella povertà da proletario laureato ma sfruttabile.
Quindi, chi spaccia la cultura come benefica per i poveri e gli sfruttati è un signor truffatore. Perché se la politica, al servizio del mercato, pretende di continuare a sfruttare i soggetti armati di sapere, come fossero proletari ignoranti, il mondo lo cambia sicuramente, ma alla rovescia.
Pensate a quanti ragazzini e giovani americani si armano e vanno a fare una strage nei luoghi dove si nutrono di sapere. Secondo voi l'istruzione americana e i giovani americani sono i peggiori del mondo? 
No, sono semplicemente più armati degli altri e vivono in un sistema culturale, giuridico, economico che considera le armi un libero mezzo di difesa accettato almeno quanto le posate e i coltelli a l'ora di pranzo.
Un soggetto istruito, dovendo competere dal primo giorno di laurea non ha scelta. O si rassegna a rimanere nella condizione di proletario sfruttabile da cui proviene o si prostituisce ai padroni sfruttatori. Tutto dipende dal sistema economico e burocratico.
Con la stessa istruzione si possono produrre aratri o cannoni, cibo o morte, giustizia o crimine, democrazia o dittatura.
Meritevole o colpevole di tutto ciò, non è l'istruzione, ma i padroni corruttori, che disegnandosi a misura il sistema giuridico e fiscale hanno il potere di usare l'arma del sapere per fini benefici per loro e malefici per la collettività.
Chi spende miliardi di parole per garantirvi che una cultura è migliore di un'altra, vi sta truffando alla grande.
Il mondo non è migliorabile con la sola arma culturale. È vero che gli stati comunisti armavano di istruzione l'intero Popolo, ma lo gavantivano per dissuaderlo a fare dell'arma del sapere lo stesso uso criminale o suicida a cui sono indotti i popoli negli Stati liberali di nome e tirannici di fatto
Immanuel Kant ci ha spiegato perché la cultura luccicante di giustizia sociale peggiora l'umanità e quindi peggiora il mondo:
"Non c'è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione".
Se i governanti si lasciano "tentare" dal potere e dal denaro e si comportano da nemici del Popolo, costringono i singoli cittadini a competere con lo Stato invece di cooperare.
Marx aveva intuito che i guai del mondo capitalista hanno una causa comune: la proprietà. Ma io temo che il problema si sia già allargato a macchia d'olio. 
Anche il possesso occasionale di qualunque mezzo che  metta in vantaggio un individuo sugli altri, lo "tenta" a schivare un danno per sé scaricandolo sui singoli o sulla collettività. E per questo problema non c'è giustizia che possa bastare.
Chi ha il coraggio di osservare la realtà alla Charles Baudelaire, senza lenti colorate dell'illusione, vede che gli istruiti, manco fossero "mamma EVA", continuano a cadere in  "tentazione" di addentare la "mela proibita" del potere e de l'arricchimento personale, che cambia il mondo alla rovescia, garantendo al popolo bue il migliore inferno umanamente immaginabile.
Franco Luceri

domenica 21 luglio 2024

Perché la cultura comunista ha ucciso il comunismo e salvato il capitalismo?







Il mondo della cultura ha sempre indotto l'Umanità a fidarsi della funzione benefica della politica, se indirizzata guidata e corretta filosoficamente.
Platone diceva:
 
per il bene degli Stati sarebbe necessario che i filosofi fossero re o che i re fossero filosofi."

Solo Karl Marx e Friederich Engels, dopo 22 secoli di inutili aspettative, incominciarono a sospettare che forse il bene era meglio farlo "sorgere" dal basso, dal lavoro dei proletari ignoranti; posto che la pioggia di "bene" dall'alto del sapere umano, non ha mai fermato il diluvio di "male" che si abbatte regolarmente sull'umanità a colpi di sfruttamento, schiavizzazione, povertà, malattia, guerra, stupidità, pazzia, e ora, per buona misura abbiamo anche abbondanza di sconvolgimenti climatici assassini.

Ma il mezzo mondo che sposò la filosofia marxista del bene proletario "sorgivo", abolendo la proprietà privata scoraggiò a tal punto la produttività, che insieme al "bene" piovoso di Platone aborti  pure il "bene" sorgivo di Marx.
Però l'occidente capitalista non rimase a guardare, ridusse lo sfruttamento del proletariato e incentivò l'istruzione; così i meno sfruttati e i più capaci, a colpi di lauree e master incominciarono a sottrarsi alla dittatura della povertà, e ora sono tanto numerosi, preparati e determinati da condizionare o insidiare persino il potere dei politici e quello dei padroni..

