sabato 30 novembre 2024

Negli umani la vocazione alla schiavitù è naturale o culturale?







Se il massimo traguardo a cui possiamo aspirare noi umani (anche quando scegliamo da chi farci governare) non è la libertà, l'onestà, il benessere e la sicurezza; ma la dipendenza, lo sfruttamento, e la schiavitù; ogni singolo individuo onesto dovrebbe domandarsi:
1) ma nasciamo schiavi, o veniamo programmati culturalmente per contribuire a l'arricchimento degli schiavisti?
2) e se si nasce tutti liberi, quali istituzioni ci sprogrammano il cervello per indurci ad accettare e persino desiderare di dipendere da un padrone sfruttatore, anche quando ci consente di governarci democraticamente, da presunti cittadini liberi e sovrani?
3) e se la vocazione a subire la schiavitù o infliggerla, non ci fosse indotta culturalmente; da analfabeti avremmo abbastanza neuroni per vivere onestamente tutti liberi, oppure vivremmo peggio di così, da bestie predatrici o predate? 
Per dipanare questo rompicapo, servirebbero i 5 migliori cultori di
scienze umane, sociali, naturali, politiche ed economiche, impegnati a dialogare in maniera civile, onesta e comprensibile, con cinque campioni di buon senso, contadini, pastori, pescatori, boscaioli e artigiani, alla ricerca di un rotto della cuffia per salvare l'umanità da questo presente infame, o (con le guerre in atto) da un futuro peggiore.
A tutt'oggi la sicurezza o la giustizia non è stata ancora inventata per nessuno: dal barbone al Presidente della prima potenza mondiale, (vedi Trump quanti attentati ha subito o schivato) e passando per qualunque soggetto che si ponga in conflitto col sistema, per difendere la propria libertà e onestà. E persino il diritto di vivere.
E dove tutti sono impegnati a difendersi individualmente la borsa e la vita non possono che farlo a danno della collettività.
In Italia gli impiegati dell'INPS hanno comunicato ad un ottantenne di aver sbagliato ad erogargli per 4 anni una pensione superiore al dovuto, e ora che il costo della vita è cresciuto di tre o quattro volte, decidono di riprendersi il di più erogato e hanno tutto il potere tirannico di farlo impunemente perché non c'è un'istituzione che controlli le malefatte assassine della burocrazia, padrona indiscussa della borsa e della vita degli italiani utenti e contribuenti.
Il pensionato faticava a vivere con 735 euro al mese, ora per 4 anni, ogni mese gli toglieranno 50 euro.
E non se la passano bene nemmeno i miliardari, imprenditori e banchieri. E peggio i capi di Stato, (Kennedy e Aldo Moro), o i giudici (Falcone e Borsellino).
Se in tutto questo voi ci vedete chiaramente qualcosa di umano, intelligente e onesto, beati voi.
Ora provo a pulirmi gli occhiali!
Franco Luceri

