domenica 29 giugno 2025

Il paradosso degli intellettuali: perché la mente rischia di tradire l'umanità






Dio ha donato agli esseri umani il cervello, non solo come strumento di sopravvivenza, ma come leva per migliorare ogni mestiere, per perfezionare gesti e invenzioni, per rendere la vita più utile e produttiva. Tuttavia, sembra quasi che lo stesso Dio — o suo figlio Gesù, figlio di un umile falegname — abbia stabilito un limite invisibile: chi osa spingersi oltre, utilizzando l’intelligenza e la scienza per trarne un profitto puramente individuale, è destinato a fallire, come se fosse colpito da una maledizione silenziosa.
Sorge allora un dubbio: Dio nutre forse un misterioso pregiudizio a favore degli artigiani e contro gli intellettuali? Oppure siamo noi, moderni “sapienti”, a non aver compreso il vero scopo dell’intelligenza?
Forse la spiegazione è più sottile e drammatica insieme. Gli esseri umani hanno sempre potuto guadagnare individualmente grazie al lavoro manuale: un contadino che ara meglio, un falegname che scolpisce più finemente, un fabbro che forgia con maggior maestria. Il corpo era strumento di autonomia e sostentamento, e il mestiere, perfezionato di generazione in generazione, ha custodito la dignità della persona.
Al contrario, il lavoro intellettuale — la scienza, il pensiero, la riflessione critica — non può essere usato per un mero guadagno personale senza rischiare di stravolgere l’ordine comune. La mente è un dono da impiegare per il bene collettivo, per la giustizia sociale, per il progresso condiviso. Laddove l’intelletto viene piegato a un egoismo sterile, non genera ricchezza duratura ma soltanto disuguaglianze, alienazione e distruzione.
L’umanità si è salvata per millenni perché, nonostante le sue tensioni, ha continuato a fondarsi su mestieri concreti, radicati nella terra e nella comunità. Il falegname, il contadino, il muratore: figure che incarnavano una conoscenza pratica che serviva prima di tutto al villaggio, alla famiglia, al popolo. Oggi invece, invasi da eserciti di professionisti e “esperti” specializzati, scientificamente impeccabili ma spesso disancorati dalla vita reale, rischiamo di estinguerci, travolti da una conoscenza che ha perso la sua funzione etica e comunitaria.
Il vero problema non è il progresso in sé, né la scienza, ma l’illusione che l’intelligenza possa essere uno strumento di dominio individuale, slegato dal destino collettivo.
Ecco perché oggi la specie umana rischia più che mai: abbiamo smarrito il senso del limite e il principio della condivisione. Abbiamo dimenticato che la mente, se non resta al servizio della comunità, diventa la peggiore delle armi.

sabato 21 giugno 2025

Cercasi spesa che valga l'impresa !






I saggi analfabeti di una volta condannavano le scelte sbagliate, con una sentenza inequivocabile e inappellabile di 5 parole:

"la spesa non vale l'impresa"!

Se il costo per produrre beni e/o servizi è superiore alla ricchezza complessiva che poi si ricaverá; il danno generato dalla spesa sbagliata, alla lunga corrode la competitività del sistema economico, e di riflesso: il profitto per gli imprenditori, il salario o peggio l'occupazione per i lavoratori, e i tributi per lo Stato.

Chi, in Italia, col secondo debito pubblico del mondo, si sveglia dopo mezzo secolo di fallimenti e di piccoli imprenditori che si sono tolti la vita per le difficoltà tributarie, finanziarie, burocratiche e sindacali nel gestire onestamente e produttivamente una piccola impresa, e pensa di curare il tumore al sistema economico con maggiori costi di produzione, nuove forme di investimento o nuovi balzelli tributari, o è scemo o è matto.

