sabato 31 agosto 2024

Chi pretende eroismo dai potenti è un povero illuso








Le quattro parole sinonimo di buona politica iniziano tutte con la "P": Prevenzione, Produzione, Perequazione e Protezione.
Fuori da queste salvifiche finalità democratiche, i sistemi sociali deragliano dall'ordine al caos, dalla sicurezza al rischio, dalla pace alla guerra, dalla civiltà alla barbarie.
Se i soggetti che hanno il potere e il dovere di governare e amministrare uno Stato, non possono operare in assoluta sicurezza personale e familiare, smettono di rischiare; e alla lunga anche la sicurezza dei cittadini diventa improbabile; perché lo Stato indebolito dal mal governo o dal non governo è sempre forte con i deboli e debole con i forti.
Salvo illustrissime eccezioni, nessun professore, giornalista, burocrate, politico o giudice esercita da eroe il potere, se operando per il bene della collettività, lui e la famiglia sono in pericolo invece di essere protetti.
Perciò quando vediamo qualche potente della cultura, della burocrazia, delle professioni, della politica, della giustizia, del mercato o della finanza commettere qualche inspiegabile bestialità; prima di condannarlo a bruciapelo come matto o farabutto, cerchiamo di capire se quel comportamento anomalo non è un tentativo estremo di legittima difesa.
Moro, Falcone e Borsellino (ma in Italia la lista delle vittime dell'insicurezza è chilometrica) ci insegnano che i potenti che operano con responsabilità e coraggio, non sono mai tutti e sempre al sicuro. Attaccarli mentre sono già minacciati da qualche potere criminale che ha interesse a renderli inoffensivi, non è un buon servizio per la collettività, ma per chi consolida il proprio potere criminale indebolendo lo Stato di diritto.
Il mondo è pieno di potenti che si sono suicidati o che hanno subito un attentato. Un potente che vive in condizione di pericolo è probabile che nell'estremo tentativo di difendersi reagisca a danno della collettività. Ma se lo combatti invece di sostenerlo, esponi la collettività ad un rischio e ad un danno maggiore o insanabile.
In uno Stato democratico il potere pubblico è la "diga del Vajont" che protegge gli onesti dai farabutti.
Se invece di garantire sostegno per consolidarla, gli dai una spallata; non guasti né il sonno né l'appetito ai farabutti che vogliono abbatterla, ma da utile idiota li aiuti ad abusarsi della collettività, gli rendi più facile e ricca la stagione di caccia.
Anche nella migliore democrazia del mondo possono infiltrarsi dei farabutti al potere. Ma combattere senza distinguo, Buoni e Cattivi, rende, anche il migliore Stato di diritto, un Inferno per i buoni e un Paradiso per i cattivi.
Che commossi ringraziano!
Franco Luceri

domenica 25 agosto 2024

Lo stato democratico si governa solo con politiche double face?