sabato 23 novembre 2024

I consumi crescenti sono vita per l'umanità e morte per il pianeta







Per noi umani è vitale il consumo, per la natura il risparmio. Non avendo ancora un pianeta di ricambio verso cui spostarci definitivamente, sul pianeta Terra siamo "prigionieri" come feti nell'utero materno. Possiamo consumare solo ciò che Madre Natura può darci, altrimenti facciamo ammalare la madre, e siamo noi figli a morire, perché l'inarrestabile crescita demografica mondiale necessita già di crescita dei consumi.
Che i feti siano due: Adamo ed Eva o 8 miliardi non fa differenza. La natura che ci custodisce, non partorisce mai, ci conserva agli arresti planetari e quando diventiamo la causa dei suoi malanni ci "abortisce", ci uccide a colpi di carestie, pestilenze, catastrofi e sconvolgimenti climatici che hanno nelle guerre i più devastanti effetti collaterali.
Non avendo mai capito che per l'umanità sprecare è suicida; se i politici non ci aiutano ad incrementare i consumi individuali li rispediamo a casa a calci nel sedere. 
Invece per il pianeta, la migliore politica ecologica è quella del risparmio, quella che impoverisce i consumatori, non quella opposta, che insaccandoli il cervello di cultura marcia e il portafoglio di refurtiva, li istiga a consumare, inquinare, avvelenare, sperperare, devastare risorse naturali senza pietà, da perfetti autolesionisti.
Come viaggiare da soli con un suv per 9 passeggeri, sprecando denaro e risorse naturali. O riservarsi una piscina olimpionica o un grattacielo per uso personale sprecando migliaia di tonnellate di acqua quando nel mondo per mancanza di acqua e alloggio c'è gente che muore in ogni istante.
Insomma potremmo dire che le democrazie, lanciate all'accrescimento della proprietà, dei consumi individuali e della libertà creativa, non sono una forma intelligente di autogoverno del Popolo, ma puro "autolesionismo":  sono "ecocide" anziché ecocompatibili.
Perché la natura gradisce le nostre politiche consumistiche quanto il banchiere una rapina in banca a mano armata, e ci ripaga con la stessa moneta, a colpi di sconvolgimenti climatici devastatori e assassini.
Tutto ciò che per noi umani è qualità della vita, per il pianeta e quantità di morte. Ciò che di "buono" (si fa per dire) dobbiamo alla cultura, politica, mercato e giustizia, (cioè la migliore qualità di vita possibile) per il pianeta è malattia, a cui risponde con terapie che lo rimettono in salute distruggendo i presunti capolavori del progresso umano e accoppando chi capita a tiro.
Per indurre i singoli individui a lavorare e poi passarli nel tritacarne tributario e finanziario, li fanno credere che a questo mondo sono in competizione solo tra umani. Invece i rapporti sono triangolari. 
Ogni singolo cittadino è giuridicamente in rapporto con altri singoli, ma concretamente lo è anche e soprattutto con Madre Natura da cui riceve utile per ciò che di buono fa per il territorio che occupa, e danno, per i danni che la natura subisce da l'intera popolazione mondiale e non fa distinzione fra colpevoli o innocenti, salva o spazza via chiunque trova sulla sua strada.
Aver mentito agli umani che il rapporto più problematico non è con i nostri simili, (per diversità di cultura, religione, età, sesso, ideologia, condizione sociale, e quant'altro) ma con la Natura; ha portato l'umanità ad un livello di devastazione ambientale a cui la natura sta rispondendo con crescenti minacce d'aborto:    sconvolgimenti climatici, carestie, malattie incurabili e crescenti e danni che nessuna scienza potrà mai calcolare né finanziare. (Vedi devastazioni a Valencia.)
Almeno da un secolo il mondo della cultura formando intellettuali anziché manovali ha aggiunto un'altra causa di incompatibilità tra uomo e pianeta.
1)  il pianeta è autonomamente pensante e ha più bisogno di lavoratori che di pensatori, per due ragioni: perché consumano meno e inquinano meno degli intellettuali che non sprecano certo quindici anni sui libri per poi vivere allo stesso livello di guadagni e di consumi dei manovali o dei contadini.
2) l'incremento demografico inarrestabile significa già crescita dei consumi e dell'inquinamento. E andrebbe affrontato riducendo i consumi pro capite a colpi di perequazioni intelligenti. Ma non le hanno ancora inventate.
3)  il progresso tecnologico aggiunge danno a danno perché porta devastazione delle risorse e avvelenamento ambientale.
4)  e la crescita della cultura induce negli esseri umani intelligenza creativa: l'ossessione di adattare il mondo a sé, rincorrendo un livello di qualità di vita insostenibile.
E per avere un'idea di come l'istruzione induca negli individui una forma di creatività patologica e un bisogno di consumi maggiori e migliori, vi riporto di seguito ciò che ha scritto un geometra innamorato dell'agricoltura e rispettoso dell'ecosistema. Si tratta di comportamenti apparentemente intelligenti e persino encomiabili, ma dei quali restano sconosciuti gli effetti negativi ambientali e sociali.

"Durante gli ultimi 9 anni ho piantato nel mio terreno 2 fichi, due peri, due albicocchi, due susini, due prugni, un banano, due Kaki, un carrubo, due mandorli, un pepe rosa, due limoni, un biricoccolo, due mandarini, tre aranci, un ciliegio, un noce, un castagno, un avocado, un mango, tre meli, una Cherimola, un Kumquat, due giuggioli, due melograni, due gelsi, un pesco, una papaya.
Posso ritenermi soddisfatto, per il momento".