Dove l'economia è agonizzante, c'è una sola priorità, risanarla con una minore spesa privata e pubblica ma che valga l'impresa. Perché spendendo per finalità sbagliate o spendendo troppo, non si buttano soltanto soldi dalla finestra, ma sì consegna e si condanna un intero Popolo: schiavi e schiavisti, alla tirannia assassina dei tassi e delle tasse, che sono l'anticamera del default, della guerra civile o della dittatura.
Insomma, il peggio che possa capitare all'umanità è di contribuire alla costruzione e consolidamento di un sistema socio economico schiavista, che non discrimina nessunoperché garantisce una fine impietosa da schiavi, anche agli schiavisti pentiti, della cultura, burocrazia, politica e finanza, che a un passo dal default, con un colpo di coda, volessero risanare il sistema.

E in qualunque angolo del pianeta, le spese che inducono maggiori cambiamenti, più in negativo ché in positivo, sono quelle culturali: istruzione e informazione.
Stimolando la creatività umana, che al naturale è già effervescente di suo, la cultura produce una tale accelerazione di sviluppo scientifico e tecnologico, da trasformare in meno di un decennio, i laureati, i cosiddetti super alfabetizzati, in "analfabeti di ritorno".
Se oggi mettessimo Galileo Galilei padre della scienza, a capo di un centro ricerche, non saprebbe nemmeno come comporre il codice di sicurezza per entrare e uscire autonomamente senza l'aiuto di un accompagnatore. Ma anche Albert Einstein non sarebbe lo stesso genio, sarebbe più relativo della sua relatività.
Se mettessimo un vecchio pilota di Formula 1 sull'ultima versione della Ferrari, non saprebbe nemmeno metterla in moto o trovare la leva delle marce; perché la tecnologia moderna ha una tale accelerazione, da rendere prima o poi qualunque individuo che dovesse o volesse usarla, parzialmente o totalmente inadeguato, incapace, scaduto, come lo yogurt dimenticato fuori dal frigo a Ferragosto.

Un ottantenne che prendesse in mano il telefono su cui smanetta il nipotino di 10 anni e anche meno, farebbe fatica a capire persino da dove si accende e spegne.

Questa è la ragione per cui il mondo ci crolla addosso. E persino la peggiore politica rischia di sembrare migliore della migliore cultura, per la sua ovvia capacità di distruggere ciò che il progresso ha prodotto. 
Mentre la cultura, (in costante ebollizione come la lava vulcanica), accelera lo sviluppo tecnologico a tal punto da rischiare l'estinzione dell'umanità. 
I droni hanno ancora il cordone ombelicale attaccato; ieri sono nati giustamente come valido ausilio per il lavoro, la vita, la pace; oggi sono già impiegati a milioni per portare distruzione e morte in giro per il mondo rendendo possibile la guerra e persino il genocidio anche al più sprovveduto dei guerrafondai.

La cultura scientifica, almeno da un secolo, illude gli umani, che basta produrre mezzi perfetti per produrre civiltà. Ma se la cultura umanistica non è mai riuscita a tenere il passo di quella scientifica, sviluppando nei singoli e nei popoli "scienza e coscienza", per sbarrare la strada allo sviluppo scientifico e tecnologico che promette benessere e pace ma restituisce solo barbarie, devastazioni ambientali e guerra senza fine; pensare che a tanto riesca la politica, che dalla cultura attinge sapere e consenso interessato, e dai banchieri finanziamenti urari, è da poveri illusi.
Franco Luceri

sabato 14 giugno 2025

Lo stato di diritto, senza doveri, è monco






Fingendo di perseguire la finalità del bene comune, sapienti, governanti e potenti di tutte le razze, hanno sempre diviso, disarticolato, sfasciato, derubato e messo in guerra tutte le famiglie italiane, a cominciare da quelle economicamente più fragili: con i nonni invalidi abbandonati, i coniugi ferocemente arrabbiati, i figli fuori controllo, i nipoti sbandati. Per non parlare del rapporto uomo donna, umano nella forma, ma sempre più bestiale o criminale nella sostanza.
In Italia, con questa abominevole cultura e politica, si è costruito un presunto "Stato di diritto", con l'obbligo di convertire i tributi in servizi pubblici per tutti: per i cittadini contribuenti e per i bisognosi di assistenza pubblica gratuita.
Ma dopo 8 decenni di finti aggiustamenti, ci ritroviamo con una pace sociale che è riduttivo definire assassina; con famiglie sparpagliate "unite in videochiamata", con una immigrazione clandestina fuori controllo e con uno Stato ibrido tra mattatoio e manicomio che della "casa comune" non è manco parente lontano.
Gli italiani che una volta erano componenti di famiglie unite e solidali, ora sono in giro per l'Italia o per il mondo, alla disperata ricerca di un lavoro e di un guadagno onesto e dignitoso introvabili.