Vi siete mai chiesti perché i governanti di uno stato democratico finanziano con montagne di miliardi le istituzioni preposte a garantire i migliori servizi pubblici; e poi osservano impotenti lo sfacelo dei disservizi sempre più costosi, devastanti e assassini, anche per gli stessi addetti ai lavori?
Perché per disarmare l'opposizione sono costretti a pescare a strascico, dando potere a chi si ammazza per costruire lo "stato dei diritti", ma strizzando l'occhio anche a chi lo vuole convertito in "stato dei favori", imbattibile per produttività di consensi, profitti e mazzette.
Provate ad immaginare una politica che attrezza i vigili del fuoco di estintori sempre più potenti e nel contempo incentiva la vendita di lanciafiamme a prezzi stracciati, perché i piromani non debbano spendere un occhio per assicurare lavoro ai pompieri.
Di questo tipo di politica l'America è caposcuola e l'Italia un'alunna modello. 
La prima potenza mondiale esporta democrazia e pace in tutto il mondo; ma riconosce ad ogni cittadino americano il diritto di armarsi per legittima difesa. Così i matti e i criminali si ritengono autorizzati alla "legittima offesa". E i consensi e le mazzette per i politici e i profitti per le Industrie belliche (e pompe funebri comprese) vanno a gonfie vele.
Con questo tipo di filosofia politica, che sicuramente fa rivoltare nella tomba da Platone a Machiavelli, si finanziano o legittimano in coppia le  "forze    dell'ordine" per produrre servizi pubblici eccellenti e quelle ingovernabili del "disordine", che provvedono a sabotarli e convertirli in sprechi, danni, corruzioni e ruberie miliardarie, appalti truccati e lavori incompiuti a carico della collettività onesta, e con vittime senza risparmio.
Se i soggetti preposti a garantire la pubblica sicurezza non vengono messi in condizione di operare senza grandi rischi, persino mortali, per sé e la famiglia, un decente servizio per la collettività, (dall'istruzione, all'informazione, alla salute, e fino alla sicurezza fisica e  alla  protezione della proprietà) non saranno mai in grado di garantirlo nemmeno a se stessi. 
In Italia, gli onesti e responsabili di qualunque classe sociale dal professore preparato, al giornalista libero, al politico onesto e al giudice imparziale e coraggioso; se impegnati a fare da diga alla disonestà dilagante, poco o tanto ma rischiano tutti.
È come attrezzare polizia e carabinieri di mezzi antisommossa, ma vietarne l'uso contro i manifestanti, per non ledere la loro piena libertà di aggredire e insultare le forze dell'ordine, incendiare cassonetti, ribaltare automobili e sfasciare vetrine.
Le "forze dell'ordine" devono avere il potere di fermare le "forze del disordine": violenti, svitati, ladri, corrotti, fuori legge e assassini. Perché se di diritto o di fatto, nel pubblico e nel privato, gli onesti finiscono paralizzati dai disonesti, è evidente che dello stato di diritto i governanti hanno già eroso pure le impronte digitali.
Se chi produce le armi del sapere, che sono il meglio della civiltà umana, può essere malmenato dai suoi alunni o dai genitori che contestano voti bassi o bocciature, sperare che poi la democrazia sviluppi gli anticorpi per non degenerare come in Italia in "anarchia", spacciata per autogoverno dei cittadini sovrani, è da poveri illusi.
I politici che finanziano le forze dell'ordine e strizzano l'occhio a quelle del disordine, sono pescatori a strascico di consensi e mazzette.
Chi in Italia contribuisce acriticamente a questo sistema socio economico, più demoniaco ché democratico, si assicura 40 anni di carriera e privilegi: come dire, semaforo verde a vita.
Mentre chi si dimostra critico, è doppiamente "garantito": il diritto ad essere escluso e derubato finché campa, non glielo insidia nessuno.
Franco Luceri

sabato 17 agosto 2024

Gli intellettuali sono l'unica forza dell'ordine che vince se convince







Non è la quantità di armi da guerra possedute dai cittadini, (come in America) a rendere rischiosa la vita e ingovernabile un popolo; ma le armi  acquisite attraverso "l'istruzione", che Nelson Mandela considerava "l'arma più potente per cambiare il mondo".

I popoli culturalmente "poco armati" possono essere governati da qualunque istituzione: ma gli istruiti sono tutti fuori controllo. 
E più crescono i laureati, più il popolo (salvo illustrissime eccezioni) diventa libero come un cavallo indomito perché non si lascia cavalcare dalle leggi dello Stato, ma le "cavalca" occupando le istituzioni da professore, burocrate, professionista, politico e usandole più a proprio vantaggio ché per il bene comune.