Nel suo orticello ha ricreato il paradiso terrestre, ma ha importato e unito sullo stesso terreno una quantità di razze di piante innaturale, senza essere in grado di valutare preventivamente se sono socio ed ecocompatibili.
Come dire che già di suo la conoscenza è una calamità naturale, perché induce nell'uomo, anche in perfetta buona fede, libertà creativa e consumistica, fame ossessiva di proprietà e di potere.
ll potere di cambiare in meglio il Creato, salvo poi piangersi addosso quando le presunte forme di miglioramento si rivelano catastrofiche, assassine o nella migliore delle ipotesi, fallimentari. Come le case italiane ed europee che ora hanno bisogno di una montagna di miliardi per dotarle di cappotto termico e le automobili che vanno rottamate in massa perché avvelenano e devastano l'ecosistema.
Insomma, prima ci convinciamo e meglio sarà. Il progresso ecocida ci sta aiutando a sviluppare la produttività, il PIL mondiale e i consumi pro capite. Ma istiga la natura a scrollarsi di dosso i danni subiti e a tornare in buona salute, "abortendo" l'umanità senza troppi distinguo, come fossimo un unico feto malato.
Franco Luceri

sabato 16 novembre 2024

L'errata percezione della realtà uccide più della guerra







Per rendere la conoscenza accessibile ad un numero crescente di soggetti, il mondo della cultura, ha finito per distorcere la percezione della realtà, fino a rendere miopi persino gli intellettuali più preparati, che vedono la scienza come madre infallibile di tutte le soluzioni e perfettamente alternativa alla natura.
Il mondo della cultura ci insegna che siamo in rapporto con i nostri simili e con gli animali. E questo ha finito per rendere strabico il cervello umano e l'umanità impotente e indifesa rispetto ai cambiamenti della natura, naturali o umanamente indotti.
Michel Serres, filosofo francese, ha descritto funzionamento e utilità dei rapporti umani e degli scambi commerciali e culturali con queste illuminanti parole:
"Se tu hai un pane e io un euro, e io uso il mio euro per comprare il tuo pane, alla fine dello scambio avrò il pane e tu l'euro. È un equilibrio perfetto, no? Prima A aveva un euro e B un pane, dopo lo scambio A ha il pane e B l'euro. È una transazione equa, ma puramente materiale.
Ora, immagina di avere un sonetto di Verlaine o di conoscere il teorema di Pitagora, mentre io non ho nulla. Se me li insegni, alla fine di questo scambio io avrò imparato sia il sonetto che il teorema, ma tu continuerai a possederli. In questo caso, non c'è solo un equilibrio, ma una crescita.
Nel primo caso, abbiamo avuto uno scambio di beni; nel secondo, abbiamo condiviso conoscenza. E mentre i beni si consumano, la cultura si espande all'infinito".
Con questo esempio di semplificazione e sottovalutazione filosofica, Michel Serres porta acqua al mulino della cultura, ma dimentica che la storia dell'umanità non è una semplice briscola tra soggetti istruiti e soggetti ignoranti da istruire, ma un rapporto triangolare, con la natura nel ruolo di terzo giocatore, che tiene banco, batte, distribuisce le carte e non perde mai. 
Per uscire vivi nei rapporti con la natura, che ora ha l'ingrato compito di nutrire e tenere in vita 8 miliardi di umani, assicurando aria, acqua, fuoco, cibo e terra, bisogna giocare per perdere, bisogna aiutarla a vincere.
"L'istruzione espande la cultura a l'infinito, come giustamente ha detto il filosofo Serres". Ed è proprio questo a rendere il sapere umano conflittuale rispetto ai bisogni del DATORE DI LAVORO NATURA, che sapendo pensare da sé, ha una necessità sconfinata di lavoratori che fanno e nessun bisogno di intellettuali e governanti che pensano di essere autonomi, come fossero i padroni del mondo.
Se la cultura e i relativi sacerdoti si espandono all'infinito, vuol dire che non hanno capito una mazza di questo mondo e che non vedono nemmeno un millimetro più in là del loro naso.
Su un altro pianeta sono liberi di espandersi Senza Misura, ma sulla terra devono chiedersi, in ogni tempo e luogo, H24, se la natura ha più bisogno di pensatori o lavoratori, di cervelli o di braccia, di neuroni o di muscoli 
Perché i professori saranno anche graditi alla natura, ma i lavoratori sono drammaticamente indispensabili, quando c'è da spalare fango, da liberare le vittime da sotto le macerie, da consolidare montagne che franano piantando e curando alberi, da coltivare la terra per trarre i frutti che nutrono e salvano l'umanità.
I professori saranno bravi a pensare, ad insegnare, a governare, ma indispensabili  alla natura sono soltanto i lavoratori che sfruttano i muscoli anziché i neuroni.
Impoverire i sistemi sociali di lavoratori manuali è pericoloso come esporre l'umanità al rischio estinzione, sostituzione o invasione di altri popoli pronti a riempire di forza lavoro i territori incolti.
Col cervello vuoto e lo stomaco pieno l'umanità ha percorso un cammino di milioni di anni, e ne farebbe altrettanti.
Col cervello pieno e lo stomaco vuoto, alla lunga, anche i migliori popoli si estinguono, o finiscono per rassegnarsi al crimine, o peggio al cannibalismo.
Franco Luceri

sabato 9 novembre 2024

L'umanità è passata dall'attività agricola alla "ladricola", perché?