Il capitalismo economico, da unico sfruttatore dell'umanità, rischia di finire sfruttato dai nuovi "capitalisti del sapere": intellettuali e scienziati; che considerano "proprietà personale", il sapere che hanno nel cervello, invece di considerarlo con religioso rispetto "PATRIMONIO DELL'UMANITÀ. 

Perché è la selezione plurimillenaria del miglior pensiero e della migliore azione umana di miliardi di pensatori da quando l'uomo aveva la coda: e in quanto patrimonio di tutti andrebbe usato per il "bene" di tutti, non per lo sfruttamento di tutti e l'arriccimento di pochi. O peggio per tenere in guerra il mondo comunista col mondo capitalista.

Marx vide primo e vide giusto, individuando la proprietà come tumore di tutte le disuguaglianze, peccato che non fece in tempo a vedere la barbarie  del capitalismo intellettuale in competizione, complicità o correità col già famelico capitalismo economico.

I veri intellettuali, a cominciare da Socrate, hanno sempre saputo di essere "UMILI CUSTODI TEMPORANEI DEL SAPERE, PATRIMONIO DELL'UMANITÀ", a cui ciascuno aggiunge il granello insignificante, anzi risibile, della propria presunta verità.

Nella guerra del libero mercato, chi si sente insindacabile proprietario di ciò che sa, è indotto (e a volte anche costretto) a competere, a difendere con le unghie e con i denti il proprio "capitale" e a farlo fruttare, per non tornare nella povertà e nello sfruttamento da cui fugge.
Abolire la proprietà delle cose come voleva Karl Marx, si è rivelata una scelta teoricamente oculata, ma tardiva, parziale e perciò perdente.
Ora a farla da padrone è il dilagante capitalismo intellettuale planetario con le sue armi micidiali: il sapere umanistico e scientifico elefantiaco e inarrestabile, che opera su due fronti: istruzione e informazione.
Oggi chi potrebbe fermare l'intelligenza artificiale se risultasse più dannosa dell'intelligenza naturale che già tende di suo al crimine o all'autolesionismo?

Da un secolo, sul tavolo verde dell'istruzione, la politica mondiale scommette pure le mutande, con la certezza che armati di sapere, noi umani ignoranti cì saremmo convertiti quasi per forza d'inerzia, in uomini onesti, saggi, produttivi, cooperativi, solidali, contributivi e soprattutto capaci di autogovernarci.

Ma da questa mutazione culturale indotta quasi "a mano armata", salvo pregevoli eccezioni, l'umanità ne è uscita come peggio non si può.
Dopo aver moltiplicato e reso sempre più povera, muta e impotente la classe sociale dei poveri, deboli, malati, indifesi e ignoranti; per accumulare profitti o conservare potere, le due razze di "capitalisti" predatori si stanno sbranando persino tra consanguinei, (vedi Ucraina e Palestina) e si lasciano dietro una scia di vittime innocenti, di catastrofi ambientali e di politici impotenti, condannati a fingere di perseguire la pace minacciando persino la guerra atomica.

Ahinoi, la "siccità di bene" persiste; il diritto alla dignità e alla vita per i poveri del mondo non sorge dagli ignoranti e non piove dai "sapienti".
La competizione o la complicità tra potenti rapaci o disonesti, disarma gli onesti di tutte le razze: lavoratori, piccoli imprenditori, intellettuali, professionisti e politici liberi, che non si rassegnano a rinunciare alla propria umanità e intelligenza, vivendo di abusi e sopraffazioni.
Rassegniamoci. La chiave per capire qualcosa ce l'ha fornita solo Immanuel Kant con queste inequivocabili parole:

"non c'è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione".

Salviamo pure qualche eccezione; ma in linea di massima noi "ONESTI" siamo tali perché ancora nessuno ci ha indotti a scivolare o a cadere in "tentazione", come la buonanima di nostra madre fregata dal serpente e sfrattata dal Padreterno.
Franco Luceri