In uno Stato così pericolante, se un piccolo imprenditore si ammala, e ai problemi economici propri della sua categoria gli si aggiunge il problema salute, passa immediatamente dal reddito tassabile, al desiderio di reddito.

Con l'incubo del reddito mancato,  deve continuare a pagare i fornitori della merce ricevuta e fatturata ma invenduta, le bollette e le tasse in scadenza, deve tentare di curarsi a sue spese, (gli imprenditori non hanno esenzioni) e deve mantenere se stesso e la famiglia. 
Chi si scandalizza che in Italia la gente può arrivare a delinquere nel disperato e inutile tentativo di salvare il salvabile, o è scemo, o è matto, o è un parassita garantito.
Siamo 60 milioni di cittadini mai diventati Popolo e in guerra tutti contro tutti. Viviamo in uno Stato che ti preleva il sangue, e se dopo hai bisogno di quel sangue per salvarti la vita, la trasfusione te la garantisce istantanea ma virtuale, mentre continua a sfilarti il portafoglio.
Non so come siate messi voi: io, a 84 anni, mi vergogno di essere italiano, e peggio ancora di aver contribuito, col mio voto, (da utile idiota) al cannibalismo privato e pubblico attuale e crescente.

Da quando un piccolo imprenditore si ammala, a quando la burocrazia italiana bradipo: tributaria, sanitaria e previdenziale, accerta che non è più in grado di produrre e va aiutato d'urgenza, ha tutto il tempo che serve e persino d'avanzo per morire e rinascere senza fretta. 
Ormai in Italia siamo una doppia caricatura: da sempre come Stato, ora anche come Popolo. 

Con l'elenco delle piaghe di questo paese, potremmo circumnavigare il pianeta. Ma se volessimo farla breve, ci basterebbe trovare una risposta razionale a questo rompicapo:
Noi italiani non siamo un Popolo perché non abbiamo uno Stato, oppure non possiamo avere uno Stato, perché non siamo formati culturalmente da Popolo sovrano per autogovernarci?
Siamo divisi e litigiosi proprio come ci ha formati la cultura: utili a garantire consenso acritico alla politica e alla burocrazia destra o sinistra; e utili a fisco e Finanza per spremerci e buttarci come limoni.
Quanto tutto questo sia organico al buon governo e alla pace sociale ve lo lascio immaginare.
Franco Luceri