Il pianeta Terra è l'unico datore di lavoro degno di questo nome: ci ospita, ci assume, ci procura un sacco di lavori, non ci licenzia e ci retribuisce in natura.
Noi umani dipendenti siamo stati creati per prendere ordini ed eseguirli alla lettera. Per sviluppare intelligenza esecutiva, ubbidienza maniacale; perché all'intelligenza creativa aveva già provveduto il Creatore.

In altre parole, sulla terra, noi umani siamo autorizzati "a pensare da intellettuali", come usare la forza muscolare nelle attività agricole, non come abusare in quelle "ladricole e ricetticole".

Tutto ciò che di "intelligente" (si fa per dire) ha inventato l'uomo vivendo sulla terra non è gradito alla Terra che è già razionale e autonoma di suo. È imprenditrice che assume e paga le prestazioni muscolari degli uomini per fare intelligente manutenzione del territorio che hanno occupato. Tutto il resto è fuori legge della natura. È parassitismo, furto, devastazione ambientale.

Dio non ha rifornito gli uomini di caterpillar e trivelle per sventrare montagne alla ricerca di minerali preziosi o perforare il suolo alla ricerca di acqua, gas, petrolio e quant'altro. 
E non ci ha nemmeno riempito gli arsenali di bombe atomiche, missili terra aria, satelliti per telecomunicazioni e conquiste spaziali. Non ci ha rifornito di virus per guerre batteriologiche. Né ha riempito le borse valori e borse merci di strozzini e speculatori.

Noi poveri umani non siamo autorizzati a pensare da padroni, ma a sgobbare da dipendenti: da esecutori degli ordini di Madre Natura. 
Tutta la torre di Babele del pensiero umano è spazzatura infetta, perché non libera l'umanità dalla dipendenza del Creato, ma la rende sempre più schiava e più vittima inerme dei naturalissimi cambiamenti climatici, in aggiunta a intellettuali, strozzini e tiranni che fanno a gara per come devastare il pianeta e accoppare chi non si lascia asservire.

Se galline e polli leggessero i giornali morirebbero dal ridere vedendo che molti umani si chiamano intellettuali, liberi pensatori, ma non avrebbero nemmeno occhi per piangere (altro che cervello pensante e portafoglio pieno) se il pianeta Terra e il sole non li rifornissero gratis di aria, acqua, fuoco, cibo e caverne per proteggersi dagli animali feroci.

L'umanità è così fintamente autonoma, che se si estinguesse la razza delle api impollinatrici, quella umana finta  intellettuale farebbe la stessa fine.

Tutte le guerre fatte da noi poveri umani per conservarci o moltiplicarci o difenderci la proprietà di questo o di quello, sono attività demenziali e suicide, perché l'uomo non è stato mai  proprietario esclusivo di un bel cacchio di niente e mai lo sarà. Insieme a miliardi di altre razze di esseri viventi, siamo semplicemente ospiti (graditi o sgraditi, dipende da noi).

Esistiamo tutti per gentile concessione di "madre natura", ma prontissima a riciclarsi in "matrigna" vendicativa e assassina nei confronti di chi pensa di trarre un vantaggio derubandola, sporcandola, danneggiandola.

Tutta l'attività intellettuale dell'uomo è un furto nei confronti del Creato, perché arricchisce chi pensa senza fare una mazza e quindi impoverisce il Creato. È attività redditizia senza muovere un muscolo a protezione della terra che ci ospita. Insomma è furto a 24 carati.