Ma se nessuno ha diritto di sindacare cosa fanno i lavoratori con i loro sudatissimi soldi onestamente guadagnati senza aver mai ricevuto un contributo dallo Stato; gli stessi lavoratori in qualità di contribuenti hanno pieno diritto di sapere e sindacare in mano a chi finiscono le loro tasse e per quale legale e civile finalità vengono impiegate. 
Le armi del "sapere", oltre ad essere patrimonio dell'umanità, i laureati le hanno acquisite soprattutto con le tasse dei manovali, dei braccianti, dei pastori, dei pescatori e dei boscaioli, dei commercianti e degli artigiani che hanno contribuito al mantenimento delle istituzioni culturali e dell'intero Stato.
E questi lavoratori "culturalmente poveri" non hanno finanziato gli istruiti perché usino il sapere per il proprio individuale arricchimento, per tutelare interessi particolari e persino sporchi, per sfruttare meglio gli ignoranti e per impoverire chi stenta a vivere; ma per avere uno Stato che garantisca e tuteli i diritti degli intellettuali che pensano, senza ridurre alla fame, disperazione e persecuzione i lavoratori che fanno.
Non è mai successo; ma se con i soldi della collettività un contadino ricevesse dallo Stato una zappa gratis, quel bene di tutti dovrebbe essere usato nell'interesse di tutta la collettività, non a vantaggio esclusivo del beneficiario.
Con le armi di servizio, le forze dell'ordine non sono legittimate a difendere solo la loro famiglia, ma prima di tutto i soggetti deboli della collettività. E se aiutano i forti ad abusarsi dei deboli finiscono dritti in galera.
Per la stessa ragione, un burocrate o un professionista che ha ricevuto con i soldi della collettività, l'arma del sapere, (ormai più potente ed ingovernabile della bomba atomica) può utilizzarla per il benessere della sua famiglia, ma a condizione che garantisca la buona salute del sistema Stato da cui dipende la dignità, la sicurezza e la vita di ogni singolo cittadino.
Un professionista che usa l'arma pubblica del sapere per il proprio individuale arricchimento o per tutelare interessi particolari a danno della collettività, è disonesto quanto un burocrate che timbrasse il cartellino e andasse a gestire la propria impresa privata ma continuando ad incassare lo stipendio pubblico per aver garantito una truffa al posto di un servizio.
Nei sistemi liberali ci sono professionisti privati e professionisti pubblici, chiamati burocrati, ma in quanto depositari e utilizzatori dell'arma del sapere tutti dovrebbero essere impegnati sia pure con diversa responsabilità e diverso guadagno, a garantire la buona salute del sistema Stato. Non certo l'indebitamento e lo sfascio: il manicomio e la guerra civile spacciata per stato di diritto, come in Italia.
Non basta fingere di tirare a lucido i singoli sottosistemi istituzionali, se invece di renderli tutti reciprocamente cooperativi, per la buona salute dello    Stato di diritto, sono conflittuali e producono debito pubblico, rapina triburia o bancarotta.
Questo è il crimine che ha fatto fallire i sistemi comunisti e che sta mettendo a rischio i Liberali. 
Nelle democrazie il potere dei popoli è passato dalle azioni alle idee, da chi agisce a chi pensa, dalla politica che si può avviare, indirizzare e fermare, al sapere filosofico e scientifico che almeno da un secolo è un uragano incontenibile e inarrestabile.

Io non sono un addetto ai lavori, perciò prendete pure questa mia con beneficio d'inventario.

Ma ho il sospetto che nell'ultimo secolo il mondo non si sia arricchito di stupidi come pensano i più; ma di furbi, di soggetti che non hanno interesse ad informare la collettività (la gallina dalle uova d'oro) in che modo e in che misura se la stanno spennando.