sabato 7 giugno 2025

Il gregge umano è braccato tra cani finti e lupi veri




Scimuniti e devastati da ciò che i saggi, ricchi e potenti da strapazzo ci vendono per "cultura, progresso e democrazia"; noi umani siamo indotti a sospettare che il Padreterno ci abbia rifilato un catorcio di pianeta, a cui serve una quantità crescente di Einstein e di impagabili manutenzioni scientifiche e tecnologiche per evitare che cada a pezzi e stermini l'umanità. 
Ma è l'esatto contrario. Il mondo è stato creato perfetto da Dio e poi devastato dall'uomo. L'invasione di quattro geni e 4 miliardi di rimbambiti culturalmente modificati, ha trasformato la natura, da capolavoro immortale, in montagna di rifiuti infetti. (Negli oceani i pesci mangiano più plastica che planton).
La politica, figlia della in-cultura, pensando di saper migliorare l'habitat naturale, fatto di pascoli, pastori, greggi e lupi, ha devastato tutto ciò che di buono preesisteva, iniziando dalla famiglia, passando per lo Stato e finendo alla Natura.
Allevando in ricchi pascoli democratici il "gregge sociale", conservato rigorosamente ignorante, la politica induce incremento di agnelli, (di cittadini indifesi); perché si dimentica che gli agnelli vanno protetti impiegando un esercito di "feroci cani da pastore" (le istituzioni della sicurezza della Giustizia e della Difesa) perché gli agnelli sono un'esca irresistibile per lupi economici e finanziari ingordi e sanguinari e per I loro compagni di merende burocratici, professionali e politici mascherati da cani da pastore.
E siccome la fauna dei lupi non è riuscito a renderla vegetariana nemmeno il padreterno; prima di distribuire libertà, cultura e benessere al "gregge sociale" andrebbe costruito l'argine o meglio la diga pubblica delle istituzioni concretamente protettive per impedire che la crescita demografica di agnelli, induca crescita tumorale di lupi veri e cani da pastore finti, capaci di mangiarsi insieme popolo e Stato: "gregge e pascolo".
Se provassimo ad osservare con occhi puliti la realtà, "senza le lenti colorate dell'illusione" direbbe Baudelaire, non avremmo difficoltà a vedere che Dio ha creato il mondo bilanciando perfettamente prede e predatori. E tutti i guasti che subiamo sono indotti da squilibrio culturale, politico, economico, finanziario e relative reazioni ecologiche assassine.
Nei millenni il sapere umano ha aggiunto a l'habitat ecologico un solo particolare di immenso valore: la scienza "odontoiatrica" per tenere in buona salute dentiere e mascelle ai predatori culturali, politici, economici e finanziari di tutte le razze.
Quando sentite le anime belle dei "comunisti", spacciarsi per protettori di poveri e di lavoratori, contro i fascisti sfruttatori e assassini, per non sbellicarvi dalle risate, tenetevi la pancia. 
Se non ci fossero saggi, ricchi e potenti destri e sinistri, crescita e decrescita di agnelli e lupi si bilancerebbero a vicenda. Proprio come si bilanciano nella natura tutte le razze animali vegetali e persino batteriche.
Se la politica comunista del "buonpastore" assicura al gregge sociale una migliore qualità di vita, (vedi reddito di cittadinanza e conquiste sindacali), incentiva la crescita degli agnelli; ma senza proteggerli da sfruttamento, induce nella giungla economica e finanziaria selvaggia, una crescita tumorale di lupi. 
E quando i finti cani da pastore burocratici, professionali e politici, sterminano una quantità eccessiva di agnelli fingendo di proteggerli; in quel habitat impoverito di selvaggina, i lupi fascisti affamati sono costretti a "delocalizzare":  a cambiare territorio di caccia.
Quindi, le anime belle del comunismo, che si spacciano per protettori di poveri; arricchendo il gregge sociale di prede istruite e benestanti da sfruttare, ma prive di vera e concreta protezione giuridica e giudiziaria, inducono crescita di lupi fascisti predatori.
E mentre i lupi fascisti non hanno ragione di aver paura della crescita del comunismo perché per loro è crescita di prede, è "grasso che cola"; i comunisti sono un branco di utili idioti perché non hanno capito a cosa servono i "cani da pastore", le istituzioni che convertono le tasse in servizi pubblici a protezione del gregge sociale e non per sterminarlo come in Italia.

Solo facendo funzionare le istituzioni della sicurezza e della giustizia i politici proteggerebbero realmente il gregge, dalla fame insaziabile dei lupi fascisti economici e finanziari.
Insomma, giusto per capirci, la crescita dei lupi fascisti è comunisticamente indotta. 
È consequenziale alla miope politica comunista di creare eserciti di lavoratori dipendenti dai padroni fascisti, ma senza una vera protezione burocratica e giudiziaria capace di contrastare davvero l'appetito famelico dei lupi veri e dei cani da pastore finti.

Perciò non serve nessun impegno culturale e politico per dividere e mettere in guerra la maggioranza dei cittadini che ha il potere di risanare o cambiare qualunque Stato democratico. 
Basta lasciarli cuocere nel brodo individuale e collettivo dell'ignoranza e dell'egoismo. E per i potenti fascisti e comunisti rapaci è tutto grasso che cola. Possono abusare impunemente dei singoli e dei popoli, perché in democrazia gli onesti finiscono macellati come Falcone e Borsellino e nessuno ha mai la forza di scacciare le "bestie" dal potere.
Franco Luceri