mercoledì 13 luglio 2022

Chi non vuole le tasse inversamente proporzionali al rischio?


Il compianto professor Giovanni Sartori, nel 2007 fece la radiografia al sistema Italia con queste inequivocabili parole:
"Nessuno in Italia vuole correre rischi. È un paese conformista. Che si è oramai seduto sulle poltrone che occupa. Non ha grandi visioni né del futuro né del presente. Diciamo che sostanzialmente è un paese che tira a non perdere il posto."
Giovanni Sartori (1924-2017), Annozero, 20 settembre 2007
Sono passati 15 anni, e sicuramente oggi il professor Sartori vedrebbe la barca Italia ancora più inclinata, più ricca di falle e a rischio affondamento.
La razza italica con un sano istinto animale per il rischio d'impresa o al meglio con la vocazione per il lavoro autonomo, è praticamente estinta.
I più si accalcano per la ricerca di lavoro e profitto nelle zone a rischio minimo, profitto massimo e magari esentasse, sbilanciando pericolosamente il sistema.
Così la barca Italia continua a perdere competitiva, è sempre più povera di PIL tassabile, inbarca debito pubblico a miliardi e con l'ultimo colpo di grazia inferto dalla guerra in Ucraina, dalle sanzioni e contro sanzioni rischia seriamente il default.
Ecco perché, pur con tutti i limiti della mia povera cultura, mi sono permesso di definire "rivoluzione copernicana", la tassazione inversamente proporzionale al rischio. Un'idea geniale dell'amico tributarista Luciano Dissegna, (ora gentilmente ospitato dal Direttore Nicola Cariglia su questo giornale).
Se un popolo ha sviluppato una forte intolleranza al rischio, la medicina per alleviare questa intolleranza è quella di Luciano Dissegna, che osservando per decenni gli effetti nefasti di quella malattia diagnosticata da Sartori, ha pensato un modello matematico di tassazione più alta per chi rischia meno e più bassa per chi rischia di più.
Ma da questo orecchio, in Italia non ci sente la cultura, non ci sente la politica e non ci sente la finanza. Chi è stato così ingenuo da scegliere il rischio di impresa finisce spremuto e gettato come un limone. Perché?
Fatevi questa domanda e datevi una risposta.
Franco Luceri

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