Ad uno chef non si può chiedere che renda pubblica la ricetta di un suo piatto prelibato. E anche gli intellettuali e i tecnici hanno i loro segreti professionali che non riveleranno mai nemmeno sotto tortura.
Chi lavora con le mani può anche permettersi il lusso di essere competitivo, perché chi acquista un bene o un servizio lo fa per libera scelta. 
Ma chi progetta e governa un sistema sociale, a cui è obbligato a contribuire con la borsa e con la vita l'intero Popolo, dovrebbe essere cooperativo e assumersi la piena responsabilità di portare a buon fine la sua opera retribuita dai contribuenti.
E se uno Stato fallisce perché progettato, amministrato e governato da cani; gli addetti ai lavori dovrebbero risarcire la collettività non scaricare il danno sugli ignoranti a colpi di tributi dopo averli derubati.
Gli istruiti, sono le vere forze dell'ordine che attraverso il sapere dovrebbero diffondere sicurezza e pace sociale, ma fingono di non sapere che in democrazia la politica non parte dai governanti, che del potere reale sono la coda: parte dall'istruzione, e prosegue con l'informazione, la burocrazia, le professioni, le lobby economico finanziarie, la giustizia. 
E quando le scelte di questi veri attori politici arrivano al governo, sono già confezionate e infiocchettate: e ai ministri non resta che apporre timbri, firme e imporre tributi per garantire puntuale sfruttamento ai poveri, crescente arricchimento ai ricchi, lievitazione di debito pubblico, violenze, guerre e rischio default.
Negli ultimi tre quarti di secolo, in Italia e nel mondo la malacultura, (le forze del disordine intellettuale) ha generato solo malapolitica, e i frutti avvedenati ora si sprecano.
Franco Luceri

sabato 10 agosto 2024

Dimostratemi che l'istruzione insegna a vivere onestamente e mi taccio







Come giustamente ci ricorda Antonio Gramsci, "l'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari."
Invece, di potenziali scolari, la cultura attuale se ne tira dietro 8 miliardi, con promessa di  trasformare gli ignoranti in geni, il caos in ordine, la fame in indigestione, la sopraffazione in cooperazione, la guerra in pace, il barbone in banchiere e la devastazione ambientale suicida in rispetto della natura: campa cavallo che l'erba cresce!
Come fosse una scuola di caccia, il mondo della cultura ti insegna a mirare, colpire il bersaglio e raccogliere la selvaggina.
E poiché sono soltanto gli imprenditori sfruttatori e i banchieri strozzini ad avere il monopolio della selvaggina finanziaria non resta che aiutarli a sfruttare i lavoratori, e poi raccogliere il compenso per aver aiutato gli "amatissimi" padroni nell'immane fatica dell'arricchimento.
Nel mondo ci sono due categorie di soggetti: quelli che mangiano e pagano, e quelli che mangiano a spese della collettività, perché improduttivi.
I padroni sono condannati a pagare, altrimenti gli rubano pure le mutande. E poiché sono loro la borsa da cui dipende la vita dell'umanità, il mondo della cultura e l'esercito dei pensatori esiste in quanto si rende utile ai padroni e ai potenti altrimenti non scucirebbero nemmeno una quattro soldi bucata per scuola, stampa e burocrazie assortite.
Proprio come diceva quel tale: se il voto danneggiasse i politici eliminerebbero le elezioni o ci impedirebbero di votare.
Secondo voi, il figlio di un operaio che studia fino a 25 anni per prendere una laurea e un Master, sogna di contribuire filantropicamente alla protezione dei lavoratori sfruttati e squattrinati da cui proviene o si precipita a contribuire all'arricchimento dei padroni dell'economia e della Finanza per incassare compensi almeno dignitosi per sopravvivere?
Nelson Mandela diceva che l'istruzione è l'arma più potente che possa usare chi ha voglia di cambiare il mondo. Ed è verissimo. Sempre che abbia la capacità di osservare come reagisce la natura e l'uomo, ai cambiamenti indotti dalla cultura.
A l'ultimo secolo di cambiamenti culturali, la natura si sta ribellando alla grande a colpi di sconvolgimenti climatici ingovernabili e assassini.
E le reazioni umane indotte dall'istruzione non sono migliori. Perché gli uomini che sanno resistere alla tentazione di guadagnare denaro e potere abusando dell'arma istruzione sono più unici che rari.
Immanuel Kant lo aveva capito in tempi non sospetti, che: "non c'è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione".
Per millenni i cambiamenti mondiali sono stati quasi impercettibili perché dell'arma istruzione si è fatto sempre un uso moderato e persino insignificante. Mentre nell'ultimo secolo è stata usata e abusata su tutto il pianeta, nei paesi comunisti e nei paesi capitalisti. Perciò la domanda da miliardi di dollari è questa:
Perché la stessa istruzione ha prodotto cambiamenti migliori negli Stati capitalisti che negli Stati comunisti?
Dobbiamo dedurre che l'arma della cultura produce effetti diversi in mano a pedagogisti diversi, popoli diversi e sistemi economici diversi?
Se è così, non è l'arma della cultura a cambiare in meglio il mondo, ma l'intelligenza e l'onestà di chi ha "il porto d'armi culturale" e si accontenta di un dignitoso guadagno, sapendo che l'abuso delle classi dirigenti è suicida: impoverisce il popolo poco armato e fa fallire lo Stato, di qualunque colore politico, sia pure grande quanto l'intero pianeta.
Franco Luceri