Le uniche attività umane ecocompatibili sono: agricoltura, pastorizia, pesca e boschicoltura. E l'istruzione e l'informazione che aiutano a sviluppare intelligenza esecutiva.
Non certo l'intelligenza creativa che ha partorito l'edilizia in mutande che ora ha bisogno di una montagna di miliardi per aggiungere alle mutande il cappotto termico o le automobili che vanno rottamate in massa perché profumano come maiali.
E l'intelligenza creativa non si è mica fermata all'economia pacifica. Quando questa finisce alla bancarotta, si passa alla guerra per conquistare territori, rubare soldi ed esercitare potere tirannico. Tutte "geniali e creative" attività legalizzate dai potenti (onesti fino alla lira) ma omicide o suicide per i popoli.
Franco Luceri

sabato 2 novembre 2024

Il politico deve bilanciarsi da funambolo tra consumo e risparmio






La politica è lavoro funambolesco. Chi governa deve bilanciarsi tra consumo e risparmio. E per fare questo "non deve perdere nemmeno per un attimo il senso dell'insieme", come ci ricorda Emmanuel Mounier.

Se incentiva il risparmio, la riduzione degli investimenti, impoverisce l'economia e uccide le fasce più povere della popolazione, perché si riduce il lavoro, il salario, il profitto e di conseguenza il gettito tributario per lo Stato. 
Se al contrario incentiva il consumo, produce ricchezza e qualità della vita, ma anche inquinamento e devastazione ambientale. Che è come delegare alla natura il compito di assassina a colpi di sconvolgimenti climatici.

Nei secoli il mondo scientifico ha sviluppato una grande quantità di tecnologia militare per portare distruzione e morte. E nell'ultimo secolo anche per comunicare, muoversi al di fuori della terra, esplorare l'universo o colonizzare pianeti.
Ma singolarmente siamo ancora a l'ombrello per non bagnarci quando piove. Un "ombrello collettivo", una tecnologia che protegga almeno la vita dei popoli dagli sconvolgimenti climatici assassini, naturali o umanamente indotti, ancora non l'hanno immaginata nemmeno i futurologi.
Io ho provato a domandarmi come sarebbe stata la storia umana, se In alternativa alla civiltà della distruzione e ricostruzione, avessero inventato la civiltà della conservazione ecocompatibile.
Penso che il pianeta sarebbe raddoppiato di volume ogni anno con tutto quello che l'umanità inventa, produce, acquista, usa, getta, smaltisce. E non solo nei cassonetti e nelle discariche, ma persino nei fiumi e in mare.
Quindi la civiltà della distruzione non può essere abolita del tutto, perché serve a distruggere il vecchio, produrre il nuovo, vendere, fare profitti e tornare a produrre nuovi beni e nuovi servizi, per garantire alla collettività, continuità di lavoro, salario, profitto, interessi alle banche e tasse allo Stato.
La civiltà della distruzione non ha ancora nella civiltà della conservazione una razionale alternativa.
I potenti non si disperano per gli sconvolgimenti climatici devastatori e assassini, di acqua, sole, uragani e terremoti, perché per loro significano continuità di guadagno: investimenti, produzione, commercio e profitto per ricostruire o risanare tutto ciò che il maltempo ha devastato.
Forse nella storia dell'uomo, la mala cultura e la mala politica non possono essere eliminate del tutto. Intellettuali e politici sono condannati a tenersi in equilibrio da funamboli tra bene e male. Chi pensa che debbano sopprimere il male e conservare il bene faccia un salto dall'oculista, perché gli sconvolgimenti climatici assassini ci stanno dimostrando senza ombra di dubbio che la povertà è il "male" che uccide i poveri; e la ricchezza esagerata è il "bene" che producendo tutti i danni ambientali possibili e immaginabili uccide la natura. E la natura si sta dimostrando vendicativa, matrigna.
Perciò, se i politici sono in buona fede, vanno aiutati a trovare il giusto equilibrio tra consumo e risparmio, sviluppo e recessione, benessere e fame, giustizia e ingiustizia, vita e morte, bene e male.
Chi imputa alla politica tutti I guasti del mondo non ha capito una mazza. Se peggio, combatte la politica per lucrare guadagni a danno della collettività, o per sostituirla al potere, è un emerito farabutto da rendere con urgenza legalmente inoffensivo.
Ciò che il maltempo ha fatto in Spagna dovrebbe allarmare seriamente cultura e politica, perché nemmeno la guerra riesce a portare una simile devastazione. 
Il modello di civiltà basato su consumi crescenti, utile al mercato e alla finanza credo che non sia gradito alla natura.
Anche i popoli più progrediti del mondo si stanno dimostrando impotenti davanti ai cambiamenti indotti dall'uomo per adattare la natura a sé; forse è il caso di tornare ad adattare l'uomo alla natura, perché gli effetti delle politiche opposte si stanno dimostrando drammaticamente evidenti e ingovernabili.
Franco Luceri