sabato 13 luglio 2024

Perché il capitalismo non lascia ma raddoppia








Il 29 giugno 2019, pubblicai su Facebook questa fesseria:
"Se in un habitat coesiste il caos e la scienza preposta a sostituirlo con l'ordine; il caos è sicuramente vero, ma scienza e scienziati sono finti."
Oggi, 13 luglio 2024, di quella frase stupida mi pento pubblicamente.
In quella occasione ho ripetuto a pappagallo l'idea di scienza assorbita dai mezzi manipolatori della "dis.informazione" pubblica. 
Ora invece temo che la scienza abbia raggiunto livelli di perfezione che se usata bene farebbe invidia al Creatore. Ed è miope e semplicistico considerare gli scienziati ignoranti, perché in realtà sbagliano volutamente, per conservare (finché possono) problemi e catastrofi produttivi di guadagni per sé, le multinazionali e le banche, che poi lo Stato è legittimato a tassare o tartassare.
Tomasi di Lampedusa, più saggio e tempestivo di me, diceva che "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima".
Quindi gli addetti del mondo culturale usano il sapere umano, (che dovrebbe essere concretamente patrimonio dell'umanità) per lucrare guadagni dai bisogni indotti nella collettività. E se le soluzioni fossero scientificamente efficaci, addio problema, addio guadagni e addio tributi.
E così i finti ignoranti del mondo della cultura producono e commerciano "soluzioni gattopardiane" che asservono i popoli, sfruttano la natura e succhiano soldi alla collettività. Fingono di eliminare il problema ma in realtà se lo custodiscono gelosamente per continuare a lucrare grassi guadagni, ma pagare magri tributi.
Giuste o sbagliate che siano, le idee hanno sempre vita breve. Quando credi di aver capito qual è l'idea giusta per influenzare in positivo la civiltà umana, i cambiamenti sociali e ambientali planetari hanno indotto tali e tante mutazioni, da sabotare la validità di qualunque idea, rendendo ininfluente qualunque soluzione geniale.
È come sparare contro un bersaglio che si muove alla velocità della luce e illudersi di poter fare centro.
Questa è stata la ragione per cui Karl Marx, primo filosofo ad aver individuato nell'accumulo proprietario l'origine dei guasti dell'umanità, è uscito sconfitto dal capitalismo che voleva combattere.
Mentre lui riteneva vincente l'abodizione delle proprietà materiali, la razza delle proprietà intellettuali private grazie all'istruzione e all'informazione si moltiplicava come gramigna su tutto il pianeta.. 
Ciò che un intellettuale, un professionista, un burocrate, un politico, un giudice, un manager, uno scienziato ha nel cervello, può portarglielo via solo il padre eterno. 
E dall'uso improprio, egoistico o peggio criminale di quella "proprietà", (che nessuna politica e nessuna magistratura può espropriare) deriva l'attuale mutazione della ex civiltà italica in qualcosa che è meglio non aggettivare.
Al libero mercato hanno asservito uomo e natura. Mentre Marx si spappolava il cervello per capire come contrastare il vorace capitalismo industriale e finanziario dei padroni, i "capitalisti del sapere" spuntavano in tutte le direzioni e non per usarlo salvando l'umanità ma per egoistico arricchimento personale o corporativo.
Immanuel Kant trasmetteva l'amore per lo studio e per il pensiero libero. Diceva: “abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!" 
Così ha finito per formare quella razza di capitalisti intellettuali che hanno trasformato il sapere, da patrimonio dell'umanità a proprietà privata da rendere produttiva a vantaggio dei privati e a danno della collettività.
Gli umani possono pure comprarlo all'ingrosso il coraggio di servirsi "kantianamente" della propria intelligenza a proprio vantaggio; ma da qui a l'estinzione dell'umanità, tutto il patrimonio scientifico che può alloggiare nel cervello di un genio, sarà sempre meno di un miliardesimo di ciò che serve davvero per capire l'uomo, la natura, lo Stato e come convertire il sapere di un burocrate o di un professionista privato in servizio pubblico, e non per ingrassare impunemente al pari di industriali sfruttatori o banchieri strozzini.
Ci sono filosofi liberali che pensano in che modo lo Stato può legittimare i singoli cittadini a produrre e come tassarli; e filosofi comunisti che vedono la produttività e la proprietà privata come un tumore da estirpare.
In 24 secoli hanno dimostrato di saper sbagliare perfettamente entrambi.
Se su 100 professionisti 10 vengono assunti dallo Stato in veste di burocrati per operare nell'interesse della collettività; è ovvio che si legittima gli altri 90 a curare la produttività dei singoli cittadini e a pagare le tasse che servono per stipendiare e garantire burocrati, politici, giudici e Stato.
Ma se burocrati e politici, dopo aver incassato i tributi necessari a produrre servizi pubblici, producono disservizi da terzo mondo, condannano i professionisti, i lavoratori, gli imprenditori e ogni singolo cittadino onesto a rubare: a procurarsi la refurtiva necessaria per pagare le "tasse refurtiva" o morire.
In altre parole, l'illegalità privata e persino il crimine, sono il riflesso della irresponsabilità e disonestà di chi esercita da cani un potere pubblico.
Sbagliano i kantiani e sbagliano i marxisti: l'origine dei guasti di un popolo e di uno Stato non è da addebitare alla proprietà privata (lo stato non è altro che la sommatoria di tutte le proprietà private tassabili) ma al non uso o abuso del potere pubblico.
Franco Luceri