sabato 3 agosto 2024

L'intellettuale usa il sapere, patrimonio dell'umanità, "pro domo sua"







Per millenni, la testa dei sistemi sociali è stata la politica e la coda la cultura. Ora c'è il serio rischio che uno stato affidato alla sola politica arretri; perché il massimo potere reale ha già cambiato casa.
La cultura è diventata la testa dei popoli, e di conseguenza la politica è passata da governante a governata: senza l'ok di un CTS (comitato tecnico scientifico) il politico non è autorizzato nemmeno a lavarsi la faccia la mattina.

Nelson Mandela diceva che "l'istruzione e l'arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo".
In Italia, dopo tre quarti di secolo di istruzione obbligatoria, possiamo affermare senza paura di essere smentiti che le vere forze dell'ordine sono gli intellettuali, armati di sapere fino ai denti. 
Nella scuola, o prestati all'informazione, alla politica, alla burocrazia, alle professioni, al mercato o alla Finanza, sono sempre gli intellettuali: gli "armati di sapere" a tenere banco.

Quelle che chiamiamo "forze dell'ordine armate di pistola e manganello", sono abilitate a contrastare il disordine, a prevenire l'incendio della guerra civile, ad imporre la pace a mano armata, non certo ad insegnarla e praticarla "formando cervelli" che a pieno titolo possano dirsi "umani", perché amanti della giustizia, della verità, della solidarietà, della pace.

I soggetti idonei ad acquisire, maneggiare e diffondere il sapere filosofico e scientifico dovrebbero essere sottoposti a selezione preventiva, perché siano consapevoli che l'istruzione è l'arma più potente ed efficace per cambiare in meglio il mondo ma solo migliorando gli uomini; viceversa può essere portatrice di devastazione quanto o superiore alla bomba atomica.
La scuola è il "poligono di tiro" dove si dovrebbe apprendere l'uso "dell'arma del sapere",  da maneggiare con religioso rispetto in quanto "patrimonio dell'umanità", da finalizzare al bene comune, e non a l'ingordo arricchimento personale o corporativo, anche se giuridicamente benedetto e tutelato.

Per capire a cosa serve la cultura, gli umani hanno dovuto aspettare da Talete, al Nobel per la pace Nelson Mandela. Millenni di cultura sono serviti a rendere vincenti i popoli sanguinari e perdenti i pacifici. E sulla strada insanguinata della guerra si agita ancora l'intera comunità mondiale, con la speranza che inventino una via alternativa, prima che sia tardi per tutti.
Mandela, col suo pensiero e le sue azioni, ci ha insegnato che il sapere è l'unica "zappa filosofica" in grado di dissodare e rendere vivibile il terreno della pace; ma va usata in funzione del bene comune, perché se è posta al servizio di Ingordi o sporchi interessi personali o particolari, è devastante quanto una pandemia senza vaccino.
Qualunque Popolo può essere indotto a fidarsi dei sottosistemi istituzionali dello Stato tirati a lucido, salvo poi a piangere quando il sistema Stato che è la somma algebrica di tutti gli sprechi e ruberie istituzionali, "bussa a denari" per sfuggire al default; e nel tritacarne del fisco finiscono migliaia di cittadini, famiglie e imprese, chiamate a pagare con la borsa e con la vita per aver creduto ciecamente nel valore dell'onestà, e nella Giustizia di uno Stato di diritto apparente.
Franco Luceri